venerdì 30 luglio 2010

Il Vesuvio dimenticato - di Anna Giordano

Il Vesuvio dimenticato



Anna Giordano
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RIFIUTI. Poco si parla dei cittadini che lottano per difendere il territorio e il Parco dalla seconda discarica.
Dicembre 2009: Guido Bertolaso dichiara finita l’emergenza rifiuti in Campania, prospettando un periodo positivo per la regione. Questa storia, però, può essere raccontata in tv o ai giornali. Non di certo a chi vive costantemente in prima persona quella che non è più un’emergenza, ma da anni una realtà. Passano pochi mesi, maggio 2010: «Chi pensa che la situazione rifiuti in Campania sia risolta sbaglia di grosso». Ma non era tutto finito? È  proprio in questo momento che i riflettori vengono puntati sul Parco del Vesuvio, dove viene proposta la realizzazione di una seconda discarica.

La questione per i paesi vesuviani di Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase non è cosa nuova: già da mesi i cittadini e i comitati sono in lotta per difendere il proprio territorio. Il no alla discarica arriva anche dalla delegazione dei parlamentari europei giunti a Terzigno dopo l’interrogazione portata a Bruxelles dall’europarlamentare Cozzolino. Il progetto di una discarica alle pendici di un vulcano, in un’area verde, che sorge vicino a zone abitate deve essere sembrato assurdo anche a loro. Ma la zona vesuviana e le realtà organizzate in difesa del territorio non sembrano fare notizia. Le immagini della guerriglia urbana di Chiaiano, i cumuli di immondizia nel centro di Napoli fecero il giro del web e dei notiziari, sconvolsero il paese e crearono situazioni di panico.

Quello che accade oggi non sembra fare notizia, come lo scontro del 4 giugno quando a Boscoreale dove alcuni manifestanti, che per protesta occuparono la strada, vengono caricati dalle forze dell’ordine. Lo scontro provocherà sei feriti, di cui nessuno parlerà. Le discariche sono quasi tutte  sature, e la fatidica emergenza rifiuti sta per tornare. Il susseguirsi di queste situazioni, non ha mai portato chi di dovere a chiedersi se l’alternativa promossa dai movimenti ed i cittadini, come il trattamento a freddo dei rifiuti, un piano di raccolta differenziata o un nuovo piano rifiuti deciso dalle comunità locali, non sia una valida alternativa. Alternativa per ora vittima della sordità generale. 

giovedì 29 luglio 2010

Un bicchiere di veleno. Se si pesca acqua fra i rifiuti tossici...


di Pietro Cuccaro

Ma cosa succede se nella terra dei fuochi si cucina con acqua di fogna? Succede che aumentano i tumori, che le radiografie scintillano, che gli americani se ne vanno dalle case in affitto...



Questi i fatti. Negli ultimi 30 anni, fra Napoli e Caserta i terreni (ed ora anche le strade provinciali) sono stati usati come sversatoio di rifiuti tossici. Dalle grandi aziende, dalle piccole officine meccaniche, ed anche dagli stessi cittadini.

VIDEO Acqua inquinata nella terra dei fuochi: così ci uccidono (1)

I terreni si sono inquinati, i frutti della terra si sono riempiti di sostanze nocive, così come le carni degli animali. Ma soprattutto lo sono le falde acquifere, che raccolgono il percolato delle discariche, i liquidi delle batterie e dei fusti tossici (a Casaluce l’ultimo ritrovamento), le polveri di combustione delle gomme e delle lastre di amianto. E in molti casi, nel sottosuolo finiscono gli scarichi domestici delle abitazioni che non sono allacciate alla rete idrica.
Da quelle stesse acque, a Villa Literno, a Casal di Principe, a Giugliano, a Marano, insomma proprio lì, sempre lì, fra Napoli e Caserta, in quella terra di mezzo dove lo Stato non fa lo Stato, tante famiglie vivono in case non allacciate alla rete pubblica. In totale, si parla di una trentina di Comuni.

L’acqua arriva da pozzi artesiani: si fa un buco a terra, si infila un tubo a 10, 20 metri di profondità e si tira su con un motore industriale. Con quell’acqua inquinata (per usare un eufemismo) ci si lava i denti, si lessa la pasta, si sciacqua l’insalata, si puliscono le ferite…

Ma almeno non si beve. Qui tutti lo sanno che l’acqua non è assolutamente potabile. Ma non gli Americani: da 50 anni li vediamo bollire quei beveroni che chiamano caffè direttamente con l’acqua del rubinetto. E così di certo facevano nelle loro case prese in affitto nel “triangolo della morte”. Nessuno glielo aveva detto che ora questa terra si chiama così.

La vicenda è vecchia, cominciata due anni fa, ma un bel documentario di Rai News ne ricostruisce i fatti salienti, partendo proprio dalle discariche e finendo a Gricignano, alla base Nato, dove i militari della Us Navy sono stati richiamati in fretta e furia…

Racconta il giornalista Claudio Pappaianni (“L’Espresso”) che quando è scoppiato l’allarme per l’acqua inquinata, la sesta flotta ha commissionato un’indagine sulla salubrità dell’ambiente, nei territori dove vivono i militari Usa. Ne è emerso che l’acqua delle falde è fortemente inquinata e finiva nei rubinetti delle case che gli americani avevano preso in fitto. Lì c’erano (e ci sono) allacciamenti abusivi a pozzi artesiani, visto che in molti di questi Comuni le abitazioni non sono allacciate alla rete idrica.

Il primo provvedimento Usa è stato quello di richiamare tutti i militari che non vivevano nella base di Gricignano: o venite a vivere qui oppure vi dovete lavare e dovete cucinare con l’acqua delle bottiglie che comprate al supermercato.

“Più che i coliformi, però – spiega l’ingegnere idraulico Angelo Morlando – i veri assassini del nostro organismo sono i metalli pesanti che si accumulano nell’organismo degli uomini come in quello degli animali”. Morlando racconta di uomini con una concentrazione così alta di metalli pesanti, che gli organi interni, nelle radiografie, sono fluorescenti.

Ma purtroppo il problema non è solo degli abusivi: Emanuele Fittipaldi, altro giornalista del settimanale “L’Espresso”, nel libro “Così ci uccidono” racconta la storia del decreto legge che consente ai Comuni italiani di avere una deroga sul livello di tossicità dell’acqua pubblica, cioè di far sì che per determinati periodi di tempo si possa bere – senza peraltro saperlo - più veleno di ciò che prescrive la legge.

“Centinaia e centinaia di Comuni ci hanno fatto bere negli anni e continuano a farci bere acqua inquinata”, dice Fittipaldi.

E persino il neo assessore all’ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano, ammette che in Campania ci sono delle zone dove la soglia di attenzione per quanto riguarda i livelli di contaminazione dell’acqua, se non addirittura di avvelenamento, impone maggiore attenzione: “Però – assicura Romano - le deroghe sono state concesse solo perché abbiamo verificato che non ci sarebbe stata pericolosità per l’uomo, in ogni caso faremo in modo di non concederne più”.


http://www.agoravox.it/Un-bicchiere-di-veleno-Se-si-pesca.html

mercoledì 28 luglio 2010

CAMBIANO I PRESIDENTI DEI PARCHI REGIONALI MA L’UNICO CAMBIAMENTO UTILE E’ ANCORA LONTANO


L’avvicendamento delle nomine fatte dalla Giunta Regionale precedente, per le presidenze degli Enti parco regionali, e la successiva sospensione fatta dalla nuova Giunta Regionale, non è la soluzione del problema, è inutile continuare confusamente a nominare nuovi presidenti “politici”.
Cambiare realmente e rendere i parchi e le riserve regionali in grado di tutelare il patrimonio di biodiversità e di costituire una vera rete ecologica significa dotare gli enti di personale, strumenti operativi e vigilanza.

Negli ultimi anni i parchi e le aree protette della Campania sono state al centro di una animata polemica, dalla quale non è emerso lo scarso ruolo e le potenzialità inespresse di uno dei sistemi di aree protette più importanti del nostro Paese, ma le polemiche hanno investito le mancanze ed i limiti dell’azione politica e burocratica messa in atto dalla Regione.
Dall’assenza di strumenti operativi (piani dei parchi e di gestione dei siti della Rete natura 2000) e di personale (direttori, tecnici,
etc..) adeguati alla sfida che si richiedeva, le aree protette della Campania continuano a soffrire anche della la mancanza di una missione e di una strategia politica coerente con il loro stesso ruolo, mentre i territori (soprattutto aree SIC e ZPS) protetti sulla carta continuano ad essere aggrediti dal degrado ed abbandono..
Le ombre hanno sovrastato le luci dell’azione politica, e l’aver individuato gli enti parco come soggetto intermedio della programmazione comunitaria, caso unico in Italia, anziché essere un fatto positivo ha rischiato di essere una negatività in quanto si carica su un “organismo” debole, come sono oggi gli Ente parco, una responsabilità che va oltre le loro reali capacità.
Sono questi i frutti di una confusione che ha regnato nelle politiche ambientali della Campania (non diciamo nulla di nuovo!!!) e che ha travolto anche le aree protette, il cui ruolo di strumento efficace per conservare la biodiversità non emerge. Anzi ci sono casi in cui, come Terzigno nel cuore del Parco nazionale del Vesuvio (area SIC e ZPS, riserva della Biosfera della rete MAB-Unesco), questo ruolo è completamente stravolto.

Le associazioni LIPU, WWF e LEGAMBIENTE chiedono con forza alla nuova giunta Regionale, di realizzare una grande strategia di sistema che definisca la Rete Ecologica Regionale, in collegamento con quella Nazionale e Euromediterranea, che metta al centro le aree protette in un grande disegno per la riqualificazione, rinaturalizzazione e valorizzazione del patrimonio di biodiversità, delle culture e delle tradizioni della Campania felix. Chiedono inoltre di rendere al più presto operativi i parchi dotandoli di personale, strumenti operativi e vigilanza.
Per tutte queste ragioni, e per ribadire la nostra visione per le aree protette della Campania, le nostre associazioni si sono rifiutate in questi ultimi anni di partecipare a “Parchinmostra ”, un appuntamento fuori luogo in quanto festeggia solo le contraddizioni in cui hanno vissuto da anni le aree protette della Regione.

