martedì 31 maggio 2011

INVITO ALLA CITTADINANZA ALLA MANIFESTAZIONE FINALE "BALCONE IN FIORE" SECONDA EDIZIONE



MANIFESTAZIONE FINALE

Sabato 4 giugno 2011
Piazza Municipio
Ore 19

Saranno premiati:

* I 10 balconi più belli, giudicati da una giuria di esperti nel settore florovivaistico.
* Le piazze più belle.
* Gli spazi delle scuole elementari e medie.
* Gli spazi pubblici allestiti per l’occasione.
Inoltre tra tutti i partecipanti non premiati saranno estratti 10 nominativi ai quali verrà assegnato un kit di giardinaggio.

La serata sarà animata dal gruppo musicale
* “AMMESCAFRANCESCA”
* Dal coro e dalla banda delle scuole di Boscotrecase!
*  
LA CITTADINANZA TUTTA E’ INVITATA A PARTECIPARE

lunedì 30 maggio 2011

Vetro amico della salute

L'Italia è il paese europeo che ricicla più vetro e i consumatori vorrebbero che un numero maggiore di alimenti fosse confezionato con questo materiale, considerato più "sano" ed ecologico. Presto un nuovo impianto a Frosinone per il trattamento del rottame proveniente dal riciclaggio

di MONICA RUBINO

Naturale, puro e sicuro. Una barriera perfetta per la conservazione di qualsiasi prodotto, dagli alimenti alle bevande, ma anche farmaci e cosmetici. E' il vetro, il materiale preferito dai consumatori italiani (sei su dieci lo comprano, secondo dati Assovetro) ed europei, che lo associano a uno stile di vita sano e sostenibile secondo un sondaggio condotto dalla Feve, la Federazione europea dei produttori di contenitori in vetro. E anche la Commissione europea, dopo la messa al bando dei biberon in plastica (policarbonato) contenenti Bisfenolo A, ha raccomandato ai genitori di preferire bottigline di vetro in quanto "più sicure per la salute umana". La direttiva europea del 28 gennaio 2011, infatti, ha bloccato la produzione di biberon in policarbonato dal 1° marzo, mentre dal 1°giugno scatta il divieto di commercializzazione e importazione in tutti i paesi dell'Ue.


Il sondaggio. Quasi tre quarti dei consumatori europei (74%) preferiscono il vetro come materiale da imballaggio per cibi e bevande per diverse ragioni, tra cui la conservazione del gusto (54%), la salute e la sicurezza (48%) e il rispetto dell'ambiente (43%). E' il risultato di una ricerca condotta dalla società indipendente In Sites Consulting per conto delle Feve in 17 paesi europei su un campione di età compresa tra i 18 e 55 anni. Secondo lo studio, il vetro vince anche il trofeo dei materiali più riciclati: 80,1% in Europa e addirittura 86,3% in Italia. Inoltre i consumatori desiderano più vetro di quanto sia disponibile sugli scaffali. Lo studio dimostra, infatti, che mentre per alcune categorie, come vino o bevande alcoliche, il mercato della domanda e quello dell'offerta sono in sintonia, non è lo stesso per altri settori. Per l'acqua, il 39% dei consumatori preferirebbe acque minerali in vetro, per mantenerne più a lungo intatta la purezza. Il 40% vorrebbe in vetro i succhi di frutta mentre per le bevande analcoliche la percentuale è del 37%, per il latte del 39% e per lo yogurt del 35%. E' chiaro che per la grande distribuzione è più comodo maneggiare prodotti contenuti nella plastica, più leggera e infrangibile. Ma è proprio vero che il vetro sia così pesante e fragile?

Caratteristiche del vetro. "In realtà, ha la stessa densità dell'alluminio, classificato come metallo leggero - spiega Luciano Piergiovanni, professore del Dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari dell'Università di Milano - Negli ultimi 30-40 anni il peso dei contenitori in vetro è diminuito di molte decine di grammi ed è stato al tempo stesso irrobustito. Il vetro si rompe ancora, certo, ma fragilità non vuol dire debolezza: la rottura, infatti, avviene sotto carichi molto alti". Tra tutti i materiali di imballaggio, è sicuramente il più antico (si ritiene che il suo impiego risalga ad almeno 5mila anni fa, ad opera dei Fenici) e ha tre caratteristiche fondamentali che lo rendono sicuro per alimenti e farmaci: "L'inerzia fisica - continua Piergiovanni - ossia l'assoluta barriera che il vetro oppone al passaggio di gas o vapori e l'impossibilità di fenomeni di 'migrazione' di sostanze nell'alimento; l'inerzia chimica, ossia l'assenza di reazioni chimiche nel contatto tra contenitore e contenuto; infine la trasparenza alla luce visibile, che permette di controllare direttamente lo stato del contenuto, ma che è combinata a una forte impenetrabilità da parte delle radiazioni ultraviolette, le più pericolose per gli alimenti".

