Queste le foto fatte già da diverso tempo; Foto già segnalate e presentate alla:
-Direzione scolastica.
-Protezione civile.
-Comando dei vigili urbani.
La direzione scolastica ha interdetto la zona, solo a chiacchiere.. TUTTI CI PASSANO, chi è responsabile dice di fregarsene perchè compete alla protezione civile.
La protezione civile ha detto di aver fatto presente la cosa al comune.
Il comune si è rifatto ai vigili urbani i quali hanno detto che hanno segnalato la cosa alla ditta che ha fatto i lavori, che si rifanno alla protezione civile per rendere impossibile accedere all'area.
NEI FATTI DA MESI CENTINAI DI BAMBINI CI PASSEGGIANO SU'..... Tutti in pratica.... tranne quelli che sono riuscito ad avertire personalmente.
Dal Piccolo Museo del Centro Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori un esempio di materiale che non si può, attualmente, trasformare col riciclo.
Un secco indifferenziato che dovrebbe essere eliminato a monte dalle industrie produttrici come ci insegna Paul Connet
ESEMPI DI ORRORI DI PROGETTAZIONE raccolti studiando il residuo del Comune di Capannori “a valle della RD che supera il 75%di resa.
RIFIUTI ZERO VA OLTRE IL RICICLAGGIO PER LA RESPONSABILITA’ ESTESA DEL PRODUTTORE
Dalla commissione d'inchiesta della Provincia: rapporto choc sulla discarica di Pianura
di Daniela De Crescenzo
NAPOLI - Fanghi biologici e da verniciatura e terre di fonderia dalla «Fer.ol.met» di San Giuliano Milanese, morchite, scarichi di collante acrilico e fusti da triturare dalla Sicaf di Cuzzago (Novara), materiale alimentare avariato dalla Codal di Mendicino (Cosenza), residui di resine dalla Set di Parona (Pavia), ceneri dalla Enel di Brindisi, terre di filtrazione dalla Conciaria Bonauro di Chivasso (Torino) polveri di amianto e rifiuti speciali industriali dal centro di stoccagglio di Ferrara di Robassomero (Torino): sono solo alcuni dei veleni finiti da tutt’Italia nella discarica di Pianura.
Eppure quello sversatoio era inizialmente autorizzato a ricevere rifiuti speciali e tossici solo dalla Campania, come si legge a pagina 10 del piano di caratterizzazione del sito redatto dall’Arpac nel 2008. Unica eccezione ammessa (sulla carta, ovviamente) quella delle ceneri provenienti dalle centrali termoelettriche di Taranto. Ma i registri delle comunicazioni sugli sversamenti effettuati dalla «Di.Fra.Bi» (divulgati ieri dalla Commissione di inchiesta sui rifiuti della Provincia di Napoli presieduta da Livio Falcone) dimostrano che a Pianura la norma è stata anno dopo anno coartata fino a permettere che nei 24 ettari del sito fossero portati i veleni da tutt’Italia.
E fossero affidati a una società poi colpita da interdittiva antimafia per sospetti legami con il clan Fabbrocino. Per capire cosa sia realmente successo bisogna avere la pazienza di leggere le cinquanta pagine dell’Arpac che descrivono i cinque sversatoi che sono entrati nell’elenco dei siti di interesse nazionale: quelli più inquinati d’Italia.
Oltre alla discarica autorizzata della «Di.Fra.Bi» a Pianura ci sono anche l’ex discarica comunale di Napoli e quella della ex Citet, più due siti abusivi: quello di Caselle Pisani e quello in in località Spadari. La ex «Di.Fra.Bi», che è stata sistemata nel cratere degli Astroni, ha funzionato dal 1985 al 1996 ed è stata autorizzata a ricevere 730mila tonnellate all’anno di rifiuti urbani e 150mila tonnellate di speciali e tossici.
Come sia stato possibile dire di sì a un sito per rifiuti pericolosi aperto praticamente in città, resta un mistero. È certo, invece, che in totale sono stati portati legalmente 8 milioni di tonnellate di tal quale e 1 milione e 650mila tonnellate di veleni. Nel 1985 gli sversamenti furono ammessi per sei mesi, da allora fino all’’88 ci furono continue proroghe firmate dalla Regione.
Solo nel ’91 ci fu un'autorizzazione definitiva fino al ’93 con successiva proroga fino al ’94, quando il sito fu requisito dal Comune di Napoli per essere definitivamente chiuso nel ’96. Poi c’è stata la lunga querelle sulla sistemazione finale che la «Elektrica», erede della «Di.Fra.Bi» e come la prima società colpita da interdittiva antimafia, concluse dopo molte polemiche nel 2001.
La magistratura la sequestrò nel 2008, subito dopo gli scontri di piazza scoppiati all’ annuncio della riapertura del sito. Se ne era già occupata nel 2000 la commissione ecomafie guidata da Massimo Scalia che nella seduta del 29 marzo del 2000 approvava un documento in cui si scriveva: «Giorgio Di Francia, con il Francesco La Marca, era titolare nei primi anni ’90 della società ”Di.Fra.Bi.” di Napoli, che gestiva la discarica di Pianura. In tale area vennero smaltiti illecitamente, tra gli altri, rifiuti provenienti dall’Acna di Cengio, nonché rifiuti solidi urbani provenienti da regioni del Nord Italia e fraudolentemente fatti entrare in Campania».
Nel 2008, le stesse cose le racconterà un uomo dei casalesi, il manager pentito Gaetano Vassallo: ai veleni sversati legalmente se ne sarebbero aggiunti altri, letali, portati dal Nord e abbandonati a contrada Pisani.
PROVE DI DEMOCRAZIA - LA POLIZIA A POCHI PASSI ASSISTE ALLE MINACCE
(31 marzo 2011)
Brutto episodio sull'isola ieri, durante la visita del premier Silvio Berlusconi: alcuni manifestanti volevano mostrare uno striscione con la scritta "Berlusconi fora de ball, nessuna accoglienza per il principale responsabile di questa indecenza". A quel punto si avvicina un uomo con un giubbotto giallo: "Berlusconi è venuto a salvarvi il culo, portate via questi cartelli. Queste telecamere ve le facciamo mangiare, li ammazziamo come i cani oggi, te lo giuro" Guarda il video
Energia, la lezione dei comuni “Siamo verdi e autosufficienti”. Presentato il dossier di Legambiente sulla diffusione delle rinnovabili nei municipi. Quelli che riescono a fare da soli con vento, sole e biomasse sono quasi mille, e il numero è in continua crescita. “Altro che contributo marginale”
Un comune su otto in Italia è autosufficiente dal punto di vista elettrico grazie a sole, vento, biomasse e geotermia; a Lecce si produce più elettricità verde di Friburgo, la celebrata capitale tedesca del fotovoltaico; nel 94% dei municipi italiani è presente ormai almeno un impianto rinnovabile. Accusate di essere troppo costose, marginali e inaffidabili, le fonti verdi si prendono la loro rivincita e lo fanno con “Comuni Rinnovabili 2011“, il dossier di Legambiente che fotografa la diffusione delle micro centrali ad energia alternativa sul territorio nazionale.
MAPPA INTERATTIVA
Giunto alla sua sesta edizione, il rapporto illustrato oggi a Roma è “la migliore risposta a chi continua a sostenere che il contributo delle fonti rinnovabili sarà comunque marginale nel futuro del Paese”. Una presentazione che ha molto il sapore di un “pride”. “Per capire come stanno davvero le cose – spiega il curatore del rapporto Edoardo Zanchini – occorre guardarle nella giusta prospettiva. Se continuiamo a raccontare la questione energetica partendo dalle potenzialità d’installazione delle fossili è chiaro che non c’è gara, ma se scendiamo sul territorio per capire come le comunità rispondono alle esigenze locali allora i numeri ci danno ragione e ci rendiamo conto che gli obiettivi fissati dall’Unione Europea sono raggiungibili con incredibili vantaggi per tutti”.
“Grazie a questi impianti – si legge nella premessa del documento – si sono creati nuovi posti di lavoro, portati servizi, riqualificati edifici e creato nuove prospettive di ricerca applicata, oltre, naturalmente, a una migliore qualità della vita… senza dimenticare bollette meno salate”. Le cifre di questa rivoluzione che ci sta avvolgendo silenziosamente sono eloquenti. Il rapporto “racconta un salto impressionante nella crescita degli impianti installati nel territorio italiano. Sono 7.661 i Comuni in Italia dove si trova almeno un impianto. Erano 6.993 lo scorso anno , 5.580 nel 2009. In pratica, le fonti pulite che fino a 10 anni fa interessavano con il grande idroelettrico e la geotermia le aree più interne, e comunque una porzione limitata del territorio italiano, oggi sono presenti nel 94% dei Comuni. Ed è significativo che cresca la diffusione per tutte le fonti, dal solare fotovoltaico a quello termico, dall’idroelettrico alla geotermia ad alta e bassa entalpia, agli impianti a biomasse e biogas integrati con reti di teleriscaldamento e pompe di calore”.