All’Assessorato Regionale all’Ambiente “Giovanni Romano” chiediamo, in questo 2010, Anno Internazionale della Biodiversità, di imprimere la svolta necessaria per il bene dei parchi della Campania.

LIPU - Rino Esposito
WWF - Giovanni La Magna
LEGAMBIENTE - Pasquale Raia

martedì 27 luglio 2010

IMMAGINI ESCLUSIVE -TRIANGOLO DELLE BERMUDE

A Boscoreale la discarica illegale invade la falda acquifera dal Corriere del Mezzogiorno

«Gomorra» infinita: amianto e solventi sotto terra, nocciole e ortaggi tossici

Operazione «Triangolo delle Bermude»: inquietante scoperta tra Boscoreale, Poggiomarino e Striano

Uno dei fermati (ph. Gennaro Manzo) Uno dei fermati (ph. Gennaro Manzo)

NAPOLI - Nocciole, ortaggi e verdure varie irrigati con acque contaminate da rifiuti tossici. È lo scenario inquietante emerso dall’operazione «Triangolo delle Bermude», messo in luce dalla Guardia Costiera e della polizia ambientale su disposizione della procura di Torre Annunziata: amianto e altri rifiuti tossici pericolosi tra cui vernici, diluenti e solventi, venivano interrati nei fondi agricoli coltivati del Napoletano da un’organizzazione criminale che faceva scomparire così tonnellate di rifiuti speciali.
Tre le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite; sequestrato il fondo agricolo di due ettari nel comune di Boscoreale, in cui i rifiuti venivano interrati. L’operazione, così denonimata perché ha riguardato illeciti ambientali perpetrati in tre comuni del Vesuviano (Boscoreale, Poggiomarino e Striano) è il frutto di oltre un anno di indagini che hanno permesso di accertare l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale.
L’interramento dei rifiuti speciali provocava, infatti, l’avvelenamento della falda acquifera sottostante, dei pozzi adibiti per la captazione delle acque di falda destinate ad uso irriguo-agricolo, oltre che delle coltivazioni (ortaggi-verdure-nocciole) destinate ai consumatori. I rifiuti pericolosi venivano di volta in volta mescolati con ingenti quantitativi di altri rifiuti speciali provenienti dalla lavorazione dei prodotti delle aziende ortofrutticole coinvolte, per poi finire interrati nei terreni del Vesuviano, in particolare nelle campagne dei comuni di Poggiomarino e Boscoreale.
I rifiuti venivano caricati su camion e trasportati nel fondo agricolo chiuso e recintato dove enormi canaloni realizzati con mezzi meccanici raccoglievano le scorie. Man mano che i canaloni si riempivano, questi venivano interrati per poi realizzarne parallelamente degli altri. Tutta l’attività illecita è stata scoperta grazie all’utilizzo di un sofisticato sistema di video-riprese con microcamere collocate in punti strategici. Ma anche con servizi di osservazione, controllo e pedinamento e sopralluoghi. Le indagini hanno consentito di accertare che nell’ultimo anno sono state smaltite illecitamente oltre 6000 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi. L’operazione è nata da un filone dell’operazione Veleno che nel dicembre del 2008 portò all’arresto di quattro persone.

27 luglio 2010

QUESTIONE DI NASO -Manifesto del Movimento Difesa del Territorio Area Vesuviana

La reazione isterica dello pseudo-sindaco di Boscoreale alle proteste dei cittadini che l’altra settimana hanno impedito all’avvizzito “tenore nazionale” di poter esibirsi in una piazza normalmente invasa dalla puzza proveniente dal sito di via Nespole della Monaca, ci preoccupa.
Quando un primo cittadino aggredisce violentemente con dichiarazioni false e ipocrite la popolazione impegnata a lottare contro un dramma dalle dimensioni epocali, vuol dire che le argomentazioni non esistono e le dimissioni dovrebbero essere una logica conseguenza. Se dopo più di un anno di attività della discarica del Vesuvio, che come da decreto (Berlusconi docet) ingoia continuamente rifiuti tal quale e pericolosi, l’amministrazione locale (con la complicità dei sindaci dei paesi di Boscotrecase e Terzigno) non ha assunto nessun impegno concreto per salvaguardare la salute delle genti vesuviane (come la Carta Costituzionale prevede), l’unico straniero in patria è proprio lo pseudo-sindaco.
E’ dalla lettura dettagliata dei flussi di rifiuti diretti a Terzigno che emerge la criminale azione dei “poteri forti” di usare questo territorio come laboratorio sperimentale per un ecocidio su larga scala. Gli ultimi accordi prevedono, infatti, lo sversamento alle falde del Vesuvio di 400tn di pseudo-Fos (di che stiamo parlando?.. munnezza triturata!!!) provenienti da Tufino, il dirottamento alla discarica SARI di 300tn al giorno di munnezza proveniente dalla bonifica del Panettone di Lo Uttaro (provvedimento salutato positivamente anche dai militanti di una pseudo-Legambiente casertana).
Questa ulteriore iattura si aggiunge al quotidiano trasporto di tutta la spazzatura giacente sul territorio della provincia di Napoli, del materiale proveniente dagli STIR della Campania, dalle bonifiche dei siti di stoccaggio (ultradecennali) dei paesi vicini, Boscotrecase in primis, dai fanghi provenienti da depurazione, dal criminale sversamento del percolato all’interno del “buco”, che sicuramente ha già compromesso la falda acquifera sottostante.
A fronte di questo, ‘o ggenio che fà? Si impegna, a suo dire, soltanto per ciò che riguarda problemi di tipo “olfattometrico” …di naso!?
A questo punto ci chiediamo: risulta, a tale triste figuro, che da anni le relazioni dell’OMS, dell’Istituto Nazionale di Sanità, certificano per l’area vesuviana un aumento del 400% di tumori, dell’aumento esponenziale di malattie genetiche cardiovascolari, dell’aumento di malformazioni congenite, di leucemie, tutte riconducibili scientificamente alla presenza sul territorio della vecchia e nuova SARI?
Se questo è patrimonio informativo anche della “politica in doppiopetto” che lei rappresenta, che cosa ha messo in campo a tale riguardo?
Se invece la “cricca” di cui sopra ignora tali documentazioni, cosa aspetta ad espatriare?
E’ evidente il suo brancolare nel buio. Ma è altrettanto evidente che è in buona compagnia: seguono il suo patetico comportamento anche i sindaci dei comuni confinanti, Borrelli ed Auricchio. Siete tutti protesi a capire come tale tragedia, per le popolazioni, possa tramutarsi in opportunità economica per gli enti che amministrate da anni in regime di deficit.
Per non parlare delle opposizioni pseudo-democratiche o di pseudo-sinistra che lei crede, sbagliando di grosso, al capo di una congiura di carattere “politico”. Tali consorterie, oltre a rappresentare l’origine dei mali che oggi viviamo in modo conclamato (ricordiamo che il primo ad individuare la discarica a Terzigno è stato il governo Prodi), sono attualmente i garanti dello status quo, seppur da posizioni minoritarie sia dal punto di vista istituzionale che per quanto concerne la presa nel sociale.
È altresì evidente che a tutt’oggi stiamo dialogando, seppur attraverso manifesti murali e comunicati stampa, con “teste di legno” manovrate per garantire la continuità dello scellerato piano industriale di trattamento dei rifiuti ideato e messo in atto dai rappresentanti dell’affarismo partitico e dall’imprenditoria mafiosa. Attraverso questa saldatura la regione Campania è diventata la cloaca d’Europa ed a pagarne le conseguenze sono i suoi abitanti.
Dato che i vostri padroni (massoni eversivi, inquisiti, pluri-condannati) continuano a mettervi la linea in tasca, noi “reale-Movimento Difesa del Territorio Area Vesuviana” non possiamo che continuare a stare dalla parte delle genti di questa terra che con dignità lottano contro un presente ed un futuro caratterizzato soltanto da inquinamento, miseria e lutto.
Movimento Difesa del Territorio Area Vesuviana

Gli amici della rete segnalano un altro scavo a Via Vicinale Carpiti in Terzigno a 500 mt dalla discarica. La domanda terrificante che ci si pone: a cosa servira quest'altro scempio?

Video delle proteste dei cittadini di Boscoreale prima del concerto della Ricciarelli di Giuseppe Amitrano

CI STANNO UCCIDENDO - DI PADRE ALEX ZANOTELLI

lunedì 26 luglio 2010

La denuncia della RETE e di LEGAMBIENTE


IL    TEMPO    è   SCADUTO !!!

La RETE dei COMITATI VESUVIANI, ringraziando i Commissari del Parlamento Europeo per l’invito a Bruxelles, comunica di aver denunciato l’illegalità della discarica Sari, lo stato di degrado ambientale del Parco del Vesuvio tra gabbiani e miasmi, l’incapacità delle istituzioni comunali a operare un corretto ciclo dei rifiuti contrastando l’attuale inefficiente raccolta differenziata.
        
E    NON   SOLO     !

Abbiamo chiesto alla Comunità Europea e ora lo faremo con maggior convinzione presso l’Autorità giudiziaria, che la discarica ex Sari, gestita fuori ogni norma e controllo, venga  chiusa  immediatamente !

NON    c’è    più    TEMPO    da    PERDERE !

Abbiamo chiesto alla Regione e alla Provincia un incontro urgente per discutere un piano campano dei rifiuti che non sia solo discariche ed inceneritori e conoscere quello d’ambito provinciale.

 Ma    tutto   questo    non    basta   !

