martedì 30 novembre 2010

Le spese allegre della regione Campania Da Il Fatto Quotidiano

Politica & Palazzo | di Vincenzo Iurillo
29 novembre 2010


Milioni di euro per fiere, spettacoli, sagre
Gli ispettori del ministero dell'Economia fanno le pulci alle spese dell'ex giunta Bassolino. Tutto denaro che "non può essere qualificato come investimento"
Un fiume di milioni di euro per fiere, spettacoli e sagre, impiegati sotto le etichette più qualificanti di “promozione turistica” e “sostegno alle attività agricole”, per aggirare il divieto di impiego dei fondi europei utilizzabili solo per investimenti. Tra le spese allegre della Regione Campania indebitata a livelli record c’è di tutto. Compresi 10.000 euro per il Carciofo di Paestum, 10.000 euro per il Fagiolo di Controne, 10.000 euro per il Tartufo in mostra a Colliano, 24.000 euro per due Sagre del Fungo Porcino a Cusano Mutri (Benevento) e a Castelcivita (Avellino), 10.000 euro per la Cipolla Ramata di Montoro (Avellino) e 171.200 euro per il finanziamento del progetto speciale “Missione sorriso”: una serie di interviste plurilingue ai turisti stranieri per la rilevazione del loro grado di soddisfazione. Immaginiamo alta, se saranno riusciti a fare il giro di tutte le sagre campane per assaggiare i loro prelibatissimi prodotti. Peccato che tutte queste attività “non possono essere qualificate come investimento” scrivono gli ispettori del ministero dell’Economia inviati a Napoli per spulciare i conti della Campania dopo lo sforamento del patto di stabilità deciso dalla giunta uscente del Pd Antonio Bassolino. Gli ispettori per due mesi hanno scartabellato tra delibere e bilanci. E hanno concluso il loro lavoro redigendo una lunga relazione di “condanna” dell’operato degli ex amministratori campani, inviata anche alla Corte dei conti.

La lista delle spese censurate alla precedente giunta Bassolino è lunga e qui si offre un elenco assai parziale. Ci sono 100.000 euro per gli eventi promozionali durante l’incontro di Coppa Davis a Torre del Greco (l’Italia delle racchette vinse, e tutto finì in gloria) e altri 100mila euro per la Biennale del Mare, 100.000 euro per il Maggio dei Monumenti, storica manifestazione culturale che anima i musei napoletani, e 20.000 euro per il Borgo in Festa a Castevetere, in provincia di Avellino. La rassegna di musica etnica a Summonte (Av) ha meritato 10.000 euro, la rassegna Neapolis un po’ di più, 30.000, mentre 70.000 euro sono finiti nell’organizzazione dei percorsi enogastronomici della Costa del Vesuvio. Per la Notte Bianca di Napoli del 2006, la Regione ha tirato fuori 250.000 euro. Per “Comunicare i vini della Campania”, altri 100.000 euro. Per partecipare alle fiere agro-alimentari estere, nel solo 2006, sono stati spesi 1.248.000 euro. E siccome certe attività vanno ben promozionate tra le testate locali, ecco sbucare 90.000 euro per un piano di comunicazione integrata con il gruppo editoriale “Il Denaro”. E altri 500.000 euro spesi sotto il capitolo “Azioni Promo – Pubblicità e Stampa materiale divulgativo e azioni promozionali nei mass-media”.

Ecco poi 6 milioni e mezzo di euro “investiti” in una serie di manifestazioni catalogate sotto il cartellone “Eventi in… Campania”. Alcuni dai nomi suggestivi, come “Il sussurro delle sorgenti” (200.000 euro) o il “Park to Park” (150.000 euro). Ben 400.000 euro sono andati a “Benevento Città Spettacolo”, 150.000 euro al Festival delle culture giovanili di Salerno, 250.000 euro al Classico Pompeiano, 630.000 euro al Positano Art Festival, 237.000 euro al Capri Film Festival, 750.000 euro per Piedigrotta e 378.000 euro per ‘L’enigma degli avori a Salerno’. Alcune iniziative hanno conquistato il successo di critica e di pubblico, di altre, francamente, si è saputo poco. Attenzione: la Piedigrotta in questione non è quella finita nel mirino dell’Unione Europea, che chiede la restituzione dei 720.000 euro del cachet di Elton John per il concerto del settembre 2009. E’ la Piedigrotta di tre anni prima, e stiamo parlando di una manifestazione che negli anni ’50 rappresentava l’anima verace e popolare di una Napoli che oggi non c’è più, e che in anni più recenti si è cercato di resuscitare.

I contabili del ministero dell’Economia censurano l’impiego di altri 11 milioni e mezzo di euro circa per una nuova raffica di concerti, feste, rassegne. Elenco folto. Guardando qua e là sbucano i 50.000 euro per i Canti Parteni ad Avellino, gli 80.000 euro dell’Estate Musicale Sorrentina, i 50.000 euro della Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna di Ischia, i 160.000 euro per l’ ‘Equinozio d’Autunno’ a San Giovanni a Piro e i 100.000 euro per l’ ‘Arte delle Certose dell’Italia Meridionale’. Manifestazioni di respiro paesano, al massimo provinciale. E’ possibile definirle ‘investimenti’? Gli ispettori dicono di no: di queste cose non resterà nulla, nessun ritorno nel medio e lungo periodo.

Ma la prassi si è ripetuta nel tempo. Ecco quindi altri 3 milioni di euro per la partecipazione alle fiere nazionali e internazionali enogastronomiche del 2007. Di cui poco più di un milione per la sola partecipazione al Vinitaly di Verona. Mentre 880.000 euro, complessivi, si spendono per essere presenti alle fiere di Essen, Berlino, Norimberga, Copenaghen e Bordeaux (per il Vinexpò, in Francia, se ne vanno 300.000 euro). Eppoi gli eventi di quella stagione: 1.000.000 di euro per il Concorso Ippico in Piazza del Plebiscito, e molto si polemizzò sul galoppo dei cavalli nel salotto buono della Napoli che conta. E ancora: 600.000 euro per una mostra sugli Impressionisti a Caserta, 500.000 euro per la Lirica negli Scavi di Ercolano, 600.000 euro per “L’Impero dell’Arte, l’Iran da Dario a Farah Diba” a Napoli, e 320.000 euro per il Festival delle Antiche Repubbliche Marinare ad Amalfi, solo per dirne alcuni. E che dire dei 455.000 euro per l’iniziativa “Vibrazioni e bisbigli” ad Avellino? E i 420.000 euro per il “Litorale Domitio – Un Mare di Energia”? E i 327.888 euro concessi per “Il Filo Ritrovato – tessuti e intrecci dell’Italia Antica’ erogati alla direzione regionale dei Beni Culturali? A leggere questo elenco, il filo non si ritrova, ma si perde. Come l’equilibrio dei conti della Campania: perso anche quello, è scomparso tra i debiti.


Scadenza Tarsu 30 novembre 2010, la Federconsumatori Campania consiglia.



Federconsumatori Campania  intende dare alla cittadinanza napoletana pochi ma sostanziali consigli rispetto alla ravvicinata scadenza del pagamento della rata per la Tarsu

1.Nell'invito a pagamento recapitato da Equitalia agli utenti, è chiaramente previsto anche il pagamento del tributo in un'unica soluzione. Quindi i cittadini non sono in alcun modo tenuti al pagamento al 30 novembre della rata. Anzi l'unico termine da tener presente e' quello del 10 maggio entro il quale corrispondere il dovuto in un'unica soluzione.

2.  Il mancato pagamento entro il dieci maggio della Tarsu da adito all'erogazione di una Cartella Esattoriale nei confronti dell'utente. È contro tale Cartella e solo contro questa che l'utente può, ed a nostro avviso deve, presentare ricorso avverso presso il Giudice di Pace.

3. Il nostro ufficio legale ha già individuato i motivi giustificanti il ricorso avverso la Tarsu, da presentare presso i locali Giudici di pace. 

I nostri sportelli, siti in Corso Umberto 381, restano sempre a vostra completa disposizione per ulteriori chiarimenti e per i ricorsi.

Riceviamo l'invito di Antonio Pollioso

Cari amici,
come vi avevo già anticipato, l'associazione di volontariato ViviBosco, che rappresento, è stata invitata dal Comune di Pompei (Na) - Assessorato Politiche Giovanili, all'evento "Giovani & inavoiG", una tre giorni dedicata alle problematiche giovanili, alla prevenzione, all'ecologia, all'arte, alla cultura, allo spettacolo ed alla legalità. La manifestazione articolata in tre giornate, 29-30 Novembre - 1 Dicembre, è un'occasione importante per mettere in cantiere una serie di iniziative con realtà associative come la nostra, che si prefiggono i medesimi scopi e finalità.