Una forza tanto irresistibile quanto discreta che, denuncia ancora Zanchini, “finisce quasi sempre per essere sottorappresentata”. Come testimonia il caso di Tocco da Casauria , municipio premiato lo scorso anno dal Rapporto, ignorato in Italia, e innalzato a esempio virtuoso per il mondo intero dalla prima pagina del New York Times. Le esperienze raccontate e catalogate nel Rapporto, si legge ancora nella premessa, “mettono il nostro paese senza che ve ne sia la consapevolezza, nel gruppo di punta della ricerca internazionale”. Zanchini, oltre a Friburgo, cita quindi il caso di Samso , l’isola danese a emissioni zero. “Lì – spiega – la vocazione alla sostenibilità pubblicizzata globalmente è divenuta motivo di attrazione turistica, ma in Italia la percentuale di realtà simili è altissima e in continua crescita”.
Il Rapporto 2011 esalta in particolare i comuni alpini di Morgex e Brunico per la loro capacità di diventare 100% rinnovabili, non solo per i consumi elettrici ma anche per quelli termici (riscaldamento e acqua calda), attraverso un mix di fonti diverse. Un contributo decisivo, così come avviene per gli altri 18 municipi italiani che possono vantarsi di essere completamente autosufficienti, arriva in particolare dagli impianti di teleriscaldamento a biomasse. Il bacino delle realtà locali virtuose si allarga poi massicciamente se ci si limita a prendere in considerazione l’indipendenza elettrica. In questo caso il numero di municipi 100% rinnovabili balza a quota 964. Importante, per capire davvero la portata del fenomeno, il fatto che nella classifica dei migliori accanto alle “solite” piccole comunità di montagna inizino ad affacciarsi anche delle vere e proprie città e località del meridione. Un capoluogo di provincia come Treviso riesce ad esempio a coprire il 100% del fabbisogno elettrico dei residenti, mentre tra i comuni che raggiungono l’autosufficienza ci sono anche Isernia, Agrigento e Lecce.
“Anche il Sud comincia a muoversi – conclude soddisfatto Zanchini – ma per dare continuità a questa straordinaria rivoluzione occorre semplificare le normative d’autorizzazione, dare certezze agli investimenti, avviare serie politiche di efficienza energetica e iniziare gli indispensabili interventi di adeguamento della rete alle nuove caratteristiche della microgenerazione distribuita”. In altre parole occorre che veda finalmente la luce il Piano energetico nazionale atteso ormai da anni e che sia un piano orientato alla sostenibilità. (Valerio Gualerzi, LaRepubblica)
COMMISSARI DELLA VERGOGNA
Meglio in mare che nelle mani della camorra e della ‘ndrangheta. Il percolato delle discariche campane faceva gola ai clan e costava troppo allo Stato. Per questo, a partire dal 2006, il Commissariato di governo decide di bloccare lo smaltimento fuori regione e trattare i reflui nei depuratori campani, anche se erano o non adatti o non funzionanti. È la spiegazione che ha dato alla Commissione Ecomafia Corrado Catenacci, allora commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, arrestato a febbraio nell’ambito dell’inchiesta Marea Nera. Nel corso di dell’audizione parlamentare,l’ex prefetto ha fornito la sua versione dei fatti sulla vicenda del percolato a mare.
La strategia difensiva dell’ex Commissario ruota tutta intorno a un’affermazione: «Non avevo la minima idea che i depuratori campani non funzionassero». O meglio, «da napoletano sapevo, forse immaginavo che quegli impianti non fossero esattamente un modello, nessuno però mi ha mai detto che i depuratori fossero del tutto non funzionanti». La tentazione dello scaricabarile è forte. Catenacci chiama più volte in causa l’ex presidente Bassolino: «Era il commissario per le bonifiche e i depuratori, io non c’entro nulla». Una giustificazione che però vale solo in parte. Spettava infatti comunque all’ex prefetto la competenza sul percolato: era lui a decidere in quali impianti mandarlo, come smaltirlo, a chi farlo gestire. Catenacci chiama in causa i suoi tecnici: «Io non ho mai firmato nulla. Di questa questione si occupavano il coordinatore Michele Greco e i subcommissari De Biasio (coinvolto nelle indagini insime a Greco, ndr) e Sorace».
Sia chiaro, però: su di loro nessun ombra. Nel suo staff, spiega Catenacci, c’erano carabinieri, finanzieri, ex prefetti e tecnici superesperti, che mai avrebbero potuto decidere di sversare il percolato tossico in mare. «Nessuna inflitrazione della camorra all’interno del Commissariato, ci metto la mano sul fuoco», è la risposta dell’ex commissario a una domanda di Alessandro Bratti del Pd (il più preparato tra i presenti; il deputato campano del Pdl Gennaro Coronella è intervenuto più volte durante la seduta parlando di “pergolato” e non di percolato). Eppure proprio Claudio De Biasio è stato coinvolto in un’inchiesta per concorso esterno per associazione mafiosa: prima di approdare al Commissariato era infatti stato direttore generale del Consorzio Ce4, quello degli imprenditori camorristi Michele e Sergio Orsi. Secondo quanto racconta Catenacci, però, la decisione di far trattare il percolato dai depuratori campani fu preso proprio contro i clan. Lo smaltimento , che avveniva (e avviene tutt’ora a Lamezia Terme) costava allo Stato tra i 4 e i 6 milioni all’anno. E sull’affare, racconta l’ex prefetto, si erano fiondati il clan napoletano dei Pellini di Acerra e la cosca Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. (Giorgio Mottola, Terra)
E' un ritorno alla rotonda che mira a scuotere le coscienze della cittadinanza tutta affinché l'impegno dei cittadini accompagni quello dei comitati che senza sosta è andato avanti senza soluzione, anche dopo il periodo autunnale che ha posto la questione Terzigno al centro dell'attenzione nazionale.
Di nuovo in piazza e di nuovo in prima linea.
Con le Mamme vulcaniche e la Rete dei Comitati vesuviani, diverse centinaia di cittadini di Boscoreale, Boscotrecase e Terzigno sono di nuovo scesi in piazza per protestare contro l'attuale scellerata politica sui rifiuti, che vede tutt'ora in piena operatività una discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio. Tra i presenti a Boscoreale, Padre Alex Zanotelli, ancora una volta al fianco della cittadinanza vesuviana, Tonino Scala di SEL e Angelo Bonelli, segretario nazionale dei Verdi.
Sotto una pioggia battente, che un po' ha rovinato la festa agli organizzatori, il corteo, partito da Piazza Pace, con i "bimbi vulcanici" in prima linea a guidare la risalita verso la via Panoramica, ha raggiunto la Rotonda verso le ore 20,00. Video della manifestazione
Qui è stato allestito un palco dove mamme, bambini, cittadini qualunque e comitati, hanno affermato con forza di voler continuare la loro battaglia senza mai abbassare la guardia,di non dimenticare soprattutto le sofferenze che hanno patito, la scorsa estate, per i miasmi e l'inquinamento preveniente dalla Cava Sari.
Un grazie affettuoso ai Bunt&Bangt che nonostante il cattivo tempo hanno suonato (gratuitamente) con i loro strumenti autocostruiti, una mazza di scopa suonata a mo di violoncello un portafogli vecchio, e bidoni che fungevano da batteria.
BRAVO SINDACO, SPIEGALO A BOSSI
29/03/2011 - Pompei è pronta ad accogliere i profughi del Nordafrica provenienti da Lampedusa. Questo il senso della lettera scritta dal sindaco della città mariana Claudio D'Alessio al prefetto di Napoli, Andrea De Martino. "Stante le note criticità in atto nelle zone del Nord Africa, che hanno portato allo sbarco di migliaia di profughi sulle coste siciliane - scrive il primo cittadino - la città di Pompei, anche in ragione delle sue peculiari tradizioni di solidarietà a cui si è ispirato il suo fondatore, il beato Bartolo Longo, intende farsi carico della drammatica situazione offrendo ampia disponibilità ad ospitare un certo numero di profughi". "Consci del sacro vincolo della solidarietà tra i popoli - prosegue la lettera del sindaco - riconoscendo il diritto inalienabile dei popoli al miglioramento delle proprie condizioni di vita, nonché la legittimità a ricercare più ampi spazi di libertà di pensiero e di azione, la mia comunità intende, dunque, offrire ospitalità agli immigrati".
"Con questo piccolo gesto - aggiunge D'Alessio - intendiamo alleviare, almeno in parte, le sofferenze dei popoli che vivono sull'altra sponda del mare nostrum". I tempi e i modi di attuazione della proposta sono al vaglio dei dirigenti comunali preposti. Pompei ha un legame profondo con Lampedusa in seguito al "patto di amicizia" siglato nel 2008. Con questa iniziativa - si fas notared al comune alle porte di Napoli - Pompei vuole essere vicina alla comunità di Lampedusa che quotidianamente vive sulle sue sponde la realtà degli sbarchi clandestini.