   Chiediamo ai Sindaci, i primi responsabili della tutela della salute delle popolazioni, un’azione concreta nei confronti della riduzione a monte dei rifiuti (ad es. la sostituzione delle buste di plastica e con quelle biodegradabili); la costituzione da subito del tavolo tecnico-istituzionale con la presenza propositiva dei comitati; la convocazione immediata dell’Assemblea consiliare intercomunale per discutere, al cospetto dei cittadini e dell’Ente Parco del Vesuvio, le iniziative comuni per impedire il transito sui nostri territori di trasporti nocivi, pericolosi e maleodoranti per la salute; di pretendere risposte sul perché la cava ex Sari è ancora sotto il controllo militare,  di accertare le cause del “fetore” quotidiano e sostenere l’attivazione dei canali giudiziari per colpire, a ogni livello, le gravissime  responsabilità di questo scempio ambientale.

Siamo stanchi della PUZZA  del DEGRADO e della TARSU !

Prossimamente a Bruxelles porteremo nomi e cognomi di quanti hanno determinato, condiviso o non contrastato adeguatamente tale disastro.

Sin da ora, con Legambiente, attiveremo l’Autorità Giudiziaria di competenza perché verifichi le responsabilità, a qualsiasi livello dovessero emergere, promuoveremo azioni legali a tutela della salute di noi tutti cittadini e ci batteremo, in tutte le sedi competenti, per la chiusura immediata della discarica ex Sari.
                                                                                    
                                   Rete     dei     Comitati     Vesuviani

venerdì 23 luglio 2010

TERZIGNO E SAN TAMMARO SI DIVIDONO "IL PANETTONE" DI LO UTTARO

Anche l’ex vescovo di Caserta Raffaele Nogaro e la presidente del comitato cittadino Cerasola, Giovanna Maietta che all’epoca lottarono contro la discarica a ridosso di Caserta, sono stati invitati oggi dal sindaco Nicodemo Petteruti a seguire le operazioni di svuotamento del cosiddetto “panettone”, la “collinetta” di circa 18mila tonnellate di rifiuti solidi urbani accumulati fin dal 2006 nell’area della località “Lo Uttaro”, in una zona periferica del capoluogo. I primi carichi di immondizia sono stati avviati verso le discariche di Terzigno e San Tammaro.

All’avvio delle operazioni hanno partecipato il sindaco, Nicodemo Petteruti, e l’assessore all’Ecologia, Maria Laura Mastellone, rappresentanti di numerose associazioni ambientaliste. Queste ultime hanno espresso la propria soddisfazione per un intervento che la cittadinanza casertana attendeva da anni. L’intero processo di svuotamento del sito durerà 45 giorni e si svolgerà unicamente nelle ore notturne al fine di limitare al minimo i disagi per la popolazione. Le attività di svuotamento, così come concordato con l’Arpac , sono accompagnate costantemente da misure di mitigazione dell’impatto ambientale consistenti nell’abbattimento degli odori, dimuscazione e derattizzazione, sanificazione degli automezzi in uscita dal sito. “Si tratta di un importante risultato, - ha spiegato il sindaco Petteruti- raggiunto dopo 4 anni di impegno e di pressione continua sull’ex Commissariato di Governo. La rimozione del “panettone” rappresenta comunque solo il primo passo della bonifica completa dell’intero comprensorio di “Lo Uttaro”, martoriato per anni dalla presenza di discariche, siti di stoccaggio e di trasferenza”. (casertasette)

DA IL MATTINO - Due discariche abusive nel Parco del Vesuvio sequestrate dalla Gdf

Due discariche abusive nel Parco del Vesuvio sequestrate dalla Gdf


NAPOLI (21 luglio) - Sequestrate, dalla Guardia di Finanza, all'interno del Parco Nazionale del Vesuvio due aree, per complessivi 20.000 metri quadrati, destinate a discarica e gestione abusiva di rifiuti speciali non pericolosi. Denunciati all'autorità giudiziaria due responsabili.
Le discariche sono state individuate nel comune di Terzigno, nell'ambito della quotidiana attività di ricognizione aerea, disposta dal Reparto Operativo Aeronavale di Napoli. Grazie a sopralluoghi e accertamenti, individuati gli accessi stradali alle due aree scoperte.
La prima area, dove è stato rinvenuto un impianto di tritovagliatura a più moduli, idoneo a ridurre di volume i rifiuti stoccati, era adibita alla gestione di rifiuti speciali non pericolosi, provenienti dall'attività di demolizione di strade e di fabbricati, mentre la seconda era adibita a discarica di materiali di risulta edili, sia provenienti dal vicino impianto abusivo che depositati direttamente da cantieri, il tutto in assenza di ogni tipo di autorizzazione. Nelle aree risultavano sversati oltre 30mila metri cubi di rifiuti. Elevati due verbali per violazioni amministrative pari a 21mila euro.

mercoledì 21 luglio 2010

DAL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - Processo rifiuti, Bertolaso resta zitto

Il capo della Protezione civile si avvale della facoltà di non rispondere: «Parlare sarebbe controproducente»

NAPOLI - Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, a Napoli per testimoniare al processo per i presunti illeciti nello smaltimento dei rifiuti in Campania, in cui è imputato, tra gli altri, l’ex governatore Antonio Bassolino, si è avvalso della facoltà di non rispondere ottemperando alla scelta difensiva dell’avvocato dello stato Ettore Figliolia che lo assiste. «Deporre - ha spiegato l’avvocato Figliolia - sarebbe stato controproducente per il capo della Protezione civile dal momento che sono ancora pendenti i due procedimenti penali nei quali è coinvolto, quello relativo alla gestione non autorizzata dei rifiuti e quello per truffa aggravata, falso ideologico e traffico illecito di rifiuti». Proprio l’avvocato Figliolia aveva eccepito che Bertolaso non potesse rendere interrogatorio come testimone assistito ai sensi dell’articolo 197 bis, poiché non ha mai reso dichiarazioni accusatorie nei confronti degli imputati dell’attuale processo. Al termine di una lunga camera di consiglio la Corte, accogliendo questa eccezione, ha deciso di sentire il teste ai sensi dell’articolo 210, che gli consente di rispondere solo se vuole. A questo punto, Bertolaso, seguendo le indicazioni dell’avvocato, si è astenuto.

REATI CONTESTATI - Tra gli illeciti contestati agli imputati dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, il mancato funzionamento degli impianti per la produzione di combustibile da rifiuti e la conseguente creazione di altrettante discariche all’interno degli impianti stessi, bombe ecologiche da cui fuoriuscivano enormi quantità di percolato. In questo processo Bertolaso è teste in quanto tra il 2006 e il 2007 ricoprì la carica di commissario straordinario all’emergenza rifiuti. I reati contestati agli imputati, comunque, si avviano verso la prescrizione (già dichiarata dal collegio per alcuni capi di imputazione): a due anni dall’inizio del dibattimento, infatti, è ancora in corso l’esame dei testi dell’accusa. Diversa e più complessa la situazione dell’altra vicenda giudiziaria attinente alla gestione dei rifiuti in cui è coinvolto il capo della Protezione civile. Iscritto nel registro degli indagati dai pm Noviello e Sirleo, la sua posizione fu poi stralciata dal procuratore, Giovandomenico Lepore, assieme a quella di altri sei indagati, tra cui il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa. La vicenda provocò forti contrasti e tensioni nella Procura napoletana. Per Bertolaso, infine, Lepore chiese il rinvio a giudizio per il reato meno grave, la gestione non autorizzata di rifiuti, proponendo invece l’archiviazione per il traffico illecito di rifiuti. La vicenda, nel frattempo, è diventata di competenza della magistratura romana a causa della presenza, tra gli imputati, del pm di Napoli Giovanni Corona, ex consulente di Pansa. Per quest’ultimo, peraltro, la stessa Procura ha chiesto l’archiviazione.

«AD ARIANO RISCHIAI IL LINCIAGGIO» - «Napoli è ordinariamente sporca». Lo ha detto il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, conversando con i cronisti mentre era in corso la Camera di Consiglio. Commentando l’emergenza dei rifiuti che contribuì a gestire tra il 2006 e il 2007 ha affermato: «Quando mi assumo una responsabilità non mi preoccupo delle conseguenze personali. Se c’è spazzatura nelle strade, il mio compito è toglierla e non guardo la burocrazia. Noi avevamo indicato la strada: se c’è spazzatura, chi è chiamato a risolvere il problema deve stare nelle strade e non in ufficio o in auto con l’aria condizionata». Bertolaso ha anche rievocato i momenti salienti della sua gestione commissariale: ad Ariano Irpino ho rischiato il linciaggio, a Serre sono andato da solo. Paradossalmente, oggi ho la scorta ma non mi serve». A giudizio del capo della Protezione civile, un buon deterrente per limitare lo sversamento abusivo dei rifiuti era l’arresto per chi abbandonava in strada gli ingombranti. La norma, introdotta dal decreto Berlusconi oggi non è più in vigore. «L’arresto era un valido deterrente - ha detto Bertolaso - per fortuna oggi è in vigore in Sicilia. Mi indigna quando sento che Palermo non deve diventare come Napoli perchè vuol dire che Napoli è considerata un esempio di città sporca».

21 luglio 2010

La Rete dei Comitati Vesuviani a Brusselles...questione discarica!

La Rete dei Comitati Vesuviani a Brusselles...questione discarica!


L'intervento della Rete al Parlamento Europeo di Brusselles

Il link al video: http://www.europarl.europa.eu/wps-europarl-internet/frd/vod/player?event...

Nel video (dal minuto 16:40:20 al 16:44:50) in anteprima l'intervento di Anna Rita Ranieri della delegazione della Rete dei Comitati Vesuviani al "plenum" della Commissione Petizioni al Parlamento europeo di Brusselles per la relazione dei commissari in visita in Campania.

Erano presenti a rappresentarci oltre che la Ranieri, Imma Orilio e Stefania Spisto.