Nella fattispecie, mi è stato chiesto di partecipare, nella qualità di relatore, al dibattito che si terrà oggi, in data 30/11/2010, ore 19:00, presso l'aula consiliare del Comune di Pompei (Na), dal titolo "Disastro ambientale! Diritti calpestati in Campania, ai piedi del Vesuvio". Dopo il mio intervento, ci sarà anche una intervista all'ex sindaco "virtuoso" di Camigliano (Ce), l'ing. Vincenzo Cenname, che racconterà la sua esperienza.
Pertanto, invito tutti voi, qualora lo vogliate, a non mancare all'evento. Grazie.

lunedì 29 novembre 2010

Di Pietro, applausi a Terzigno I manifestanti: sei «Sant'Antonio»


Il leader Idv al presidio antidiscarica: «Adesso qui
non c’è alcuna garanzia di tutela della salute»

Antonio Di PietroAntonio Di Pietro

NAPOLI - Applausi per Antonio Di Pietro a Terzigno, anche se non manca chi gli urla contro «basta passerelle». Il leader dell'Idv, antiberlusconiano di ferro, è stato acclamato dalla folla di manifestanti che protesta contro la discarica Sari. Qualcuno l’ha addirittura chiamato «Sant’Antonio», e molti hanno gridato «vogliamo il magistrato, vogliamo il magistrato».
L'ex pm ha dichiarato: «In questo momento a Terzigno non c’è alcuna garanzia di tutela della salute». Di rimando, i cittadini hanno ribadito: «Riteniamo che debba essere data subito la possibilità alla gente di poter fare analisi, attraverso tecnici ed esperti. Questa discarica va chiusa, qui ci stanno ammazzando. Antonio, sei venuto tu e hanno fatto scomparire pure la puzza, ma qui ogni giorno non si respira». Di Pietro, a capo di un minicorteo con i manifestanti, si è poi diretto verso l’ingresso della Cava Sari. «Fateci vedere cosa c’è lì dentro» hanno chiesto i cittadini. E Di Pietro, nonostante l’accesso a lui e ai parlamentari fosse consentito, non è entrato, forse anche per evitare problemi di ordine pubblico.


29 novembre 2010

La Rete Civica di Napoli :: Blog :: Decreto legge sulla criticità dei rifiuti in Campania: peggio non si poteva!

Decreto legge sulla criticità dei rifiuti in Campania: peggio non si poteva!
L’abbiamo detto innumerevoli volte: i termovalorizzatori non esistono né nella normativa Europea, né in quella nazionale: che cosa dunque ha approvato il Consiglio dei Ministri ieri con il decreto legge per lo smaltimento dei rifiuti in Campania? Il Decreto legge in sé è perciò nullo perché si riferisce a qualcosa di inesistente, per cui conseguentemente non sono esplicabili neanche le Procedure di VIA o di VAS ( non siamo purtroppo noi, che cancelleremmo l’incenerimento dei rifiuti, ma la Valutazione Ambientale Strategica) , e tutto quanto altro ancora previsto dalla normativa europea Direttiva CEE 2000/76 e dal Decreto Legislativo 11 maggio 2005, n.133 – attuazione delle Direttiva 2000/76/CE in materia di incenerimento dei rifiuti.
Ma naturalmente Il Governo, prevedendo l’impatto sull’opinione pubblica, evita di usare il termine corretto e cioè inceneritore. Ascoltando il telegiornale che annunciava l’approvazione del decreto legge, avevamo avuto un sussulto di speranza nel merito del termine e delle scelte da parte del PD: Bersani, correndo a Palazzo Chigi, dichiarava con grande enfasi: siamo contrari….. poi ha aggiunto.. a che i termovalorizzatori siano gestiti dalle Province. Questa è la grande differenza rispetto al Governo!
Al di là della cancellazione delle discariche di Cava Vitiello a Terzigno, di Valle della Masseria a Serre, e di Andretta, in provincia di Avellino, frutto della grande lotta dei cittadini e dei movimenti, il Decreto approvato non poteva essere peggiore: si sceglie l’incenerimento quale esclusiva soluzione per i rifiuti in Campania: difatti, con i tre inceneritori previsti, quello di Acerra, già esistente, e quelli di Napoli Est e di Salerno, il “riciclaggio” (come sistema) dei rifiuti è impossibile ed è demagogica copertura di facciata a tale scelta il minacciato scioglimento dei Comuni che non fanno la raccolta differenziata; se la facessero, che cosa si manderebbe agli inceneritori? La raccolta differenziata in sé non significa niente se non vi sono i cicli di produzione del compost e del riuso della materia dei rifiuti ed il mercato connesso del riciclato ritrattato; c’è forse qualcosa di tutto questo nel Decreto legge? Assolutamente No!; se più comuni si “permettessero” di effettuare raccolte differenziate per quantità superiori alle attuali potenzialità di trattamento, Berlusconi e Caldoro ci sanno spiegare che cosa succederebbe? Noi lo sappiamo; il differenziato verrebbe riaggregato ed inviato come abbiamo detto agli inceneritori, cosa che probabilmente già si fa!
Il decreto legge, proprio perché fa la scelta dell’incenerimento, esclude le Comunità locali dal ruolo protagonista (obbligatorio) di “risovere” territorialmente i rifiuti come risorsa e riconsegna il tutto ad un percorso commissariale già ampiamente vissuto, con le conseguenze ben note.
Ne esce malissimo anche la Regione: la maggioranza che governa e l’opposizione incapace di contrastare e di rendersi alternativa ad essa; ancora una volta, su un terreno di fondamentale importanza quale quello dei rifiuti e di tutto quanto ad esso connesso, a partire dal lavoro e dalla acquisizione e lo sviluppo di tecnologie avanzate, essa non riesce a programmare un percorso autonomo, di prospettiva lungimirante, ma resta subalterna a scelte sbagliate del Governo Centrale, accontentandosi di qualche spicciolo da spartire tra i diversi appetiti; le diverse forze politiche sono così anche salve dal doversi confrontare sulla qualità delle scelte!
Antonio D’Acunto
Presidente Onorario VAS Campania

domenica 28 novembre 2010

Riceviamo da Lorenzo Tessitore Comitato Emergenza Rifiuti Caserta - chiarimenti su Lo Uttaro

Perdonatemi ma ritegno sia necessario correggere quanto avete riportato nel titolo e nell'introduzione di questo post afinchè non vi facciate fuorviare dalla dichiarazioni di Fortini. Il cosiddetto Panettone di Lo Uttaro non è la discarica di Lo Uttaro. Si tratta di due cose assolutamente differenti. Entrambe si trovano in zona Lo Uttaro del Comune di Caserta (da cui il nome appunto). L'uno (il Panettone) era un sito di stoccaggio di rifiuti solidi urbani (poco più di 20.000 tonnellate) depositati in quell'area nel 2005 e provenienti dalla raccolta dei rifiuti effettuata nella città di Napoli per consentire, in occasione di una delle tante emergenza nell'emergenza, lo svolgimento della Notte Bianca di quell'anno (altrimenti non autorizzabile per motivi igienico sanitari connessi alla presenza di tale quantitativo di rifiuti per le strade del capoluogo partenopeo). La discarica invece (ospitata nella Cava Mastropietro) è stata realizzata a seguito del Protocollo d'Intesa del novembre del 2006 (a firma del Commissario Straordinario Bertolaso) ed è entrata in funzione nell'aprile 2007. La stessa discarica è stata poi chiusa nel novembre 2007 da due provvedimenti della magistratura uno civile e l'altro penale) per disastro ambientale. La discarica di Lo Uttaro contiene circa 300.000 mc di rifiuti (almeno 15 volte quelli del panettone) provenienti da tutta la regione.
I rifiuti che sono stati portati nella discarica di Terzigno sono quelli del Panettone (e non della discarica che resta tutt’oggi sotto sequestro e ancora neppure messa in sicurezza) e ammontano, secondo le dichiarazioni dell’Amministratore di Asia Daniele Fortini a 9.573 tonnellate (meno dell’1,5% della capacità complessiva della discarica di Cava Sari a Terzigno che ha una capienza di 750.000 mc). Non sono affatto più puzzolenti di quelli che normalmente finiscono in quella stessa discarica essendo abbondantemente percolati nel terreno ove erano stoccati a Lo Uttaro. Come ben sapete infatti i rifiuti che sono stati portati fino ad oggi nella Cava SARI di Terzigno non sono affatto stabilizzati in quanto anche nell’ipotesi in cui essi vengano portati, dopo la raccolta stradale, negli impianti STIR, questi ultimi non stabilizzano affatto la frazione umida contenuta nei rifiuti urbani, che vengono perciò depositati in discarica indifferenziati, e non stabilizzati (eventualmente, ma solo nell’ipotesi che passino prima negli STIR, solo tritati).
Ritengo necessaria tale precisazione onde evitare ingiuste speculazioni, sulla pelle dei cittadini, collegate alle dichiarazioni dell’AD di Asia Fortini e alla “guerra” ormai in corso tra la società da lui amministrata e la Protezione Civile.
A Lo Uttaro la discarica è ancora tutta là. E nessuno di noi si è mai sognato di chiedere che venisse portata a Terzigno. Il Panettone invece è stato portato parte nella discarica di San Tammaro e parte a Terzigno. Non abbiamo chiesto noi di portarlo a Terzigno (avremmo preferito si fosse recuperato tutto quello che era possibile recuperare) ma di certo il suo contenuto (rifiuti indifferenziati raccolti in strada) non è minimamente paragonabile a quello che è finto nella discarica (oltre ai rifiuti urbani anche rifiuti industriali pericolosi con il massimo grado di pericolosità H14) e ad ogni modo non è diverso da quello che invece è finito ordinariamente a Terzigno. Fortini ci specula su per dimostrare che la cattiva gestione della discarica e l'inquinamento delle falde non è colpa sua ma spetta a tutti noi sputtanarlo e inchiodarlo alle sue responsabilità. Senza cadere nel tranello della "guerra tra poveri". Terzigno contro lo Uttaro, Lo Uttaro contro Napoli e così via. Lorenzo Tessitore Comitato Emergenza Rifiuti Caserta