29/03/2011 - Azioni credibili in un piano di gestione che agisca a lungo e a breve termine. E' quanto chiede di "vedere" il Commissario europeo all'Ambiente, Janez Potocnik per la soluzione della crisi dei rifiuti in Campania. Il Commissario in visita in Italia, nel corso di un incontro con la stampa ha sottolineato che la situazione nella Regione è frutto di una situazione che si trascina da tempo per la quale "é impossibile trovare una soluzione rapida". "E' importante che vengano definiti degli impegni di lungo periodo così come è necessario stabilire degli obiettivi nel breve periodo - ha sottolineato Potocnik - che riguardino la raccolta differenziata. Questi passaggi a breve termine darebbero credibilità ad un piano più a lungo termine". La raccolta differenziata e la realizzazione di impianti di compostaggio in Campania, secondo Potocnik, sarebbero una garanzia di una gestione più responsabile per lo smaltimento "delle 8 tonnellate di rifiuti in balle che ci sono in Campania", anche in vista di stanziamenti di fondi europei. Per l'erogazione di fondi europei, secondo Potocnik, è necessario rispondere "a dei criteri". Il primo di questi criteri è che ci sia "un piano di gestione" valido per non continuare ad agire in una gestione straordinaria l'emergenza rifiuti. "Abbiamo esaminato un documento che ci è stato fornito - ha proseguito Potocnik - e vogliamo vedere azioni credibili da parte delle autorità locali. Sono state identificate una serie di carenze e la Campania si deve attivare per rientrare nella normativa europea". Se la Regione non dovesse fornire il "piano di gestione" auspicato da Potocnik, "non avremo altra scelta - ha concluso il Commissario - che quella di procedere con la procedura di infrazione che potrebbe far andare l'Italia incontro a sanzioni".
ASSESSORE COMUNE, A NAPOLI SITUAZIONE SI AGGRAVA
"La situazione in città si sta aggravando. Rispetto a ieri abbiamo a terra circa 100 tonnellate in più". L'assessore all'Igiene Urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli, parla dati alla mano ricordando che negli impianti sono state conferite poco più di 1040 tonnellate (152 a Chiaiano, 466 a Giugliano, 308 a Santa Maria Capua Vetere e 124 a Battipaglia). Secondo i rilievi del Comune, la situazione più difficile si registra a Pianura, a Ponticelli e a San Pietro a Patierno. "Dinanzi a questa realtà - dice Giacomelli - credo che sia corretto dire che c'é preoccupazione". Dal Comune è partito anche un fax all'indirizzo dell'Asl con l'elenco degli accumuli più vistosi "che potrebbero causare problemi igienico-sanitari".
CAMPANIA; LEGAMBIENTE, DA PIANO NULLA DI NUOVO
"Ad una prima lettura del piano ci viene da dire "niente di nuovo sotto il sole".In attesa di analizzare nel dettaglio l'intera relazione ancora una volta possiamo affermare che lo scenario previsto dei quattro forni rimane un regalo alla lobby degli inceneritori ma soprattutto incompatibile con qualsiasi ipotesi serie di sviluppo della raccolta differenziata, del riciclaggio dei materiali e di politiche di riduzioni". In una nota Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania commenta la presentazione del Piano regionale dei rifiuti. "Un piano che per uscire dall'emergenza dimostra di voler rinunciare ad un futuro diverso e ci costringe a rimanere legati ad un eterno presente che non ci piace e che è sotto gli occhi di tutti", conclude Buonomo.
CONFCOMMERCIO; PIANO REGIONE E' BUON PUNTO PARTENZA
"La risoluzione dell'emergenza rifiuti dovrà essere il primo impegno degli Enti Locali nei prossimi anni : per questo riteniamo che il Piano Rifiuti presentato dalla Regione costituisca un buon punto di partenza" E' il commento di Pietro Russo, Presidente Confcommercio Imprese per l'Italia, al Piano presentato dal Governatore Caldoro. "Senza eliminare la vergogna dei rifiuti - prosegue Russo - non si può parlare di sviluppo in Campania. Perciò va salutato con favore un piano che si basa su una pianificazione razionale e di lungo periodo, e non su soluzioni tampone destinate ad esaurirsi in breve tempo. E' difficile entrare nel merito di un documento così complesso - aggiunge - che forse potrà anche essere corretto in corso d'opera : però siamo quantomeno di fronte ad una visione globale del problema e delle sue soluzioni, fuoriuscendo da una concezione puramente emergenziale del fenomeno". "Per questo - conclude Russo - il Piano regionale merita una apertura di credito da parte di tutti. Noi imprenditori abbiamo già fatto molto, a cominciare dalla raccolta differenziata, e vogliamo fare di più: spero che le istituzioni ci chiamino quanto prima per concordare azioni congiunte e nuove forme di collaborazione. Cittadini ed Enti locali devono mettere via egoismi ed interessi localistici poiché tutti dobbiamo contribuire, anche con qualche sacrificio passeggero, a lasciarci definitivamente alle spalle questa tragedia".
Angelo Bonelli (presidente dei Verdi) IN FONDO. I referendum del 12 e 13 giugno rappresentano un bivio fondamentale per il nostro Paese, un appuntamento ben più importante delle elezioni amministrative. Con i referendum si fonda una nuova Italia e si sceglie il futuro che vogliamo consegnare alle generazioni future.
I referendum del 12 e 13 giugno rappresentano un bivio fondamentale per il nostro Paese, un appuntamento
ben più importante delle elezioni amministrative. Con i referendum si fonda una nuova Italia e si sceglie il futuro che vogliamo consegnare alle generazioni future. Si decide se puntare sull’energia del pericolo radioattivo o quella pulita e sicura delle rinnovabili. Si decide se l’acqua è di tutti o delle lobby. Possiamo,
attraverso l’esercizio di uno strumento di democrazia diretta, fermare la privatizzazione di questo bene comune limitato ed essenziale alla vita che, invece, rischia di diventare ostaggio del profitto.Possiamo fermare in modo definitivo la follia nuclearista di un governo che in nome degli affari che ruotano intorno all’atomo (ben oltre 30 miliardi di euro) non esitano a condannarci al rischio radioattivo, dramma che oggi, dopo Chernobyl, deve purtroppo affrontare il popolo giapponese. Possiamo rispedire al mittente il legittimo impedimento riaffermando il principio democratico che “tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge”.
Questo lo sa bene il governo che sta facendo di tutto per sabotare i referendum. Prima ha spostato
le consultazioni referendarie all’ultima data utile a giugno, rigettando la proposta di accorparle
con i ballottaggi delle amministrative, operazione che avrebbe consentito di risparmiare ben 350
milioni di euro, da investire in ricerca e nella scuola. Dopo il disastro di Fukushima, temendo di essere
sommerso da valanga di sì al quesito contro il nucleare il governo ha tentato l’ennesimo inganno con una moratoria di un anno alla costruzione delle centrali: una truffa che serve solo ad affossare il referendum. Dopo giugno riprenderanno il loro percorso, come dimostra il fatto che nello stesso giorno della moratoria il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo sulla localizzazione delle centrali. Gli italiani possono smascherare questi trucchi e scardinare i progetti di un governo mummificato e di un Parlamento che legifera in nome di una sola persona. E sono sicuro che lo faranno attraverso un voto democratico che fermerà chi vuole fare affari sull’acqua e chi vuole condannarci ad un futuro radioattivo.
Il 2 aprile 2011 promette di essere una data importante nella storia dell’ente Parco Nazionale del Vesuvio e delle popolazioni dei comuni che ricadono nell’area Parco. Ad Ercolano, a partire dalle ore 10, si riunisce, presso la scuola Rodinò (di fronte al MAV), la rete dei “cittadini per il Parco”. Il movimento va avanti da qualche mese e si è ingrossato, come un fiume in piena, alimentandosi dell’apporto di una trentina di associazioni (e anche di qualche circolo di partito) che hanno partecipato alle riunioni di zona tenutesi in più comuni dell’area Parco. Il comitato promotore, il motore propulsivo del movimento, è costituito da un “blocco sociale” che vede insieme agricoltori (CIA), ambientalisti (Legambiente), ecogastronomi (Slow Food) e la Rete dei comitati vesuviani, che si batte da anni contro le discariche vecchie e nuove, per la raccolta differenziata e un ciclo di smaltimento dei rifiuti ecologicamente sostenibile. L’obiettivo è quello di guardare oltre l’emergenza. Di lasciarsi alle spalle una lunga fase storica, che ha inizio dagli anni 70, dominata dalla crisi dell’agricoltura, dall’abusivismo edilizio, dallo sfruttamento delle cave, dall’utilizzo delle cave come discariche, da forme di turismo insostenibile, offensivo del paesaggio e dell’ambiente e, da ultimo, dalla decisone del governo di aprire cava Sari e cava Vitiello.
Basta. Un ciclo si è concluso. Per consunzione. Il territorio è stato consumato.