All'incontro su invito della Presidente della Commissione l'on. Erminia Mazzoni erano presenti i rappresentanti delle altre petizioni sulla tragedia dei rifiuti campani, il rappresentante del Governo italiano e l'Assessore all'Ambiente della regione Campania, Giovanni Romano. Grande apprezzamento è stato espresso dai commissari per l'attenzione posta dalla Rete dei Comitati Vesuviani che con la sua petizione sottoscritta da oltre 3500 cittadini ha voluto dare l'allarme sui rischi delle "discariche del Vesuvio" sull'eco sistema del Parco e sulla salute dei suoi abitanti.



Fonte (Rete dei Comitati Vesuviani)

martedì 20 luglio 2010

L'intervento della Rete al Parlamento Europeo di Brusselles

L'intervento della Rete al Parlamento Europeo di Brusselles


Quì (dal minuto 16:40:20 al 16:44:50) in anteprima l'intervento di Anna Rita Ranieri della delegazione della Rete dei Comitati Vesuviani al "plenum" della Commissione Petizioni al Parlamento europeo di Brusselles per la relazione dei commissari in visita in Campania.

Erano presenti a rappresentarci oltre che la Ranieri, Imma Orilio e Stefania Spisto.

All'incontro su invito della Presidente della Commissione l'on. Erminia Mazzoni erano presenti i rappresentanti delle altre petizioni sulla tragedia dei rifiuti campani, il rappresentante del Governo italiano e l'Assessore all'Ambiente della regione Campania, Giovanni Romano.

Grande apprezzamento è stato espresso dai commissari per l'attenzione posta dalla Rete dei Comitati Vesuviani che con la sua petizione sottoscritta da oltre 3500 cittadini ha voluto dare l'allarme sui rischi delle "discariche del Vesuvio" sull'eco sistema del Parco e sulla salute dei suoi abitanti.

Quì (dal minuto 16:12:20 al 17:15:45) l'intera documentazione dell'intensa giornata europea degli amici della Rete.

Ecco stralcio dell'intervento della Ranieri, tradotto e consegnato agli atti della seduta, trasmesso ai Parlamentari UE.

Ringrazio la Presidente e i membri della Commissione. Ringrazio i delegati del Parlamento che sono venuti in Campania ad aprile.

La petizione riguardante la discarica di Terzigno è stata sottoscritta da 3500 cittadini, che hanno deciso di ricorrere a questa Commissione per far sentire la loro voce oltre i confini nazionali.

La delegazione dei parlamentari europei, che nel mese di aprile ha visitato la Campania, ha potuto vedere e toccare con mano la realtà della gestione dei rifiuti nella nostra terra.

La discarica di Terzigno, contro cui noi protestiamo, è un esempio di come non si dovrebbe realizzare una discarica. Essa è stata realizzata ai piedi del vulcano Vesuvio, in una zona di grande interesse geologico e naturalistico, studiata da scienziati che arrivano da molti Paesi.

Il sito in cui la discarica è collocata è stato dichiarato nel 1995 Parco Nazionale e sottoposto a vincoli paesaggistici proprio per difenderlo dalle aggressioni dell’uomo, ripetutesi nel tempo. La stessa Comunità Europea l’ha riconosciuto come Sito d’Importanza Comunitaria e Zona di Protezione Speciale (Dir. 92/43/CEE e decis. Commissione E. 2006/613/CE).

L’orrore presentato dalla discarica attualmente in funzione nel Parco del Vesuvio è costituito dalla tipologia di rifiuti che vengono sversati : rifiuti di ogni genere non trattati. Certamente il tutto non avviene nel rispetto della normativa europea!

Per quanto riguarda l’apertura della seconda discarica prevista in cava Vitiello, il provvedimento ad oggi è congelato, sia per un’opposizione legale, presentata al Tribunale amministrativo del Lazio, sia in seguito al passaggio di consegne dal Commissariato di governo alla Provincia di Napoli, che dovrà gestire la politica dei rifiuti.

Nel frattempo però la prima discarica ( ex Sari ), in funzione ormai da un anno, è ancora vigilata dai soldati dell’ Esercito Italiano, che impediscono l’accesso a chiunque, anche al Sindaco ed ai membri della Polizia municipale di Terzigno. Mentre l’invaso, ormai ricolmo di rifiuti, ci risulta che sia stato rinforzato con degli argini in cemento per contenere una maggiore quantità di materiali.

La popolazione che vive intorno alla discarica – nelle cittadine di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase, Trecase – soffre oltre che per il grave peso nell’impatto ambientale dell’impianto, anche per il lezzo nauseabondo che quotidianamente si diffonde per le strade e per l’aumento del traffico veicolare pesante sulle vie.

Intanto indagini compiute dai medici denunciano un aumento di patologie tumorali e di stati di intolleranze e allergie nella zona. Ultimamente un gruppo di medici della Rete dei C. V. ha sollecitato degli incontri affinchè parta una rilevazione spontanea nella categoria, condotta secondo canoni scientifici.

Con la legge n.26/2010 in Italia è stata dichiarata finita l’emergenza rifiuti in Campania. Ma nella pratica nulla è cambiato, persino gli impianti sono rimasti com’erano e non sono stati adeguati, se non in minima parte.

Spesso i cittadini campani sono accusati di non rispettare le regole della raccolta differenziata dei rifiuti. Ma anche se si rispettassero puntualmente tutte le regole, dopo la raccolta dei rifiuti la carenza di impianti adeguati per la selezione e la lavorazione degli stessi impedisce il miglioramento della situazione.

I firmatari della petizione vorrebbero vedere rispettati i loro diritti e desiderano sentirsi cittadini come gli altri, senza essere considerati “speciali” perchè sempre in emergenza.

Voglio leggere ora delle parole dell'articolo che ha scritto un nostro amico,........... , all’indomani della visita dei commissari europei alla discarica del Vesuvio. << .... un deputato “straniero”, col sorriso sulle labbra, si è sporcata scarpe e mani, ha scavato nella terra del Vesuvio e ha tirato fuori un fusto di inquinante industriale e un enorme pneumatico.

Il servizio televisivo l’ha ripresa mentre mostra il “corpo del reato” ai giornalisti e chiede al responsabile di cantiere come mai quel tipo di rifiuto fosse finito lì e se c’erano altri prodotti similari seppelliti.

Mentre il dirigente interrogato, come risposta, si vede costretto ad alzare le spalle e, piano piano scomparire oltre le telecamere .

Un gesto che solo il rispetto per un territorio non “suo” , lontano mille chilometri, ma straordinariamente amato in quel momento, vale da solo la soddisfazione di una lotta lunga, difficile, snervante e impari.

Ecco, un gesto d’amore che riconcilia con la politica vera, perché compiuto da un politico, e che rimette a posto tante cose.>>

Perchè la politica decide di territori, coltivazioni, di fiumi, di laghi e mari .... ma decide sopratutto delle persone.

Grazie!

Anna Rita Ranieri

Rete dei Comitati Vesuviani

LA RICCIARELLI E I BUFFONI DI BOSCOREALE

LETTERA DI FRANCESCO PAOLO ORESTE PUBBLICATA DA LO STRILLONE - MANIFESTANTI DISTURBANO L'ESIBIZIONE DELLA RICCIARELLI

Boscoreale. Manifestanti "disturbano" l´esibizione della Ricciarelli
Domenica 18 Luglio 2010 ore 9:30

Boscoreale. Manifestanti "disturbano" l´esibizione della Ricciarelli Pubblichiamo la lettera pervenuta in redazione del consigliere comunale di Boscoreale Francesco Paolo Oreste (nella foto):

Caro Direttore,
vengono, prendono voti e soldi, ci offendono e se ne vanno.
La grande maestra Katia Ricciarelli, disturbata dai manifestanti che le impedivano di cantare nella stessa piazza dove la puzza impedisce a quei manifestanti di campare, si è piccata, si è offesa, e li ha chiamati “buffoni”.
Chapeau!
Prima di lei, l’insigne Ministro della Repubblica l’onorevolissima Mara Carfagna, invitata ad un comizio elettorale-festa di Carnevale, disturbata dai manifestanti (sempre loro!) che le impedivano di comiziare dopo che pochi giorni prima aveva firmato il decreto per l’apertura della Cava Vitiello, piccata, offesa, dichiarava alla stampa: “bisogna stare attenti alle infiltrazioni camorristiche …” Chapeau!
E poi le cariche, le bombe carta, le perquisizioni … Chapeau! Chapeau!
Chapeau!
Camorristi, facinorosi ed infine buffoni, avanti il prossimo, c’è posto per tutti. Non c’è pace per chi non riesce a rassegnarsi, e non c’è dignità.
Vengono, prendono voti e soldi, ci offendono e se ne vanno.
Buffoni, ed il primo cittadino, il Sindaco Langella, sulla pagina del suo account fb conferma: “mai detto termine fu usato in modo così consono”.
Questi manifestanti camorristi che non si spiegano come un governo, derogando alle leggi dello stato e della comunità europea (derogando o eludendo?), invece di bonificare i siti utilizzati dalla Camorra come discariche abusive abbia deciso invece di scegliere questi siti come discariche di Stato…
Questi manifestanti facinorosi che non si convincono di essere dei facinorosi!
Sarebbe tutto più semplice, la condanna sarebbe unanime, la repressione sarebbe immediata e condivisibile, il Sindaco potrebbe costituirsi parte civile e l´insigne ministro potrebbe finalmente dire “l’avevo detto io!”. Ed invece, loro, continuano ad essere civilmente indignati...
Questi manifestanti buffoni, detto da una grande maestra dell’arte lirica che ha partecipato al reality Fattoria e confermato da un sindaco che fa affiggere un manifestone tre metri per sei, abusivo, con la sua faccia, sulla parete della casa comunale... Wikipedia: "Buffone è il termine col quale si indicava un giullare, molto spesso deforme, che nelle Corti aveva l´incarico di suscitare le risate dei Signori con facezie e scherzi".
In effetti, di deformi, nei prossimi anni ce ne saranno sempre di più dalle nostre parti, è la scienza a dirlo e la statistica a confermarlo, deformità, leucemie e tumori.
Rispetto ai milioni di euro che girano intorno al ciclo rifiuti ed alla logica di discariche ed inceneritori, le urla e gli schiamazzi di cinquanta persone che si indignano per l’abulia dei propri concittadini e per un festino rabbonitore da 30mila e passa euro non sono che facezie e scherzi che fanno ridere i Signori a cui importa soltanto che si sblocchino i 500 milioni della comunità europea o che la grande maestra possa cantare.
Allora buffoni… Touché.
Oreste Francesco Paolo
Consigliere Comunale PD Boscoreale

I BUFFONI DI BOSCOREALE DI LIBORIO AVVOLTOIO

I Buffoni di Boscoreale
Il sindaco Langella : “BUFFONI ecco il termine che la sig.ra Katia Ricciarelli ha utilizzato per definire i manifestanti di ieri sera. Credo che mai detto termine sia stato usato in modo cosi consono”li
di Liborio Avvoltoio StabiaChannel.it

Venerdì sera si sarebbe dovuto tenere nella centralissima Piazza Pace di Boscoreale il concerto di Katia Ricciarelli, in occasione della festa del Santo Patrono .

