giovedì 30 settembre 2010

AUTOCOMPATTATORE INCENDIATO A TERZIGNO VIDEO TRATTO DALLA RETE

NO ALLA DISCARICA - IMMAGINI TRATTE DALLA RETE

La polizia spara ad altezza uomo"

Interventi dei comitati nella trsmissione di stasera ad Annozero

UN POPOLO IN PIAZZA

SENZA COMMENTI NEL RISPETTO DEL LUTTO CITTADINO ecco il resoconto stenografico della seduta di oggi alla Camera con l'interpellanza dell'on. Bossa, la risposta del Ministro Prestigiacomo e la replica dell'on. Bratti.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(Orientamenti del Governo in merito all'emergenza rifiuti a Napoli e provincia, anche in relazione al mancato funzionamento del ciclo ordinario dei rifiuti e alla prospettiva del contestuale esaurimento delle discariche nei prossimi mesi - n. 3-01252)

PRESIDENTE. L'onorevole Bossa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01252 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata) concernente orientamenti del Governo in merito all'emergenza rifiuti a Napoli e provincia, anche in relazione al mancato funzionamento del ciclo ordinario dei rifiuti e alla prospettiva del contestuale esaurimento delle discariche nei prossimi mesi.


LUISA BOSSA. Signor Presidente, colleghi deputati, signora Ministro, in queste notti a Terzigno e Boscoreale, in provincia di Napoli, 3 mila persone si danno il cambio alla rotonda panoramica per un presidio di protesta. Queste persone non sono né camorristi, né delinquenti, né speculatori come ormai si cerca di dire ogni volta che si raduna un gruppo di persone a protestare. Ieri con questi cittadini c'era il vescovo di Nola, monsignor Beniamino Depalma.
Sono cittadini che stanno già pagando un sacrificio alto, perché sotto le loro case - nel cuore del parco del Vesuvio - è già attiva da mesi una discarica, allestita l'anno scorso in deroga alle norme europee per fronteggiare un'emergenza, con la promessa che di questi impianti invasivi non ci sarebbe stato più bisogno. Invece no: si parla di aprire la cava Vitiello e di ampliare quella esistente, la Sari. I cittadini, giustamente, non ci stanno, e chiedo a lei, signora Ministro: può confermare - come abbiamo letto sui giornali - che il Presidente Berlusconi ha promesso che quella discarica non si aprirà, e che la Sari non si allargherà?

PRESIDENTE. Il Ministro di Stato per l'ambiente e della tutela del territorio e del mare, onorevole Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, onorevole, la ringrazio per la sua interrogazione. Vorrei precisare che non ho mai detto in quest'Aula che le persone che hanno protestato a Terzigno sono tutte camorriste. Ho chiesto elementi alla prefettura di Napoli circa la natura della protesta, anche perché - come è noto - il sottosegretario Bertolaso si è recato sul posto, ha fatto delle dichiarazioni, e mi è stato confermato che - assieme ai cittadini e a rappresentanti delle amministrazioni - il sospetto, che a fomentare questa protesta vi siano anche organizzazioni criminali, è molto forte.
D'altro canto, sappiamo che, purtroppo, attorno allo smaltimento dei rifiuti prolifera un business della criminalità organizzata. Non a caso il Governo - come poc'anzi dicevo - ha investito nel Sistri (un progetto che era stato avviato dal precedente Governo e che noi abbiamo posto in atto), che punta alla tracciabilità dello smaltimento dei rifiuti.
È vero che il Presidente Berlusconi ha ricevuto dei rappresentanti del comune di Terzigno. La seconda discarica a Terzigno era stata prevista dal decreto-legge che abbiamo approvato in Parlamento ben un anno e mezzo fa. Ovviamente, se non sarà necessario potremo evitare di aprire questa seconda discarica. Certamente, non è il Governo nazionale che vuole a tutti i costi aprire discariche, purtroppo le discariche sono necessarie fintanto che non vi sono gli impianti. Il problema dell'emergenza dei rifiuti in Campania è un problema molto complesso.
Credo che il Governo abbia fatto bene perché è riuscito a superare una fase drammatica. Dopo di questo il rientro alla normalità è rimesso agli enti locali e daremo loro tutta l'assistenza affinché possano adempiere a tutte quelle fasi del ciclo integrato dei rifiuti che sono previste dalla normativa.
Sono ben felice, come ho appreso prima, che vi sarà un'ispezione da parte della Commissaria europea, perché questo ci consentirà di far vedere che abbiamo operato correttamente. Non è certo interesse del Governo aprire discariche, perché sappiamo quanto una discarica rappresenti una ferita per il territorio. Dunque, oggi non sono nelle condizioni di dire che la seconda discarica a Terzigno non sarà aperta ma se potremo evitare di aprire quella discarica, che è fortemente contestata dal territorio e che, in effetti, insiste in un territorio particolarmente pregiato, certamente non seguiremo questa strada.

PRESIDENTE. L'onorevole Bratti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, signor Ministro, pensavamo che il periodo della propaganda e delle bugie fosse finito. Invece, purtroppo oggi nelle sue risposte dobbiamo ancora notare che la propaganda la fa ancora da padrona rispetto all'attività di Governo. Dovete ammettere che la legislazione speciale è un fallimento. Avete sottratto ai comuni la possibilità di introitare le tasse e oggi la provincializzazione non funziona. La raccolta differenziata va a rilento e continuiamo ad avere dati completamente disparati e differenti gli uni dagli altri.
Inoltre, sulla capacità di smaltimento degli impianti prima ci avete detto che erano necessari - lei, signor Ministro - 4 anni; poi Bertolaso ne ha indicati 3; poi il presidente della regione Campania di nuovo 2 e ancora Bertolaso, sui giornali, 8 mesi. Sappiamo bene che se non si aprirà quella discarica, di cui si parlava prima, in realtà l'emergenza si manifesterà in maniera evidente. Ci dite che l'inceneritore di Acerra funziona ed è un modello internazionale. Tuttavia, questo non è vero, perché è un impianto che ha tanti problemi. Non è assolutamente possibile che si chiudano tre linee contemporaneamente per manutenzione ordinaria e questo voi lo sapete. Ci sono anche denunce presso la procura di Nola rispetto alle emissioni e vedremo se quell'impianto davvero funziona bene.
Non sappiamo chi pagherà il personale dei consorzi voluti, appunto, con questa provincializzazione. Ricordo che si devono pagare sette milioni di euro al mese a queste maestranze. Avete promesso i soldi per le bonifiche e le compensazioni, compresa quella del parco del Vesuvio, che non sono mai arrivati.
Insomma, signor Ministro, c'è molta propaganda e poca concretezza. Il Governo del fare non lo troviamo in questa esperienza. Ne siamo dispiaciuti e non siamo assolutamente felici che la situazione campana sia di nuovo precipitata. Lei sa bene che l'emergenza invece di risolversi in Campania si sta estendendo, purtroppo, a tutto il Mezzogiorno. Vi abbiamo fatto, come Partito Democratico e a più riprese, diverse richieste di collaborazione perché riteniamo che solo con un grande sforzo unitario si possa risolvere il grave problema dei rifiuti in questo Paese, ma ci avete sistematicamente ignorato. Continuate a fare propaganda e addirittura adesso cercate di scaricare sui comuni le vostre inefficienze.

ANCHE IL NOSTRO BLOG OGGI E' CHIUSO PER LUTTO MA SIAMO CONTENTI PERCHE' PER LA PRIMA VOLTA ABBIAMO AVUTO UNA PARTECIPAZIONE SPONTANEA E TOTALE DI TUTTA LA CITTADINANZA ALLA MANIFESTIANE DI STAMANE CHE SI PROTRARRA' PER TUTTA LA GIORNATA . APPUNTAMENTO ALLA ROTONDA PER STASERA

mercoledì 29 settembre 2010

LE BUGIE DI BERTOLASO A MATTINO 5

La seconda discarica a Terzigno si farà perchè "è prevista da una legge approvata all'unanimità dal Parlamento" e, certo, "se si trovano delle alternative io sarò il primo ad essere soddisfatto, ma le debbono trovare". Così il capo della Protezione civile Guido Bertolaso ha affrontato a Mattino 5 il tema dello smaltimento dei rifiuti a Napoli e provincia. Secondo Bertolaso ci sono "situazioni esplosive a Bosco Reale, Terzigno e degli altri comuni circostanti: se non si ha il coraggio di affrontare dei problemi noti e individuare insieme quelle che sono le soluzioni, queste situazioni sono destinate a ripetersi. Bisogna metterci la faccia e assumersi la responsabilità di decidere". Il capo della Protezione civile ha quindi tracciato un bilancio delle cose fatte, anche alla luce dell'addio al Dipartimento previsto a breve: "Abbiamo lasciato una regione pulita, gli impianti pronti, le discariche funzionanti, un termovalorizzatore: si trattava di organizzarsi. Sono passati nove mesi, mi rendo conto delle difficoltà, ma gli enti locali devono assumersi le loro responsabilità. Criticare "la mia gestione per risolvere il problema dell'emergenza dei rifiuti mi pare che sia abbastanza strumentale e sicuramente non corrispondente al vero. C'è una sensazione di grande amarezza e delusione - ha continuato a Mattino 5 - perchè abbiamo lavorato giorno e notte per risolvere i problemi e ci ritroviamo con la spazzatura per le strade. La gente ovviamente si avvilisce. E anche a livello internazionale facciamo una pessima figura".

ANSA) - BOSCOREALE (NAPOLI), 29 SET - Il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, sta presiedendo a Boscoreale una veglia di preghiera.

(ANSA) - BOSCOREALE (NAPOLI), 29 SET - Il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, sta presiedendo a Boscoreale una veglia di preghiera.

L'iniziativa e' stata promossa in segno di solidarieta' con le popolazioni che da giorni manifestano preoccupazione per l'ipotizzata apertura della seconda discarica di Terzigno.

Piazza Pace a Boscoreale e' gremita di cittadini, mentre il vescovo e' accompagnato nella preghiera dai sacerdoti dei diversi centri interessati alla discarica. Presenti numerosi sindaci e amministratori locali del Vesuviano, con i gonfaloni.

VIDEO DELL'UOMO FERITO QUESTA NOTTA ALLA ROTONDA DELLA PANORAMICA

Notte di guerra sul Vesuvio: uomo ferito da proiettile alla gamba di Alessio Viscardi fonte Intenet

Notte di guerra sul Vesuvio: uomo ferito da proiettile alla gamba

pubblicata da Alessio Viscardi il giorno mercoledì 29 settembre 2010 alle ore 14.14
Manifestanti armati di pietre e bombe-carta contro polizia in assetto antisommossa, diversi feriti, cariche a ripetizione ed un padre ferito da proiettili traccianti sparati ad altezza d'uomo.
Non sono bastate le rassicurazioni del Presidente Luigii Cesaro a placare gli animi. L'idea di un tavolo tecnico permanente per trovare un'alternativa all'apertura di Cava Vitiello non placa gli animi dei manifestanti che ieri si sono riuniti, come ogni notte da più di una settimana a questa parte, alla Rotonda di Boscoreale ed in via Zabbatta a Terzigno, nell'ennesimo tentativo di bloccare lo sversamento di rifiuti nella discarica S.A.R.I.