15 anni fa nasceva il Parco Nazionale del Vesuvio. Tutela dell’ambiente, valorizzazione delle aree naturalistiche di pregio, rilancio della agricoltura, sviluppo di un turismo sostenibile, valorizzazione del patrimonio culturale, riqualificazione dei centri storici. Questa era la “mission” istituzionale del Parco. Ha fallito. Ma loro, i “cittadini per il Parco”, vogliono riprovarci. Vogliono ripartire.
Per la salute, per l’ambiente, per la qualità della convivenza civile, per il lavoro, per lo sviluppo
Per riflettere- “Salviamo il Pianeta ed il futuro!” Le parole di “Severn Suzuki” la bambina di 12 anni che zittì il mondo all’assemblea dell’ ONU sono un forte monito di accusa per tutti! Diffondetelo nelle scuole e ovunque perché si faccia la differenza e si cominci a pensare alle cose serie. Severn Suzuki una bambina di 12 anni che parla in rappresentanza di un gruppo di giovanissimi, rivolgendo parole di denuncia e di monito ai Potenti del mondo all’ assemblea dell’ ONU del 1992: Severn Suzuki é arrabbiata perchè i “grandi” stavano rovinando il mondo e attraverso questa sua lettera chiedeva “espressamente” ai potenti di smettere di pensare ai loro affari, alle guerre e a tutto il resto: Severn domandava a tutti di “Salvare il Pianeta ed il futuro dei giovani” . Tanti suoi coetanei stavano morendo per fame…La terra si stava letteralmente trasformando in una selva deserto a causa dell’inquinamento e delle contaminazioni da nucleare. Un fortissimo atto di accusa ed un monito per tutti noi, al nostro disimpegno e alla nostra indifferenza, mentre restiamo a guardare che il pianeta muore intorno a noi muore e nessuno fa niente per cambiarlo…Video fortemente educativo da diffondere ampiamente nelle scuole per farlo ascoltare ai nostri giovani, con l’obiettivo di smuovere le coscienze di tutti.
Severn Suzuki era, nel 1992, una bambina. Piccola come i nostri figli, una bimba che non ti stupiresti di vedere mentre gioca a palla in cortile di una nostra città.
No la immagineresti nelle favelas, non la immagineresti con un fucile in mano, non la immagineresti a morire vittima dell’acqua inquinata.
No! No la Immagineresti mai in queste situazioni. Lei è una “nostra figlia”. La figlia del nostro benessere, con il suo vestito carino e sistemato. Ti scandalizzeresti anzi se la vedessi girare nuda per le strade, non pensando che molti bambini girano nudi ogni giorno nel terzo mondo, perchè non hanno vestiti.
La penseresti a discutere con la mamma perchè lei vuole andare in discoteca e non a “fare la morale” ai potenti del mondo. Eppure …
Eppure lei lo ha fatto. Gli ha fatto la morale. E non aveva il timore referenziale che prende noi “adulti” di fronte al “potente”. Non aveva il timore delle conseguenze, non era un’arrogante e non si avvertiva nelle sue parole la prosopopea tipica di chi si può permettere di “cantargliene quattro” a qualcuno.
No! La sua voce, le sue parole semplici, di bambina, erano pallottole che colpivano al cuore i potenti. Lei faceva solo una domanda: Se voi “grandi” insegnate a noi bambini a non litigare, perché fate la guerra? Se voi “grandi” insegnate a noi bambini ad essere generosi, perchè non usate i soldi delle guerre per sfamare i bambini che muoiono di fame?
Ingenuità? Banalità? forse … Ma è quell’essere ingenui come solo i bambini sanno esserlo. Quelle domande banali ed imbarazzanti che solo i bambini sanno fare. Perchè?
Perchè le parole di un bambino arrabbiato non sono mediate dalla cultura e dalle convenzioni sociali. E’ rabbia che nasce dal cuore ed esce così comè: pura come solo un bambino sa esserlo.
E Severn era arrabbiata perchè i “grandi” stavano rovinando il mondo. I “vecchi”, e per un bambino un trentenne e “vecchio” stavano consumando le risorse, inquinando l’acqua, bucando l’ozono, facendo estinguere specie animali …
Era arrabbiata Serven perché i potenti non impedivano che gli uomini rovinassero il nostro mondo: Lei in quel mondo doveva viverci.
Due domande mi sono sorte spontanee sentendo le sue parole:
Siamo sicuri che quel “cantargliene quattro” fosse limitato ai potenti? Non riguardava ognuno di noi? Non era rivolto a noi adulti e alle nostre auto sempre più grandi e al nostro fare beneficienza “al conto corrente numero …” per avere la sensazione di fare qualcosa senza impegnarsi troppo?
E poi? Era il 1992. Un bambino nato il giorno del suo discorso avrebbe oggi 17 anni. Cosa è cambiato? Non potrebbe forse questo ipotetico bambino rilanciarci oggi le accuse che Severn ci lanciò allora?
Potrei scrivere un intero libro, ma non riuscirei ad avere l’effetto delle parole di quella bambina, e quindi cedo a Lei la parola, alla bambina di ieri, di oggi e, mi auguro, non di domani.
Ecco il testo integrale ed il video del discorso di Severn Suzuki del 1992 ai Delegati delle Nazioni Unite:
“Buonasera, sono Severn Suzuki e parlo a nome di ECO (Environmental Children Organization).
Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni e cerchiamo di fare la nostra parte, Vanessa Suttie, Morgan Geisler, Michelle Quaigg e me.
Abbiamo raccolto da noi tutti i soldi per venire in questo posto lontano 5000 miglia, per dire alle Nazioni Unite che devono cambiare il loro modo di agire.
Venendo a parlare qui non ho un’agenda nascosta, sto lottando per il mio futuro.
Perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o alcuni punti sul mercato azionario.
Sono a qui a parlare a nome delle generazioni future.
Sono qui a parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il pianeta e le cui grida rimangono inascoltate.
Sono qui a parlare per conto del numero infinito di animali che stanno morendo nel pianeta, perchè non hanno più alcun posto dove andare.
Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono de buchi nell’ozono, ho paura di respirare l’aria perchè non so quali sostanze chimiche contiene.
Ero solita andare a pescare a Vancouver, la mia città, con mio padre, ma solo alcuni anni fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori.
E ora sentiamo parlare di animali e piante che si estinguono, che ogni giorno svaniscono per sempre.
Nella mia vita mia ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici e giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto questo.
Quando avevate la mia età, vi preoccupavate forse di queste cose? Tutto ciò sta accadendo sotto i nostri occhi e ciò nonostante continuiamo ad agire come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni. Io sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del fatto che non le avete neppure voi.
Non sapete come si fa a riparare i buchi nello strato di ozono, non sapete come riportare indietro i salmoni in un fiume inquinato, non sapete come si fa a far ritornare in vita una specie animale estinta, non potete far tornare le foreste che un tempo crescevano dove ora c’è un deserto.
Se non sapete come fare a riparare tutto questo, per favore smettete di distruggerlo.
Qui potete esser presenti in veste di delegati del vostro governo, uomini d’affari, amministratori di organizzazioni, giornalisti o politici, ma in verità siete madri e padri, fratelli e sorelle, zie e zii e tutti voi siete anche figli.
Sono solo una bambina, ma so che siamo tutti parte di una famiglia che conta 5 miliardi di persone, per la verità, una famiglia di 30 milioni di specie.
E nessun governo, nessuna frontiera, potrà cambiare questa realtà.
Sono solo una bambina ma so e dovremmo tenerci per mano e agire insieme come un solo mondo che ha un solo scopo.
La mia rabbia non mi acceca e la mia paura non mi impedisce di dire al mondo ciò che sento.
Nel mio paese produciamo così tanti rifiuti, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, e tuttavia i paesi del nord non condividono con i bisognosi.
Anche se abbiamo più del necessario, abbiamo paura di condividere, abbiamo paura di dare via un po’ della nostra ricchezza. In Canada, viviamo una vita privilegiata, siamo ricchi d’acqua, cibo, case abbiamo orologi, biciclette, computer e televisioni.
La lista potrebbe andare avanti per due giorni.
Due giorni fa, qui in Brasile siamo rimasti scioccati, mentre trascorrevamo un po di tempo con i bambini di strada.
Questo è ciò che ci ha detto un bambino di strada: “Vorrei essere ricco, e se lo fossi vorrei dare ai bambini di strada cibo, vestiti, medicine, una casa, amore ed affetto”.
Se un bimbo di strada che non ha nulla è disponibile a condividere, perchè noi che abbiamo tutto siamo ancora così avidi?
Non posso smettere di pensare che quelli sono bambini che hanno la mia stessa età e che nascere in un paese o in un altro fa ancora una così grande differenza; che potrei essere un bambino in una favela di Rio, o un bambino che muore di fame in Somalia, una vittima di guerra in medio-oriente o un mendicante in India.
Sono solo una bambina ma so che se tutto il denaro speso in guerre fosse destinato a cercare risposte ambientali, terminare la povertà e per siglare degli accordi, che mondo meraviglioso sarebbe questa terra!