E invece tutti hanno assistito ad un remake del noto film di Woody Allen "Prendi i soldi e scappa", con la signora Ricciarelli nei panni di Virgil Starkwell.

Il bottino? Trentamila euro.

Trentamila euro, "ben investiti" dall'amministrazione comunale per l'esibizione di un soprano che da trent'anni circa è noto al grande pubblico più per faccende di gossip e stecche canore che per successi teatrali. Ecco quanto viene riportato da Wikipedia "Negli anni ottanta il declino si è fatto progressivamente più evidente, causandole alcuni fiaschi. Ad esempio, nel 1983 la Ricciarelli cantò l'Aida alla Royal Opera House di Londra, forte dell'incisione di due anni prima e dell'irrobustimento della voce, ma fu fischiata a causa della difficoltà negli acuti estremi; tre anni dopo, fece il suo infelice debutto a Trieste con Norma (che poi ripeté a Tokyo), tant'è che il giorno dopo la rappresentazione la città fu tappezzata da cartelloni con scritto «Norma è morta». Inoltre è nota la performance alla Scala del maggio 1989 con Luisa Miller, in cui la Ricciarelli riscosse un fiasco: alla fine dell'opera, la cantante uscì sul palcoscenico, infuriata, maledicendo tutti gli spettatori."

Trent'anni di insuccessi per trentamila euro.

Trentamila euro per non vedere nulla. Trentamila euro per farsi insultare pubblicamente, per farsi chiamare "buffone" da chi sono 30 anni che grazie alla sua buffonaggine riscuote successo.

La Ricciarelli si è beccata il suo bel cachè senza cantare (fortunatamente) e per giunta insultando il popolo boschese, considerato un popolo di Buffoni, solo perché qualcuno ha osato manifestare il proprio dissenso in piazza per la puzza che nelle ultime settimane sta letteralmente rovinando il vivere quotidiano del popolo boschese.

Di qui la rabbia del Sindaco che ha pubblicamente dichiarato "BUFFONI ecco il termine che la sig.ra Katia Ricciarelli ha utilizzato per definire i manifestanti di ieri sera. Credo che mai detto termine sia stato usato in modo cosi consono"

Bah!? Ma che fanno questi boschesi protestano? Il boschese non deve protestare. Deve sopportare. Popolo ingrato!!!!!!!. Il Sindaco dopo la Lecciso gli porta la Ricciarelli, e loro che fanno? Protestano, invece di ringraziare chi gli ha asfaltato le strade e imbiancato le scuole. Ci vorrebbe proprio un bel bavaglio per questi poveri buffoni.

Si perché se uno manifesta per il diritto alla salute, se uno chiede di poter dormire con la finestra aperta senza dover sentire una puzza insopportabile o se in queste sere d'estate vorrebbe un po' godersi l'amato terrazzo, è un buffone. Chi negli ultimi mesi si è visto deprezzare del 30-40% il valore dell'amata casa per la quale paga una rata mutuo (sempre uguale!!) è un buffone.

Come considerare allora chi crede che spostando di qualche ora lo sversamento dei rifiuti nella discarica o il transito degli automezzi pensa di porre rimedio alla tragedia sociale che il civile popolo boschese sta attraversando in questo momento?

Boscoreale l’ugola della Ricciarelli imbavagliata dagli antidiscarica

17 luglio 2010
Protesta con trombette e vuvuzelas per sensibilizzare la città contro la discarica
Boscoreale l’ugola della Ricciarelli imbavagliata dagli antidiscarica
De Falco: “il sindaco Langella dichiarò che non c’erano soldi per uno screening sui veleni da affidare per una spesa di pochi euro alla Fondazione Pascale e adesso spende 30 mila euro 

http://www.ilgazzettinovesuviano.com/wp-content/uploads/2010/07/katia-ricciarelli.jpg
Ovviamente, la protesta a base di fischi e strombazzamenti di vuvuzelas o simili che ieri sera ha stoppato sin dall’inizio il concerto – esibizione in Piazza Pace, a Boscoreale, di Katia Ricciarelli, non era diretta alla Lady del Bel Canto ma  a Langella e alla sua maggioranza. Che niente o ben poco starebbero facendo, secondo quanto denunciato dai “comitati antidiscarica”, per bloccare il funzionamento del mega sversatoio, situato a poche centinaia di metri dal centro di Boscoreale. La discarica, difatti, da mesi con i suoi veleni pestiferi ammorba le notti e i giorni di quella che sino a pochi anni fa, assieme a Boscotrecase e Trecase era meta elettiva per chi voleva trascorrere vacanze estive liberando, tra le pinete del Vesuvio, polmoni  e bronchi dalle scorie cittadine. La protesta è iniziata appena l’orchestra e il coro  guidato dal maestro Quadrini hanno preso posto sul mega placo allestito in Piazza Pace per i festeggiamenti dedicati alla Madonna del Carmine, Patrona di Boscoreale assieme a Santa Maria Salome, la cui ricorrenza era caduta appena una settimana prima. Erano difatti appena passate le ventuno che da ogni angolo della piazza si sono levati i primi fischi e le prime note stonate delle trombette. Disposti in punti strategici, i numerosissimi esponenti dei “comitati” hanno dunque iniziato a far sentire le loro voci di protesta. Il tenore, fornito di ugola possente ha cercato persino di sovrastare il baccano ma alla fine ha dovuto desistere. Persino quelli che all’inizio hanno tentato di applaudire cercando di metter su una contromanifestazione  hanno dovuto desistereuando hanno capito che chi protestava lo faceva anche per loro. Tra le altre, forse è stato anche meglio perché quel refolo fetido che verso le dieci ha iniziato a investire Boscoreale dal lato della discarica, ha evitato una figuraccia ancor maggiore. Sicuramente la Signora Ricciarelli avrebbe storto il naso preoccupata dei veleni che le sarebbero entrate in gola e minacciato le sue tonsille preziose. Ma c’è ancora un dato, molto più importante: il concerto, secondo i bene informati, sarebbe costato ben trentamila euro. Ma è comunque costato tanto, perché abbia o meno cantato Katia Ricciarelli, giustamente, ha preteso quanto pattuito. «Stiamo buttando i soldi pubblici dalla finestra» ha denunciato il consigliere  dell’opposizione Pd, Lello De Falco e ha continuato «…e non è poco in un momento come questo in cui si vedono cassintegrati e licenziati e famiglie sono indebitate e preda degli strozzini per  cercare di sopravvivere.  La furbizia di chi governa – riprende De Falco -  è stata anche quella di prelevare tante piccole somme da altri capitolati per non far figurare una cifra  ingente stanziata in una sola tornata. Ovviamente questo ha penalizzato e impoverito le disponibilità di altri settori fondamentali. Ma quello che è più grave è che il sindaco, interpellato sull’opportunità di far eseguire dalla Fondazione Pascale uno screening sui veleni presenti nell’aria e nel sottosuolo del territorio (e sarebbe costato poche centinaia di euro) dichiarò che le casse comunali erano a secco. Lo abbiamo visto!».
Sandro Spinelli

giovedì 15 luglio 2010

Da IL MATTINO La Regione: discarica Vesuvio non si farà Caldoro: per due anni senza problemi