Le buone pratiche. A salvaguardia della sicurezza dei consumatori Assovetro, l'associazione italiana dei produttori, ha redatto assieme all'Istituto Superiore di Sanità (Iss) le linee guida per la buona fabbricazione e la tracciabilità dei contenitori. Il controllo della filiera produttiva è facilitato anche dal fatto che le vetrerie industriali (GUARDA L'INTERATTIVO 1) rappresentano un caso, quasi unico, di aziende che nella stessa unità produttiva fabbricano sia il materiale che il contenitore finito, spesso già etichettato e pronto per l'uso, come abbiamo potuto vedere alla Bormioli Rocco di Bergantino in Veneto (GUARDA IL VIDEO 2), senza nessuna lavorazione transitoria tra materie prime e prodotto finale. Tra i settori che nel 2010 hanno "tirato" maggiormente c'è quello dei flaconi per l'industria farmaceutica e cosmetica, che ha registrato un incremento nella produzione dell'11,8% rispetto al 2009. Nel complesso lo scorso anno è stato positivo per il vetro, con una produzione generale pari a più di 3 milioni e 650mila tonnellate (+5,43% rispetto al 2009).

La possibilità del vetro di poter essere riciclato all'infinito senza perdere le sue proprietà originali ha spinto Assovetro a puntare più decisamente sul riuso del rottame proveniente dalla raccolta differenziata, al punto da investire in un nuovo grande impianto di trattamento nel Centro-Sud: "Sorgerà in provincia di Frosinone - annuncia Antonio Lui, presidente della sezione Vetro cavo di Assovetro - e potrà trattare 200mila tonnellate di vetro proveniente da riciclo all'anno. Entrerà in produzione a metà del 2012".
La Repullica (30 maggio 2011)

NUCLEARE: ANCHE LA GERMANIA CI RIPENSA

ENERGIA
Germania, addio al nucleare
ultimo reattore spento nel 2022
Berlino sarà la prima potenza industriale a rinunciare completamente all'atomo, che attualmente copre il 22% del suo fabbisogno energetico. Dei 17 impianti chiusi dopo il disastro di Fukushima, 8 non saranno più riattivati. L'annuncio del ministro dell'ambiente: "Non torneremo indietro"

BERLINO – È fatta: la Germania della cancelliera cristianoconservatrice Angela Merkel è la prima grande potenza economica a dire addio all’atomo. Alle prime ore del mattino, dopo un lungo vertice alla Cancelleria e consulti con le opposizioni di sinistra, i sindacati, le Chiese, le parti sociali e il ministro dell’Ambiente, il democristiano Norbert Roettgen ha dato l’annuncio: tra dieci anni, nel 2021, l’ultimo dei 17 reattori atomici tedeschi sarà spento.


L’addio al nucleare costerà 40 miliardi di euro, e sarà accompagnto da uno sforzo ancor più massiccio di quelli già intensi compiuti finora per la riconversione alle energie rinnovabili e pulite. Berlino, sull’onda del terrore provato dalla società tedesca e da tutto il pianeta per la tragedia di Fukushima, si è dunque decisa a bruciare i tempi e a dare l’esempio a tutto il mondo.

Non ci sarà un ritorno indietro, non sarà possibile perché la nostra decisione lo vuole escludere, ha detto Roettgen. Ecco i principali punti del piano governativo, deciso dopo aver sentito la commissione etica bipartisan del Bundestag e dopo negoziati di un’intensità senza precedenti con le opposizioni, cioè socialdemocrazia, verdi e Linke:

1. Le date di spegnimento. L’ultimo reattore sarà spento nel 2021, tra appena dieci anni. Dal 2021 al 2022 tre reattori saranno tenuti in standby, pronti all’uso, in caso di rischio di blackout.

2. Dopo il 2022? Sarà tenuto in stand-by come riserva un solo reattore, ma solo per la produzione di energia in caso di emergenze e per evitare blackout.

3. I costi della riconversione. I media e gli esperti li hanno calcolati in 40 miliardi di euro. Il mantenimento della tassa sull’energia atomica pagata dai produttori di energia aiuterà a finanziare la spesa.

4. Gli obiettivi della riconversione. Tra il 2020 e il 2030 il governo vuole che le energie rinnovabili passino a coprire almeno tra il 70 e l’80 per cento del totale del fabbisogno d’energia della prima potenza economica europea.

5. La situazione attuale. Da alcune settimane sono accesi pochissimi dei 17 reattori: molti sono spenti per controlli di sicurezza o manutenzione. Per cui già adesso la percentuale di fabbisogno energetico fornita dalle centrali atomiche tedesche, 17 per cento circa del totale, è decisamente inferiore a quella (22 per cento) che la Germania ricava da eolico, fotovoltaico, biomassa e altre energie rinnovabili.

La tragedia di Fukushima, il decollo dei Verdi che sembrano in marcia verso il traguardo di divenire primo partito d’opposizione (e in alcuni sondaggi sono il primo partito tout court) e le disfatte elettorali del centrodestra negli ultimi mesi in molte elezioni regionali, a vantaggio soprattutto degli ecologisti, hanno dunque convinto Angela Merkel a una svolta radicale. La cancelliera aveva infatti cancellato (nel 2009) il programma di addio dolce all’atomo lanciato nel 1998 dalla Spd del suo predecessore Gerhard Schroeder e dai suoi alleati Verdi dell’allora ministro degli Esteri Joschka Fischer.