A scuola, persino all’asilo, ci insegnate come ci si comporta al mondo.
Ci insegnate a non litigare con gli altri, a risolvere i problemi, a rispettare gli altri, a rimettere a posto tutto il disordine che facciamo, a non ferire altre creature, a condividere le cose, a non essere avari.
Allora perché voi fate proprio quelle cose che ci dite di non fare?
Non dimenticate il motivo di queste conferenze, perché le state facendo?
Noi siamo i vostri figli, voi state decidendo in quale mondo noi dovremo crescere.
I genitori dovrebbero poter consolare i loro figli dicendo: “Tutto andrà a posto. Non è la fine del mondo, stiamo facendo del nostro meglio”.
Ma non credo che voi possiate dirci più queste cose. Siamo davvero nella lista delle vostre priorità? Mio padre dice sempre siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo.
Ciò che voi state facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole.”
E, per chi vuole sentire queste parole (in inglese sottotitolato) dalla viva voce di questa bambina ecco qui sotto il video la traduzione in italiano ( Fonte: Altraopinione)
Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”
25/03/2011 - Una città intera ha partecipato alla manifestazione per la Fincantieri e lo sviluppo del territorio. A Castellammare di Stabia, tutti i negozi dalle periferie al centro, anche nelle strade dove il corteo non è passato, hanno chiuso i negozi. Anna Rea, a nome dei sindacati, ha definito questa mobilitazione "la primavera di Castellammare". "In piazza ci sono con i lavoratori i commercianti, la Chiesa, tutte le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Cisal e Ugl - ha detto Anna Rea della segretaria nazionale della Uil - ed è vergognoso che l'amministrazione ed il sindaco che rappresentano la sintesi della città, in un giorno come questo, non siano in testa al corteo. Qui la Fincantieri, storia realtà produttiva, non ha lavoro. E' in attesa di due pattugliatori promessi dal governo che, se anche arrivassero a settembre, non coprirebbero tutta la forza lavoro. Ed è molto preoccupante la situazione dell'indotto dove i lavoratori sono in gran parte sotto ricatto dei padroncini. C'é l'Avis che costruiva carrozze ferroviarie ormai dismessa. Pensiamo che ci sia un disegno sconosciuto su questo territorio che punta alla vendita dei suoli per trasformare la città in un luogo per affari o malaffari".
Rea chiede quindi, a nome dei lavoratori e di tutti i sindacati, un tavolo istituzionale unitario con Fincantieri, le amministrazioni comunali, regionali e provinciali, Confindustria, Confcommercio e tutte le segreterie sindacali per creare il bacino di costruzione navale e "bloccare questo vergognoso e ridicolo ping pong tra l'assessore regionale ai Trasporti Sergio Vetrella e l'amministratore delegato dell Fincantieri, Giuseppe Bono sul piano industriale del cantiere a Castellammare".
La Rea afferma che ipotizzare un futuro turistico a Castellammare è assurdo " se prima non si salva un' industria importante come Fincantieri e le terme di Stabia che l'amministrazione comunale sta depauperando per insipienza e incapacità". La segretaria nazionale della Uil propone quindi che Castellammare sia trasformata 'citta'-laboratoriò per passare dalla crisi alle opportunità esempio per tutta la Campania.
Un'ultima stoccata da parte di Anna Rea va al sindaco Bobbio: "Non c'é la disperazione oggi in piazza, come ha detto Bobbio che farebbe bene ad ascoltare anziché dare giudizi sul sindacato".
Educazione al riuso creativo del PET.
Nella continua ricerca di attività, progetti, novità che parlano di riciclo e riuso del PET mi sono imbattuto in un interessante sito, Jesterka, creato dagli utenti dei corsi tenuti da Veronika Pospíšilová. Si tratta di corsi per bambini di età scolare e prescolare nei quali si insegna, giocando, il riuso di materiali di scarto e in particolare di PET.
Veronika Pospíšilová lavora dal 1999 in diverse scuole elementari e materne proponendo laboratori nei quali i bambini diventano i protagonisti. I bambini materializzano le loro inquietudini creando insetti e animali, sviluppano l'intelletto e mettono a freno l'irrequietezza, spesso amplificata, in quei bambini che provengono da situazioni sociali svantaggiate.
Questi laboratori, importanti anche come educazione ambientale, Veronika li chiama "Experiential Education".
Queste esperienze si possono fare anche a casa coinvolgendo i propri figli.
La grande battaglia della discarica Zinzi e Sibilia: "Qui non la vogliamo" di STELLA CERVASIO
Caldoro temporeggia, ma dovrà uscire allo scoperto prendendo una decisione nel prossimo consiglio regionale. La situazione è precipitata nella seduta di mercoledì quando una maggioranza trasversale ha approvato una norma che consente il superamento della provincializzazione nello smaltimento dei rifiuti. Questo ha provocato forti contrasti in aula, non più legati all'appartenenza di partito, ma alla difesa dei territori di provenienza. Sono usciti dall'aula, contestando il metodo, tutti e quattro i consiglieri regionali salernitani del Pd, compreso Vincenzo De Luca, mentre più prevedibilmente, spaccando la maggioranza, a sbattere la porta è stato anche il vicepresidente della giunta Giuseppe De Mita, che ha invitato l'Udc a seguirlo.
Rifiuti, i tre punti della crisi
Ieri, al convegno per i 60 anni dell'Ugl, il governatore Caldoro ha dichiarato che "tutte le regioni gestiscono il ciclo dei rifiuti in un equilibrio condiviso. Non è quindi un'iniziativa del Consiglio contro qualche Provincia. È un problema che dobbiamo affrontare e risolvere insieme in maniera coordinata, con il consenso di tutte le Province che hanno espresso in queste settimane solidarietà e promesso azioni di sostegno per le aree in crisi. Non ci devono essere rigidità in questo senso. Tutti siamo interessati a un governo del ciclo dei rifiuti di ambito regionale".
La nuova emergenza
Favorevole anche il sindaco Iervolino alla decisione che i poteri di programmazione siano di competenza del presidente della Regione, come aveva chiesto presentando un sub-emendamento alla legge sismica Gennaro Salvatore, capogruppo di "Caldoro presidente". "Mi auguro - dice il sindaco Iervolino - che la legge vada avanti per permettere un'equa distribuzione dei rifiuti: noi abbiamo il 53 per cento della popolazione in provincia di Napoli sull'8 per cento del territorio".