sabato 27 novembre 2010

RIFIUTI : ENNESIMA PRESA IN GIRO! OFFENSIVA LA PROPOSTA DI RIVOLGERSI A IMPREGILO! di TOMMASO SODANO

“ Il decreto approvato, dopo lunga e anomala procedura, non  risponde al bisogno di uscire definitivamente dalla emergenza rifiuti. In realtà  si ripropone una ricetta che ha già fallito in questi lunghissimi 17 anni di commissariamento, fatta di inceneritori e di discariche senza investire adeguatatamente sul futuro nel rispetto delle indicazioni  che vengono dalle direttive comunitarie.
Lo scontro di potere di questi giorni  era esclusivamente legato a chi doveva gestire la partita di un miliardo di euro per costruire gli inceneritori e non già su quali soluzioni immediate e di prospettiva offrire ai cittadini della Campania.
Questa volta il presidente Berlusconi, riuscirà a rispettare i 15 giorni per ripulire  le  strade   di Napoli grazie alla disponibilità mostrata dalle altre Istituzioni locali, ma ancora una volta, come due anni fa, sarà solo una operazione di facciata, tornando a mettere la polvere sotto il tappeto.
Per costruire gli inceneritori occorreranno almeno 4 anni, e le discariche in Campania si esauriranno tra la primavera e l’autunno del 2010,  e senza predisporre le  soluzioni, che incidono radicalmente sulla quantità di rifiuti prodotti , ci troveremo da qui a pochi mesi di nuovo con i rifiuti per strada.
Questa è stata l’ennesima emergenza utilizzata  per  forzare la mano sulle deroghe normative e sulla volontà delle popolazioni: è  stata la classica emergenza che alimenta l’emergenza che favorisce solo chi sui rifiuti ha sempre lucrato.
La Campania ha bisogno di avviare da subito la riduzione dei rifiuti da trattare con interventi radicali per ridurre gli imballaggi, raccolta differenziata porta a  porta, trattamento di selezione utilizzando le tecniche del centro di riciclo di Vedelago ( modello che verrà già realizzato nella Provincia di Benevento) , impianti per il compostaggio della frazione umida. Erano queste le norme necessarie in un decreto che volesse affrontare seriamente il problema dei rifiuti trasformandolo in una straordinaria opportunità di civiltà e di opportunità di lavoro e di ricchezza..
Ma di questo non c’è traccia e soprattutto le risorse sono del tutto inadeguate rispetto alle difficoltà che sta vivendo il territorio campano.
E poi è gravissima la dichiarazione di Berlusconi  che auspica addirittura di affidare direttamente alla IMPRTEGILO ( che già definì eroi durante la cerimonia di apertura dell’inceneritore di Acerra) la costruzione degli inceneritori , tra i maggiori responsabili del disastro in Campania  e sotto processo per questo. Un Presidente del Consiglio serio avrebbe dovuto chiedere i danni alla Impregilo, a cominciare dalle ecoballe di Giugliano lasciate in eredità con il loro carico di inquinamento. “

27 novembre 2010                                    

Bambini più avanti dei politici: Manifesti dei bambini contro l'emergenza rifiuti in Campania




Contro l'emergenza, da oggi tappezzano le mura della citta' di Pompei

Cinque manifesti contro l'emergenza rifiuti della Campania, proposti da oltre 4mila alunni dai 3 ai 14 anni, da oggi tappezzano le mura della citta' di Pompei. E' l'idea della Rete delle scuole di base della cittadina partenopea a soli 3 km dalla discarica di Terzigno per la 'Settimana europea per la Riduzione dei rifiuti'.
Tra gli slogan piu' irriverenti quello in dialetto napoletano che con forza afferma 'A' terra e' a mia e nun s'adda spurca'', che in italiano significa 'La terra e' mia e non si deve sporcare'. La frase campeggia in due dei 5 manifesti, sotto alcuni disegni a colori.
In uno e' raffigurato un bambino che abbraccia la natura con le sue componenti (laghi, alberi, animali ecc.), nell'altro invece e' rappresentata una mano con i colori dell'arcobaleno che custodisce un globo terrestre. Sotto lo slogan, l'invito 'consuma meno, consuma meglio'.
In un altro manifesto irrompe la foto di due bambini che, ritratti di spalle con gli zaini da scuola, contemplano un grande cumulo di spazzatura. L'immagine e' corredata dalla frase: 'Ridurre per migliorare, evitiamo gli sprechi'. Il tema del consumismo e' sviluppato in un altro murale, raffigurante la terra a forma di mela che, in 4 fasi, attraverso dei morsi si riduce progressivamente.
Infine l'invito domina l'ultima rappresentazione, tra cui figurano anche gli scavi di Pompei, e recita: 'Proteggiamo il nostro territorio: Pompei e' citta' ecocompatibile'.

venerdì 26 novembre 2010

LA CRISI DEI RIFIUTI ENTRA NEL PRESEPE 2010

"Deforestation Nightmare" è il video virale interpretato dall'attrice Barbara Tabita per promuovere la nuova guida di Greenpeace "Foreste a rotoli": la guida verde per l'acquisto di carta igienica, rotoloni, tovaglioli e fazzoletti usa e getta

Spot - Manifestazione 27 Novembre Mugnano

Lo Uttaro: Tutti sapevano ma sono finiti in "Cava sari" nel parco nazionale del vesuvio

 I carabinieri del Noe chiudono «Lo Uttaro»:scoperte scorie cancerogene

SX ha ripreso un articolo di 3 anni fa del Corriere del Mezzogiorno, si parlava del sequestro e chiusura della discarica di Lo Uttaro (CE), il famoso "panettone" che la Regione Campania nei mesi di Luglio/Agosto 2010 ha deciso che doveva essere "ospitato" nella Cava Ex Sari di Terzigno:

CASERTA — Era stata riaperta ad aprile per accogliere «rifiuti urbani non pericolosi». Ma dalle indagini eseguite dal Noe è emerso che in questi sette mesi a Lo Uttaro si è verificato un vero e proprio «conferimento sistematico di rifiuti pericolosi ». Con una tale concentrazione di carbonio organico e di altre sostanze nocive (fluoruri, ferro, manganese, composti alifatici clorurati e alogenati cancerogeni) che gli scarti provenienti dal Cdr di Santa Maria Capua Vetere e dal sito di trasferenza di Parco Saurino in realtà «non sarebbero stati accettabili neppure in discariche per rifiuti pericolosi, senza essere previamente trattati in un impianto idoneo». È la motivazione con la quale il gip Raffaele Piccirillo, accogliendo la richiesta del pm Silvio Marco Guarriello, ha disposto il sequestro della discarica di Caserta città, uno dei due soli siti di conferimento finale attivi in regione. Le ipotesi di reato vanno dal disastro ambientale, alla attività di gestione non autorizzata di discarica, alla attività organizzata per la gestione abusiva di rifiuti pericolosi, alla frode in esecuzione dei lavori, al falso ideologico ed alla omissione di atti di ufficio. Dodici gli indagati: Antonio Limatola (direttore dell'Acsa Ce3); Pasquale Moschella (responsabile del cdr di Santa Maria); il vice prefetto Emilia Tarantino (nella qualità di commissario del consorzio di smaltimento Ce 4); Claudio De Biasio) Paola Pignalosa e Manuela Totaro (struttura commissariale); i funzionari dell'Arpac Francesco Del Piano e Vincenzo Musto; Alfonso Pirone (dirigente settore Ambiente della Provincia); Aniello Mastropietro (titolare della vecchia discarica); Giovanni Giannini e Giuseppe D'Inverno (rispettivamente, titolare dell'azienda appaltatrice per i lavori di realizzazione ed adeguamento della discarica, e subappaltatore). Le indagini del pm Guarriello hanno portato non solo ad accertare «il sistematico conferimento di rifiuti pericolosi», ma anche la sostanziale inosservanza del piano di sorveglianza e controllo predisposto dall'Acsa-Ce 3, che avrebbe dovuto indurre ad «interrompere i conferimenti per individuare le cause di inquinamento ed eliminarle ». Ma c'è di più. Uno studio condotto da funzionari dell'Amministrazione provinciale e della struttura commissariale, aveva affermato che «la ex cava si presentava libera dai rifiuti, munita di impermeabilizzazione su tutto l'invaso e dotata di una capacità ricettiva di 400 mila metri cubi. Invece, come risulta dagli accertamenti catastali del Noe, l'area «coincideva, ameno parzialmente con quella che aveva formato oggetto della gestione abusiva e delle contaminazioni prodotte dalla gestione Mastropietro». Perché - ha scoperto Guarriello - costui aveva surrettiziamente accorpato alla particella iniziale altri terreni, mai autorizzati a discarica dalle autorità competenti. Risultato sversamento di sostanze tossiche per 1,9 milioni di mc: cioè, 4 volte e mezzo il volume assentito originariamente». Scavi fino a 32 metri con inquinamento della falda acquifera. Soddisfatto dal sequestro l'avvocato Luigi Adinolfi, portavoce del comitato antidiscarica ed autore dell'esposto in Procura: «Da mesi - dice - segnalavamo l'inopportunità della scelta della struttura commissariale. C'è voluto l'intervento dei giudici per mettere al riparo la salute dei cittadini. Vuol dire che qualcosa non funziona».Chiude la discarica di Lo Uttaro. A mettere i sigilli sono stati poche ore fa i carabinieri del Noe che hanno bloccato le attività della discarica, su disposizione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha visto accolte le sue richieste dal gip. Dodici gli indagati.
Pietro Falco
Giorgio Santamaria