Il centrodestra sosteneva le ragioni dell’atomo e della lobby atomica, dicevano i critici. Ma, come ella stessa ha ammesso in pubblico, Fukushima ha costretto a una riflessione profonda: un rifiuto dell’atomo nella società e una tempesta di dubbi nella stessa Dc tedesca. Già da anni, l’economia tedesca si prepara a vivere senza atomo: mentre la dipendenza dalle centrali, dal 1998 a oggi, è diminuita dal 33 per cento al 17 per cento del fabbisogno totale di elettricità, l’efficienza energetica dell’industria made in Germany è cresciuta del 48 per cento e il paese è diventato molto più competitivo e global player di economie come quella francese che invece scommettono tutto sul nucleare.

Le prime reazioni del mondo economico (come un duro commento dell’amministratore delegato di Daimler, Dieter Zetsche) sono state negative: criticano l’eccessiva fretta e parlano dei rischi dell'insufficienza energetica. La Merkel ha deciso di ignorare riserve e ‘nyet’ dei poteri economici, pure sostenuti dall’ala destra del suo partito e dai suoi alleati di governo liberali (Fdp), e di seguire la scelta degli elettori e del paese reale. Ascoltando opposizioni, sindacati e chiese più che non i produttori d’energia e gli imprenditori.
La Repubblica (30 maggio 2011)

BOSCOREALE, LE MAMME VULCANICHE ORGANIZZANO LA GIORNATA DI SCREENING TUMORALE


Il Mediano 29/05/2011
Esiste una correlazione medico-scientifica tra inquinamento e insorgenza di patologie croniche e tumorali? Le Mamme Vulcaniche cercano risposte ed organizzano la giornata di screening tumorale in Piazza Pace.

Giornata di screening tumorale a Boscoreale, in provincia di Napoli, organizzata dall'Associazione Mamme Vulcaniche Onlus e sostenuta dai Verdi, in occasione della giornata mondiale della tiroide. Presso il punto mobile allestito in Piazza Pace, antistante il palazzo comunale, sono state effettuate, su prenotazione e in forma del tutto gratuita, circa 200 visite mediche, dagli specialisti e i volontari dell'Ame (Associazione medici endocrinologici).

I risultati dei test preliminari, che si sono svolti essenzialmente tramite ecografie ed esami ormonali approfonditi condotti presso un vicino laboratorio di analisi cliniche, si sono rivelati tutt'altro che confortanti: il 70% della popolazione presa in esame presentava anomalie riconducibili a noduli o tiroiditi croniche, dato che attesterebbe il nesso tra incidenza di tali malattie e la presenza sul territorio di inquinamento da discariche", spiegano il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli ed il responsabile dell'area vesuviana Francesco Servino che hanno sostenuto l'iniziativa.

Secondo il professor Pietro Lanzetta dell'Ame, la percentuale media di incidenza delle patologie tiroidali in Campania si attesta attorno al 40%, dunque quella rilevata a Boscoreale e' di molto al di sopra della norma. 'Dalle patologie tumorali alla tiroide si puo' facilmente guarire, a patto che vengano diagnosticate in tempo' spiega Lanzetta.

'Per la giornata mondiale della prevenzione - spiega ancora Lanzetta - ho scelto in particolare l'area vesuviana perche', dagli studi che ho condotto in passato, risulta un nesso tra sostanze inquinati, definite 'distruttori endocrini', e l'aumento di patologie tiroidee autoimmunitarie e soprattutto del cancro della tiroide. Per la prima volta abbiamo visitato un campione di persone residenti nei pressi della cava Sari: il 70% della popolazione analizzata presenta patologie autoimmunitarie e tiroidee, percentuale allarmante ma c'e' da dire che il dato e' provvisorio in quanto bisogna attendere gli esiti degli esami di laboratorio", aggiunge.

"Abbiamo organizzato questa giornata di prevenzione a Boscoreale a causa della presenza di discariche sul territorio, perchè ci preme attestare la correlazione medico-scientifica tra inquinamento e insorgenza di patologie croniche e tumorali', spiega la presidentessa dell'Associazione Mamme vulcaniche, Venere Stanzione. 'Stamattina i medici hanno rilevato tantissimi casi di noduli alla tiroide: speriamo che questo screening non risulti grave come sembra. In ogni caso è la dimostrazione che dove c'è una discarica c'è qualcosa che non va', conclude Stanzione.
(Fonte Foto: Rete Internet)

sabato 28 maggio 2011

90mila kWh da un vortice d’acqua

Schöftland, Svizzera. Lo scorso ottobre 2010 è stata inaugurata in Svizzera una nuova Gravitational vortex power plant, una centrale idroelettrica che produce elettricità sfruttando la rotazione di un singolo vortice d’acqua. Nonostante sia il famoso Bertrand Piccard (presidente della Soalr Impulse, impresa costruttrice del primo aereo a propulsione solare, ndr) ad aver costruito la centrale svizzera, la patente dell’invenzione è dell’austriaco Franz Zotloeterer, che costruì la prima
GWVP (Gravitational Water Vortex Power Plant), nel 2006, in Austria.