ROMA (6 luglio) - La nuova discarica da 3 milioni di metri cubi nel parco del Vesuvio, nel territorio del comune di Terzigno a Cava Vitiello, non si farà. Almeno per il momento. . A dirlo l'assessore all'Ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano, in audizione in commissione Ecomafie, oggi a Palazzo San Macuto a Roma, che subito chiede di «riordinare il quadro normativo, perchè se la legge (la 26 del 2010) rimane così dal primo gennaio passa tutto in mano alle province», con «la scomparsa delle autorità d'ambito». «Abbiamo deciso - rileva Romano - che questa discarica si può anche non fare».
Due gli aspetti essenziali su cui puntare: riduzione dei rifiuti e impianti. Una minore produzione dei rifiuti, spiega Romano, «per allungare la vita delle discariche» in attesa della costruzione degli impianti di cui la regione «dopo 15 anni di commissariamento ha fame». Oltre a quelli di termovalorizzazione (Napoli est, Salerno, Giugliano), Romano parla di quelli di compostaggio: «Allo stato attuale ne sono programmati 12, di questi due sono quasi pronti a Salerno e Eboli e altri 4 appaltati». Con questo tipo di impianti si taglierà così «il costo di 180 euro a tonnellata, oltre Iva e trasporto, per portarli fuori regione», fino «all'autosufficienza regionale con l'attivazione di 20.000 tonnellate a linea». Mentre gli ex-impianti di Cdr (Combustibile da rifiuti), attuali Stir, sono 7 e l'idea è che «diventino delle piattaforme per valorizzare la frazione organica secca aumentandone la resa del 30%».
A monte del processo, «la raccolta differenziata». Su questa questione, osserva Romano, «chiederò ai prefetti di intervenire sui sindaci dei comuni inadempienti, fino al commissariamento». L'assessore ricorda il debito dei comuni pari «a oltre 700 milioni: 300 milioni con ciò che resta della struttura commissariale (ora unità stralcio) e 400 con i consorzi». Di questa cifra «solo il comune di Napoli ne deve 120 milioni all'unità stralcio».
Per appianare il debito, Romano oggi chiederà al presidente della Cassa deposito e prestiti, Franco Bassanini, di concedere «un prestito straordinario ai comuni, garantito dalla cessione di credito dei trasferimenti radiali» effettuati ogni anno dal ministero dell'Interno.
«Adesso siamo un pò più tranquilli sui siti: non ci preoccupano i prossimi 24 mesi» anche senza una nuova discarica. Così il governatore della Regione Campania, Stefano Caldoro, nel corso dell'audizione in commissione sul ciclo dei rifiuti. «Dobbiamo realizzare un sistema integrato - aggiunge Caldoro - oltre ad Acerra, servono altri due impianti: quello di Napoli est e di Salerno». Mentre un quarto impianto si prevede a Giugliano, ma soltanto «per lo smaltimento delle eco-balle».
I problemi principali del ciclo integrato sono, però, dovuti principalmente «alla gestione dei nuovi sistemi e della manodopera soprattutto nella fase di raccolta». In questo caso, spiega Caldoro, «le criticità» riguardano «la forza lavoro e la competenza delle province». A proposito dei tempi di autonomia dei siti di smaltimento di rifiuti urbani - con riferimento, in particolare, alle discariche - alcuni membri della commissione Ecomafia hanno fatto poi notare la discrepanza temporale tra i 18-24 mesi preventivati da Caldoro rispetto ai tre anni indicati dal sottosegretario all'emergenza rifiuti, Guido Bertolaso, in precedenti audizioni. La questione dei rifiuti, conclude il presidente della Regione Campania, rimane «una priorità», per questo ci sarà «un forte cambiamento» sulla strada della «legalità» per giungere a «una vera svolta».

mercoledì 14 luglio 2010

LO SPAZZATOUR DI BEPPE SEBASTE uscito su Venerdì di Repubblica in data 9/7/2010,

Napoli. Sto percorrendo, dopo la cosiddetta Via degli Americani, l’Asse Mediano: una periferia continua, fitta di traffico. Da una parte smisurati cartelloni pubblicitari che non fanno vedere niente, una sopraelevata nel mezzo, e dall’altra incongrue villette e ristoranti per matrimoni con vista su auto e camion. Ho passato la mattina a spiare vertiginose discariche presidiate da militari, e sono diretto ora al settore monumentale dei rifiuti, la distesa di ecoballe che svettano in ciò che resta delle campagne napoletane. Ma è la normale bruttezza di queste strade senz’anima ora a turbarmi. E’ la terra dei fuochi descritta anche da Saviano nell’ultimo spaventoso capitolo di Gomorra. Di notte, qui, si alzano fumi densi e neri, accesi dai ragazzi rom, pagati per incendiare. I pneumatici, che la Campania paradossalmente importa con i camion, servono ad attutire le esplosioni dei solventi chimici.
La mia nuova guida, Pina Elmo, della “Rete campana Salute e ambiente”, mi racconta le lunghe lotte per fermare i Tir carichi di svariati rifiuti: arresti, pestaggi. L’appuntamento con lei era nello sterminato parcheggio di una serie di supermercati, una distesa di catrame e cemento a coprire - lo sanno tutti - strati di rifiuti, quindi ottenere altra terra e materiali di risulta per coprire altre discariche e così via, nel ciclo continuo di affari della camorra. Del resto lo si impara subito, come un’evidenza: supermercato e discarica sono l’uno il riflesso dell’altra, si specchiano e si rivelano a vicenda come una stessa materia, un’unica logica.
Poi svoltiamo a sinistra, e tra i cumuli di rifiuti e detriti sul ciglio della strada emerge una prostituta nera quasi bambina. Cosa fra le cose, vita dismessa, come i gruppi di africani che stagnano in attesa di un lavoro (magari nei campi inquinati di pomodori), immagine di una diversa prostituzione. Ci siamo. La chiamano anche “l’Ottava meraviglia”: sembrano installazioni, monoliti avvolti da plastiche nere nella campagna verde, separati da noi da un muretto sottile e una rete. Sono le gigantesche ecoballe, totem o dolmen che comunicano sgomento. Due chilometri quadrati di parallelepipedi neri che trattengono materiali tossici, veleni industriali e rifiuti urbani, di cui solo metà è sotto sequestro giudiziario. Tutt’intorno alberi di pesche mature, le pregiate percoche, ignare che il percolato che impregna ormai la terra raggiunga la loro linfa. Cani che abbaiano, guardiani in divisa oltre la rete a sorvegliare milioni di tonnellate di veleni che valgono oro per l’industria fasulla dello smaltimento. Perché nessuno, tanto meno la Impregilo, l’onnipresente azienda che domina e determina ogni politica dei rifiuti, è ormai in grado di farlo. Il resto di questa campagna, anche quando non si vede, è foderato da anni di sversamenti di rifiuti delle industrie del nord che alimentano i tumori. Gli impianti di Cdr (“combustibile da rifiuti”, ora declassati a “tritarifiuti”) confinano qui con le fragole. Chi non voleva più vedere la spazzatura sotto le finestre di città è stato esaudito dalla bacchetta magica, anzi militare, del governo. Pazienza che torni loro in altre forme. Nella frutta sul tavolo della cucina, per esempio. Nelle nanoparticelle diffuse dai fumi densi degli incendi.

Circa un mese fa la Commissione petizioni del Parlamento europeo (una socialista olandese, una verde danese, un conservatore tedesco) si recò a Napoli a verificare la “soluzione” alla crisi dei rifiuti. Quando Judith Merkies, capodelegazione, in stivaloni e guanti nella discarica di Terzigno, estrasse un pneumatico dicendo “questo non dovrebbe essere qui”, fu chiaro anche a loro che la soluzione all’emergenza era un bluff. La visita fu per i tre deputati uno shock politico e culturale: discariche sorvegliate come basi dell’esercito, inosservanza delle regole europee sull’impatto ambientale, assenza di trasparenza e consultazione degli abitanti. E nessuna strategia, nessuna rete di impianti per il riciclo e il compostaggio, null’altro che scavare buche, stoccare ecoballe sotto il cielo nella campagna agricola, gridare all’emergenza per avere mano libera nel militarizzare il territorio. Quando sono andato anch’io a vedere la discarica di Terzigno, alle falde del Vesuvio, nel cuore del parco nazionale, era appena stato arrestato un ragazzo sorpreso a filmare all’ingresso principale. Mi hanno guidato Mariella Tafuto, Elena Velussi, Anna Fava e Sabina Laddaga, volontarie del “CoReRi” (Coordinamento regionale rifiuti). La famosa emergenza rifiuti di Napoli era ed è “un marketing terroristico”, mi dicono mentre ci inoltriamo in un paesaggio di vigne e oliveti da cui viene la Falanghina del Vesuvio e il Lacrima Christi. La discarica (già cava di pietra lavica) è segnalata da stormi di gabbiani che svolazzano. Profonda un’ottantina di metri, è un cono rovesciato come l’Inferno di Dante, ma pieno di rifiuti, i dannati della materia. Passiamo dal retro. Cartelli militari avvertono: Zona di interesse strategico nazionale. Vietato l’ingresso.
“Gli abitanti non possono accedere ai dati – mi ripetono le guide – né sapere cosa viene messo negli impianti. Nessun controllo, anzi una sospensione dei diritti, e perfino un tribunale speciale per la Campania, una super-procura che accentra ogni denuncia e inchiesta nel settore ambientale (Legge 123). Ogni atto che qui avviene in materia di rifiuti è in deroga ai diritti costituzionali. Oltre al fatto che le strutture tecniche, le persone che firmano le ordinanze sono le stesse di sempre, anche quelle compromesse coi clan. O come Marta De Gennaro, responsabile del settore sanitario della Protezione civile, arrestata e inquisita nel 2008 col vice di Bertolaso per avere occultato rifiuti pericolosi, poi promossa a gestire il terremoto a l’Aquila”. Nella gestione governativa dei rifiuti c’è continuità con metodi e persone della camorra. “La camorra prima scava una voragine, ne usa i materiali e vi sversa i rifiuti tossici; la zona viene sequestrata e il governo vi mette i rifiuti urbani che coprono ogni prova”. (Prima della militarizzazione dei siti, alcune discariche vennero chiuse grazie alle denunce dei cittadini. Ora tutto è secretato).
Intorno a noi eucalipti, fiori, limoni, vigne. Dietro il muro grigio e il reticolato il cratere che diffonde il fetore. Lo osservo arrampicandomi: un inferno nell’oasi, cosparso di detriti biancastri come i gabbiani, che ruspe e camion non riescono del tutto a interrare. La Cava Vitiello, lì vicino, è stata scelta dal governo come prossima discarica, anche se il signor Vitiello (come l’Unione Europea) si indigna all’idea. Ma a fianco del campo da calcio panoramico di sua proprietà, col Vesuvio da una parte e i monti dietro cui c’è Sorrento dall’altra, una serie di silos che raccolgono percolato produce un rombo sinistro e costante. In questo parco naturale ai contadini è proibito erigere un muretto a secco o una rete per conigli, ma non silos e discariche.
Abbiamo proseguito il viaggio alla discarica di Chiaiano, già paradiso delle ciliegie, con tanto di sagra. Attraversato un pruneto, ci siamo fermati e affacciati sul vuoto: un immenso buco in cui strati di amianto triturato sono stati coperti da tonnellate di nuovi rifiuti. Un’altra discarica abusiva ufficializzata dal governo, a poca distanza dagli ospedali. Anche qui volteggiano i gabbiani, portatori d’inquinamento con le loro deiezioni.