Il sud che serve, a ministri onorevoli e meritevoli

 Destra e meritocrazia: MaryStar Gelmini da Brescia abilitata a Reggio Calabria, Carolina Lussana da Bergamo abilitata a Napoli...


Carolina Lussana ha sostenuto nel capoluogo campano gli scritti dell'esame per l'esercizio della professione. Carolina Lussana è un’onorevole della Lega Nord, 38 anni bergamasca, bionda, molto ma molto in alto nelle classifiche di bellezza parlamentari.
Laureata in Giurisprudenza, è vicepresidente della commissione Giustizia della Camera. L'anno scorso, dopo diversi anni dalla laurea, ha deciso di tentare anche l’esame di abilitazione alla professione. Come sede, invece dei luoghi dove abitualmente vive, Roma e Bergamo, ha scelto Napoli.
Nel capoluogo partenopeo quest’anno la percentuale di promossi alle prove scritte, in base alle prime indiscrezioni, dovrebbe aggirarsi intorno al 30%, gli esami sono stati corretti da una commissione che ha sede a Roma. Agli orali la commissione invece è napoletana e da anni la percentuale di promossi si aggira intorno all’80-90%.
Onorevole, avrà seguito le polemiche nate quando si è saputo che il ministro Gelmini, da Brescia, si era trasferita a Reggio Calabria per sostenere l’esame.
«Sì, ma nel mio caso non c’è da fare polemiche. Quando ministro della Giusizia era Roberto Castelli abbiamo cambiato le regole. Abbiamo introdotto il sorteggio della sede che correggerà i compiti e quindi non importa dove si sostiene l’esame. Non è più possibile andare alla ricerca di esami facili».
Durante la preparazione della legge lei ha sempre dichiarato di essere contro gli esami facili.
«E coerentemente con quanto ho sempre sostenuto, anche se potevo darlo prima, ho preferito aspettare».
Così come è strutturato l’esame non da’ adito a trucchi.
«Penso che si debba fare un’ulteriore passo avanti e capire se è adeguato a selezionare chi dovrà svolgere la professione. Si parla anche di adottare sistemi diversi».
Da vicepresidente della commmissione Giustizia e praticante avrà modo di constatare che cosa non va.
«Non ho bisogno di fare l’esame per capire che cosa non va. Comunque se ne discuterà».
Onorevole, mi perdoni, ma lei dove abita?
«A Roma e a Bergamo»
E perché ha scelto di dare l’esame a Napoli, allora?
«Non avrei potuto frequentare a Bergamo perché vivo tra Roma e Bergamo e allora faccio pratica da un avvocato che ha lo studio a Roma e a Napoli. Ma gliel’ho detto: con me non c’è da fare polemiche».
E la pratica lei la fa a Roma o a Napoli?
«A Napoli».
E perché se abita a Roma e a Bergamo?
«Perché mi è stata data la possibilità di frequentare uno studio a Napoli. Mi era venuto comodo così».

L’onorevole chiude con fare brusco la telefonata. C’era ancora una domanda da farle: se ha cambiato residenza come prevede la legge

Cricche: Bertolaso, l'ultima vergogna

La moglie di un sottosegretario. I figli dei giudici amici, dei generali amici e dei boiardi amici. Perfino la nipote di un cardinale. Tutti assunti (a tempo indeterminato) dalla Protezione civile un minuto prima del cambio della guardia. Con soldi sottratti ai terremotati
Questo si chiama "mettere in sicurezza", solo che più dell'Italia sommersa dalle alluvioni la Protezione civile sembra esperta nel rendere sicure le poltrone del suo personale. E così mentre tutto frana, Guido Bertolaso stabilizza i suoi fedelissimi: 150 precari, spesso d'alto rango, vengono assunti nel botto finale della gestione che ha alternato successi a scandali fino a diventare nel bene e nel male simbolo del modello berlusconiano di governo. Tutto grazie a una nuova legge che prevede "l'assunzione di personale a tempo indeterminato, mediante valorizzazione delle esperienze acquisite presso il Dipartimento dal personale titolare di contratto di collaborazione coordinata e continuativa".

Mentre la pubblica amministrazione falcia i ranghi e il precariato diventa condizione di vita, negli uffici che dipendono da Palazzo Chigi c'è un'ondata di piena di assunzioni che garantisce lo stipendio per figli di magistrati e di prefetti, per mogli di sottosegretari e nipoti di cardinali. Tutti benedetti da una selezione su misura, alla quale ha potuto partecipare solo chi aveva già un contratto precario con il Dipartimento. Un esame affidato a una commissione interna, con poche domande rituali e procedure concluse entro l'estate: così gli ex cococo sono ormai a tutti gli effetti in pianta organica.

E rilette oggi, dopo i crolli di Pompei, le motivazioni che sostengono questa falange di assunzioni hanno un po' il sapore della farsa di fine impero: il testo della deroga al blocco imposto da Tremonti sostiene la necessità di quel personale "anche con riferimento alle complesse iniziative in atto per la tutela del patrimonio culturale". Ma è solo il botto finale: quando Bertolaso nel 2001 mise piede sulla tolda di comando l'organico si basava su 320 unità, passate a 590 nel 2006 e schizzate a quasi 900 alla fine del suo mandato. Cinquecento persone in più in nove anni, con uffici lievitati emergenza dopo emergenza, sempre a colpi di ordinanza e mai in forza di un concorso. Un vero e proprio esercito in cui spiccano gli oltre 60 autisti, distaccati dalle forze dell'ordine, per i dirigenti. L'apoteosi di un sistema di potere nato con il Giubileo del 2000, spalancando le porte degli uffici a figli, nipoti, familiari e amici dell'establishment istituzionale.

E poi, sono arrivati i fedelissimi coltivati a Napoli nelle molteplici crisi dei rifiuti. Un posto per tutti grazie alle parentele giuste nell'esercito o nei servizi segreti, a Palazzo Chigi o in Vaticano, al Viminale o in magistratura, fino a creare una ragnatela di relazioni che sembra plasmata ad hoc per creare consenso verso le attività del Dipartimento e per non disturbare il suo manovratore.

Le parentele scomode iniziano ovviamente da Francesco Piermarini, l'ingegnere-cognato del sottosegretario Bertolaso, mandato tra i cantieri della Maddalena. Ma scorrendo la lista dei beneficiati si svela una rete di favori senza soluzione di continuità. Tra i primi ad essere stabilizzati, a metà di questo decennio, sono stati gli uomini della scorta di Francesco Rutelli in Campidoglio. Dieci "pizzardoni" passati senza semafori dalla polizia municipale di Roma al dipartimento di Palazzo Chigi. Dal fil rouge che lega il Giubileo alla Protezione civile spuntano anche tre supermanager del calibro di Agostino Miozzo, Marcello Fiori e Bernardo De Bernardinis. Facevano parte dell'unità di staff del Giubileo e, grazie al decreto rifiuti del 2008, entrano nel Gotha dei dirigenti generali della presidenza del Consiglio con norma ad personam, e un contratto da 180 mila euro l'anno. Ma sono stati ingaggiati anche ottuagenari che arrotondano la pensione grazie ai munifici gettoni delle emergenze: è il caso dell'83enne Domenico Rivelli, chiamato come "collaboratore per le problematiche amministrativo-contabili per i rifiuti a Napoli".