Contrario al superamento della provincializzazione il presidente della Provincia di Caserta Domenico Zinzi: "Una proposta inaccettabile che mira a coprire l'incapacità e le inadempienze della Provincia di Napoli". Zinzi ha invitato poi gli intellettuali autori dell'appello che chiedevano di evitare nuove emergenze a Napoli: "Si rivolgano ai cittadini perché facciano la differenziata". Pronta la risposta dell'assessore Giacomelli: "Nel piano regionale dei rifiuti, che sta redigendo per la Provincia di Zinzi l'ex assessore Umberto Arena, (che suscitò la colorita esclamazione di Bassolino nel programma di Rai Tre "Report", ndr) ha stimato che della raccolta differenziata campana il 61 per cento torna in discarica". Contrario anche il presidente della Provincia di Avellino, Cosimo Sibilia: "Si è tentato di dare un colpo di spugna alla legge tentando di infliggere nuove ferite al territorio irpino". Dice no alla provincializzazione del ciclo dei rifiuti il deputato Nello Formisano, segretario regionale dell'Idv: "Una legge sbagliata da cambiare al più presto". A favore della solidarietà "ma non del solito scaricabarile" il capogruppo regionale del Pse Gennaro Oliviero. Contro i localismi il consigliere regionale e coordinatore provinciale di Alleanza per l'Italia Giuseppe Maisto e quello del Pdl Luciano Schifone: "Chi difende l'assurdo principio della provincializzazione - ha detto in consiglio regionale il capogruppo del Pdl Fulvio Martusciello - vuole Napoli sommersa dai rifiuti. Su questa legge occorre un dibattito serio e articolato"
Mancava la Provincia. Aggiornata la Conferenza dei servizi su cava Sari
Ecco il resoconto della Conferenza dei servizi per l'A.I.A. della discarica ex Sari (Pozzelle 3):
"Pochi giorni fa, il 21 Marzo, presso la sede del Settore Provinciale Ecologia, Tutela dell’Ambiente Disinquinamento e Protezione Civile di Napoli, si è tenuta la conferenza dei servizi avente a oggetto l'Autorizzazione Integrata Ambientale per la discarica per rifiuti non pericolosi ex cava Sari, in Terzigno, località Pozzelle, gestita dall'Asia S.p.A. durante la quale sono emerse importanti novità ufficiosamente "conosciute dai più" ma di fatto ufficializzate nel corso della riunione. Secondo il dottor Luigi Cossentino dell’Arpac già nel 2007 sarebbero state svolte indagini di caratterizzazione, volte a constatare la contaminazione del suolo, nell'ambito del SIN (sito di interesse nazionale) per l'ex Cava 3, località Pozzelle: le indagini vennero svolte dal Commissariato per l'emergenza rifiuti e come controcampione dall'Arpac (in virtù di un piano approvato dal Ministero dell'Ambiente in data 8 Giugno 2007). Il risultato a cui si pervenne fu il superamento di alcuni analiti (sostanze determinate durante l'analisi chimica), nello specifico antimonio, stagno e mercurio, nei limiti previsti dal d.lgs. 152/2006. Tali indagini non vennero convalidate per la mancanza di un terzo campione di comparazione. Il piano, approvato dal Ministero dell'Ambiente, prevedeva la messa in sicurezza della falda acquifera ma venne improvvisamente e "bruscamente" abbandonato e mai messo in esecuzione. L'Arpac ha richiesto una nuova e completa caratterizzazione del sito al fine di conoscere il suo stato di contaminazione/inquinamento. L'ingegner Carotenuto dell'Università degli studi di Napoli Parthenope insiste su questa linea, esigendo chiarezza sul processo di regimentazione delle acque depurate e non, nonché sulle modalità di smaltimento annesse alla prima tipologia. La Ecodeco, infatti, ha dichiarato che non essendovi una rete fognaria ove dovrebbe confluire l'acqua depurata (sostanzialmente il percolato depurato e ripulito) questa per legge dovrebbe essere sversata sul terreno circostante o servire addirittura per l'irrigazione, oltre che per il lavaggio dei camion e delle strutture della discarica. Dura l'obiezione del responsabile della Sari Roberto Fiorini, che reputa una pazzia irrigare le coltivazioni con il percolato depurato. Il rappresentate dell'ASL NA 3 Sud, dottor Nicola Trinchese, ritiene piuttosto opportuno acquisire studi epidemiologici scientifici sulla cava in modo tale da poterli confrontare con quelli effettuati su altre discariche per ottenere un quadro organico circa le ricadute in materia di salute pubblica. Il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, intervenuto veementemente nel corso della riunione, si è dichiarato invece contrario all'ipotesi di costruzione di qualsiasi vasca di accumulo di acque depurate ribadendo di volere la chiusura immediata della Sari. E' emerso infine il problema grave derivante dalla mancanza di coperture sulla discarica, che di fatto è a cielo aperto, e la mancanza di strutture di raccoglimento delle acque piovane, situazione che va ad aggravare ulteriormente lo stato d'inquinamento del terreno: il verbale della conferenza si conclude affermando in tono ironico che "nonostante tutto la discarica è ritenuta a norma, senza prendere in considerazione tutto quello che negli anni", in barba ai controlli approssimativi o che non sono mai stati effettuati, "ci è finito all'interno". Francesco Servino
UN BUON SEGNALE ..... MA NON BASTA .. Cava Sari, differenziata record nei comuni vesuviani
La protesta tornerà il 30 marzo. Quel giorno le mamme vulcaniche e la rete dei comitati che si battono contro la discarica Sari, nel cuore del Parco Vesuvio, hanno organizzato un corteo dal titolo evocativo: «La Rotonda, il ritorno». Il riferimento è alla rotonda di via Panoramica, teatro di scontri con le forze dell'ordine durante i giorni della rivolta. «Torneremo nel luogo simbolo della protesta, per ribadire il nostro no alla discarica e il nostro sì alla raccolta differenziata», spiegano i cittadini. Ma la tensione dalle parti del Parco Vesuvio resta alta anche per altre ragioni: il percolato, l'impianto di compostaggio, la fos da conferire a Terzigno. In Regione si è tenuta una conferenza di servizi per discutere di una variante al progetto della Sari che permetta di utilizzare il percolato lavorato in discarica, mediante la realizzazione di apposite vasche, «per usi interni». In Provincia, invece, si sono incontrati i 18 sindaci della cosiddetta «zona rossa», quelli che sversano nella Sari. Nel corso dell'incontro i sindaci hanno ribadito l'esigenza di dar vita ad un corretto ciclo industriale, basato sulla complessiva riduzione dei rifiuti ed il potenziamento della raccolta differenziata. E per raggiungere l'obbiettivo è stata avanzata la proposta di realizzare alcuni impianti intermedi per il trattamento dei rifiuti organici e delle altre frazioni, in modo da abbatterne i costi di trasferimento fuori regione e diminuire la pressione fiscale. Un sito per il compostaggio, per esempio, che per ora il sindaco di Terzigno Domenico Auricchio osteggia. E dalla sua parte ci sono molti rappresentanti dei comitati. Tutti d'accordo, poi, nell'opporsi all'ipotesi di utilizzare cave dismesse per accogliere la fos (frazione organica stabilizzata) proveniente dallo Stir di Tufino. Spiega Giuseppe Capasso, presidente della comunità dei sindaco del Parco: «In riunione ho manifestato la mia contrarietà, sia per la delicatezza dell'ecosistema vesuviano, sia per la sostanziale inutilità di fare ricorso ad ulteriori discariche in presenza di una raccolta differenziata spinta». E proprio la differenziata è la vera buona notizia della querelle rifiuti nel vesuviano. Dice ancora Capasso: «Dall'accordo firmato con il presidente del Consiglio per cancellare la sciagurata decisione di aprire Cava Vitiello e limitare il conferimento a Cava Sari ai soli comuni vesuviani sono trascorsi 5 mesi. Da allora, a fronte delle 600 tonnellate di rifiuti al giorno da conferire nella discarica Sari, i 18 Comuni autorizzati ne hanno ridotto progressivamente la quantità a circa 350 tonnellate, aumentando il livello di raccolta differenziata che ha superato la soglia del 40% con punte che sfiorano il 70% a San Sebastiano al Vesuvio». Francesco Gravetti Il Mattino
Pensavate che la storia delle discariche fosse finita? Pensavate che l’ennesimo miracolo avesse trovato finalmente la sua concretizzazione? E invece no! Giusto il tempo che la cronaca internazionale coprisse copiosamente le nostrane vicissitudini che la provincia di Napoli ha organizzato in sordina una riunione con i sindaci della zona rossa, intimando loro 30 giorni di tempo per trovare i siti di stoccaggio per la FOS (Frazione Organica Stabilizzata ovvero in assenza di percolato). L’altro ieri s’è tenuta a piazza Matteotti una riunione a causa dei nuovi problemi legati allo smaltimento dei rifiuti nella città di Napoli.
La proposta della SAPNA (Sistema Ambiente Provincia di Napoli), la S.p.A a socio unico, soggetta al coordinamento e al controllo dell’amministrazione provinciale del capoluogo, è stata quella che i diciotto comuni dovranno farsi carico della FOS proveniente dallo STIR (ex CDR) di Tufino. Così facendo, Napoli potrà nuovamente depositare i suoi rifiuti nell’ormai saturo sito del Nolano. L’idea sarebbe quella di mantenere per due anni e mezzo questa FOS entro i confini dei comuni vesuviani in modo da realizzare, nel frattempo, i siti di compostaggio di Caivano, Pomigliano e l’inceneritore a Napoli est.
L’ipotesi sembra alquanto bizzarra, lunghezze burocratiche ed esperienza ci insegnano che nella malaugurata ipotesi tutto ciò accadesse, quella dei due anni sarebbe soltanto una rosea previsione rispetto a quanto normalmente accade in questi casi. Siti di stoccaggio provvisori decennali, e cattedrali nel deserto fungono ancora da monito alla promesse mancate della politica. Dei 92 comuni della provincia di Napoli ancora una volta si chiede il sacrificio alla zona rossa ovvero quella a più alto rischio vulcanico ma anche la più preziosa dal punto di vista naturalistico e paesaggistico con la presenza del Parco Nazionale del Vesuvio e di un flusso turistico complessivo di circa quattro milioni di visitatori l’anno.
Ha tutto questo una logica?
La procura di Napoli ipotizza infiltrazioni dei clan nella gestione della discarica. Protestano i cittadini, i Verdi: “Solidarietà a chi è stato preso in giro”. Cava Sari: i comitati tornano in piazza.
L’emergenza immondizia in Campania ed in particolare in provincia di Napoli fa registrare continui aggiornamenti. Tutti drammatici. A Chiaiano la DDA di Napoli ha indagato su presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione della discarica e presunte irregolarità nella fase di assegnazione degli appalti. Il procuratore della Repubblica, Giovandomenico Lepore, ha emesso undici avvisi di garanzia e i carabinieri del Noe hanno perquisito la discarica, l'unica che assicura parte del conferimneto dei rifiuti alla città di Napoli. L'accusa ipotizza che sarebbero stati i clan a condizionare la gestione degli appalti.
E mentre la procura ha disposto la «caratterizzazione» della discarica per accertare se vi siano state infiltrazioni di percolato o di altro materiale pericoloso a causa (questa l’ipotesi dei pm) di una cattiva impermeabilizzazione del fondo cava, i cittadini si sentono presi in giro e stanno protestando vivamente. "Esprimiamo piena solidarietà ai cittadini di Chiaiano - dichiarano il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli ed il presidente provinciale Carlo Ceparano - per la truffa di cui sono stati vittime, fanno bene a protestare anche in modo duro. Il Governo e Bertolaso infatti avevano assicurato che quella discarica era immune da infiltrazioni malavitose e che sarebbe stata gestita al meglio. Non è andata così almeno da quello che emerge dalle inchieste della Procura della Repubblica di Napoli da cui emergono dati terrificanti".