“È una pietra miliare nello sviluppo della tecnologia idrodinamica – ha detto F. Zotloeterer – in passato c’era bisogno di energia per aerare l’acqua, ora abbiamo creato un processo di aerazione dell’acqua che produce energia elettrica. In un anno, il primo prototipo della centrale ha prodotto 50mila kWh, l’energia necessaria per soddisfare l’intero fabbisogno energetico di almeno quattordici case in Austria”

Il principio di funzionamento della centrale è semplice: una turbina trasforma l’energia meccanica prodotta da un vortice d’acqua in energia elettrica. Questi sono i dati tecnici della prima centrale costruita da Zotloeterer a Obergrafendorf, Austria:

•Presently used falling height: 1,4m
•Presently used flow rate: 0,83m³/s
•Diameter of the rotation tank: 5,5m
•Hydraulical power: 11,4kW
•Elektrical power: 7,5kW
•Effectiveness of the turbine 80% at 3/3, 83% at 2/3 and 64% at 1/3 of the maximum flow rate
•Effectiveness of the gear: 91%
•Effectiveness of the generator: 90%
•Turbine speed: 33rpm
•Investment minus financial support around: 40.000€
•Joyful working capacity of 50.000kWh in the first year of operating – since February 2006 the actually total production of electricity is over217.000kWh (dato riferito a Gennaio 2011)


Il vicino di casa elvetico, Bertrand Piccard, grazie alla nuova centrale operativa in Svizzera dall’Ottobre 2010, prevede di produrre oltre 90mila kWh in un anno. “Il bacino del progetto pilota è largo circa 6 metri e mezzo e profondo un metro e mezzo – ha detto Bertrand Piccard – dipendendo dal quantitativo d’acqua, può produrre tra i dieci e quindici kilowatt d’energia, il sufficiente per soddisfare il fabbisogno circa venti/venticinque case in Svizzera. Grazie a questa nuova centrale potremo produrre energia in maniera più pulita e sostenibile”.


Ad oggi, 25 Paesi in tutto il mondo hanno dimostrato interesse a costruire centrali di questo tipo. Oltre alla costruzione di centrali di grandi dimensioni, visitate la pagina web dell’impresa di Franz Zotloeterer e scoprirete che la tecnologia è applicabile anche su piccola scala, in centrali che assicurano una produzione di circa 150kW.

Nel 2007 e nel 2010 il GWVPP ha vinto l’Energy Globe Award, nel 2008 è entrato nella classifica mondiale dei 100 migliori tecnologie per produrre energia pulita e nel 2011 ha vinto in Svizzera il premio Watt d’Or Award, come migliore invenzione in campo energetico.

venerdì 27 maggio 2011

Canton Ticino, un’iniziativa popolare per limitare i flussi degli stranieri (anche italiani)

C'è sempre qualcuno più a nord di te

Leggi e guarda il video

Anche il governo svizzero dice No all’atomo

Entro il 2034 tutti gli impianti elvetici saranno chiusi. Per far fronte alla scelta, Berna ha lanciato la “strategia energetica 2050” basata su una maggiore efficienza, sul potenziamento dell’idroelettrico e delle rinnovabili. E, se necessario, anche dai combustibili fossili.
Un altro paese europeo si appresta a dare il ben servito l’energia nucleare. Questa volta è il turno della Svizzera che ha annunciato il suo addio all’atomo entro il 2034. La decisione è stata formalizzata dal Consiglio federale: “Gli impianti esistenti dovranno essere disattivati alla fine del loro ciclo di vita e non saranno sostituiti”.


Per far fronte a questa scelta, il governo elvetico ha lanciato la sua “strategia energetica 2050” basata su una maggiore efficienza, sul potenziamento dell’idroelettrico e delle rinnovabili. E, se necessario, anche “sulla produzione di elettricità a partire da combustibili fossili”, come impianti di cogenerazione e centrali a gas a ciclo combinato.

Oltre all’impatto emotivo dovuto al disastro di Fukushima, sulla decisione di Berna ha pesato il “prevedibile aumento del costo del combustibile nucleare”. Ma non solo. Secondo l’esecutivo elvetico, “sul lungo periodo i vantaggi economici dell’energia nucleare perderebbero d’importanza nei confronti delle energie rinnovabili”. Complici anche le manifestazioni che, lo scorso fine settimana, hanno portato in piazza 20mila persone a dire No all’atomo.