Storie vecchie, mentre con la stabilizzazione di fine mandato arriva Barbara Altomonte, moglie del sottosegretario Francesco Giro, docente di scuola superiore ed ora dirigente del Dipartimento. E non è certo un caso che in questa ondata la parte del leone la facciano uomini e donne legati a doppio filo con la Corte dei conti, ossia la magistratura che deve vigilare anche sulle spese della Protezione civile.

Proprio nella "sezione di controllo" della Corte un magistrato e due funzionari possono vantare le assunzioni dei propri figli al Dipartimento: si tratta del giudice Rocco Colicchio, di Carmen Iannacone, addetta al controllo degli atti della presidenza del Consiglio, e della segretaria generale Gabriella Palmieri. Spazio anche a Marco Conti, figlio di un altro giudice contabile. Invece Giovanna Andreozzi è stata chiamata dopo il sisma dell'Aquila con l'incarico di direttore generale per vigilare sugli appalti: proviene dalla sezione campana della Corte, presieduta da Mario Sancetta, magistrato sfiorato da più di un sospetto nell'inchiesta sulla Cricca per le relazioni con Angelo Balducci, l'ex numero uno delle opere pubbliche. Tra l'altro, per la Andreozzi è stato attivato un servizio di navetta ad personam tra Roma Termini e gli uffici del Dipartimento.

Quanto alla magistratura, tra gli assunti c'è anche Giovanni De Siervo, figlio del vicepresidente della Consulta Ugo: era entrato come precario con l'ordinanza per l'esondazione del Sarno ora è fisso al reparto "relazioni con gli organismi internazionali". Con l'ultima chiamata per i fedelissimi di Bertolaso, arriva il posto definitivo per Carola Angioni, figlia del pluridecorato generale Franco, capo della missione italiana in Libano ed ex parlamentare Pd. Carola Angioni è entrata come collaboratrice per l'emergenza traffico di Napoli e, dopo essersi occupata di smog, è passata ordinanza dopo ordinanza ai temporali del Veneto, dedicandosi, nel frattempo a qualche puntata in Croazia come ambasciatrice del dipartimento. La legge offre certezza occupazionale anche a Marta Sica, figlia del vicesegretario generale di palazzo Chigi; alla nipote del cardinale Achille Silvestrini; alla figlia del prefetto Anna Maria D'Ascenzo, (ex capo del dipartimento dei vigili del fuoco) e a quella del colonnello Roberto Babusci (una volta responsabile del centro operativo aereo della Protezione civile).

A loro, infine vanno aggiunti altri parenti illustri, legati all'ex presidente Rai Ettore Bernabei, al sindacalista della presidenza del Consiglio Mario Ferrazzano e a Giuseppina Perozzi, capo del personale di palazzo Chigi. Una manifestazione di potere assoluto cui si oppongono i sindacati, con un ricorso contro i metodi selettivi di quest'ultima raffica di assunzioni che verrà discusso a febbraio prossimo di fronte al Tar del Lazio. Anche perché l'ultima ondata dei Bertolaso boys costerà ben otto milioni di euro, in gran parte sottratti ai fondi per l'Abruzzo terremotato.

giovedì 25 novembre 2010

Guinness World Record - La più grande scultura al mondo realizzata con sacchetti di plastica a Fossano (Cuneo, Italia)

pubblicata da Una borsa è per sempre il giorno giovedì 25 novembre 2010 alle ore 12.34
La locandina ufficiale dell'evento GUINNESS WORLD RECORD di sabato 27 novembre a Fossano

Tutti i cittadini del Consorzio SEA sono chiamati -sabato 27 novembre 2010 a Fossano- a battere insieme il record del “Guinness dei Primati” per la più grande scultura al mondo realizzata con borse di plastica, in modo da lanciare un forte messaggio simbolico sulla necessità di cambiare le proprie abitudini e passare dalla cultura dell’usa-e-getta a quella del riuso.

L’appuntamento avrà inizio alle 14,30 in piazza Castello: si prevede l’utilizzo di oltre 50 mila sacchetti, raccolti in queste settimane grazie alla campagna di sensibilizzazione e comunicazione ambientale “Una borsa è per sempre” e nel corso dei momenti informativi organizzati dal Consorzio nei vari Comuni interessati dall’avvio dei nuovi servizi di raccolta rifiuti.
Diverse migliaia di sacchetti sono stati raccolti anche attraverso il coinvolgimento delle scuole primarie del territorio, con il concorso “I virtuosi del Guinness”: i vari plessi scolastici sono stati infatti invitati, nei mesi scorsi, a “sfidarsi” nella raccolta del maggior numero possibile di shopper usa-e-getta in plastica. Le scuole che avranno raccolto le più grandi quantità di sacchetti verranno premiate con spettacoli teatrali sul tema del riuso e con gadget eco-sostenibili.

Questo il programma della giornata:
Ore 14,30 – Inizio delle operazioni di verifica del record da parte del giudice ufficiale del “Guinness World Records”.
Ore 15,00 – Realizzazione della scultura di sacchetti di plastica.
Ore 15,15 – Spettacolo per bambini “Il mago comico Timballo”, a cura dell’associazione Macramé.
Ore 16,00 – Premiazione delle scuole primarie partecipanti al concorso “I virtuosi del Guinness”.
Ore 16,30 – Merenda offerta dal Comune di Fossano.
Per l’intera durata della manifestazione vi sarà un collegamento diretto dalla piazza con Simona Solavaggione di TRS Radio (Fm 104,8:; sito internet www.trsradio.it), radio ufficiale dell’evento.

A validare ufficialmente il tentativo di record sarà presente un giudice del “Guinness World Records”, che verificherà il numero dei sacchetti utilizzati e, in caso positivo, aggiudicherà al momento il nuovo record, premiando con una targa gli organizzatori e tutti i partecipanti.
L’attuale record è stato realizzato il 31 dicembre del 2009 a Los Angeles (Stati Uniti), con l’utilizzo di 36.700 sacchetti in plastica. 
 

L’appuntamento –registrato tra le azioni italiane della

Il tentativo di record rientra come evento simbolico all’interno della campagna di comunicazione e sensibilizzazione “Una borsa è per sempre”, per la promozione delle borse riutilizzabili.

LA RETE DEI COMITATI INVITA TUTTI ALLA ROTONDA - DIFENDIAMO I NOSTRI DIRITTI

DIFENDIAMO   I   NOSTRI    DIRITTI

Abbiamo costretto il Governo Berlusconi a cambiare la legge 123/08  eliminando cava Vitiello

Dobbiamo costringere Provincia e Regione a chiudere la discarica Sari

e bonificare quelle che stanno avvelenando il Parco nazionale del Vesuvio

Dobbiamo costringere i Sindaci a fare per davvero la raccolta differenziata spinta
per ridurre questa tassa insopportabile

Differenziare,  ridurre,  riciclare
conviene a tutti


Venerdì 26 novembre alle ore 18,30

 Rotonda di via Panoramica a Boscoreale

(in caso di pioggia l'incontro si terrà sotto il tendone del Bar Vesuvio a 100 mt. dalla Rotonda)


il  Prof.   Paul   Connett

Università di New York

ideatore del progetto “Zero waste” verso Rifiuti zero


e   Rossano Ercolini Responsabile Rifiuti zero Italia Comune di Capànnori (Lucca)

spiegheranno come si riduce la tassa, si chiudono le discariche e non si alimentano gli inceneritori

La Rotonda della Legalità e della Resistenza ha bisogno del sostegno di tutti

Il presidio della Rotonda sta difendendo la salute, la vita,

la speranza ed il futuro nostro e dei nostri
figli.

Non possiamo, non dobbiamo lasciarli soli !

Occupato il comune. Chiesto il ripristino ordinanze ritirate


Giovedi 25 Novembre 2010 ore 19:26

Occupato il comune. Chiesto il ripristino ordinanze ritirate Circa 150 manifestanti hanno occupato da circa un´ora il comune di Boscoreale. La protesta, che è stata messa in atto in seguito ad una assemblea che si è svolta nel pomeriggio a piazza Pace, punta al "il ritiro delle ordinanze anti-discarica da parte dei sindaci di Terzigno, Domenico Auricchio e Boscoreale, Gennaro Langella". "Una iniziativa - spiegano i rappresentanti del Movimento Difesa del Territorio area vesuviana che ha contraddetto dopo pochi giorni le deliberazioni degli stessi Comuni e che trovavano il grandissimo consenso della popolazione. Grazie a questi atti irresponsabili - si legge nel documento - si è ritornato a sversare nella bomba ecologica chiamata Cava Sari, una cloaca pericolosa, come dimostrano le analisi ambientali fatte dagli stessi Comuni e dalla Provincia". I comitati chiedono il perché le due ordinanze siano state ritirate dal momento che "l´unica iniziativa in tal senso, quella del procuratore di Nola, Paolo Mancuso, non lo imponeva legalmente". I rappresentanti dei comitati ribadiscono la propria volontà di chiudere il sito e di provvedere alla sua bonifica. Secondo quanto si è appreso al momento i manifestanti sono ancora all´interno del palazzo municipale ed è stata danneggiata la serratura della porta dell´antisala della segreteria del sindaco.