Dalle parti del Parco Vesuvio, però, la situazione non è meno tesa: qualche giorno fa si è tenuta una conferenza di servizi in Regione, per discutere della realizzazione di vasche di contenimento per il percolato della discarica Sari di Terzigno. In Provincia, poi, i sindaci dell'area protetta, quelli che sversano nella Sari, si sono riuniti per discutere dei cosiddetti "impianti intermedi" (quello per il compostaggio, per esempio). Intanto, il 30 si torna in piazza: "La Rotonda...il ritorno", è il nome della manifestazione che partirà da piazza Pace dalle 18 ed è stata organizzata dalle Mamme vulcaniche e dalla Rete dei Comitati.
(Fonte Foto:Rete Internet)
Autore: Francesco Gravetti
Il Comitato “Mamme Vulcaniche” e la Rete dei Comitati vesuviani in questi mesi hanno ripetutamente promosso incontri con i Sindaci della “zona rossa” col solo unico scopo di spingere gli amministratori ad uscire dal tunnel della perenne “emergenza” che soffoca questo territorio, i suoi abitanti, le sue attività, il suo sviluppo, il suo futuro.
La discarica di cava Sari, con gli attuali conferimenti di circa 300 tonnellate al giorno di rifiuti, potrebbe durare più di un anno.
La Provincia di Napoli ha intenzione di portare la “FOS” nel Parco del Vesuvio e noi ci siamo opposti con tutte le nostre forze e continueremo a farlo in tutte le forme possibili.
Siamo preoccupati di cosa succederà con l’approssimarsi del caldo per la puzza, i danni all’ambiente e alla salute.
Siamo preoccupati per cosa succederà quando la Sari sarà completa! Allo stato non è stato previsto alcun piano alternativo alle discariche. Forse si pensa di aprire un altro buco nel Parco del Vesuvio?
Non abbiamo mai e non vogliamo abbassare la guardia sulle richieste che da tempo presentiamo alle autorità a tutti i livelli: Europa, Governo, Regione, Provincia e Comuni.
- Azioni concrete e incisive per un ciclo dei rifiuti secondo le norme UE (riduzione dei rifiuti, raccolta differenziata spinta in tutti i comuni vesuviani, impianti efficienti di compostaggio, filiere e trattamento della frazione secca indifferenziata, piattaforme per riuso e riciclo) che porti alla strategia “rifiuti zero”.
- Chiusura della discarica Sari
- Bonifica dell’intero territorio vesuviano
- Tutela della salute dei suoi abitanti
Per tutto questo il 30 marzo 2011 alle ore 18
da piazza Pace a Boscoreale partirà il Corteo che segnerà il nostro
Ritorno….alla Rotonda di via Panoramica
Partecipiamo tutti e facciamoci sentire per difendere la salute, la vita, il futuro nostro e dei nostri figli. Associazione “Mamme Vulcaniche” Rete dei Comitati vesuviani
21/03/2011 - I carabinieri del Noe stanno perquisendo la discarica di Chiaiano, alla periferia nord di Napoli, nell'ambito di un'inchiesta della Dda su presunte infiltrazioni camorristiche nella gestione dell'impianto e presunte irregolarità nell'assegnazione degli appalti. Dieci gli avvisi di garanzia emessi dal procuratore, Giovandomenico Lepore, e dai sostituti Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio. Secondo l'accusa i clan avrebbero condizionato la gestione degli appalti, in particolare quello per la fornitura di argilla; tra gli indagati vi sarebbero dirigenti della società che gestisce l'impianto.
L'inchiesta sulla discarica di Chiaiano a Napoli che ha portato oggi alla emissione di 11 avvisi di garanzia verte sulla società Ibi, che gestisce il sito oltre ad altri impianti in Campania e a quello di Bellolampo a Palermo, e sulla Edil Car, controllata dalla famiglia Carandente, che ha ottenuto il subappalto. L'ipotesi della procura è che attraverso queste due società (la prima già destinataria di un'interdittiva antimafia) i clan camorristici Mallardo e Zagaria controllassero lo sversamento dei rifiuti e i relativi appalti.
Agli atti dell'inchiesta ci sono le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui l'ex imprenditore del settore dei rifiuti Gaetano Vassallo. Agli indagati vengono contestati i reati di traffico di rifiuti e frode in pubbliche forniture. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri del Noe, quando si decise di allestire una discarica nella cava prima adibita a poligono di tiro venne usato materiale di qualità scadente per impermeabilizzare il suolo: in particolare si fece uso di argilla estratta abusivamente nel Salernitano. Il risultato fu che il suolo è rimasto permeabile e il percolato è finito nel sottosuolo. Nel corso dell'operazione, i militari hanno sequestrato un'altra discarica di 15.000 metri quadri a Giugliano di proprietà della famiglia Carandente, ritenuta vicina al clan Mallardo. Anche da questo impianto sarebbe stato preso materiale per allestire la discarica di Chiaiano.
Su un articolo pubblicato oggi dalla Repubblica il professore Umberto Veronesi, presidente dell’Agenzia di sicurezza nucleare, dichiara “Propongo la moratoria ma io non rinnego l'atomo”. Anche dopo l'emergenza che ha colpito il Giappone, il Prof. Veronesi continua a straparlare del nucleare.
Fin dall'inizio abbiamo contestato la sua nomina, in quanto persona non competente in materia di sicurezza nucleare. E avevamo ragione. Già mesi fa sul sito del Pinocchio nucleare svelavamo tutte le bugie del professore. Dichiarava per esempio che potrebbe dormire avendo in camera da letto scorie nucleari: “non esce neanche la minima quantità di radiazioni” oppure che trovare un deposito per le scorie nucleari non è un problema.
Il Prof. Veronesi ha continuato a svolgere il ruolo di “piazzista nucleare”. E dovrebbe essere quello che ci “proteggerà” dalle centrali di Berlusconi ed ENEL?
Per questo Greenpeace con le altre associazioni ambientaliste, riunite nel Comitato "Vota Sì per fermare il nucleare", ha chiesto le dimissioni dell’intero vertice dell’Agenzia di sicurezza nucleare.
Veronesi si è lamentato che l’Agenzia di sicurezza nucleare ancora non ha nessuna struttura e che fanno le loro riunioni al bar. È il luogo adatto per persone che su una materia tanto delicata hanno fatto solo chiacchiere da bar. È il commento del nostro direttore Giuseppe Onufrio.
Mi viene un'idea: Basterebbe allargare la sua stanza da letto.
NUCLEARE NO.
Il motivo è semplice. La gestione della "monnezza" è un esempio di come le cose funzionino da noi. Una gestione affidata alla criminalità e alla politica del malaffare che non guarda in faccia nessuno. Proviamo ad immaginare cosa succederebbe con lo smaltimento delle scorie, per non parlare poi delle aziende che avrebbero l’affidamento dei controlli tecnici dei reattori! Io non ho alcuna intenzione di affidare la mia salute e quella dei miei figli a certa gente. L’italia non ha bisogno del nucleare. E’ un paese che ha tutto: vento, sole e acqua. Dal canto suo il governo toglie gli incentivi. (veramente grandi)..... Visita il sito il pinocchio nucleare
Entro il 2050 l’uranio sarà esaurito
Non basterebbe uno scaffale di libri per mettere sul tavolo le ragioni pro e contro il nucleare. Questo articolo si limita ad informare riguardo ad un singolo aspetto, quello dell'uranio. E del suo possibile esaurimento entro i prossimi quarant'anni.
Il governo dice che le centrali saranno pronte entro il 2020. Quello che nessuno dice è che per allora l'uranio potrebbe essere sulla via dell'esaurimento. Lo scorso ottobre l'analista Adam Schatzker, del gruppo finanziario RBC Capital Markets, ha affermato che le previsioni sulle estrazioni di uranio registreranno dei deficit a partire dal 2012-13, con un conseguente aumento del suo costo sul mercato
1. Un deficit destinato a crescere negli anni a seguire. Solo in questo primo scorcio di 2011, ad esempio, il prezzo è aumentato già del 32% rispetto all'anno prima
2. A determinare la scarsità dell'elemento, a parere di Schatzker, sarà l'impennata della domanda nel mondo e soprattutto della Cina. Lo scorso luglio Pechino ha annunciato l'intenzione di costruire 60 nuove centrali entro il 2020, che andrebbero ad aggiungersi a quelle già esistenti. Secondo la World Nuclear Association, se il progetto andrà in portò la potenza nucleare cinese toccherà quota 85.000 megawatt, circa nove volte quella attuale. Ma ogni centrale necessita di 400 tonnellate di uranio all'anno, il che porterà ad un picco delle importazioni, e quindi dei prezzi. Solo nel 2010 la Cina ha importato 17.136 tonnellate di uranio, il triplo rispetto al 2009. Come al solito, sono i grandi numeri di Pechino a spostare gli equilibri del resto del mondo.