Le continue provocazioni della parte non pacifica dei manifestanti, come il lancio di pietre e bottiglie di vetro, nonché lo spegnimento dell'unica fonte di luce della rotonda di Boscoreale, hanno spinto le forze dell'ordine in presidio alla strada per la discarica a lanciare diversi lacrimogeni per disperdere la grande folla di protestanti. Le donne, gli anziani e buona parte dei manifestanti moderati si sono allontanati in seguito all'azione delle forze dell'ordine, lasciando qualche centinaio di riottosi faccia a faccia con la Polizia.

Mentre alcuni impedivano fisicamente a fotografi ed operatori di documentare gli avvenimenti, altri cominciavano una sassaiola violenta contro gli agenti schierati a "testugine" fino all'arrivo dei rinforzi.
Quando il livello di tensione si è alzato, sono stati esplosi diversi proiettili traccianti e fumogeni ad altezza d'uomo, la risposta dei manifestanti non si è fatta attendere: bombe carta e petardi nei confronti delle forze dell'ordine.

Da quanto ricostruiscono le persone dei collettivi di protesta, alcuni proiettili hanno colpito in pieno dei manifestanti: una ragazza, contusa, ed un uomo che si è accasciato in terra ferito ad una gamba. Una frattura scomposta per lui: http://www.youtube.com/watch?v=RY455OifT_g

Da poco passata l'una di notte, è cominciata la violenta carica della Polizia, che ha disperso la folla di manifestanti.

Nelle stesse ore, a Terzigno andava in scena la guerriglia urbana: http://lecronachedelladiscarica.wordpress.com/2010/09/29/guerra-a-terzigno/

Esercito e polizia contro gruppi organizzati di manifestanti.
Si registrano lanci di lacrimogeni sul corso principale, violenti scontri e cariche di alleggerimento. I manifestanti sono armati con zaini carichi di petardi e bombe carta.
Due di loro, a volto coperto, assaltano un auto-compattatore scortato dalla Polizia con una bottiglia molotov e gli danno fuoco. Il traffico si blocca per diverse ore, mentre i vigili del fuoco tentano di spegnere le fiamme.
La marcia degli autocompattatori è resa difficile anche dall'olio versato sulla carreggiata dai manifestanti.
Qui sono le forze dell'ordine che tantano di impedire agli operatori di riprendere la scena.

Un bilancio pesantissimo quello di questa notte, che segna un netto alzamento del livello di lotta. Non è facile prevedere cosa succederà nei prossimi giorni. Tra il vociare indistinto della protesta, dispersa verso le tre di notte, si parlava di una lunga guerriglia urbana a base di agguati, creazione di barricate e scontri fisici.
Qualunque sia la piega che prenderà la protesta - ormai incontrollabile e priva di capi o leader - la preoccupazione più grande è sempre quella che ci scappi il morto. Considerando che un padre è stato colpito da proiettili sparati ad altezza d'uomo, la preoccupazione è molto ben fondata.

Uomo ferito da proiettile tracciante sparato ad altezza d'uomo

Guerra a Terzigno di Francesco Servino fonte internet

Esco di casa verso le 23:00, mi reco alla Rotonda di Boscoreale: i manifestanti sono tanti, come al solito. Mi dicono che i Carabinieri hanno effettuato le prime cariche di alleggerimento. Qualcuno getta pietre all’indirizzo dei militari. Vengono fatte esplodere alcune bombe carta: una pioggia di lacrimogeni comincia a pioverci addosso e veniamo brutalmente caricati. Qualcuno rimane ferito. A qualcuno sparano addirittura. I militari ci rincorrono fin quasi al Piscinale. Mi apparto, cerco di riprendermi dagli effetti del gas: gli occhi mi bruciano terribilmente, non riesco a tenerli aperti. Faccio fatica a respirare: non è il massimo per me che sono guarito da poco dalla polmonite.
Non voglio che la mia protesta termini in questo modo: mi reco al fronte di Terzigno, fuori la pizzeria il Rifugio. Prevedo casini in una zona dove i camion devono per forza incontrare i contestatori.
E’ mezzanotte e mezza. Tra la folla scorgo bambini e signore anziane. Una decina di poliziotti senza scudo osserva i movimenti della gente. L’arrivo dei camion è previsto per le due di notte. Mi allontano per andare a mangiare qualcosa. Mi dirigo verso San Giuseppe Vesuviano. Torno a Terzigno verso l’una e trenta passando per corso Leonardo Da Vinci: la protesta si è spostata dal Rifugio all’arteria principale del paese. I cittadini sono convinti che i camion passeranno di lì: ci credo poco.
Tento di capire quale tattica abbia in mente la polizia: mi pare strano che con via Zabatta sgombra i camion debbano passare per Corso Leonardo Da Vinci. Torno al Rifugio e mi accorgo che la polizia ha aperto al traffico la via che conduce alla discarica. Deduco che la situazione alla Rotonda di Boscoreale è sotto il controllo delle forze dell’ordine.
Ritorno in Corso Leonardo Da Vinci, mi preparo allo scontro con i gendarmi. Dopo qualche minuto vedo sbucare dalla strada che conduce alla superstrada dei paesi vesuviani (la “superstrada della morte”) un corteo di volanti della polizia e camionette dei Carabinieri: sono la scorta dei camion della spazzatura!
I militari dell’Arma, in tenuta antisommossa, scendono dai loro mezzi di trasporto, si schierano su due file e corrono verso di noi per caricarci: non vogliono perdere tempo, hanno ordine di sfollarci al più presto. Tra i manifestanti noto due tizi con gli zaini pieni di esplosivi: iniziano ad
accendere le micce e a lanciare bombe verso i Carabinieri che non esitano a rispondere con un cospicuo lancio di lacrimogeni. Tento di oppormi alla carica ma vengo sopraffatto dal gas. Mi do alla fuga: le forze dell’ordine mi rincorrono per duecento metri. Mi fermo proprio di fianco a uno dei tizi che ha lanciato i petardi: gli chiedo di dov’è, mi risponde “di Boscoreale”.
Prendo fiato: il bruciore alla gola e agli occhi è fortissimo. Chiamo mio fratello e mio cugino, mi faccio venire a prendere con l’auto. Ci dirigiamo nuovamente in direzione del Rifugio per assistere al passaggio dei camion. Ci sediamo su un muretto a pochi metri di distanza da una ventina di poliziotti armati di manganello e scudi. Passano i camion ed effettuo delle riprese. I poliziotti ci puntano un faro addosso: mio fratello caccia dalla tasca un paio di occhiali da sole, li indossa e li manda a quel paese.
Decidiamo di tornare in corso Leonardo Da Vinci: la strada è bloccata! Sul posto è presente anche l’esercito. Mi accorgo che un camion è stato dato alle fiamme. Tento di forzare il blocco della polizia dicendo che sono un giornalista ma i poliziotti quasi mi picchiano, mi spingono e mi costringono ad andare via. Mi insultano pure dicendo che non sono nessuno e che me ne devo andare a fanculo. Vado via ma non demordo: percorro un dedalo di vicoli e sbuco dal lato opposto del blocco, passando per Corso Alessandro Volta: i Vigili del Fuoco sono impegnati a spegnere un autocompattatore in fiamme. Qualcuno mi dice che dei tizi incappucciati sono sbucati fuori da via dei Camaldolesi (una via laterale di Corso Alessandro Volta) lanciando delle molotov. Dietro il mezzo incendiato si crea fila impressionante di camion dell’immondizia. Il manto stradale è ricoperto di olio. I Carabinieri mi rivolgono qualche minaccia. Faccio qualche passo indietro. I Vigili finalmente liberano la strada. Anche questa notte la munnezza è giunta a destinazione.

Da Agoravox - Io, cittadina di Terzigno, vi racconto le bugie di Bertolaso sui rifiuti e cosa succede davvero qui