Rifiuti, Napolitano bacchetta il governo: dove sono le alternative alle discariche?


25/11/2010 -
Mancanza di alternative idonee alla cancellazione delle discariche inserite nella legge 123 e l'impossibilità di assegnare le funzioni, e i poteri, di sottosegretario ai commissari che dovranno occuparsi della realizzazione dei termovalorizzatori. Sarebbero questi, secondo quanto si apprende da fonti governative, alcuni dei rilievi mossi dal Quirinale sul decreto rifiuti approvato dal governo. Il Colle, sempre secondo le stesse fonti, nei chiarimenti richiesti avrebbe anche sottolineato che il provvedimento andrebbe a danneggiare le provincia di Napoli consentendo ai comuni di continuare a gestire il ciclo di raccolta e trasporto dei rifiuti. Sarebbero dunque diversi i chiarimenti chiesti dal Quirinale al decreto del governo, un provvedimento di 4 articoli arrivato al Colle 6 giorni dopo l'approvazione del Cdm. In particolare gli uffici legali di Napolitano avrebbero sottolineato che si sarebbe proceduto alla cancellazione di tre delle discariche previste dalla legge 123 (cava Vitiello a Terzigno, Valle della Masseria a Serre e Andretta) senza individuare alternative idonee dove trasferire i rifiuti. Ed inoltre il provvedimento non conterrebbe misure adeguate per ottenere effetti positivi immediati sulla situazione, come invece richiederebbe la "necessità e l'urgenza" alla basa del decreto. Un altro chiarimento chiesto dal Colle, sempre secondo quanto si apprende da fonti governative, sarebbe relativo all'articolo che proroga fino al 31 dicembre 2011 la possibilità per i comuni di gestire le attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti. Un articolo che, così come è stato scritto, andrebbe a penalizzare la provincia di Napoli, cui per legge dalla fine di quest'anno spetterebbe la competenza. Altri dubbi il Quirinale li avrebbe sollevati in merito all'attribuzione delle funzioni di sottosegretario ai commissari che dovranno realizzare i termovalorizzatori. Funzioni che consentono di agire in deroga alle normali procedure e che eventualmente potrebbero essere assegnate dopo la dichiarazione dello stato di emergenza.

BERLINO CHIUDE GLI INCENERITORI, NOI SIAMO ANCORA ALLE DISCARICHE"Da "LIBERAL"


Parla Gaetano Pecorella, in missione in Germania con la Commissione sulle Ecomafie «Berlino chiude gli inceneritori, noi siamo ancora alle discariche» «La nostra strategia con i rifiuti è superata: per il futuro si dovrà puntare sul riutilizzo dei materiali, sviluppando la fase del recupero» di Franco Insardà ROMA. «Sono in Germania con la commissione. Qui i termovalorizzatori sono quasi superati e noi stiamo ancora a discutere di discariche». Esordisce così Gaetano Pecorella che, alla guida della commissione d`inchiesta sulle attività illecite connesse al ci- clo dei rifiuti, è in missione proprio in Germania per «vedere se esistono infiltrazioni della criminalità organizzata o condotte di rilevanza penale, soprattutto in relazione ai trasferimenti dei rifiuti provenienti dalla Campania negli anni 2006 e 2007, per le quali si sono aperte delle inchieste».
Presidente Pecorella, ci sono stati dei problemi in quegli anni? Ci sono state sicuramente delle irregolarità.
Oggetto delle nostre inchieste è anche il trasporto transfrontaliero dei rifiuti che, almeno per un certo periodo, è stato d`interesse della criminalità organizzata.
C`è anche la possibilità che ci possano essere nuovi trasferimenti di rifiuti dalla Campania? La Germania è sicuramente interessata, perché ha costruito un sistema industriale di termovalorizzatori che oggi non riescono più a funzionare a regime soltanto con i rifiuti locali. L`Olanda è il Paese che ne porta di più, mentre l`Italia in questo periodo non ne sta trasferendo. La Campania ha fatto una dichiarazione d`intenti, condizionata alla capacità o meno di risolvere autonomamente il problema dello smaltimento dei rifiuti.
Altrimenti? C`è un grande interesse da parte delle industrie tedesche a importare rifiuti. Attualmente a prezzi molto bassi.
Il presidente Berlusconi ha promesso un nuovo miracolo per risolvere l`emergenza. E poi? Intanto è importante risolvere l`emergenza ed è un impegno importante. Penso che l`ipotesi formulata dal presidente Berlusconi sia collegata all`utilizzo della discarica di Terzigno e all`impianto di Acerra. Per il futuro il premier ha data rassicurazione sulla costruzione di un nuovo termovalorizzatore.
Una soluzione che prima lei diceva ormai superata.
Direi residuale, perché si dovrà puntare sul riutilizzo dei materiali, sviluppando la fase del recupero. È l`obiettivo, per esempio, che hanno in Germania è quello di arrivare al 90 per cento del riutilizzo. Il futuro è questo.
Qualche giorno fa il sindaco di Boscoreale ha detto che le discariche fanno comodo alla camorra. E d`accordo? Non è vero, perché le discariche controllate dal pubblico e vicino ai posti dove si producono i rifiuti non servono alla camorra. La criminalità organizzata ha interesse a gestire le sue discariche abusive e i trasporti lontani.
Negli ultimi episodi di Terzigno che incidenza ha avuto la criminalità organizzata? Dalle audizioni che abbiamo svolto magistrati e forze dell`ordine hanno escluso qualsiasi collegamento. Certamente l`aera attorno a Napoli è fortemente infiltrata di attività camorristiche. Al di là della motivata protesta popolare la chiusura di discariche controllate da enti pubblici o il trasferimento dei rifiuti in luoghi lontani deve prevedere soluzioni alternative. Da qualche parte, insomma, i rifiuti devono andare.
In Campania c`è il grosso problema di gestire tutti i rifiuti stoccati in questi anni.
Questo è un problema molto serio. Esistono delle montagne, non in senso simbolico, ma reale, di rifiuti stoccati che dovranno essere smaltiti. Per eliminare le ecoballe stoccate ci vorrebbero alcuni decenni con dei termovalorizzatori funzionanti a pieno regime. È necessario un progetto complessivo. La commissione che presiedo, senza eccezione di schieramento politico, è rimasta impressionata da tutte queste ecoballe che lentamente si romperanno facendo fuoriuscire il percolato in un territorio agricolo. Il problema non è soltanto italiano, credo che l`Europa debba farsene carico.
II corto circuito in Campania c`è stato nel momento in cui, finita l`emergenza, le competenze sono state trasferite agli enti locali.
In altre zone della Campania le province e i comuni hanno risolto il problema.
In Lombardia gli enti locali hanno costruito undici termovalorizzatori. Bisognerebbe abbandonare l`idea, presente in una parte dell`Italia, che tutto deve essere delegato allo Stato.
E allora? Se i comuni facessero bene la raccolta differenziata già una parte dei problemi sarebbe risolta. Nel napoletano c`era stata la proposta di Bertolaso di commissariare una quindicina di comuni perché non avevano raggiunto il livello previsto dalla legge perla raccolta differenziata e ci fu anche allora una rivolta.
«Nelle audizioni sono stati esclusi collegamenti tra le proteste di Terzigno e la camorra»

Paul Connet alla rotonda

Rete dei Comitati vesuviani


Venerdì 26 novembre ore 18,30  Rotonda di via Panoramica a Boscoreale


(in caso di pioggia l'incontro si terrà sotto il tendone del Bar Vesuvio a 100 mt. dalla Rotonda)

sarà presente

Paul Connett

Professore di Chimica Generale, Chimica dell'Ambiente e Tossicologia alla St.Laurence University di New York ideatore del progetto ZWIA  (Zero Waste International Alliance) verso Rifiuti zero

Presenta Rossano Ercolini Responsabile Rifiuti zero Italia

Comune di Capànnori (Lucca)

Partecipiamo tutti !!!

mercoledì 24 novembre 2010

Rischio arsenico dai rubinetti: l'elenco dei 128 comuni fuori legge

L'Unione europea ha bocciato la richiesta di deroga al rispetto dei limiti.
In 128 Comuni italiani di 5 regioni si beve l’acqua all’arsenico. E le concentrazioni di questo metallo pesante sono superiori al consentito, ma ammessi dalla legge grazie a ripetute deroghe, come ha spiegato il Salvagente già mesi fa.
L'Unione europea, però, questa volta ha bocciato la gestione italiana dell'acqua del rubinetto e ha rifiutato la terza concessione di deroga richiesta dal nostro governo.
L’arsenico, infatti, può provocare malattie, perfino l'insorgere del cancro.
La decisione dell'Ue
Così la Commissione europea ha varato un provvedimento che stabilisce limiti di tempo precisi per ciascun comune entro i quali dovranno essere messe a norma le concentrazioni delle sostanze inquinanti.
La novità riguarda 91 Comuni del Lazio (tra le provincie di Roma, Viterbo e Latina), 8 Comuni in Lombardia, 10 in Trentino-Alto Adige e 19 in Toscana.
L'acqua che esce dai rubinetti di questi 128 Comuni contiene arsenico oltre la soglia di 20 microgrammi per litro.
E a Velletri, comune alle porte di Roma, la concentrazione di arsenico registrata nelle acque dalla Asl locale avrebbe addirittura superato i 50 microgrammi/litro, ma ai cittadini non è stato ancora dato l'allarme.