Insomma, le centrali svizzere non sopravvivranno a lungo. Troppi pericoli, e soprattutto troppi costi: nuovi standard di sicurezza, lavori di adeguamento, nuova analisi della responsabilità civile. Anche i finanziamenti saranno più difficili da ottenere, a causa dei premi per la copertura dei rischi più elevati per coloro che concedono prestiti. È quindi “necessario un nuovo orientamento del sistema energetico”, comunica il governo.

Il primo reattore ad essere disattivato, nel 2019, sarà Beznau I, avviato nel 1969. Nel 2022, toccherà a Beznau II (classe 1971) ed al contestatissimo Mühleberg (leggi l’articolo). Seguiranno poi Gösgen, nel 2029, e Leibstadt nel 2034.

Quasi il 40% dell’energia prodotta in Svizzera proviene proprio da queste cinque centrali. Come si può, dunque, garantire l’elettricità necessaria al Paese senza l’ausilio degli impianti? “L’abbandono graduale del nucleare lascia tempo a sufficienza per attuare la nuova politica energetica e per il nuovo orientamento del sistema”, comunicano da Berna. “Attualmente la forza idrica copre circa il 56% della produzione di energia elettrica, il nucleare il 39%, gli impianti termici convenzionali o altri tipi di impianti il 5% circa – recita un comunicato dell’esecutivo – Le attuali prospettive mostrano che un abbandono graduale è possibile a livello tecnico e sostenibile sul piano economico”.

E le emissioni di anidride carbonica responsabili del surriscaldamento climatico? Secondo i calcoli del governo elvetico non aumenteranno ulteriormente, anche se per coprire la domanda si potenzierà per un certo periodo la produzione di energia elettrica da combustibili fossili. Per quanto riguarda i finanziamenti di questa importante conversione energetica, invece, a Berna si sta studiando la possibilità di una tassa di incentivazione. Ma solo nel prossimo autunno il Consiglio federale “conferirà mandati concreti volti a preparare disegni di legge in materia”.
La Repubblica Ambiente & Veleni di Andrea Bertaglio
26 maggio 2011

mercoledì 25 maggio 2011

Elezioni a Napoli, se gli Stati Uniti temono Cosentino e l’emergenza rifiuti

La diplomazia a stelle e strisce si è attivata per conoscere chi governerà la città che ospita il Comando della VI Flotta della US Navy. E per capire che ruolo avrà Nicola Cosentino nelle scelte di Gianni Lettieri, in caso di una sua elezione a Palazzo San Giacomo. La monnezza, poi, è un'emergenza anche per i 10mila americani di stanza a Napoli
Ora, pure Barack Obama è preoccupato per il futuro di Napoli. La diplomazia a stelle e strisce si è attivata per conoscere chi governerà la città che ospita il Comando della VI Flotta della US Navy. E per capire che ruolo avrà Nicola Cosentino nelle scelte di Gianni Lettieri, in caso di una sua elezione a Palazzo San Giacomo. Lo hanno chiesto direttamente al candidato del centrodestra gli emissari del Governo statunitense che la scorsa settimana hanno incontrato pure Luigi De Magistris.


Da Washington è stata mobilitata l’Ambasciata a Roma: all’ombra del Vesuvio è stato spedito di corsa il responsabile politico di David Thorne, Peter Brownfeld. Gianni Lettieri ha varcato per primo la soglia del Consolato americano con affaccio sul Golfo di Napoli, giovedì di buon mattino. Era l’incontro più atteso dai diplomatici americani. A lui, come a De Magistris, le domande di rito: sul programma, sulle proposte, sulle idee per risolvere, tanto per cominciare, l’emergenza ambientale. Un tema caro al Governo statunitense, che da tre anni ha avviato un costoso monitoraggio di acqua, aria e terra nelle zone di Napoli e Caserta.

Perché l’emergenza rifiuti è diventata allarme nella comunità statunitense di stanza a Napoli, circa 10 mila tra militari e civili, tanto da dover rifornire tutti di acqua minerale anche per lavare i denti. Angosce puntualmente riportate nei cablogrammi destinazione Washington DC partiti da Roma e Napoli, recentemente svelati da Wikileaks.

Documenti in cui traspare tutta la preoccupazione anche per i temi legati alla sicurezza e alla criminalità organizzata. Per questo, gli emissari della Casa Bianca hanno chiesto conto a Lettieri dei suoi rapporti con Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario del governo Berlusconi rinviato a giudizio per camorra: perché il timore di una marcia su Napoli di Nick ‘O Mericano pare essere molto temuta aldilà dell’oceano. Ancor più, dopo l’uscita del Presidente della Camera, Gianfranco Fini: «È difficile dire a un napoletano di votare per uno dietro il quale c’è l’ombra di Cosentino» ha detto il leader di Futuro e Libertà.