Chissà come si sarebbe arrabbiata Oriana Fallaci, se, un giornalista dall'Italia, avesse scritto del Vietnam mentre lei era li e il giornalista nella comoda e sicura redazione.
È quanto sta accadendo con l'emergenza rifiuti in Campania; un denso lavoro di sabotaggio, sofisticato e invisibile. Giornalisti sotto – la Madonnina – scrivono di Terzigno conosciuta, al massimo, attraverso Google Maps. Nei loro striminziti reportage confondono e mischiano date con luoghi, diverse situazioni avvenute in diversi momenti. In questo modo il milanese si sente autorizzato a dire la sua e cioè, che i napoletani sono incivili e, come dichiara Bertolaso, incapaci di ubbidire a regole e Leggi.
Bertolaso alla stampa ha dichiarato testualmente: "In quella legge era prevista l'apertura di altri siti di alcune discariche: specificatamente si parla di Terzigno ed altre due cave utilizzabili per queste attività. A Terzigno - prosegue Bertolaso - ci sono stati degli scontri ed il presidente della Provincia di Napoli, Cesaro, ha dichiarato che non vuole aprire Cava Vitiello? Se davvero non vuole farlo, va contro la legge, a me è stato insegnato che tutti i cittadini devono rispettare la legge, c'è l'articolo 9 che parla della Cava Vitiello di Terzigno, chiunque dica che quella cava non si può aprire va contro la legge".
"I conti non tornano? Non sono stato trattato benissimo dalla magistratura napoletana in passato, ma devo dire che i giudici ed il dottor De Chiara fanno benissimo ad attivarsi, controllando cosa sta accadendo a Terzigno, dal momento che ci sono stati movimenti molto sospetti, dall'Asia che non raccoglie la spazzatura a tante altre circostanze, sono film che abbiamo già visto e com'è noto per le stesse situazioni ho già rischiato la pelle".
Bertolaso ha ragione, la Legge del 14 luglio 2008, n. 123 recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile. Autorizza la realizzazione, nel rispetto della normativa comunitaria tecnica di settore, dei siti da destinare a discarica presso i seguenti comuni Terzigno (NA) - località Pozzelle e località Cava Vitiello.
Ed è infatti dal 2008 che i residenti vesuviani protestano e lottano contro questo decreto legge.
Li avete mai sentiti al telegiornale? Per due anni avete mai sentito di camion dati alle fiamme? Di guerriglia? No. I residenti hanno protestano con gli strumenti civili e democratici assistiti anche dalle proprie amministrazioni. Naturalmente senza risultato. Quel che i giornalisti estranei al luogo non dicono è che la necessità di aprire la seconda discarica nasce dall'imminente saturazione delle altre discariche regionali con conseguenziale ripresa del blocco della raccolta rifiuti in Campania e quindi l'ammissione del fallimento politico e lo sbugiardamento della propaganda pre elettorale del governo Berlusconi. Per accelerare l'apertura della seconda discarica, sempre dentro al Parco Nazionale del Vesuvio, sempre nell'immediata vicinanza del centro urbano, del presidio ospedaliero ect, hanno pensato bene di inscenare una guerriglia per legittimare la militarizzazione del territorio e quindi aprire indisturbati l'altra, abnorme, discarica. Da una settimana circa i cittadini non escono di casa dopo le ore 21, alcuni si recano nelle vicinanze del presidio, ai primi segnali di violenza fuggono. Bertolaso, figura preponente ed espressione chiarificatrice della linea politica governativa, offende i partenopei, senza nemmeno arrossire. Sempre Bertolaso dice che chiunque si opponga alla discarica è definibile un fuori legge, quindi, erano fuori legge anche i promotori dell'abrogazione della legge sul divorzio e sull'aborto? Sembrerebbe un parallelismo assurdo, e sarebbe assurdo se lo si leggesse e basta. Bertolaso non solo offende i partenopei, ma richiama all'ordine Cesaro, presidente della provincia.
Nel 1984 Luigi Cesaro veniva arrestato durante un blitz contro la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo: condannato nel 1985 dal tribunale di Napoli a 5 anni di reclusione. Per l'accusa aveva stretto amicizia con tutti i grossi esponenti dell'organizzazione mafiosa , fornendo - come affermavano vari pentiti del sodalizio criminale - mezzi, abitazioni per favorire la latitanza di alcuni membri, e dazioni di danaro. Nel 1986 in sede d'appello veniva assolto per insufficienza di prove. Ma, come ha raccontato Pappaianni nella sua inchiesta, nonostante Cesaro sia stato scagionato dalle accuse, gli stessi giudici che lo hanno assolto hanno stigmatizzano il preoccupante quadro probatorio a suo carico. Lo stesso Cesaro, infatti, confermava in aula i suoi rapporti stretti con i vertici della NCO incluso Raffaele Cutolo e di quando ha raccontato di una "raccomandazione" chiesta a Rosetta Cutolo, sorella del boss, per far cessare le richieste estorsive di Pasquale Scotti tutt'oggi inserito nell'elenco dei trenta latitanti più pericolosi di Italia. Nel 1988, al tempo Assessore al Bilancio del Comune di SantAntimo, sfuggì all'arresto a seguito di indagini della Magistratura, in merito a truffe ai danni dello Stato perpetrate dalla Giunta comunale in accordo con le consorterie criminali del posto. Un vero perseguitato.
Nel 1991 lo stesso comune si scioglieva per infiltrazioni di tipo mafioso e si accertavano coinvolgimenti del Cesaro, unitamente ai fratelli Aniello e Raffaele. Infine nel 2008, il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo indicava Luigi Cesaro "un fiduciario del clan Bidognetti". Aggiungendo tale dichiarazione: "Mi spiegarono che Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas di Aversa e che in quell'occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan. Inoltre gli stessi avevano parlato con il Cesaro per la spartizione degli utili e dei capannoni che si dovevano costruire a Lusciano attraverso la ditta del Cesaro sponsorizzata dal clan Bidognetti". Coinvolto anche nell'ambito del maxi-processo per lo scandalo dei rifiuti in Campania. Grande amico di Nicola Cosentino, e come Cosentino salvato dai suoi amici di partito e dalle sue innumerevoli e sempre tempestive cariche istituzionali.
Bertolaso quindi ha mandato un chiaro messaggio ai suoi compagni di camerata?
È giusto, da parte dei residenti vesuviani, ipotizzare ci siano poteri forti e pochi chiari dietro questa storia della discarica? Se non si hanno dubbi sul traffico di rifiuti pericolosissimi per la salute dell'uomo, se tutti i faldoni giudiziari sono stati boicottati nelle stesse sedi istituzionali, se i processi contro i responsabili dell'emergenza rifiuti non hanno assicurato nessuno alla giustizia, se le stesse ditte incriminate oggi sono libere di rioperare e firmare appalti con regione, province e comuni, se tutti gli uomini indagati, più volte e a vario titolo, per associazione mafiosa e complicità nel traffico rifiuti e abusivismo edilizio in Campania oggi, grazie alle intercettazioni negate alla camera, grazie all'immunità parlamentare, sono ancora li saldi alle poltrone, se Gomorra non è solo una favola, se l'Unione Europea è contro l'apertura della seconda discarica, forse, i cittadini vesuviani hanno ragione ad avere paura, ad opporsi, a temere si sversino rifiuti di ogni tipo e senza nessuna forma di sicurezza.
Forse Bertolaso dovrebbe chiedere scusa e fare un bel mea culpa.

Dal Gazzettino Vesuviano - Proteste antidiscarica: nuovi violenti scontri alla rotonda di Boscoreale

Le proteste antidiscarica hanno fatto registrare nuovi violenti scontri tra forze dell’ordine e i manifestanti. Diversi feriti tra i cittadini: una ragazza è stata colpita ad una gamba dal lancio dei lacrimogeni ad altezza d’uomo, ed è stata trasportata in ospedale. Cure mediche anche per un uomo colpito alla schiena dai proiettili di gomma.
Sarebbero sette le persone trattenute dalle forze dell’ordine per essere identificate. In questi minuti sembra che gli scontri si siano spostati a Terzigno, dove i manifestanti stanno cercando in ogni modo di fermare i camion dei rifiuti.
La tensione è salita sin dalle prime ore del presidio, cominciato alle ore 21 circa alla rotonda di Boscoreale. Qui si è concentrata l’attenzione delle forze dell’ordine, con oltre mille persone presenti nel tentativo di bloccare gli sversamenti degli autocompattatori provenienti da tutta la provincia di Napoli alla “Cava Sari”.
Pare che improvvisamente siano cominciate le sassaiole verso le forze dell’ordine in assetto antisommossa, che hanno risposto con un lancio di lacrimogeni.
Gli scontri sono cominciati poco dopo le ore 23, e carabinieri e polizia sono riusciti a sfollare quasi completamente la piazza in circa un’ora.
Giuseppe Falanga

martedì 28 settembre 2010

StabiaChannel.it Terzigno - Verdi denunciano: "rifiuti radioattivi nella discarica"

Domani è stato convocato l' esecutivo regionale dei Verdi presso la tenda adibita dal Sindaco del comune di Boscoreale e poi presidio degli ambientalisti presso la discarica di Terzigno.

"Un autocompattatore, adibito al trasporto di rifiuti urbani indifferenziati, è stato posto in fermo cautelativo presso la discarica "Cava Sari" a Terzigno - denuncia il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli - per la presenza a bordo di rifiuti radioattivi. Ci risulta che questo non sia l' unico caso e chiediamo con urgenza l' immediata verifica della tenuta stagna della discarica e il controllo da parte dell' Arpac del livello di contaminazione interna dovuta a eventuale presenza di rifiuti speciali. In particolare chiediamo il controllo della presenza di amianto, disseminato anche per la strada che porta alla discarica, di materiali radiottivi, solventi e prodotti chimici presenti nella discarica". Domani, 29 Settembre, alle 15 è stato convocato l' esecutivo regionale dei Verdi presso la tenda adibita dal Sindaco del comune di Boscoreale e poi presidio degli ambientalisti presso la discarica di Terzigno.

I Parroci contro la discarica

Comunicato stampa dei Parroci di Boscotrecase.
Mercoledì Veglia di preghiera a Boscotrecase e fiaccolata fino al Piscinale dove ci si incontra con la comunità di Boscoreale e proseguimento alla Rotonda di via Panoramica dove col Vescovo di Nola Mons. Depalma concluderemo la serata.
Interveniamo tutti.

Sindaci, stop occupazione, tavolo tecnico per alternativa a discarica

DA SINDACO BOSCOREALE STOP A SCIOPERO DELLA FAME
l sindaco di Boscoreale (Napoli), Gennaro Langella, al quarto giorno ha deciso di interrompere lo sciopero della fame dopo che alla Provincia di Napoli è stata decisa l'istituzione di un tavolo tecnico per individuare alternative alla seconda discarica di Terzigno (Napoli). "Abbiamo ottenuto - spiega - una piccola prima vittoria, speriamo sia un passo verso la soluzione definitiva che porta alla non apertura della discarica. Si studierà un'alternativa che consentirà anche di non ripiombare nell'emergenza tra cinque, sei mesi". Restano in piedi le iniziative di lotta già decise.

GLI STRANI ZAMPILLI DELLA DISCARICA DEL PROF. GENOVESE


pubblicata da Angelo Genovese il giorno martedì 28 settembre 2010 alle ore 3.23
Ritengo che gli zampilli della discarica provengano dal fatto che sul fondo della discarica si è accumulata una grande quantità di acqua e la pressione dei gas li pompa fuori. Questo spiega il fatto che siano intermittenti e che talvolta fuoriesca schiuma. Deriva sicuramente dall'inefficienza delle pompe di aspirazione del percolato. Dovrebbero, mediamente, aspirare 80.000 - 100.000 litri di acqua al giorno (nel caso di perfetta impermeabilizzazxione, altrimenti significa che va in falda). Nella stagione delle pioggie che sta arrivando, quando la quantità di acqua sarà enormemente superiore, il gas potrebbe trovare resistenza verso il basso ed esplodere per la pressione. Staremo a vedere.

Che tempi viviamo se questo “stato” uccide le istituzioni di Francesco Paolo Oreste

Che tempi viviamo se questo “stato” uccide le istituzioni, se la legge deroga ai diritti, se il potere, che dal popolo promana e per il popolo andrebbe esercitato, è soltanto forza senza consenso? O tempora o mores! Imporre con la forza della legge e della forza la fine di un territorio e della sua popolazione, stabilire per legge l’avvelenamento lento ed inesorabile di decine di migliaia di persone, scortare con mille divise i camion di ditte riconducibili in buona parte al sistema che le divise dovrebbero fronteggiare, premettere la ragione politica alla ragione e alla logica, la giustizia e il diritto derogati dalla legge.
E’ questo il paradosso con cui lo stato, questo stato, qui, a Boscoreale, a Terzigno, nei nostri paesi, sta uccidendo le sue istituzioni.
Le nostre terre erano avvelenate da mani criminali da molto prima decidesse di farlo questo stato, le ingiustizie e la morte erano imposte con la forza da molto prima che si decidesse di farlo con una legge o con un decreto, e vedere la verità ed il diritto oltraggiati dall’omertà e dalle menzogne non è stata certo una novità. La differenza è che chi, come me, credeva e crede nello Stato di Diritto, sognava e sogna di poter ricevere giustizia dallo Stato e dal Diritto.
E invece riceviamo veleni, morte, ingiustizie e perfino i lacrimogeni, come se per piangere del nostro destino e delle nostre sventure ne avessimo davvero bisogno.
Pensavamo che le nostre lacrime fossero finite, esaurite, pensavamo di aver sofferto e pianto tutto quello che un popolo poteva subire da se stesso e dalla propria sorte, ed è evidente che coltivavamo illusioni che non ci spettavano, noi sognavamo uno Stato ed un Diritto che intervenissero, finalmente, per operare le bonifiche, per sostenere lo sviluppo turistico, per ripristinare legalità e civiltà, ed era evidente che ci stavamo illudendo, ma non avremmo mai immaginato che alle esequie delle nostre speranze anche le lacrime ci fossero imposte con la forza.
Ma chi oggi ci guarda senza volerci vedere, senza voler comprendere le nostre ragioni ed il nostro dolore, chi chiama anarchici ed insurrezionalisti il mio parroco ed il mio commercialista, chi contro la signora Rosa vuole mandare l’esercito, chi vuole fare una legge che renda speciale una legge che non è una legge, chi dovrebbe applicare la legge, chi calpesta la legge, chi scrive altro da ciò che vede, chi dice altro da ciò che pensa, chi tace, chi mente, chi nasconde, chi confonde, chi trama, chi si vende, chi ci svende, tutti Voi e tutti Costoro, non pensiate e non pensino che la nostra disperazione non sia la vostra e la loro, non pensiate e non pensino che la nostra disgrazia non vi appartenga e non gli appartenga.
Siete e sono i nostri assassini, e che la vergogna e il rimorso accompagnino quel che resta della vostra e della loro umanità.

lunedì 27 settembre 2010

CHE BELLA PANORAMICA DELLA DISCARICA

ANCHE IL VESEVUS DICE NO ALLA DISCARICA

Come giustamente è stato sottolineato in rete, le truppe antisommossa hanno commesso il reato di vilipendio alla bandiera Italiana

L’articolo 292 del Codice Penale recita: “Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o imbratta la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni”.