Più tardi, nel pomeriggio inoltrato, l’ultima tappa di questo “spazzatour” è nel casertano, la cui terra riconosciuta come la più feconda del pianeta, vera e propria fabbrica di cibo, è ridotta quasi a un’immensa discarica. Mi conduce l’agronomo e ricercatore, già combattivo vicesindaco di Caserta, Giuseppe Messina. Mi parla dell’aumento in Italia della desertizzazione, dovuta al cattivo uso del suolo. L’anno d’inizio della discesa agli inferi è il 1997, da quando per contratto la Fibe-Impregilo (di proprietà della Fiat) è diventata proprietaria dei rifiuti, esautorando gli Enti locali. Esistono tecnologie in grado di riciclare completamente i rifiuti, ma se l’imprenditore è pagato per bruciare, ha un piano solo per bruciare, non per pensare soluzioni europee, avanzate, che tutelino l’ambiente, l’agricoltura, la salute. I parametri sono già curvati secondo interessi prestabiliti: il Conai per esempio (Consorzio nazionale imballaggi), che smaltisce bruciandole il 45% delle plastiche da raccolte differenziate in Italia, e guadagna sia nella produzione che nello smaltimento, non perora certo una riduzione degli imballaggi nella merce, ma incoraggia l’usa-e-getta. Come mi spiegavano Elena e Anna al mattino, “occorre superare la nozione di rifiuto. Parliamo invece di materia come risorsa, non come rifiuto. Nessuno investirà sul riciclo finché sono così forti gli altri interessi”.
Ci fermiamo quindi nel triangolo della morte, ultimo girone, a poche centinaia di metri da Casal di Principe: Parco Saurini, S. Tammaro, Ferrandelle. Ogni rilievo, ogni collina (ce ne sono tante) racchiude una discarica interrata, su cui crescono cespugli giallastri. Ma ce ne sono altre speciali, incredibili: montagne incolori, ecoballe di rifiuti senza neanche la plastica, denudate e impudiche sotto un impietoso cielo azzurro. Quelle che Bertolaso aveva dichiarato di avere eliminato, che nessun manto vegetale ricopre. Come se l’esplosione finale al rallentatore di Zabriskie Point si fosse adagiata e ricomposta in colline compatte, incollando ogni frammento. Una marmellata biancastra e fetida punteggiata di plastiche sbiadite. Otto milioni di tonnellate di rifiuti esibiti a pochi metri da coltivazioni, allevamenti di bufale, vecchi caseifici. Terreni generosi che valevano anche 200.000 euro all’ettaro, e ora non valgono più niente, se non per chi ne ricaverebbe altre discariche a cielo aperto. A poche centinaia di metri giacciono impianti per il compostaggio inutilizzati e boicottati. Anche qui, il solito cartello etichetta le montagne di veleno che chiunque può toccare: Area di Interesse Stategico Nazionale. Divieto di accesso. Ai piedi del cartello un flacone di Vernel, l’ammorbidente. Mi stordisce l’idea di qualcuno che ha cura di ammorbidire il bucato ma è incurante di avvelenare la terra, cieco a ogni relazione tra i suoi gesti.

Quando più tardi percorro a senso inverso la desolata e rumorosa “terra dei fuochi”, la quotidiana abitudine alla bruttezza dove tutto ha inizio, dentro di me ripercorro il senso di questo reportage: sono i rifiuti la nostra nuova frontiera del Sacro, indissolubile dal Potere. Se “sacrare” qualcosa o qualcuno vuol dire separarlo dall’uso comune, dalla vita, noi ci siamo affacciati sulle discariche con terrore e tremore come su crateri di vulcani attivi, abbiamo contemplato le ecoballe come temibili fascinosi templi, e gli altari incolori, disgustosi e ipnotici che rendono alieno ciò che è stato nostro, separato per sempre, come la bottiglia di Vernel. Culmine della nostra alienazione, divinizziamo ciò che di noi non riconosciamo più, ma a cui sacrifichiamo tutto. “E’ un olocausto bianco”, mi aveva detto Mariella, una delle mie guide, invitandomi qui. Ma ciò che accade da anni in Campania non è che un laboratorio di quello che succederà, e sta anzi già succedendo, nel resto dell’Italia.

sabato 10 luglio 2010

PUBBLICHIAMO IL CONTENUTO DI UN MANIFESTO APPARSO IN QUESTI GIORNI A BOSCOTRECASE

Il Sindaco Borrelli e la sua maggioranza vanno a caccia dei proventi dell’attività di smaltimento della discarica di Terzigno   Il Comune di Boscotrecase si mantiene sul guadagno derivante dall’attività della discarica di Terzigno e continua a fra pagare ai cittadini una tassa sui rifiuti sproporzionata!
L’Amministrazione Borrelli scongiura il proprio scioglimento ricorrendo a 100mila euro all’anno - per i prossimi tre anni - quale introito risultante dalla somma di pochi centesimi di euro per ogni tonnellata di rifiuti che saranno sversati nel 2010, 2011 e 2012, spettante ai Comuni limitrofi all’impianto.
Alla faccia di chi lotta per una chiusura immediata dell’ecomostro di Terzigno!
Hanno scommesso sul futuro della discarica in cambio della possibilità di mantenersi ancora a galla e poter permanere nella carica di amministratore.
Il sindaco Borrelli e la sua maggioranza hanno svenduto il futuro e la speranza di Boscotrecase e delle nuove generazioni dimostrando di essere con l’acqua alla gola!

domenica 4 luglio 2010

LETTERA APERTA DEL SIG. GIOVANNI VANGONE COMPONENTE DEL COMITATO INDIRIZZATA AL SINDACO DI BOSCOTRECASE E ALL'AMMINISTRAZIONE

Al sindaco di Boscotrecase e all’ amministrazione comunale

Spero e mi auguro che quanto è sotto gli occhi di tutti i cittadini boschesi sia manifesto anche ai nostri amministratori comunali ed in particolar modo al sindaco, che sembrano sordi ed insensibili alle sollecitazioni che vengono loro propinati attraverso manifestazioni e richieste da parte dei cittadini, me compreso.
Mi chiarisco meglio. Il paese tutto, ad eccezione del corso Umberto I, affoga nella spazzatura: strade non spazzate per mesi interi, rifiuti rimestati da chi fa la raccolta dei sacchetti nella inosservanza del calendario di ritiro, automezzi che procedono senza il rispetto delle più elementari norme della circolazione stradale, assenza completa dei vigili urbani, erbacce ed oggetti di ogni specie lungo i marciapiedi ed i cigli delle strade, e così via. E l’amministrazione comunale tutta cosa fa oltre a nascondersi o a raccontare fandonie? Non ha recepito quel manrovescio morale del Comitato cittadino di Boscotrecase con la pulizia di alcuni corsi cittadini e dello spiazzale antistante la stazione vesuviana locale? E quali sono state la meditazioni, se ne hanno fatte, ed i provvedimenti adottati per rimediare a tale e tanto vergognoso stato di cose?
Appare chiaro che nella spazzatura c’è chi ci guazza e la cosa non risulta affatto gradita ai tanti cittadini che sono stati costretti per amore del decoro e della salute ad inventarsi una diversa ulteriore attività, quella di selezionatori dei propri rifiuti urbani, ed a subire nello stesso tempo un aumento della TARSU quale premio di tale impegno.
Si dirà che la cittadinanza non collabora al 100%. Ed io aggiungo che anche in questo il demerito va attribuito all’amministrazione comunale in quanto non sa che la popolazione è costituita da tre categorie: a ) cittadini che operano in modo corretto ed encomiabile e che vanno elogiati e non umiliati; b ) quelli che si lasciano facilmente convincere sia nel bene che nel male, e che vanno aiutati a responsabilizzarsi e migliorarsi; c ) una frangia di menefreghisti, che andrebbero condannati per il bene loro e della collettività intera, che depositano dove e quando vogliono grazie alla libertà di cui possono usufruire per la mancanza di controllo del territorio.
Stando così le cose intendo far presente che, se non si puliscono le strade, ed in particolare quelle periferiche ed in primis via Promiscua, io la raccolta differenziata non la farò più e, se i miei rifiuti non dovessero essere ritirati, mi assumerò l’onere delle spese di trasporto e della perdita di tempo e li depositerò di persona quotidianamente davanti alle casa comunale, luogo più idoneo in vece del tratto di strada antistante la mia abitazione, visto che pago profumatamente per un servizio che viene realizzato solo con il ritiro dei sacchetti e basta.
Non devo altro se non dire che dovreste fare un esame di coscienza e vergognarvi di tale stato di cose.
Via Promiscua,250 Giovanni VANGONE
Boscotrecase
Addì 2 Luglio 2010 Prot.6292 tipo I del2/7/10

venerdì 2 luglio 2010

PARCUMIERA OVVERO PARCO PATTUMIERA DI FERDINANDO FONTANELLA - CLICCATE SU PARCUMIERA NEL TESTO PER VEDERE IL VIDEO

Parcumiera, ovvero Parco-pattumiera o per meglio dire Parco della monnezza, è questo il neologismo inventato dagli amministratori del Parco Nazionale del Vesuvio per lanciare l’ennesima protesta, l’ennesima richiesta di soccorso, contro l’apertura di nuove discariche che rischiano di rovinare irrimediabilmente una delle aree naturali protette più belle ed importanti dell’intero pianeta.
Qualche mese fa il Parco Nazionale listò a lutto il sito web ( www.vesuviopark.it ), una cornice nera composta da sacchetti per la spazzatura accoglieva gli internauti. Oggi una nuova protesta, i sacchetti sono stati rimosso, sostituiti da un video intitolato la Parcumiera, un video di circa un minuto e mezzo realizzato contro le discariche nel Parco Nazionale del Vesuvio, a difesa della natura e della salute dei cittadini.
Le immagini sono belle, forti e significative, si inizia con un allegro cinguettare che fa da colonna sonora alla eccezionale biodiversità del Parco, scorrono le immagini, l’incanto è notevole, una volpe, una beccaccia, un coniglio… l’amenità di un sentiero ombreggiato dal bosco, gli stupendi colori della primavera, sembra quasi di sentire l’inebriante profumo delle ginestre fiorite e il dolce sapore dei grappoli d’uva maturi.
Improvvisamente la scena cambia, la vita è drammaticamente sospesa, una panoramica del vulcano circondato dalla tracotante umanità, milioni di case da cui spira un sinistro e funesto vento, ad un tratto il fragore di una’esplosione ecco milioni, miliardi, di rifiuti ricoprono il Vesuvio, i colori spariscono, tutto diventa grigio, un fastidioso ronzare di mosche annunzia la morte del Parco.
Poi tutto si acquieta, c’è ancora speranza, possiamo ancora evitare tutto questo disastro. Una ascritta verde è un grido d’aiuto “Il Parco Nazionale del Vesuvio tutela la biodiversità, il paesaggio, le singolarità geologiche, le attività antropiche compatibili. Tutto ciò è messo a rischio dalla presenza di discariche nel Parco. Aiutaci anche tu affinché ciò non avvenga!”
Ferdinando Fontanella