Un rapporto ambiguo, quello tra il candidato del Pdl e il suo leader regionale, una piaga su cui il suo avversario continua a spargere sale. Lo ha fatto sempre durante i “faccia a faccia” televisivi degli ultimi giorni: «Le mie liste sono pulite – ha ripetuto De Magistris – La mattina non devo fare la conta per vedere se tutti sono a piede libero. Lettieri si è fatto accompagnare per tutta la campagna elettorale da Cosentino». La replica, in tre dibattiti senza esclusioni di colpi, è un attacco insistito sulle sue inchieste giudiziarie: «Da pm hai fatto solo danni», accusa Lettieri. Curioso che, proprio nelle ultime ore, sia arrivato un involontario endorsement da Lorenzo Cesa, uno dei principali indagati nell’inchiesta “Poseidone” dell’ex pm di Catanzaro: «Chi sostiene Lettieri è fuori dal partito», ha detto il segretario dell’Udc dopo che due consiglieri provinciali hanno pubblicamente garantito l’appoggio al candidato Pdl. Un principio, precisano i centristi, che «vale anche per De Magistris». Una formula di rito, più che una vera e propria dichiarazione di non voto: alcuni “grandi elettori” del Terzo Polo napoletano, infatti, stanno già lavorando per spostare migliaia di voti sull’europarlamentare. Che ha già incassato il sostegno incondizionato del Pd, anche senza un apparentamento formale: meglio evitare segnali equivoci e inciuci col partito di D’Alema e Bersani.

L’accordo c’è ma non si vede: l’elettore che ha scelto De Magistris, convinto che rappresenti il cambiamento, non approverebbe la scelta di correre al secondo turno con il partito delle primarie fasulle. Per questo, per il Pd non ci sarà premio di maggioranza in caso di vittoria del candidato dell’Idv: nell’assemblea comunale siederanno i soli 4 consiglieri che hanno conquistato un posto al sole 8 giorni fa. Il paradosso è che, in caso di affermazione di Lettieri, per effetto della legge elettorale, il numero raddoppierebbe. Per questo, c’è chi teme che la scelta di chiudere all’ipotesi di accordo formale col Pd possa rivelarsi un boomerang per De Magistris, con quattro papabili consiglieri che, aldilà delle posizioni pubbliche, in gran segreto potrebbero fare il tifo o, addirittura, sostenere il candidato della Destra. Con un pacchetto di quasi 10 mila voti a disposizione. Non sarà un caso se, nelle ultime ore, si siano fatte insistenti le voci di incarichi da assessore per almeno due degli esclusi. Piccole manovre da Ancien Régime e un’aria da vittoria annunciata che possono rappresentare l’ultimo ostacolo per De Magistris nella corsa alla poltrona di Sindaco di Napoli. Tanto più che, dopo essersi affidato fino a oggi alle cure di Claudio Velardi, Lettieri ha consegnato il timone del suo comitato nelle mani di Fulvio Martusciello, fratello dell’ex viceministro del governo Berlusconi, e vera macchina da guerra elettorale. All’insegna del «meno chiacchiere, più voti».
Fonte il fatto quatidiano di Vito Laudadio

Boscoreale, discariche in giro per la città

Mini discariche di cartone, secco indifferenziato, plastica e altri rifiuti sono sparse in giro per le strade di Boscoreale . Nonostante qualcuno dica che la raccolta differenziata è arrivata al 54%, nonostante l’azienda direttamente dipendente dal Comune di Boscoreale, Ambiente Reale, operi affinché ciò non accada. Che la colpa sia dei cittadini, o dei netturbini, sembra che in paese non ci siano mai state manifestazioni contro le discariche.
Finite le proteste contro l’apertura di Cava Vitiello, arrivato il freddo, la gente non è più andata sulla rotonda “4 giugno”. Forse perché la puzza sembra essere passata, anche se non è passato il pericolo per la salute dei cittadini. Cava Sari resta aperta, e nonostante la SAPNA sostenga che non ospiti rifiuti clandestini, ospita la morte di tutta la comunità.
Una comunità che continua a gettare i rifiuti in strada nei giorni in cui non è prevista la loro raccolta? Se così fosse, le persone hanno riperso la coscienza del problema dell’emergenza rifiuti, che non è stata risolta, nonostante le promesse del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Se così non fosse, allora i netturbini non svolgono appieno i loro compiti? Eppure la differenziata si fa porta a porta. è semplice non lasciarla per strada.
Comunque sia, anche a Boscoreale, nonostante la raccolta differenziata, si possono ammirare le strade direttamente collegate al centro, piene di spazzatura, come a Napoli.
Fonte il Gazzettino Vesuviano di Giovanna Sorrentino

Convention Costituente Ecologista del partito dei Verdi

Il premio conferito alle Vere mamme vulcaniche di Boscoreale


22 Maggio 2011, Roma - Convention Costituente Ecologista - Premio alle Mamme Vulcaniche

Il premio Green Vision di Modus Vivendi conferito alle Mamme Vulcaniche durante la convention della Costituente Ecologista

lunedì 23 maggio 2011

Gruppo Operaio di Pomigliano "A razza ra munnezza" dal CD Catene

L’impianto nucleare di Sessa Aurunca: 23 anni per chiuderlo e mezzo miliardo di euro

Dentro al sito che sorge sul Garigliano, in provincia di Caserta, gestito dalla Sogin. L'assenza di un deposito nazionale ha fatto slittare tempi e aumentare i costi

Alla stazione quando chiedi per la centrale, la evocano con misura, distanza, quasi paura. Da queste parti lo chiamano mostro, l’impianto che ha smesso la sua attività nel 1978, dopo 33 anni è ancora lì ad agitare paure e timori della popolazione, nonostante le precauzioni di chi la gestisce. E’ chiusa, ma aumentano i costi di gestione, prelevati dalle tasche dei cittadini. Siamo a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, ai confini con il Lazio. Nei pressi del fiume Garigliano sorge la centrale nucleare entrata in funzione nel 1964 e spenta dopo 14 anni a seguito di un guasto.