Scarica la lista dei 128 comuni con l’acqua contaminata.
http://www.ilsalvagente.it/allegati/Comuni_a_rischio.pdf

Berlusconi finisce in discarica

Da il Fatto QuotidianoLa speranza di un contraddittorio, tanto di moda nelle invocazioni del centrodestra vicino alla crisi, dura tre minuti. Giusto il tempo della telefonata del premier a Ballarò. Berlusconi chiama, promette che risponderà alle domande di Floris, poi attacca – “siete dei mistificatori”, “la solita arroganza”, “la Rai non è sua” - e infine riattacca. Floris incassa, ringrazia e commenta: “Se uno non mantiene la parola data sono affari suoi”.
Già, la parola del premier e l’emergenza rifiuti. Mentre Berlusconi pensa alle contromosse pratiche, (ma soprattutto politiche, con l’annuncio della chiamata in piazza prima del voto di fiducia) e l’opposizione grida al bluff, a Napoli ha piovuto a dirotto per giorni. I rifiuti per strada si moltiplicano e, con la pioggia, aumenta pure il percolato, che scorre a fiumi lungo le strade della città, tra le montagne di sacchetti abbarbicati sui palazzi. Dal centro alla periferia, dalla città alla provincia: le pozzanghere puzzano più del solito. Un odore strano, putrescente. “S’è so’ rotte ‘e saittelle” dice un venditore ambulante. Sostiene che le fogne non reggono. Ma non è così. La verità è che ora la munnezza è pure liquida, metafora di un Governo che sul presunto miracolo dei rifiuti aveva costruito la sua immagine vincente. E ora soccombe sotto i sacchetti di Napoli, dove si sta consumando una faida violenta tra i legionari del Premier. «Abbiamo tolto i rifiuti in 58 giorni, ed entro tre anni – speriamo due – usciremo definitivamente dall’emergenza rifiuti». Quel 18 luglio 2008, Silvio Berlusconi non spiegò bene cosa ci sarebbe stato dopo quella che per lui era “l’uscita definitiva dell’emergenza”: il baratro.
Rifiuti in discarica, milioni in fumo. Mai nessun commissario aveva avuto i poteri in deroga affidati a Bertolaso per risolvere definitivamente la questiona campana dei rifiuti. La ricetta era semplice: dotare la regione degli inceneritori sufficienti, delle discariche necessarie fino alla costruzione degli impianti, di un piano di raccolta che aumentasse la percentuale di differenziata. Fu chiamato persino l’esercito per garantire la sicurezza dei siti. Nel silenzio colpevole di buona parte dei media, furono pure esautorate le Procure e depotenziate le forze dell’ordine (che non potevano entrare in impianti definiti per legge “siti di interesse strategico nazionale”). Pieni poteri e ampia discrezionalità, nelle scelte e nella spesa. Così, in due anni il ciclo dei rifiuti in Campania ha divorato un altro miliardo di euro. Forse qualcosa in più, perché i rendiconti ufficiali restano rigorosamente chiusi nei cassetti. Ma è certo che oltre 500 milioni sono serviti per le discariche, tra costi di allestimento, gestione e chiusura. Altri 200 per i militari. Novanta sono stati spesi per completare i lavori all’inceneritore di Acerra, di proprietà della FIBE-Impregilo – sotto processo a Napoli proprio per gli appalti sui rifiuti – e gestito dai lombardi di A2A. Secondo le stime la B2, Betolaso e Berlusconi, ha bruciato tra i rifiuti campani risorse pari almeno alla metà di quel che era stato speso dal 1994 al 2008 e che aveva fatto gridare allo scandalo. Nulla, se avesse consentito la risoluzione del problema. Invece, a dicembre di un anno fa Bertolaso, nonostante i segnali evidenti di un fallimento stigmatizzati pure da alcune inchieste giornalistiche, mollava tutto annunciando che l’emergenza era ormai alle spalle. Alla stampa estera convocata d’urgenza il 18 novembre 2009 a Terzigno, Bertolaso spiegò pure che “le discariche aperte hanno una capacità residua di 8 milioni di tonnellate”. Le stesse cifre furono snocciolate davanti ai parlamentari europei in missione. All’estero le “palle”, a Napoli le “balle”: era un bluff e la munnezza per le strade, oggi, lo svela. La macchina della propaganda doveva proseguire dritto per la sua strada. Quella del fango arriverà un anno dopo.
Il generale dicembre. «È un modello che si ripropone e che permette di avere crisi continue e, con queste, mani libere per imporre scelte e appalti»: Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania, spiega da tempo il concetto di “emergenza indotta” nella vicenda dei rifiuti. La situazione attuale, così come altre in passato, è funzionale a un disegno ben preciso: far digerire scelte impopolari e, con queste, affidare i lavori a imprese amiche. Finché, però, si è trattato di attrezzare i primi fossi per fagocitare i rifiuti, la gioiosa e costosa macchina da guerra della B2 è riuscita a garantire tutti gli equilibri delle forze in campo: politici, finanziari, imprenditoriali e criminali. Ma il vero business è quello degli inceneritori. Lo avevano capito pure i Casalesi, che avevano puntato su quello di Santa Maria la Fossa tanto sostenuto da Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario su cui pende una richiesta d’arresto per associazione mafiosa. Un impianto ancora previsto dalla legge 123 del 2008, quello che definiva la road-map di Bertolaso, e che nessuno ha formalmente cassato. Per ogni inceneritore il giro di affari è enorme, l’occasione è ghiotta: 300 milioni di euro per la realizzazione, 50 milioni all’anno per la gestione ventennale (ad Acerra è il doppio, ndr).
Si tratta del più grande investimento produttivo del secolo in Campania. Soldi, tanti soldi da saziare intere generazioni: di politici, di finanzieri, di imprenditori e pure di camorristi. «La verità è che questi pensano sempre e solo a fare il grande affare, non più a fare politica» tuona un anziano consigliere “azzurro” di un comune della provincia di Napoli. Un portatore di tessere e voti, uno che in Forza Italia ci è entrato da subito e da sempre frequenta le stanze dei bottoni del partito di Berlusconi. Insomma, uno che c’era e c’è. Uno che sa. Mentre a Napoli aumentano i sacchetti, tanto che ormai si contano a metri lineari e non più a peso, i maggiorenti del PDL campano litigano come fiere attorno alla carcassa dell’ultimo ghiotto pasto disponibile. Mara Carfagna ha provato a porre un argine, chiedendo che la gestione delle gare e degli impianti venisse affidata al Governatore Caldoro, in qualità di commissario. Il Consiglio dei Ministri sembrava avesse scelto quella linea, salvo poi fare un passo indietro dietro le minacce di Cosentino e i suoi fedelissimi: o i poteri restano alle province, cioè nelle mani di Edmondo Cirielli e Luigi Cesaro o si torna tutti a casa. Subito, a dicembre, come nel 1994.
Un’ipotesi suggestiva, se solo si pensa che sul capo di chi la minaccia pende una richiesta di arresto congelata dall’immunità parlamentare. La più classica delle mosse disperate, che da sola basterebbe a spiegare la portata di una partita che si sta giocando sull’asse Napoli-Roma e che tremare i palazzi e rischia di mettere sotto scacco il Premier. Dal canto suo, la Carfagna quanto a velati ricatti nemmeno scherza. Quell’annuncio di dimissioni da parlamentare non è poi così candido come sembra: al suo posto, subentrerebbe Luigi Muro, ex sindaco di Procida in quota AN. Finiano. Lasciando il suo posto in Parlamento, la bella Mara in un sol colpo segherebbe le gambe al Governo ritagliandosi pure un ruolo da leaderina, linda e pinta, del partito che verrà. Perché, sullo sfondo affaristico, si staglia pure la vicenda dei congressi regionali e di uno statuto, quello varato dal Partito del Premier, che prevede l’elezione dei segretari solo con l’appoggio del 75 per cento dei delegati. In caso contrario, sceglierà il Capo: come nel “ventennio”. Solo che, stavolta, la ‘dittatura’ sembra arrivata davvero al capolinea dopo appena 16 anni. Proprio a Napoli, medaglia d’oro al valor militare, prima città in Europa a insorgere contro i nazi-fascisti.
E proprio sui rifiuti, su cui pure iniziò a scivolare il Governo Prodi prima che Mastella staccasse la spina. Sacchetti, che diventarono poi il predellino maleodorante su cui Berlusconi costruì un consenso bulgaro nei sondaggi. La stessa montagna di spazzatura, sotto il cui peso rischia di tramontare definitivamente la sua stagione politica iniziata, ironia della sorte, nel 1994, proprio come i commissariati straordinari dei rifiuti. Chissà quale delle emergenze finirà prima.