A ciò va aggiunta la fine dello smantellamento dell'arsenale atomico russo entro il 2013, che ridurrà l'uranio a portata di mano in circolazione.
Oggi nel mondo sono operativi 441 reattori nucleari in 30 paesi, per una capacità totale di oltre 376 gigawatt, i quali necessitano ogni anno di 69.000 tonnellate di uranio. Attualmente, 59 nuovi reattori sono in costruzione; altri 493 (tra cui i quattro che dovrebbero sorgere ne Belpaese) sono stati proposti o pianificati e altri 84 progetti, infine, sono in fase studio. Se tutti questi progetti dovessero essere implementati, secondo l'Agenzia Internazionale dell'Enegia Atomica (IAEA) la produzione di energia dovuta al nucleare toccherà quota 807 gigawatt4.
Nel 2007 l'Uranium Resources, Production and Demand, nota come Red Book, che viene pubblicata ogni due anni in collaborazione da IAEA e NEA, le agenzie per l'energia nucleare rispettivamente dell'Onu e dell'Ocse, contabilizzava circa 5,5 milioni di tonnellate di uranio nelle riserve accertate e quasi il doppio (10,5) in quelle ancora da scoprire. Sufficienti per foraggiare le centrali per oltre 100 anni. Il successivo rapporto del 2009 rivedeva le cifre al rialzo. Stime in realtà ottimistiche. Va escluso dal computo l'uranio presente in mare (tre parti per miliardo, per un ammontare di 4-5 miliardi di tonnellate totali) e quello situato a rilevante profondità, il cui costo sarebbe esorbitante rispetto ai ricavi finali.
Ai ritmi attuali le riserve di uranio effettivamente utilizzabili potrebbero già essersi esaurite entro il 2050. Lo sostiene Yogi Goswami condirettore del Clean Energy Research Centre dell'Università della Florida, in un'intervista al quotidiano Decchan Cronichle dello scorso settembre5.
I giacimenti di uranio accertati sul pianeta sono stimati in 4-5 milioni di tonnellate. Un consumo di 69.000 tonnellate annue li esaurirà in 42 anni. O forse la metà, se come sembra il numero delle centrali raddoppierà entro i prossimi venti. Con la conseguenza che quando tutti i reattori saranno pronti non ci sarà più combustibile per alimentarli.
Le tecniche di riprocessamento, che porterebbero al reimpiego delle scorie già esauste, sono attualmente in fase di studio o comunque non prolungherebbero la disponibilità di uranio in misura significativa.
A onor del vero, secondo gli analisti un aumento del costo dell'uranio non comporta necessariamente un aumento del prezzo dell'energia prodotta. Questo perché l'uranio per il 5-10% sui costi operativi, mentre gli idrocarburi incidono per l'80%. Ma chi ci assicura che le compagnie che avranno in gestione le centrali non ricaricheranno il prezzo ad ogni minima oscillazione delle quotazioni del combustibile, esattamente come l'arbitraggio che i colossi petroliferi esercitano sul prezzo del greggio?
Non dimentichiamo che in ogni caso il nucleare coprirebbe solo una fetta del nostro fabbisogno energetico, la cui parte del leone sarebbe sempre e comunque appannaggio dei combustibili fossili.
Una conclusione. Che le rassicurazioni sulla sicurezza delle centrali che (si spera non) avremo sul nostro territorio e le lodi sui benefici dell'energia prodotta sono ben poca cosa di fronte ai rischi che l'opzione nucleare comporta, lo sappiamo tutti.
Ma l'aspetto più perverso e più inquietante del (non) dibattito sul nucleare è la carenza di informazione. Se i sostenitori dell'atomo ripetono come un mantra che non si decide sull'onta dell'emozione, si può rispondere che non si decide neppure se non c'è informazione.
Le millantate promesse del governo sull'indipendenza energetica si scontrano con una realtà ancora più allarmante di quanto non suggerisca l'evidenza.
Se prima credevamo di dover importare uranio per far funzionale le centrali, ora rischiamo di costruire le centrali e di doverle chiudere poco tempo dopo per carenza di combustibile.
Giusto in tempo per accollarci tutti i costi e i rischi di questa scelta senza neppure aver goduto dei vantaggi.
Domenica 20 Marzo dalle 10.00 alle 13.00 a Torre Annunziata in Corso Umberto I (zona Bancodinapoli-IntesaSPaolo) inizia la raccolta di firme per la
“ Differenziata Day ” e che nei prossimi giorni proseguirà in tutta la città.
Torre Annunziata che sversa in cava Sari è il fanalino di coda dell'area vesuviana con il 25% di differenziata (dati Legambiente 2010) e con la petizione cittadina si invita l'amministrazione comunale a fare di più e meglio per mettersi al pari degli altri comuni vesuviani ( 50% in media).
L'iniziativa promossa dal progetto Cittadini campani per un piano alternativo dei rifiuti è organizzata dalla Rete dei Comitati vesuviani, dal Comitato per la salvaguardia del creato e dall’Associazione Sicumera in previsione della manifestazione di tutti i Comitati e Movimenti della Campania del 9 aprile prossimo a Napoli.
L’iniziativa oplontina prevede la partecipazione attiva dei cittadini che, con le loro firme, chiedono all’amministrazione comunale di incrementare la Raccolta Differenziata PORTA A PORTA, quale prima e fondamentale fase di un Ciclo dei Rifiuti efficace, sostenibile e richiesto dalla Commissione Europea.
I Cittadini di Torre Annunziata e della Campania credono fermamente nel gesto CIVILE e quotidiano della Raccolta Differenziata perché, dopo 17 anni, rappresenta una vera occasione di RISCATTO e perché annulla scelte dannose e costose quali Discariche e Inceneritori, imponendo ATTI CONSAPEVOLI che non danneggino più nessun abitante di questa regione
Rete dei Comitati vesuviani
Comitato per la salvaguardia del creato
Questo il testo della petizione:
All’Assessore all'Ambiente
Al Presidente del Consiglio Comunale
p.c. Al Sindaco di Torre Annunziata
Petizione popolare per l’incremento della raccolta differenziata porta a porta RSU
PREMESSO CHE
1) la normativa vigente (legge 14 luglio 2008 n. 123) obbliga il Comune di Torre Annunziata a raggiungere il 50% di raccolta differenziata entro il 31/12/2011 che attualmente è al 25% di RD
2) la raccolta porta a porta è l'unico sistema che permette di raggiungere in tempi brevi percentuali di raccolta
superiori al 50%
3) nelle zone di Torre Annunziata dove la RD è già attiva si raggiungono percentuali notevoli
4) la raccolta differenziata e la presenza della filiera del riciclaggio, così come stabilito daldirettiva quadro sui
rifiuti (2008/98/CE), sono, insieme alla riduzione della produzione di rifiuti, la via maestra per risolvere alla radice il problema rifiuti e impedire così definitivamente la vergognosa presenza di cumuli di rifiuti per le strade e discariche nel Parco nazionale del Vesuvio
5) è un diritto dei cittadini pretendere che si incrementi la raccolta differenziata porta a porta
si chiede
all’Amministrazione comunale di Torre Annunziata di impegnarsi, in tempi certi e celeri, che il servizio di raccolta differenziata domiciliare, “porta a porta”, dei rifiuti urbani finalizzata al riciclo e al recupero dei materiali avvenga sull’intero territorio comunale, segua i percorsi delle filiere certificate e si impegni a raggiungere al più presto le percentuali previste per legge.
I Comitati cittadini si impegnano al controllo del raggiungimento degli obiettivi previsti.
Mai nessuno è superiore o estraneo a ciò di cui profitta. Il tiranno istituzionalizza la stupidità ma è il primo a servire il proprio sistema, il primo a soggiacere alle istituzioni: è sempre uno schiavo a comandare gli schiavi.
SESTA EDIZIONE CONCORSO BOSCOTRECASE IN FIORE "il balcone più bello"
DISCARICA?
NO GRAZIE...
NOI CREDIAMO NELLA DIFFERENZIATA
Alla dolce puzza della discarica
Amo alzarmi assieme al sole che sorge,
guardare il mio Vesuvio ogni mattino,
respirare l'aria fresca e frizzantina.
Ai miei figli, ho insegnato a guardare il cielo,
assaporarne l'odore specie in primavera,
ad ascoltare il vento
e il rumore del mare.
Da piccoli li ho messi a piedi nudi
sull'erba bagnata di rugiada
e quando mi han guardato
con occhi spaventati
gli ho sussurrato:è bellissimo.
Da quando lo Stato questa
bella discarica ci ha donato
una bella puzza regna per le strade.
Ora ai miei figli devo insegnara
a trattenere a lungo il fiato
e un corso accellerato di apnea
devo assolutamente fargli fare.