Agli effetti della legge penale per bandiera nazionale si intende la bandiera ufficiale dello Stato e ogni altra bandiera portante i colori nazionali.

Abbiamo saputo pochi minuti fa che i sindaci dei comuni vesuviani dopo un incontro con Cesaro in merito all'apertura di Cava Vitiello hanno occupato la provincia, ciò significa che molto probabilmente Cava Vitiello si aprirà...dopo qesta notizia stasera mi auguro che saremo più di 10000 a presidiare la discarica

Rifiuti, question time alla Camera su Terzigno e sulla nuova emergenza.Bossa (Pd): “Il fantomatico nuovo ciclo è fallito, una follia ampliare le discariche”

Question time alla Camera dei deputati su Terzigno e sulla nuova emergenza rifiuti a Napoli. Il Governo risponderà giovedì, in aula a Montecitorio, ad una interrogazione urgente presentata da Luisa Bossa, deputata del Pd ed ex sindaco di Ercolano. “Con la mia interrogazione – dice l’on. Bossa – chiedo al Presidente del Consiglio dei Ministri come intende affrontare la crisi rifiuti a Napoli e provincia sia rispetto all’emergenza riesplosa in questi giorni sia in previsione di nuove situazioni di crisi che potrebbero determinarsi nei prossimi mesi. Il governo deve dire con chiarezza cosa intende fare. E, soprattutto, deve dare spiegazioni sul mancato decollo del ciclo ordinario dei rifiuti. In un anno, dopo gli annunci roboanti e dopo aver gridato al miracolo di aver portato Napoli fuori dall’emergenza, non c’è stato nulla: i cantieri dei nuovi termodistruttori non sono mai partiti, il termodistruttore di Acerra viaggia a ritmo ridotto con una sola linea funzionante su tre, gli impianti di compostaggio sono rimasti sulla carta, la raccolta differenziata è ben lontana dalle percentuali previste dalla legge mentre gran parte della spazzatura viene smaltita in discarica, in deroga alle normative europee. In un contesto di fallimento totale del tanto sbandierato nuovo corso, in vista dell’esaurimento degli invasi, ci si prepara a nuove emergenze con l’idea addirittura di ampliare le discariche esistenti. Una scelta folle, scellerata. La discarica nel Parco nazionale del Vesuvio, a Terzigno, oltre ad essere contro la normativa europea, è contro ogni norma di buon senso. Lo stesso vale per quella del Parco delle Colline di Chiaiano. Invece di pensare ad ampliarle, acquisendo nuove cave, si proponga ai cittadini un piano per la bonifica e ci si dia da fare seriamente per il decollo del ciclo ordinario dei rifiuti, che significa differenziata, compostaggio, termodistruzione, e quindi chiusura delle discariche”.

“Il Partito democratico – conclude l’on. Bossa – che in passato, con senso di responsabilità, ha accettato che sui territori si facessero alcuni sacrifici con la riapertura provvisoria e limitata nel tempo delle discariche per tamponare le emergenze, adesso non ci sta più. Il tempo per mettere a regime un nuovo ciclo c’è stato. Chi ha fallito paghi le sue responsabilità e non pensi di continuare a scaricare il peso delle emergenze su cittadini e territori già troppo mortificati”.

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Da Repubblica Napoli - Rifiuti, bomba vicino alla tenda di Langella

Il sindaco: "Non mi farò intimidire"

Il primo cittadino di Boscoreale sta protestando con uno sciopero della fame da tre giorni contro l'apertura di una nuova discarica nella zona. Una bomba carta è stata fatta esplodere in queste ore. Nessun ferito

Una bomba carta è stata fatta esplodere a pochi metri di distanza dalla tenda in cui da giorni è accampato il sindaco di Boscoreale Gennaro Langella provocando un gran botto e susseguente spavento al sindaco e agli operatori del nucleo comunale di Protezione Civile che erano con lui. Lo rende noto lo stesso primo cittadino del comune vesuviano protagonista della protesta anti discarica.

Langella - spiega una nota del Comune - da sabato è accampato in una tenda del nucleo comunale di Protezione Civile installata in Piazza Pace, ed è al terzo giorno dello sciopero della fame per protestare contro l'apertura di una seconda discarica rifiuti nel Parco Nazionale del Vesuvio.

"E' un episodio grave che la dice lunga sul clima di tensione che si sta vivendo su questo territorio - ha affermato il sindaco -. Mi ritrovo in mezzo tra cittadini, movimenti e comitati che invocano la mia presenza in prima fila sulle barricate di lotta, e le istituzioni che pressano, paventando anche provvedimenti estremi quali lo scioglimento del Consiglio comunale, affinché abbia fine la protesta.

Non sono per niente intimidito - ha aggiunto il sindaco - da quanto accaduto la scorsa notte e sono sempre più determinato a continuare con quella che ritengo sia una giusta protesta, nell'assoluto silenzio delle istituzioni, per tutelare la salute dei miei concittadini ormai allo stremo dopo mesi e mesi di sofferenze provocate dai miasmi provenienti dalla discarica Sari e preoccupati dalla paventata apertura anche della ex cava Vitiello, che segnerebbe la morte per questo territorio".

Scuole verso la chiusura: La presidenza e la segreteria della scuola media 'Francesco Dati' di Boscoreale (Napoli) sono state occupate dai genitori che hanno indetto un'assemblea permanente. Una protesta organizzata per manifestare dissenso nei confronti della seconda discarica a Terzigno (Napoli). Analoga iniziativa è stata adottata dalle mamme degli alunni del I Circolo didattico. Si profila, da domani e per tre giorni, la chiusura degli istituti. Niente lezioni per gli studenti dell'istituto tecnico  Vesevus che stanno sfilando in corteo

VIDEO INTEGRALE DEGLI SCONTRI DI SABATO DOVE E' RIMASTO VITTIMA FRANCESCO ANNUNZIATA

domenica 26 settembre 2010

ECCO IL VIDEO DELLA CARICA DELLA POLIZIA CONTRO I MANIFESTANTI AVVENUTA STANOTTE ALL'IMBOCCO DELL'AUTOSTRADE DELLE DISCARICHE IN PIENO PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO. I CITTADINI DIFENDONO IL PROPRIO TERRITORIO ALTRO CHE ANARCHICI O CAMORRISTI

FOTO DI DAVIDE BUONO

COMUNE DI BOSCOREALE - COMUNICATO STAMPA DISCARICA RIFIUTI. VERTICE SINDACI DEI COMUNI VESUVIANI DA DOMANI PRESIDIO ISTITUZIONALE STABILE ALLA ROTONDA

Da domani presidio istituzionale stabile, con loghi dei Comuni di Boscoreale,
Boscotrecase, Terzigno e Trecase, con montaggio di una tenda, alla rotonda di
Via Panoramica e con presenza di sindaci e consiglieri comunali; martedì alla
programmata riunione dei sindaci dei diciotto comuni del Parco Nazionale del
Vesuvio, sarà proposto lo spegnimento, per tre minuti, dalle ore 21,00 alle ore
21,03, delle luci di tutti i diciotto Comuni del vesuviano in segno di
lutto/protesta e per decretare la definitiva morte del Parco Nazionale del
Vesuvio; giovedì, per l’intera giornata, lutto cittadino proclamato dai comuni
di Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno e Trecase, con sospensione di tutte le
attività; venerdì alle ore 21,00, alla rotonda di via Panoramica, consiglio
comunale congiunto: Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno, Trecase, Pompei e
Torre Annunziata, al quale saranno inviati a partecipare tutti gli esponenti
politici residenti nell’area vesuviana. E’ questo l’esito del vertice, che si è
appena concluso presso la sala giunta del Comune, tra i sindaci di Boscoreale,
Gennaro Langella, Boscotrecase, Agnese Borrelli, Trecase, Gennaro Cirillo,
Pompei, Claudio D’Alessio, Terzigno, Vice Sindaco Francesco Ranieri, presente
anche il consigliere regionale Mario Casillo.
A margine del vertice i sindaci di Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno e Trecase
hanno rilasciato la seguente dichiarazione “Esprimiamo solidarietà a cittadini e
forze dell’ordine che, a seguito degli scontri di questi giorni, hanno dovuto
ricorrere alle cure mediche, fermo restando la nostra netta condanna ad ogni
azione violenta che non fa parte della cultura della popolazione di questi
territori”.

Come se la discarica non bastasse… dal Gazzettino Vesuviano




Non bastava la discarica ad umiliare i cittadini di Boscoreale. Non bastavano le bugie che hanno raccontato, e continuano a raccontare, i politici. Non bastavano i telegiornali che continuano a chiamarli “camorristi”. Non bastava il signor Bertolaso che dice che la discarica funziona a perfezione e la puzza è frutto della loro immaginazione. Non bastava tutto questo, ci si mette anche la violenza gratuita.