Il fatto quotidiano entra nell’impianto, oggi in fase di dismissione, insieme alla commissione bonifiche ed ecomafie della regione Campania. Il presidente Antonio Amato è impegnato, fin dal suo insediamento, in un tour. Da mesi attraversa scheletri, monumenti allo spreco, discariche e impianti disseminati lungo una terra, una volta appellata come felix. Dell’intera commissione presente solo un consigliere. “Quella del nucleare – denuncia il presidente Amato – è una scelta assolutamente sbagliata, per le primarie questioni legate alla sicurezza ed alla salute, ma anche in termini di costi benefici, il calcolo appare del tutto privo di logica. Ancora oggi paghiamo sulla nostra bolletta i costi della dismissione delle passate centrali. Pensare di realizzare nuove centrali è una scelta del tutto scriteriata”.


Il tema è di stretta attualità in vista del referendum del prossimo giugno che si propone di bocciare il ritorno all’atomo varato dal governo. L’accesso alla centrale nucleare di Sessa Aurunca è riservato, il sito è strategico e all’esterno è protetto dagli agenti di un istituto di vigilanza. La fase di decommissioning, il completo smantellamento dell’area, è affidata alla Sogin, la società per azioni, a capitale pubblico, che ha in carico la gestione, nel nostro paese, della fine degli impianti nucleari. Per chiuderli occorre una società, ma soprattutto capitali umani ed economici.


Il decomissioning prevede l’allontanamento del combustibile nucleare, nel caso della centrale di Sessa in parte trasferito in Inghilterra e in parte al deposito ‘Avogadro‘ di Saluggia, la decontaminazione delle strutture e lo smantellamento dell’esistente. “Del sito resterà solo la cupola, l’enorme sfera centrale – spiegano i tecnici Sogin – perché è stata costruita dall’architetto Riccardo Morandi”. La completa bonifica del sito era prevista entro il 2016, ma la data è slittata. ” I ritardi nelle autorizzazioni e la mancanza di un sito di stoccaggio nazionale per le scorie – chiariscono gli esperti Sogin – ha ritardato la data di conclusione dei lavori”.


Più passa il tempo e più aumentano i costi di mantenimento. La data ora prevista per il completamento delle operazioni di dimissioni è il 2022, ben 23 anni dopo l’inizio dell’attività di decommissioning. Non si escludono ulteriori proroghe, se il governo nazionale non avrà individuato e realizzato il deposito nazionale delle scorie. La Sogin ha un progetto: sito di deposito nazionale più centro di ricerca, in una zona ancora da individuare, che raccoglierà 80mila metri cubi di rifiuti radioattivi dalle centrali dismesse di tutta la penisola. La stima per i rifiuti del Garigliano si aggira intorno ai 6-7 mila metri cubi che saranno allocati, in attesa del deposito nazionale, nella stessa centrale casertana in un sito provvisorio in costruzione chiamato D1( che si aggiunge ad un altro deposito in loco già esistente). I costi, sempre secondo la Sogin, per la completa dismissione si aggirano intorno ai 450 milioni di euro per la sola centrale di Sessa Aurunca.


Un conto che al momento pagano gli italiani attraverso un contributo inserito nella bolletta elettrica, la cosiddetta componente A2. Per capirci la centrale non funziona da 33 anni, per smantellarla in termini previsionali ne occorrono 23, un quarto di secolo, ad un costo di mezzo miliardo di euro. Per smantellare tutte le centrali il costo è intorno ai 5 miliardi di euro(compresa la realizzazione del deposito nazionale), raddoppiato rispetto alle previsioni iniziali. Un impianto che produce reddito e ricchezza anche se fermo, ma per le ditte che si accaparrano gli appalti, sub-appalti con il giro dei fornitori. In terra di Gomorra il rischio è il lucro delle organizzazioni criminali, ‘ firmiamo protocolli di legalità e chiediamo certificati antimafia attenendoci con rigore al codice degli appalti’ assicurano gli esperti Sogin.