RIPORTIAMO LA LETTRA DI DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE AVV. FRANCESCO SORRENTINO CHE CONCRETAMENTE SI E' SPESO NELLA LOTTA CONTRO LA DISCARICA

Oggetto: atto di dimissioni.
 
A seguito di una serena riflessione sono pervenuto alla determinazione di non votare favorevolmente l’atto politico per eccellenza, il bilancio preventivo e rassegnare le consequenziali dimissioni da Presidente del Consiglio Comunale.
Carica esercitata per oltre tre anni e che accettai, onorato, consapevole delle probabili difficoltà che avrei incontrato ma animato al tempo stesso dal desiderio di attivarmi per il rinnovamento ed il miglioramento complessivo della macchina consiliare, della percezione stessa in seno alla comunità di Boscotrecase del ruolo del Consiglio Comunale (quale Organo di rappresentanza e di proiezione di ogni boschese all’interno della vita politico – amministrativa) e soprattutto affinché determinati contesti assumessero il rango di istituzione non solo formale ma anche di fatto.
È stata una decisione difficile, ma la considero l'unica possibile.
A rendere improbabile il percorso tracciato, ritengo abbiano pesato e pesano ancora, atteggiamenti oscillanti dal pessimismo cosmico (nella migliore delle ipotesi) al puro disfattismo (nella peggiore) che da sempre impregnano molti apparati istituzionali e che rappresentano, a mio giudizio, l’antitesi del dovere primario di chi decide di sottrarre del tempo a se stesso per il bene comune.
Prova ne è che quando, il contesto politico ha invece mostrato fattività, coraggio, palle, anche affrontando tematiche “scomode” (DISCARICA) i risultati non sono mancati.
Ma non è mia intenzione imputare nulla ad alcuno, ritengo semplicemente che allo stato si è configurata, come insanabile, una differenza nell’intendere l’impegno politico – amministrativo, sfociata in un bilancio preventivo che ha mostrato, per l’ennesimo anno, una renitenza all’auspicato contributo dell’intero Consiglio Comunale (attraverso ad esempio una normale attività delle commissioni consiliari) ma soprattutto la mancanza di quell’orgoglio e senso di dignità che mai avrebbe concepito l’elemosina del “ristoro” per la discarica.  

Il mio voto contrario al bilancio preventivo, pertanto, alla seduta del consiglio comunale del 30/6/2010 impone quale atto, consequenziale e di buon senso, le mie dimissioni da Presidente del Consiglio Comunale di Boscotrecase.
Pronto ad affrontare la prevedibile azione di dissenso interno e/o di discredito esterno verso la mia persona, garantisco a chi mi succederà, ovviamente se richiesto, il mio incondizionato e leale supporto ponendo sin d’ora a sua disposizione il frutto dell’esperienza maturata nei tre anni di Presidenza.
Ringrazio, infine tutti coloro tra consiglieri comunali, amministratori, dipendenti e cittadini la cui solidarietà manifestata in questi giorni è motivo di profonda e commossa gratificazione.
Boscotrecase, 1/7/2010.                                                          

       Cons. comunale
avv. Francesco Sorrentino


giovedì 1 luglio 2010

collegamento al comunic@tore intervento del Sindaco Borrelli

Replica al comunicato del Sindaco Borrelli apparso sulla pubblicazione non periodica il Comunic@tore senza firma edito dall’associazione AVVENIRE chiuso nel mese di giugno 2010.

In seguito al comunicato del sindaco Borrelli ,apparso sulla rivista il Comunic@atore edito dall’associazione AVVENIRE ,lo scrivente Comitato Cittadino di Boscotrecase ringrazia il proprio Sindaco per aver apprezzato il lavoro di diserbamento svolto da alcuni cittadini volontari in alcune zone (mirate) del paese tenutosi domenica 6 giugno 2010 in occasione della manifestazione ecologica "Puliamo la città", promossa dal nostro Comitato in occasione del quindicennale della nascita del Parco Nazionale del Vesuvio, con il patrocinio di Legambiente e dell’”Ente Nazionale Parco del Vesuvio”
Il Comitato ci tiene a precisare che i volontari si sono armati di guanti, scope, vanghe e quanto utile per la pulizia della cittadina di Boscotrecase le cui strade versavano e versano in un vero e proprio stato di abbandono e che non è assolutamente sua intenzione sostituirsi all’amministrazione comunale nello svolgimento di funzioni istituzionali proprie, in quanto certi servizi essenziali sono dovuti ai cittadini che contribuiscono al pagamento degli stessi con un esborso che è tra i piu’ alti della zona.
Venendo specificatamente alla problematica del diserbo il nostro Comitato da anni ha cercato di fare chiarezza su questo servizio che di fatto viene esplicato raramente e solo in alcune zone del paese, si rammenta all’amminitrazione che nel corso delle operazioni di pulizia svolte dai volontari in alcune strade cittadine l’erba aveva raggiunto l’altezza di circa un metro e mezzo ( il tutto è documentato da rilievi fotografici), erba che purtroppo infesta ancora numerosi marciapiedi della cittadina e che ad oggi non viene rimossa dalla fantomatica azienda specializzata a cui è stato appaltato il lavoro che si ricorda non deve essere sporadico ma costante in modo da distruggere le erbacce infestanti che ormai fanno da brutta cornice alle nostre strade.
I componenti il Comitato si chiedono: “Come mai in altri paesi l’erba sui marciapiedi e sul fondo stradale non c’è mentre a Boscotrecase l’erba infestante è presente in tutte le strade cittadine, centrali e periferiche?”
Inoltre si domandano :” Negli ultimi tre anni quanto è costato il servizio di diserbo e quanti interventi sono stati fatti?”
Perché dal capitolato d’appalto di affidamento del servizio di pulizia del paese è stato eliminato il diserbo pur avendo aumentato la spesa del servizio stesso e di conseguenza la tassazione per i cittadini?
Gli amministratori sono veramente convinti che il servizio funzioni e che le strade siano veramente pulite?
Venendo al punto che queste iniziative vadano concordate con l’amministrazione, il nostro Comitato nasce per dare un contributo fattivo con l’obiettivo di riqualificare il territorio, da anni ci occupiamo della gestione dei rifiuti a Boscotrecase e non solo, abbiamo organizzato il primo concorso il Balcone piu’ Bello a cui hanno aderito oltre 100 partecipanti che ha lasciato il suo segno estetico nel nostro comune, abbiamo organizzato la cerimonia di premiazione presso la nuova stazione della Circumvesuviana definita da tutti “la cattedrale nel deserto”, dimostrando che con poco si puo’ far vivere un area che è destinata a morire, ci siamo occupati del grosso problema della discarica dando un contributo fattivo, organizzando convegni, eventi e manifestazioni, in tutto questo non sapendo per quale motivo non abbiamo mai avuto un sostegno da parte dell’amministrazione anzi ci è parso di capire che la chiave di lettura dell’amministratore è che il nostro Comitato sia contro, ma contro chi?
Il nostro comitato ha chiesto trasparenza, ha chiesto impegno ha chiesto intraprendenza, tutte doti che dovrebbero essere possedute da un buon amministratore, invece spesso abbiamo avuto di fronte un muro di gomma basti pensare alla petizione elaborata da noi sulla riqualificazione dell’area della Circumvesuviana sottoscritta da oltre 1600 cittadini, ad oggi non ha ricevuto nessuna risposta concreta.
Per dovere d’informazione il Nostro Comitato per tempo aveva trasmesso al sindaco le intenzioni di svolgere la manifestazione “Puliamo la città” la risposta è stata che i volontari durante le operazioni hanno dovuto regolare il flusso del traffico in quanto non è stato presente né un vigile urbano né un componente della protezione civile.
Ci chiediamo a chi ha giovato il fatto che la pulizia delle strade e il diserbo andava continuamente interrotto?
In altre città queste iniziative sono proposte dalle amministrazioni e sono periodiche ed hanno come scopo proprio la sensibilizzazione della popolazione a mantenere pulita la propria città senza scomodare Josè Ortega.
Considerato che il nostro comitato non ha i mezzi per poter produrre un periodico e utilizza mezzi che non costano niente come i blog e facebook invitiamo i lettori a segnalarci lo stato delle strade in cui risiedono inviandoci delle foto,in modo che lo scrivente comitato sia in grado di fare un dossier per dimostrare quanto asserito restando in attesa che la ditta specializzata proceda alla pulizia del paese.
Il Comitato invita il giornalista che ha riportato l’intervista del Sindaco di mettersi in cotatto con noi affinché possa raccogliere le nostre opinioni al fine di intavolare una dialettica seria e democratica con l’amministrazione con l’unico scopo di migliorare le condizioni del nostro paese.