Da una settimana ormai, di notte, i cittadini boschesi si ritrovano a dover scappare dalle manganellate delle forze dell’ordine che appena vogliono prendono il sopravvento e mandano qualche manifestante all’ospedale. Ieri notte, è successo ancora una volta: centinaia e centinaia di persone, di fronte allo schieramento poliziesco, sedute a terra, con le mani in alto bene in vista, nelle prime tre file solo donne e bambini. Il Prefetto De Martino sembra essere abbastanza tranquillo e tollerante, ma ecco che all’improvviso arrivano i rinforzi e tutto cambia. Si conta fino a tre e partono manganellate, calci, pugni e non importa se di fronte a loro ci sono mamme e bambini, non importa se quelle persone hanno motivi validissimi per stare lì, non importa se loro erano seduti con le mani in alto, quello che conta è che quando il Prefetto decide di movimentare un po’ la serata, bisogna sgomberare la strada a tutti i costi per far passare i camion carichi di spazzatura. E intanto sembra che le istituzioni, col calare della sera, svaniscono nel nulla: si vedono solo di giorno saltando da una emittente televisiva all’altra, sono tutti divi ormai, peccato che qui non siamo ad Hollywood ma a Boscoreale dove non si presenta un film, ma una condanna a morte che si chiama discarica. Si riempiono la bocca di paroloni, opinioni, idee, addirittura si indignano dinanzi a tutto questo, ma di notte, quando il gioco si fa duro, quando la polizia carica, sono nelle loro case o peggio ancora a inscenare uno sciopero della fame in una tenda al centro di una piazza, a mo’ di sacra capanna, con tanto di pellegrinaggio votivo, senza capire che lo sciopero non fa altro che debilitare, annientare forze che servirebbero (beh il condizionale è d’obbligo) a lottare. Che vadano di sera a protestare questi signori, cosicché all’indomani i telegiornali nazionali possano dire che sono stati sindaci, consiglieri o assessori ad essere picchiati e non i “camorristi”.
«Ancora una volta – scrivono i portavoce dei Comitati – la violenza della polizia si è accanita su centinaia di manifestanti che pacificamente protestavano per impedire che la già satura discarica SARI di Terzigno si riempisse di ulteriore merda! Noncuranti della presenza di anziani, donne e bambini, le forze dell’ordine in tenuta antisommossa hanno caricato per sgomberare le strade di accesso al sito presidiate sia a Terzigno che a Boscoreale. Dopo l’atto di forza centinaia di camion scortati sono riusciti a raggiungere la discarica. Si contano tre feriti fra i manifestanti e una decina di feriti fra le forze dell’ordine. La nostra lotta prosegue senza sosta». Intanto, l’aula consiliare di Boscoreale è stata nuovamente occupata.
Giuseppe Falanga



QUESTA NOTTE FERITO ALLA TESTA UN COMMERCIANTE DI BOSCOTRECASE CHE CON DIVERSE CENTINAIA DI CITTADINI PROTESTAVA PACIFICAMENTE (RIPETIAMO PACIFICAMENTE) PER EVITARE L'APERTURA DI CAVA VITIELLO

Una carica della polizia travolge i manifestanti seduti all'imbocco della nuova strada dei rifiuti, nei pressi della discarica SARI a Terzigno. Due feriti, di cui uno colpito alla testa da una manganellata e l'altro finito per terra con una probabile frattura della gamba.
Questo il pesante bilancio della notte di protesta nel boschese.
La manifestazione era cominciata in modo pacifico.
I manifestanti, più di un centinaio, hanno improvvisato un sit-in all'imbocco della nuova strada costruita per agevolare il conferimenti dei rifiuti in discarica. Il blocco pacifico è stato forzato dagli agenti di polizia in assetto anti-sommossa. Da prima, alcuni manifestanti sono stati trascinati e rinchiusi nei cellulari delle forze dell'ordine. Quando gli autocompattatori sono giunti nei pressi della protesta, è cominciata - in modo assolutamente immotivato - la carica.
Ne è scaturita una sassaiola. Nella confusione. un giovane commerciante di Boscotrecase è stato ferito al volto da una manganellata, scagliata con molta probabilità alle sue spalle e stato soccorso al vicino ospedela di Scafati.. L'uomo, in evidente stato di confusione, ha detto di non essersi nemmeno reso conto che la polizia stesse caricando.
Un secondo uomo è caduto in terra, con una probabile frattura della gamba. 
Il cordone di polizia ha cercato di impedire alle telecamere presenti - tra cui quelle di Annozero - di riprendere la scena.
Grande l'amarezza della popolazione, quando da dietro lo schieramento di militare e guardie, si sono scorti diversi autocompattatori diretti verso la Cava SARI.
La carica della polizia è stata del tutto immotivata, non provocata, e tesa soltanto a sgomberare la strada. Sulla pelle delle persone si sta consumando l'epilogo drammatico dell'emergenza rifiuti. Che democrazia è quella in cui i cittadini sono attaccati da chi li dovrebbe proteggere?

sabato 25 settembre 2010

Da L'Espresso - Nella discarica c'è Cosentino

di Gianluca Di Feo e Claudio Pappaianni
Gli incontri al ministero con Nucara, quello che sta facendo campagna acquisti per B. I messaggi di Martusciello, che ora sta all'Agcom. E la regia del leader campano del Pdl. Così un pentito descrive minacce e affari
(22 settembre 2010)
Nicola Cosentino Nicola CosentinoRifiuti, camorra e politica: il triangolo del potere più sporco che ha dominato la Campania per oltre un decennio. Piccoli traffici e grandi politici, che hanno manovrato gli enti sul territorio per saziare tutti gli appetiti con un'ondata di denaro pubblico in nome dell'emergenza. E quando qualcuno si mostrava insofferente verso quei patti criminali, ecco che veniva chiamato a Roma: convocato direttamente ai piani alti dei ministeri per dirgli di «stare tranquillo».

A parlarne è un pentito che ha partecipato a quegli incontri: non riferisce racconti di altri, ma descrive quello che ha visto. Piero Amodio è stato commerciante ed esponente casertano del Partito repubblicano, una sigla storica schierata oggi con il centrodestra: un colletto bianco che si è spesso sporcato le mani con la camorra. Nel suo verbale, depositato pochi giorni fa dalla Procura di Napoli, compaiono alcuni nomi chiave dell'ultima stagione politica. Si parla di Francesco Nucara, il segretario repubblicano incaricato da Silvio Berlusconi di fare campagna acquisti tra i parlamentari dell'opposizione. E viene citato Antonio Martusciello, insediato due mesi fa dal governo al vertice strategico dell'Agcom, l'autorità delle comunicazioni.

Ma il regista di tutto, stando alle dichiarazioni di Amodio, è sempre Nicola Cosentino, coordinatore campano del Pdl, sotto accusa per i rapporti con la camorra e costretto alle dimissioni da sottosegretario dopo lo scandalo della P3. E proprio Cosentino in questi giorni è stato protagonista di un'altra dura contrapposizione tra finiani e altre schegge della compagine berlusconiana, quando la Camera è stata chiamata a votare sulla possibilità di usare nei processi le sue telefonate intercettate.

Davanti al pm Marco Del Gaudio invece Amodio ha ricostruito una serie di vicende del passato recente, avvenute prima del 2005 in uno dei più importanti consorzi casertani incaricati di domare la follia dei rifiuti. Lì c'è un imprenditore che poi scenderà in politica, Nicola Ferraro, che cerca di risolvere i suoi problemi a spese della collettività: vuol far inglobare una sua società nella struttura pubblica, scaricando così debiti per un paio di miliardi di lire. Un'operazione complessa, che richiede sostegni a sinistra e a destra, con il ruolo attivo della camorra: Ferraro viene descritto come uomo degli Schiavone e dei Bidognetti, le due più feroci famiglie casalesi.

Ma secondo Amodio a qualcuno questa manovra non va giù: «All'interno del consorzio c'era Carmine Bevilacqua, responsabile regionale del Partito repubblicano, che voleva far uscire tutta questa "schifezza" ed infatti aveva minacciato più volte Nicola Cosentino che avrebbe scritto tutto all'Antimafia per far capire questa situazione. Al che un giorno Bevilacqua fu chiamato da Francesco Nucara, viceministro dell'Ambiente, e andammo direttamente a Roma. Io andai con lui perché ero del Partito repubblicano, ero amico di Bevilacqua e di Nucara. Anche Bevilacqua è stato minacciato qualche volta, gli hanno messo le mani addosso, lo volevano picchiare, ma lui non ha mai denunciato niente: lo volevano allontanare perché stava dando troppi problemi». Il summit nella capitale avrebbe avuto un unico scopo: «Al ministero di via Cristoforo Colombo, Nucara disse a Bevilacqua di stare tranquillo. A me disse di seguire bene Bevilacqua, di farlo stare tranquillo e farlo allontanare un po' da questa situazione perché aveva preso accordi con Antonio Martusciello, che all'epoca era un altro viceministro di Forza Italia, e dovevano lasciare le cose come stavano: non voleva sapere di cosa si trattava ma non doveva dare fastidio».

In questo affaire Ferraro - che poi sarebbe diventato consigliere regionale nella maggioranza di Antonio Bassolino e leader casertano dell'Udeur di Clemente Mastella - avrebbe dovuto conquistare il consenso dei sindaci di centrosinistra. Mentre a Cosentino toccava mettere d'accordo la destra: «Il presidente del consorzio Franco Cundari ha avuto pressioni tramite Nicola Cosentino e Cosentino è quello che lo ha messo lì: il consorzio, il presidente, e tutti i consiglieri messi all'interno erano stati nominati esclusivamente da Nicola Cosentino di Forza Italia». Tutto però era strettamente vigilato dalla camorra, il cui appoggio era indispensabile per concludere l'operazione: chi non era d'accordo doveva vedersela sia con i boss di partito, sia con quelli che sparano. Amodio parla di minacce fatte arrivare agli amministratori non allineati, che ricevevano visite a casa degli uomini del clan. In cambio i padrini moltiplicavano i guadagni: non la solita mazzetta del 5 per cento, imposta su tutto il territorio, ma una fetta molto più alta. Sintetizza il pentito: «Il gruppo Bidognetti e il gruppo Schiavone avrebbero convinto, anche con minacce, l'avvocato Cundari e lo Scialdone che erano sostanzialmente contrari, ricevendone in cambio un 15 per cento sull'ammontare dei compensi spettanti al Ferraro, oltre alla percentuale fissa di estorsione del 5 per cento da riconoscere ai clan delle singole zone». Alla fine anche ai politici si cercava di regalare una poltrona di consolazione, con stipendi da 120-140 mila l'euro l'anno, in modo da non lasciare pericolosi rancori.


foto di Antonio Insito

Napoli, il prefetto striglia i sindaci da La Stampa

Per Andrea De Martinosono immotivate le ordinanze:diktat ai primi cittadini
che vietano il passaggiodei camion durante la notte

NAPOLI
Il prefetto di Napoli, Andrea De Martino, ha ordinato ai sindaci di Boscoreale, Gennaro Langella, Boscotrecase, Agnese Borrelli e Terzigno di consentire la circolazione sui loro territorio degli autocompattatori dei comuni della provincia di Napoli diretti alla discarica di località Pozzelle, nel comune di Terzigno. Il provvedimento è stato adottato in risposta alle ordinanze dei primi cittadini che avevano vietato, nelle ore serali e notturne, il transito dei mezzi diretti al sito.

Le ordinanze erano state adottate, come riferisce la nota del prefetto, «per motivi igienico sanitari, di ordine pubblico e a salvaguardia della pubblica incolumità in quanto il passaggio dei camion non solo provocherebbe gravissimi disagi alla popolazione, ma causerebbe vibrate proteste per le strade cittadine».

Il prefetto De Martino cita la nota del presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, che chiede di «tenere conto della assoluta esigenza di procedere al conferimento dei rifiuti della provincia di Napoli» e ha rappresentato che «non può prescindersi dalla utilizzazione della discarica sita in località Pozzelle a Terzigno e che non vi sono soluzioni alternative per il conferimento dei rifiuti». Secondo il prefetto «a oggi non risultano in alcun modo documentate né i gravissimi danni, né le precarie situazioni igienico sanitarie invocati».

Il divieto di transito disposto «è causa di interruzione di un servizio pubblico essenziale per la salvaguardia dell’igiene e della salute pubblica dei cittadini». A fronte delle motivazioni indicate dai sindaci «proprio il protrarsi della situazione del divieto di circolazione, come quella venutasi a creare, è causa di pericolo per la salute pubblica ben maggiore, in quanto determina il mancato smaltimento dei rifiuti in discarica e il conseguente loro abbandono sulle strade della provincia con ricadute negative sull’ordine e la sicurezza pubblica nell’intera provincia».