Berlusconi telefona a Ballarò ''Siete dei mistificatori''

SE QUESTO E’ RISOLVERE .........

Berlusconi telefona a ballarò: Dice che di televisione se ne intende, e in questo ha ragione…, ma di sicuro non s’intende di rifiuti e di discariche, la puzza c’è ancora, l’avrei invitato ieri sera a Boscotrecase, nonostante la pioggia, che pure dovrebbe attutire i miasmi c’era una puzza schifosa. Ieri l’altro invece in direzione della discarica, c’era una nube che procurava puzza di bruciato mista a puzza di gas.

La telefonata a Ballarò. Intorno alle 22 il premier chiama in diretta il programma di RaiTre. Si discute di rifiuti, lui parla di un "ritorno di protesta" riferendosi a quanto accadde la sera del 2 giugno scorso, quando a mandarlo su tutte le furie fu un servizio sulla manovra economica del governo. Anche in quel caso telefonata, rapido intervento e giù la cornetta. "Il servizio che avete mandato in onda è mistificatorio - dice - avete fatto vedere una mia garanzia circa la soluzione di un problema in dieci giorni e circa la soluzione di un altro problema in tre giorni. In dieci giorni, attraverso il nostro Dipartimento della Protezione civile, siamo intervenuti, abbiamo rimediato alla situazione ed evitato che i rifiuti producessero miasmi. E abbiamo risolto la situazione intorno al Vesuvio alla fine del nono giorno". Poi continua: "Tre giorni fa avevo detto che i rifiuti dal centro di Napoli, dovuti all'inefficenza delle aziende delagate dal Comune, sarebbero stati rimossi, siamo intervenuti con l'esercito e sono stati rimossi, le nostre promesse sono state mantenute e lei - intima al conduttore Giovanni Floris, che cerca di fargli una domanda - la deve smettere di interrompere quando una persona deve dare una spiegazione conseguente a un misfatto di informazione che è stato commesso".
Berlusconi a Floris: "Siete dei mistificatori". "Se vuole, può venire in trasmissione", dice Floris ma il presidente del Consiglio lo interrompe con toni molto nervosi: "Lei crede che la Rai sia sua ma è pagata dai soldi di tutti gli italiani", dice, mentre il sala monta un mormorìo pronunciato, "non rispondo alle sue domande, voi - continua - siete dei prepotenti e mistificatori, l'ottimo ministro Fitto (ospite in studio, ndr) vi saprà dare delle risposte", "questa vostra tecnica non può funzionare con me che se permette di televisione me ne intendo". E chiude il telefono.
Floris: "Il problema è suo, non di Ballarò". Floris precisa che "noi, come già accaduto, quando arriva una telefonata del presidente del Consiglio la prendiamo, poi se si rimangia la parola è un problema suo, non un problema di Ballarò". Un problema che Floris sollevò - sempre a cornetta riattaccata - anche il 2 giugno quando il premier disse che non era "accettabile sentire in una tv di Stato certe menzogne". Anche allora non lasciò il tempo alle repliche. E il conduttore, come anche stavolta, replicò - sempre a conversazione troncata - che "quello che non è accettabile in una tv di Stato è che si inizi un dialogo e poi si insulti buttando giù il telefono prima che arrivi la risposta". Questa volta il giornalista spiega che "l'identità del nostro programma è che possano confrontarsi il bianco e il nero, esporre le proprie idee e venire confutati o coroborati dalle domande del giornalista. Da dieci anni - continua Floris - Ballarò si caratterizza per questo confronto, con quest'ottica abbiamo sempre ospitato le telefonate di Berlusconi, verrà un giorno che in Italia si potrà far parlare destra, sinistra e centro e noi siamo qui ad aspettarlo. Domani si vota su Rai e pluralismo, e non vorrei che questo intervento sia pontiere del voto...".

martedì 23 novembre 2010

LA RUSSA LASCIA TG3 LINEA NOTTE - SCONTRO RIFIUTI -

Da Lo Strillone Rai1, scontro tra "Mamme Vulcaniche".


Martedi 23 Novembre 2010 ore 8:47

Rai1, scontro tra "Mamme Vulcaniche". Video di Grillo a Terzigno Una "Mamma Vulcanica" intervistata a Uno Mattina provoca la pronta reazione dell´Associazione Mamme Vulcaniche Onlus presieduta dalla signora Venere Stanzione che affida ad una nota stampa le motivazioni della protesta:"L´intervistata non è la nostra rappresentante e non condividiamo quanto detto!".
Anche questo avviene ai piedi del Vesuvio ed é proprio il caso di dire che un´ "eruzione" ,intensa, divide sempre più il fronte delle Mamme Vulcaniche. A partire dai profili su Facebook. Il primo, "Mamme e Donne Vulcaniche", ed il secondo, "Vere Mamme Vulcaniche", che gà in quel "vere" sottintende volutamente la differenza.

All´origine della protesta delle "Mamme vulcaniche", come sottolineavamo in apertura, c´è l´intervento di ieri a Uno Mattina della signora Nazarena Gargiulo, presentata da Michele Cucuzza come presidente del comitato "Mamme Vulcaniche"di Boscoreale, e alcune sue dichiarazioni non condivise. In particolare, nel corso dell´intervista, la signora Gargiulo ha espresso ringraziamenti al Presidente del Consiglio per essere venuto a Napoli e per aver provveduto a cancellare l´apertura di Cava Vitiello.
Di diverso parere le agguerrite signore dell´ L“Associazione Mamme Vulcaniche Onlus ”.
"Negato l´intervento a “Uno Mattina” - scrivono nel comunicato - chi è intervenuto non era il coordinatore delle mamme vulcaniche. L“Associazione Mamme Vulcaniche Onlus ” nella persona di presidente la sig.ra Venere Stanzione, non riconosce nella persona di Nazarena Gargiulo, presente nella trasmissione di RAI 1 “Uno Mattina” in data 22/11/2010, la coordinatrice delle Mamme Vulcaniche attive e presenti sul territorio per difendere la salute dei suoi cittadini, sia perché contrastante con la volontà di codesta associazione, sia perché né presidente né membro della medesima.
L’ Associazione Mamme Vulcaniche Onlus contrariamente a quanto da LEI dichiarato, non ha ottenuto alcuna vittoria, dal momento che neppure il PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, Giorgio Napolitano, è a conoscenza del decreto annullante la CAVA VITIELLO dalla legge 123. CAVA SARI resta e con essa resta il degrado, lo scempio ambientale e i danni alla salute pubblica."

Emergenza Rifiuti: polemiche inutili da Legambiente Campania

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“ E' vergognoso che invece di pensare come risolvere il problema,  i  rifiuti diventano l'occasione per ricatti e rivalita' politiche. Basta insieme al l ciclo integrato dei rifiuti si ristabilisca il ciclo delle responsabilita' non e' possibile che pagare siano sempre i cittadini, l'ambiente e il  territorio”.
“E' assurdo che davanti ad una situazione drammatica , l'emergenza rifiuti in Campania diventa merce di scambio per rivalita' politiche e oggetto  di  ricatto per una guerra interna alla maggioranza. Il lupo perde il pelo ma non il vizio e ancora una volta a pagarne le conseguenze sono sempre i cittadini, la loro salute, l'ambiente ed il territorio. E'  giunto il momento di dire Basta : insieme al ciclo integrato dei rifiuti si ristabilisca il ciclo integrato delle responsabilità ” In una nota Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania commenta le polemiche politiche sulla questione rifiuti in Campania “Mentre parlano, discutono, litigano-prosegue Buonomo di Legambiente- i rifiuti si ammassano per le strade di Napoli e con le piogge è sempre piu' alto l rischio che il percolato possa espandersi ovunque con gravi rischi sanitari. Non bisogna perdere altro tempo, c'è bisogno di una solidarieta'  provinciale e  nazionale senza la quale non si va da nessuna parte. E alle regione del Nord che dicono No ai rifiuti campani ricordiamo che per decenni le nostre discariche hanno accolto i rifiuti tossici provenienti dalle industrie del Nord come    dimostrano le tante inchieste della magistratura. Al di là delle diatribe politiche- conclude il presidente Legambiente Campania- la Regione Campania e le sue articolazione si assuma il ruolo di leadership nella gestione della penultima emergenza rifiuti“.