Intanto a Terzigno s'è vissuta un’altra notte di forti tensioni ma senza scontri, a parte una sassaiola che ha provocato una contusione per un funzionario di polizia. E' successo vicino alla discarica dove anche ieri sera si è svolta una manifestazione di protesta contro l’ipotesi di apertura di un secondo sito.

Per diverse ore cittadini e forze dell’ordine si sono fronteggiati in un clima difficile. Poi verso le 4,30 i camion che erano in attesa al casello autostradale di Palma Campania hanno avuto il via libera e, scortati dalla polizia, si sono diretti alla discarica di Terzigno già aperta. Circa 100 mezzi hanno raggiunto il sito per portare l’immondizia. A fiaccare la resistenza delle popolazioni anche la pioggia incessante che si è abbattuta per tutta la notte nella zona vesuviana.

Io accuso di Annarita Ranieri e noi condividiamo pienamente le accuse, il nostro blog è la prova documentata di ciò che afferma Annarita

Io accuso chi ha provocato per ben 16 anni un’emergenza che in realtà era un sistema, giocando a proprio vantaggio con le leggi vigenti, i soldi pubblici, lo sfruttamento del lavoro, le tasse e la salute dei cittadini. Insomma: Rastrelli, Bassolino, Vanoli, Facchi e tutti i loro seguaci e imitatori. Oggi per loro pendono molti processi in vari tribunali: alcuni già conclusi con condanne, altri che forse mai vedranno una sentenza.

Io accuso coloro che a livello locale e nazionale per 16 anni non si sono ribellati a quel sistema; chi non lo ha denunciato, chi non ha provveduto a contrastare o rimediare.Io accuso la Regione Campania che, pur avendo cambiato il consiglio da alcuni mesi, cincischia ancora con le decisioni, facendo fare all’assessore Romano (Ambiente) la spola tra Napoli-Roma-Brussels per tentare di far quadrare la realtà su un piano già predisposto, dove non occorre cambiare tutto, ma solo dare un’apparenza.

Io accuso la Provincia di Napoli che, cincischiando anch’essa con le parole e le decisioni, ha perso tempo a decidere di non decidere, sottraendosi ai suoi obblighi di legge e invocando – addirittura – attraverso le parole del suo presidente Cesaro, il ritorno di un’emergenza.Io accuso le amministrazioni locali, quelle che per anni si sono barcamenate tra proclami politici, decisioni parziali oppure legate a scelte di parte, fatte non nell’interesse dell’ambiente, del territorio, dei cittadini, ma di altro.Io accuso i prefetti che, quando si palesa di Terzigno un problema ambientale, sanitario, sociale lo scambiano per una rivolta di detenuti o di facinorosi, invitando commissari e agenti ad andarci giù con la mano pesante. Eppure Pansa, prima di lasciare il suo posto a Napoli aveva avvertito che la provincia di Napoli era una polveriera per i problemi irrisolti.

Io accuso quelle testate editoriali e quei giornalisti che si accorgono di Terzigno soltanto se si verificano scontri con la polizia; quelli che per anni hanno ignorato i nostri messaggi e i nostri comunicati sullo scempio ambientale e sulla violazione delle leggi nazionali ed europee in tema di ambiente e rifiuti; quelli che descrivono la disastrosa situazione dei rifiuti a Napoli come conseguenza delle proteste di Terzigno.

Io accuso quei politici locali che oggi si presentano a tutte le manifestazioni, pronti a mettersi davanti alle telecamere o ai microfoni come paladini della cittadinanza, i quali fino ad un anno fa ignoravano o boicottavano le diverse manifestazioni che organizzavamo, anche se invitati.

Io accuso quei cittadini dei comuni intorno alla discarica di Terzigno, che nel 2007-2008-2009 hanno finto di ignorare e di non vedere i volantini, i messaggi, le manifestazioni che realizzavamo; quei cittadini che pur abitando in via Nespole, in via Zabatta, in via Carpiti non si sono convinti a scendere in strada con noi il 7-05-2007, il 29-06-2007, il 19-12-2008, l’8-05-2009, il 20-12-2009 e in tante altre occasioni, che oggi sono superarrabbiati e accusano noi di fare“poco”.Naturalmente accuso la criminalità organizzata che, dopo aver devastato e inquinato con ogni mezzo il nostro territorio, si è infiltrata nel ciclo dei rifiuti, nelle amministrazioni, dove ha potuto e dove le hanno consentito di infiltrarsi.Io accuso. E posso ancora sottoscrivere IN FEDE

Sodano: «Quella discarica è da sempre fuorilegge» Da Liberazione

Sodano: «Quella discarica è da sempre fuorilegge»
di Castalda Musacchio
«Tutta la legislazione emergenziale per la Campania è stata fatta in deroga alle direttive europee. La zona intorno al Vesuvio è un’area protetta. Bertolaso lo sa e, con lui, il Governo. Questa? Contro Terzigno e il suo territorio somiglia tanto ad una dichiarazione di guerra». Tommaso Sodano, ex senatore Prc, da sempre in prima linea in difesa del territorio e dell’ambiente in Campania, ora consigliere Fds in Provincia, è netto. «In una zona, come quella di Terzigno, che è una riserva naturale, ci sono tutti i presupposti ed il diritto, riconosciuto dall’Unione europea, di dire ”No” all’apertura di una discarica. E’ da qui che nasce la rabbia della popolazione».

A Napoli sono in corso una serie di situazioni «sospette» finalizzate «a destabilizzare una realtà che funziona». Queste sono le ultime dichiarazioni di Bertolaso. Lei cosa replica?

La situazione che c’è a Terzigno è di una grande protesta popolare che va avanti da mesi e che, oggi, sta avendo risalto solo, esclusivamente, per fatti di cronaca nera che non hanno nulla a che vedere con la mobilitazione. Lì c’è un’unica grande preoccupazione: un cambio di decisioni da parte delle amministrazioni locali sulla discarica da realizzare. Il 24 maggio scorso si era votato contro quell’apertura. Lo stesso assessore all’ambiente, tornando da Strasburgo, aveva assicurato che non si sarebbe mai fatta. A nessun costo. Ed ora? Bertolaso si appella di nuovo all’emergenza solo per derogare alle direttive europee come, del resto, ha sempre fatto.

Vuol dire che l’Europa è contraria alla discarica e Bertolaso la vuole, invece, a tutti i costi?

Tutta la legislazione per la gestione dei rifiuti in Campania è stata dettata dall’emergenza, ed è stata emanata in deroga alle direttive Ue. Bertolaso, anche per il ruolo che riveste, è sempre riuscito a far approvare leggi emergenziali anche quando, appunto, l’Europa diceva no. E questo è quello che, oggi, sta accadendo anche a Terzigno. Vorrebbe far aprire lì, ripeto in un’area protetta, la più grande discarica d’Europa: praticamente 7 milioni di tonnellate di rifiuti andrebbero a finire in un parco nazionale. Da qui nasce la rabbia della popolazione. Rabbia che non ha nulla a che vedere con gli episodi di Napoli.

Bertolaso insiste: continua a citare quel ”gioiello” dell’inceneritore di Acerra...

Ma quale gioiello? Il famoso inceneritore non funziona ed oggi due delle tre linee sono ferme. Noi abbiamo fatto per primi una lunghissima polemica su quell’impianto, per come era stato gestito. Quell’inceneritore è vecchio. Un ”catorcio” per dirla in altri termini. Si è rotta la prima caldaia perché non era abilitata a bruciare i rifiuti. Su 2.000 tonnellate da smaltire ne riesce a malapena a far fuori 500. Ci rendiamo conto di cosa si sta parlando?

E la gente protesta. Anche se, in verità, si sono assistiti anche ad episodi di violenza in questi ultimi giorni...

Non ci sto a dare questa versione dei fatti. Ripeto i fatti di Terzigno non hanno nulla a che vedere con quelli di Napoli. Se lì la camorra decide di bruciare i camion magari per poter procurarsi l’appalto del Ciclo dei rifiuti, questo non ha niente a che vedere con la protesta civile, giusta, sana di centinaia di cittadini che difendono solo la loro salute ed il loro territorio. Quella zona è una zona di grande pregio turistico. Nel movimento si ritrovano fianco a fianco imprenditori, agricoltori, commercianti, una protesta generale condivisa e diffusa. Anche perché il turismo dà lavoro a parecchie centinaia di cittadini. E comunque Bertolaso ora non ha alcun diritto di parlare.

Perché?

Le competenze per la gestione dei rifiuti sono state trasferite a Regione e Provincia.


Il Governo comunque parla di chi protesta come di anarco-insurrezionalisti...

Non è la prima volta. Questo argomento della presenza della criminalità è ricorrente ogni volta che si vuole attuare un nuovo intervento. Si aprì con la forza l’inceneritore di Acerra, e non possiamo dimenticarlo. Ora? Vogliono fare lo stesso a Terzigno. Vorrei essere molto chiaro comunque.


Prego...

La camorra c’è, e gestisce pezzi importanti del ciclo dei rifiuti. Ma non la si può tirare fuori in modo strumentale quando c’è un’intera popolazione che si ribella al sacrosanto diritto di vivere in un territorio salubre. A Terzigno c’è un movimento che è nato solo per dire ”No” ai rifiuti.


in data:25/09/2010

Olocausto bianco - l'emegenze è la regola di Beppe Sebaste

Conosco le “vie dei fuochi” dove si alzano ogni giorno fumi densi e tossici, le stesse in cui uomini e soprattutto donne si facevano arrestare e picchiare per fermare i Tir carichi di rifiuti. Ho visto le campagne avvelenate dagli sversament tossici e gli sterminati parcheggi e supermercati, catrame e cemento a coprire rifiuti nonché ottenere terra di risulta per coprire altre discariche, un ciclo continuo poiché il veleno diventa oro per professionisti dell smaltimento fasullo. Ho visto quei tremendi monoliti detti ecoballe, avvolti da plastiche nere, in mezzo a campi di pomodori, pesche percoche, fragole, impregnati del loro percolato. Ho visto le discariche fatte dal governo ricalcando il metodo della camorra, cave dismesse in cui versare rifiuti (quali?) segretati dai militari, cartelli che intimano “Zona di interesse strategico nazionale. Vietato l’ingresso”, in deroga ai diritti costituzionali. Ho visto da tempo la prossima discarica, Cava Vitiello, e spiato quella attigua di Terzigno, insensato Inferno dantesco nel cuore del meraviglioso Parco del Vesuvio. Ho visto nel casertano dei casalesi le montagne di rifiuti sotto il sole di cui il governo negava l’esistenza. Ho visto questo olocausto bianco da mesi, guidato da alcuni veri eroi del nostro tempo - donne, madri, figlie, di comitati come il CoReRi (Coordinamento regionale rifiuti) e Salute-Ambiente Campania - ma non faceva notizia nonostante i fumi tossici, nonostante la ricomparsa dei rifiuti a Napoli (di cui invece oggi parlano i giornali) non sia che marketing terroristico, come quello su cui il governo fece l’ultima campagna elettorale. I rifiuti basta sottrarli alla vista con bacchetta magica e militare, che importa se tornano a noi come frutta o pomodori avvelenati sul tavolo della cucina, o nanoparticelle diffuse dai fumi degli incendi. Oggi è il 70° anniversario della morte del filosofo Walter Benjamin, ucciso dal nazismo. Scrisse che, per il potere, l’emergenza, l'eccezione, è la regola.
Pubblicato da Beppe Sebaste

Da Repubblica - Rifiuti, 190 camion sversano a Terzigno

Rifiuti, 190 camion sversano a Terzigno
Tre ordinanze del prefetto di Napoli per fare rientrare l'emergenza impongono il passaggio degli autocompattatori sul territorio. Ma alla discarica la protesta continua. Il sindaco di Boscoreale in sciopero della fame: "La gente è esasperata dai miasmi". Taglialatela: "Una vergogna"
La protesta contro l'apertura della nuova discarica

Sono circa 190 i camion che hanno sversato rifiuti dall'alba e fino alle 12,45 nella discarica di Terzigno (Napoli). Il prefetto di Napoli, Andrea De Martino, aveva adottato nella notte tre ordinanze dirette ai sindaci di Boscoreale, Boscotrecase e Terzigno, ai sensi dell'articolo 2 del Testo unico legge di pubblica sicurezza, proprio perché il protrarsi dei divieti di circolazione adottati dai primi cittadini "costituiva un pericolo per la salute pubblica particolarmente grave e con ricadute anche sull'ordine e la sicurezza pubblica".

Intanto questa mattina il sindaco di Boscoreale (Napoli), Gennaro Langella, ha iniziato lo sciopero della fame contro la paventata ipotesi della realizzazione di una seconda discarica nella vicina Terzigno. Nella tenda allestita in piazza Pace, dove il sindaco dormirà e lavorerà grazie a una postazione internet già attiva, Langella ha ricevuto i primi cittadini dei Comuni che aderiscono alla protesta, Boscotrecase e Trecase, per valutare eventuali nuove iniziative di lotta.

"Se dicessi che vado avanti finché il problema non verrà risolto - spiega Langella - firmerei probabilmente la mia condanna a morte. Il mio obiettivo più immediato è quello di ottenere la convocazione di un tavolo istituzionale per poter avere la possibilità di spiegare tutte le conseguenze nefaste che deriverebbero dalla eventuale apertura di una seconda discarica". Si tratta, con il coinvolgimento della Regione e delle Province, "di chiedere ad altri territori, dove ci sono disponibilità, di accettare parte dei rifiuti di Napoli e trovare un'alternativa alla seconda discarica di Terzigno. Per attuare un federalismo della spazzatura".

Langella si aspettava l'ordinanza del prefetto che ha fatto scattare il passaggio dei camion sul territorio. "Forse - aggiunge - mi beccherò una denuncia per interruzione di pubblico servizio ma la mia coscienza è a posto". C'è la camorra a soffiare sulla protesta dei cittadini? "Assolutamente no, - sostiene Langella - lo grido con tutta la forza che ho. Si vuole mettere in giro questa voce per distogliere l'attenzione dal problema. La gente è esasperata da miasmi che da mesi inondano le nostre case. Questa è la verità".

Interviene sulla questione rifiuti anche Marcello Taglialatela, assessore all'Urbanistica della Regione Campania (Pdl). "Il Governo nazionale - dice - deve rispettare gli impegni presi con la popolazione del vesuviano altrimenti fa una brutta figura". L'assessore sottolinea di "essere convinto che se il Governo centrale sbaglia, glielo si dice e il Governo regionale non deve fare sconti a nessuno".
Poi affronta la questione dell'apertura della seconda discarica. "Gli impegni sono stati presi dal Parlamento che ha votato la conversione del decreto nel quale si parlava di una seconda discarica - spiega - Il problema è che la prima discarica funziona male per colpa dell'Asia che fa andare i rifiuti senza che siano stati trattati e puzzano". A questo si aggiunge poi un "problema che riguarda il Governo nazionale che, non avendo onorato gli impegni sulla compensazione mette i cittadini nella condizione di essere incazzati".

Il fuoco che smaschera il grande bluff del Cavaliere La monnezza in Campania stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia. Ora si scopre che non si era risolto nulla, solamente tamponato: il più delle volte nascosto di ROBERTO SAVIANO

"Perché gli abbiamo creduto a Berlusconi, e mo' come se ne uscirà?". "Lo sapevo che tornava la monnezza e che Berluscone non aveva risolto niente. Questa è la politica". Sono le prime due frasi che ascolto da una radio locale che lascia sfogare i napoletani, che qui chiamano il primo ministro rendendo al singolare il suo nome: Berluscone, che avevano considerato il risolutore dell'emergenza rifiuti.

Oggi tutto è tornato come prima, ad appena un anno dal decreto legge del 31 dicembre del 2009 che sanciva la fine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario.

In realtà da mesi stava lentamente tornando la spazzatura ovunque ma parlare di nuova emergenza rifiuti sembrava impossibile, era vietato come la peggiore delle bestemmie. Ma il centro di Napoli è tornato a puzzare come una discarica, la provincia di Caserta ha nuovamente le strade foderate di spazzatura, la popolazione è tornata a ribellarsi per l'apertura di nuove discariche, terrorizzata che queste raccolgano non solo i rifiuti leciti ma anche quelli illeciti, come sempre accaduto nelle discariche campane.

Non si era risolto nulla. Solo tamponato. Il più delle volte nascosto. In certi territori lontani dai riflettori, lontani dall'attenzione dei media, la spazzatura non è mai scomparsa dalle strade. Ora il grande bluff si è compiuto e mostra la sua essenza. Ed a pagarne il prezzo, come era prevedibile, è il territorio, la salute delle persone, l'immagine di Napoli nuovamente carica di spazzatura. Chi diffama Napoli, verrebbe da chiedere al primo ministro? Le foto, chi racconta lo scempio? O le strade sommerse di rifiuti? La città torna a sopportare la monnezza con i fazzoletti sui nasi quando l'odore è troppo acre perché il caldo fa marcire i sacchetti. I mercati rionali costruiscono le proprie bancarelle sulla spazzatura non raccolta del giorno prima, e le persone fanno la spesa camminando tra rifiuti. Per lo più le persone ormai fanno finta di niente. Sperano solo che le montagne non arrivino ai primi piani come successo l'ultima volta.

L'alba sul nascente governo Berlusconi si era levata liberando Napoli e la Campania dalle tonnellate di spazzatura; ora il tramonto cala su un governo meno coeso e che molti vedrebbero allo sbando, dietro le piramidi di spazzatura che tornano, identiche. L'emergenza rifiuti si fondava su un problema che sembrava insormontabile. Le discariche campane erano satolle e la magistratura, valutandole illegali, le chiudeva impedendo ulteriori conferimenti. Non c'era più spazio per i rifiuti, e le strade divenivano nuove discariche, che non avevano bisogno di approvazione e che non si poteva per decreto chiudere o riaprire. Le strade, tutte, dai quartieri più popolari del centro storico e delle periferie, a quelli collinari, costituivano le naturali valvole di sfogo. Si bruciava in campagna spazzatura per ridurla in cenere, cenere meno voluminosa e più comoda da smaltire, e così facendo si è avvelenata la terra. L'intervento del governo ha reso territorio militare le discariche: alla magistratura quindi è stato impedito di chiuderle e ai cittadini di avvicinarsi per controllare cosa accadesse a pochi metri dalle loro case. Questo provvedimento, accettato come un male inevitabile, doveva servire a dare ossigeno alle amministrazioni per costruire alternative che però non sono mai partite.

La raccolta differenziata è la vera vergogna della Campania e di Napoli. Non si riesce ad organizzarla al meglio nemmeno nei piccoli centri. Si pensi ai tanti comuni dell'Avellinese e del Beneventano che hanno le campagne invase dalla spazzatura, ma sono troppo periferici per fare notizia. Ad oggi Napoli ha solo poche aree in cui viene svolta la raccolta porta a porta, l'unica davvero efficace perché implica un controllo dal basso del cittadino sul cittadino. Raccolta che per legge avrebbe dovuto raggiungere già il 40% dei rifiuti conferiti mettendo in moto un circolo virtuoso che la città aspetta ormai che arrivi dal cielo, come fosse un miracolo. La stessa Asìa, in un volantino da poco distribuito nell'unico quartiere dove la differenziata porta a porta è attiva da due anni - i Colli Aminei - , si è detta preoccupata perché il quantitativo di rifiuti indifferenziati negli ultimi mesi è aumentato, come se quel quartiere che doveva essere la testa d'ariete, la punta di diamante di un'area devastata, si fosse reso conto che i suoi sforzi e il suo virtuosismo valgono quanto una goccia in un mare di disservizi. E a quel punto a che serve differenziare.

Meglio buttare tutto nella solita montagna di monnezza. Si sa che i termovalorizzatori non sono mai realmente partiti. Non quello di Napoli, non quello di Salerno, non quello di Santa Maria la Fossa e quello di Acerra è partito solo in parte. Anche su questo piano quindi le cose non sono andate come il governo aveva promesso e il risultato è stato il totale fallimento di un processo che non poteva contare solo sul senso civico dei cittadini. Avevano promesso di non aprire più discariche ed invece ne stanno aprendo un'altra nel parco del Vesuvio, in un'area di interesse naturalistico rarissima. L'emergenza rifiuti è stata manna per la politica campana ed è stata utilizzata per costruire un meccanismo di consulenze e appalti emergenziali. Se hai intere provincie sommerse, devi necessariamente stanziare danaro straordinario. E quindi consulenti e imprese sui quali non può esserci controllo serrato.

L'equilibrio su cui si regge il ciclo dei rifiuti in Campania è estremamente fragile. Per mandare in tilt una macchina che è tutt'altro che oleata, basta bloccare il flusso di danaro che arriva nelle casse delle provincie e dei comuni. Basta far finire i soldi in un groviglio di appalti e subappalti. A Napoli l'Asìa, l'azienda che fornisce i servizi di igiene ambientale alla città, ha circa 3000 dipendenti e affida parte dei sevizi a Enerambiente, società veneta dedicata ai servizi ecologico-ambientali e alla gestione integrata dei rifiuti, che di dipendenti ne ha 470. A sua volta Enerambiente attinge per la gestione dei rifiuti alla cooperativa Davideco che ha 120 dipendenti e agli interinali che forniscono almeno altri 150 dipendenti. In questa catena infinita di appalti e subappalti lievitano i costi e le clientele e quest'anno trascorso dal decreto di fine emergenza non è servito a mettere in moto il circolo virtuoso di cui la città aveva bisogno, ma a oliare nuovamente la macchina dello spreco e del ricatto.

Dopo l'inchiesta che ha visto Nicola Cosentino accusato dall'Antimafia di Napoli di essere stato un riferimento politico della camorra attraverso il settore rifiuti, in queste ore, sembrerebbe realizzarsi di nuovo ciò di cui si è scritto: la centralità della monnezza in Campania che arriverebbe persino, attraverso Nicola Cosentino, a configurarsi come una pistola puntata alla tempia del governo. Ovvero, come tramite di ogni rapporto tra Berlusconi e il politico casalese ci sarebbe la gestione del ciclo dei rifiuti. Nel dibattito politico di questi ultimi mesi si è fatto riferimento a come Cosentino, leader indiscusso del Pdl in Campania, avesse dalla sua molti sindaci, i consorzi, la vicinanza di imprenditori e quindi potesse formalmente, se solo lo decidesse, bloccare il meccanismo di raccolta rifiuti. Il voto alla Camera, se si crede all'ipotesi di un Cosentino imperatore nel settore dei rifiuti, con il no all'utilizzo delle intercettazioni sembrerebbe essere un dono fattogli per cercare di riportare la nuova emergenza a una "normalità" di gestione consolidata. Ma questo può saperlo solo Cosentino stesso.

Quanto ai bassoliniani, che nel settore rifiuti hanno fatto incetta di voti e clientele, certamente non risulteranno in questa fase concilianti verso la situazione e anche dal loro versante ci sarà ostruzionismo e voglia di tornare ad avere prebende e potere attraverso la crisi. O si tratta con loro o tutto si ferma. Serve ricordare che l'emergenza rifiuti in Campania è costata 780 milioni di euro l'anno. Questa è la cifra quantificata dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura che, moltiplicata per tre lustri (tanto è durata la crisi), equivale a un paio di leggi finanziarie. In tutto questo la camorra naturalmente continua il suo guadagno che cresce ad ogni passaggio. Nei camion che serviranno alla nuova emergenza, nel silenzio caduto sul ciclo rifiuti perché i roghi nelle campagne continuano a gestirli i clan, bruciando rifiuti, sino al business dei terreni dove chissà per quanti decenni verranno depositate le ecoballe ormai mummificate il cui fitto viene pagato direttamente nelle loro mani.
Non mi stancherò mai di dirlo: se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati, diverrebbero una montagna di 15.600 metri di altezza, con una base di tre ettari, quasi il doppio dell'Everest, alto 8850 metri, quindi questo business ha ancora una lunga vita. Da Napoli parte un nuovo corso, quello che dimostra che per quanto si possa cercare di non mostrare, di negare, di nascondersi dietro proclami, la realtà che abbiamo sotto gli occhi questa volta è talmente schiacciante che nessuna forma di delegittimazione può renderla meno evidente. La spazzatura tornata nelle strade di Napoli sigla definitivamente il fallimento di un progetto, di un percorso, di una politica. Speriamo che queste verità, in grado di svelare definitivamente le tante menzogne spacciate come successi, possano innescare un percorso di cambiamento che se partisse dal Sud potrebbe davvero mutare il destino del paese.
© 2010 Roberto Saviano / Agenzia Santachiara
(25 settembre 2010) © Riproduzione riservata

Da Il Gazzettino Vesuviano - Emergenza rifiuti, Bertolaso: “Fuorilegge chi non apre le discariche. Cesaro deve utilizzare Cava Vitiello”

Il direttore del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, è intervenuto quest’oggi a Radio Kiss Kiss Napoli, rilasciando le seguenti dichiarazioni: “Una nuova emergenza-spazzatura? Vedo un tentativo di speculare e strumentalizzare una situazione che dovrebbe essere in teoria sotto controllo. Abbiamo realizzato una serie di discariche a norma, approvate a livello europeo ed abbiamo aperto e collaudato il famoso termovalorizzatore di Acerra, che sta funzionando meglio dei termovalorizzatori del Nord. La raccolta differenziata non è passata in maniera capillare, quindi non è ancora in grado di risolvere i problemi dei cittadini. La verità è che la spazzatura non viene portata via, è un problema di organizzazione, un problema di competenza delle realtà municipali, perché le aziende municipalizzate non raccolgono e portano la spazzatura alle discariche. Abbiamo sempre detto che per migliorare questa situazione bisogna aprire altre discariche: quando fui nominato, fu fatto un decreto legge, poi convertito nel luglio 2008 e diventato legge, approvata a larga maggioranza anche dall’opposizione. In quella legge era prevista l’apertura di altri siti di alcune discariche: specificatamente si parla di Terzigno ed altre due cave utilizzabili per queste attività. A Terzigno ci sono stati degli scontri ed il presidente della Provincia di Napoli, Cesaro, ha dichiarato che non vuole aprire Cava Vitiello? Se davvero non vuole farlo, va contro la legge, a me è stato insegnato che tutti i cittadini devono rispettare la legge, c’è l’articolo 9 che parla della Cava Vitiello di Terzigno, chiunque dica che quella cava non si può aprire va contro la legge. I conti non tornano? Non sono stato trattato benissimo dalla magistratura napoletana in passato, ma devo dire che i giudici ed il dottor De Chiara fanno benissimo ad attivarsi, controllando cosa sta accadendo a Terzigno, dal momento che ci sono stati movimenti molto sospetti, dall’ASIA che non raccoglie la spazzatura a tante altre circostanze, sono film che abbiamo già visto e com’è noto per le stesse situazioni ho già rischiato la pelle. Tutto quello che non funziona lo denunceremo in modo molto chiaro. Se la legge non viene applicata fa bene la magistratura ad indagare. Dal gennaio 2011 verrà gestito tutto dalla Provincia? La responsabilità dell’emergenza rifiuti l’ho lasciata dal 31 dicembre 2009, la gestione dunque è delle autorità locali dal gennaio 2010. Abbiamo solo una struttura a stralcio, diretta dal generale Morelli, che assiste le autorità locali, ma se le autorità stesse se ne fregano, è ovvio che non si può imputare al generale Morelli o ad altri che hanno operato in passato alcuna responsabilità sull’inerzia di quanto sta accadendo”.

Da Metropolis - videodocumento

Da Il Denaro - Servono nuove discariche


Doppio vertice in prefettura ieri per fronteggiare l'emergenza. Tra sei mesi discariche esaurite. Necessari altri sversatoi
ETTORE MAUTONE
Che cosa si sta facendo a Napoli e nelle altre città assediate in Campania per scongiurare la nuova imminente crisi dei rifiuti?
La giornata di ieri scivola via con una riunione di circa un'ora, al mattino, a Palazzo San Giacomo, tra il sindaco Rosa Iervolino, il prefetto di Napoli, Andrea De Martino e il generale Mario Morelli (responsabile per la Protezione civile dei flussi per lo sversamento dei rifiuti). Un vertice che serve a tracciare l'ennesimo punto della situazione.
In contemporanea c'è l'audizione, in Commissione Ambiente del Consiglio regionale di Giovanni Romano, assessore regionale al ramo.
Quindi, nel pomeriggio, è la volta di un comitato per l'ordine e la sicurezza convocato in prefettura, al quale partecipano anche l'assessore provinciale all'Igiene Angelo Caliendo e l'Arpac (l'agenzia regionale per l'Anbiente).
Sul tappeto i provvedimenti da assumere per far riprendere lo sversamento dei rifiuti a Napoli e le misure da mettere in campo per fronteggiare una nuova stagione di roghi tossici alla diossina.
In pratica nulla che faccia pensare che la soluzione alla nuova emergenza sia vicina.
Quel che è certo è che la competenza principale oggi ricade sulle Province.
E dunque, poichè l'emergenza si concentra soprattutto a Napoli, spetta alla squadra di Luigi Cesaro che guida la giunta di Palazzo Matteotti indicare la soluzione percorribile.
Quella suggerita dalla protezione civile - ossia l'utilizzo di Cava Vitiello, vicino la discarica di Terzigno - è insomma solo un'ipotesi che toccherà a Cesaro vagliare, accettare o scartare per suggerire eventualmente altre strade.
L'attivazione di Cava Vitiello è duramente avversata dai comitati civici e dalle amministrazioni comunali del territorio che ancora attendono le opere per la messa in sicurezza della discarica oggi attiva.
L'unica certezza è che la soluzione va individuata entro i prossimi quattro mesi, ossia il lasso di tempo entro il quale le discariche di Chiaiano e Terzigno saranno sature.


1600 TONNELLATE
AL GIORNO
A Napoli si producono infatti ogni giorno 1600 tonnellate di rifiuti, circa 1 chilo e mezzo a persona. La discarica di Terzigno si esaurisce a fine anno e Chiaiano tra fine anno e metà dell'anno prossimo a seconda di come procede l'attività di sversamento. Nel giro di quattro, massimo sei mesi, dunque, il Comune di Napoli potrebbe avere dalle 1-000 alle 1.200 tonnellate al giorno (le altre andrebbero spedite con aggravio di costo, in altre province o in altre regioni).
E' questo il dato tecnico di partenza della crisi rifiuti cui si associa il nodo del funzionamento, a scartamento ridotto, del termovalorizzatore di Acerra che brucia attualmente solo 300 tonnellate al giorno con un solo forno attivo.
Gli altri due forni sono in manutenzione ordinaria. Lavori che dureranno per almeno tre mesi. Poiché uno dei tre forni è sempre spento Acerra può bruciare al massimo la metà delle tonnellate di rifiuti prodotti a Napoli. Il termovalorizzatore di Napoli est è già stato appaltato ma servono almeno tre anni per la realizzazione.
L'Asia dovrebbe innanzitutto incrementare la raccolta differenziata sia per ridurre il volume di spazzatura conferita in discarica, sia per ridurre i costi di depurazione del percolato sia per evitare il cattivo odore che rende insopportabile, alle popolazioni, l'idea di avere una discarica nel proprio quartiere. Ma sta di fatto che, anche raddoppiando il livello attuale di differenziata da 150 a 300 (fino a 700 tonnellate nel 2011 dice l'Asia) di tonnellate ne rimangono 900 da collocare ogni giorno. Tra l'altro in mancanza di isole ecologiche e di siti di compostaggio inviare fuori regione la parte organica dei rifiuti costa attualmente da 160 a 200 euro a tonnellata.

ENERAMBIENTE
Ma in attesa che questi nodi vengano al pettine alla base della crisi di questi giorni a Napoli c'è soprattutto la protesta per il lavoro. Protagonisti sono i cosiddetti stagionali della cooperativa Davideco utilizzati dalla Enerambiente, l'azienda che con l'Asia si occupa della raccolta e dello smaltimento rifiuti a Napoli.
Protestano perché è stato loro comunicato che per 400 addetti dal primo novembre - quando partirà il nuovo appalto che vede coinvolte due ditte liguri - non ci sarà più lavoro. Dietro la decisione un groviglio di norme interpretate all'italiana sul quale anche la procura vede vederci chiaro: secondo l'ispettorato del lavoro, infatti, Enerambiente si sarebbe servita di 300 lavoratori assunti tramite una società interinale, mettendo in atto di fatto un subappalto dal momento che la forza lavoro esterna rappresenta quasi la metà di quella in organico (700 persone).

GLI ESUBERI
Di qui l'esubero di 400 dipendenti e le azioni di guerriglia messe in campo con il blocco dei camion e lo stop alla raccolta che - si sospetta - vedrebbero alleati in un patto di solidarieta' anche alcuni lavoratori assunti di Enerambiente e i loro congiunti, molti dei quali sarebbero parenti di quelli stagionali. Per questi, qualora la circostanza denunciata dal Comune venisse confermata dai fatti, c'è il rischio di una denuncia per interruzione di servizio.