Anche Legambiente assiste alla visita della centrale. Nel marzo scorso il ministro della salute Ferruccio Fazio rispondendo ad una interrogazione parlamentare aveva negato ogni tipo di danno sanitario o ambientale causato dalla centrale. “Il ministro – denuncia Giulia Casella del circolo Legambiente locale – ha risposto, ma bisogna rimarcare che non c’è uno studio epidemiologico nell’area( dovrebbe partire a breve, ndr) e manca, in provincia di Caserta, un registro dei tumori per capire l’impatto sulla salute che ha avuto l’impianto, visti i numerosi casi di neoplasie, malformazioni, registrati in passato nel periodo di vita della centrale”. Per il presidente della commissione regionale Antonio Amato il lavoro di bonifica sembra procedere positivamente, ma rileva un ulteriore criticità: “La mancanza di un protocollo di monitoraggio con Arpac e Asl per il quale intendiamo promuovere un’azione di sollecita a questi enti strumentali della regione”.

Dopo Fukushima, Tokyo sceglie le rinnovabili

Sono passati più di due mesi dal terremoto che l’11 marzo scorso ha devastato il Giappone e dato il via a quello che diventerà il più grave incidente nucleare della storia. I mezzi d’informazione da tempo hanno smesso di interessarsi di Fukushima, ma le notizie che giungono dal Giappone sono sempre più inquietanti. Nei giorni scorsi per la prima volta, tecnici della Tepco sono entrati nell’edificio del reattore numero 1 ed hanno fatto una nuova amara scoperta: non solo il combustibile all’interno del nocciolo è fuso, ma da qualche parte il contenitore che lo contiene, il vessel in acciaio, deve avere delle perdite perché nonostante siano stati sinora iniettati più di 100 mila tonnellate di acqua, il livello è ancora basso e mancherebbe all’appello metà di questa quantità che si suppone si trovi nei sotterranei, luoghi dove non è possibile scendere per i livelli di radioattività eccessivi.

La Tepco contava di mettere in sicurezza l’impianto entro fine anno, per poi decidere come procedere, smantellando tutto o costruendo un sarcofago stile Chernobyl. Ma difficilmente la data sarà rispettata perché ora la priorità è di scoprire la falla da cui continua a uscire acqua dal cuore del reattore. Questa scoperta conferma quanto in verità si sospettava fin dall’inizio, che il cuore del reattore non è più integro e l’acqua che viene a contatto con la parte più radioattiva di tutto l’impianto fuoriesce all’esterno. Sinora si era sostenuto che il terremoto non aveva fatto danni e che era stato lo tsunami a causare l’incidente, ma ora occorrerà ammettere il contrario, ovvero che – perlomeno il reattore 1 – è stato colpito nel proprio cuore dal terremoto e che quindi la sua progettazione non si è rivelata adeguata.

Tutti gli ingegneri nucleari lavorano da cinquant’anni al solo scopo di evitare che anche in caso di incidente, nulla fuoriesca dalla serie di scafandri entro cui si confina il nucleo in cui avviene la fissione nucleare. A Fukushima hanno fallito e vale ben poco il fatto che ora con sufficienza si ostinino a dichiarare che i nuovi reattori sono più sicuri perché è stato aggiunto un nuovo muro di cemento armato spesso più di un metro. Nei cinquant’anni di vita delle centrali elettronucleari si sono verificati già troppi incidenti, smentendo tutti i loro calcoli di probabilità che davano e danno sempre per infinitamente improbabile che qualcosa vada male.

Il Giappone ha avuto fiducia nelle loro promesse e ora tutti possono vedere in che situazione si trova. Nei giorni scorsi sono stati spenti i reattori 4 e 5 della centrale di Hamaoka, impianto che il primo ministro Naoto Kan aveva espressamente chiesto di chiudere visti le previsioni di un possibile nuovo terremoto nella regione. Gli altri tre reattori erano già fermi, due per essere smantellati, uno per manutenzione. Con queste due fermate, due terzi dei 54 reattori giapponesi sono ora fuori linea, entro fine mese saranno in totale 35 i reattori spenti. Nei prossimi cinque mesi altri 5 reattori dovranno fermarsi per manutenzione facendo rimanere al paese solo 14 reattori attivi.

Il terremoto ha dimostrato la fragilità della scelta energetica del Paese ed è per questo che il primo ministro Kan ha annunciato un cambiamento radicale di strategia, ripromettendosi di guidare il paese che nel mondo primeggerà nelle rinnovabili, mentre nel raggio di venti chilometri attorno a Fukushima il governo ha deciso di far uccidere tutti i capi di bestiame e di togliere la parte superficiale del terreno dai cortili di scuole e asili. Questa è la faccia concreta del rischio nucleare. I tecnici nucleari si giustificano affermando che ogni nostro gesto, come il guidare un’automobile, comporta un rischio, ma è una giustificazione puerile: giustificare in questo modo così superficiale il rischio di una Fukushima indica l’assenza di validi motivi per giustificare la scelta di ricorrere al nucleare per produrre energia elettrica.
In collaborazione con Roberto Meregalli

Rifiuti e inquinamento ambientale in Campania: né moderati né radicali

Soprattutto negli ultimi 6 anni l’individuazione di siti in cui realizzare discariche e impianti fatta d’imperio, dall’alto dei poteri speciali governativi (ad esempio l’ubicazione dell’inceneritore di Acerra fatta con Ordinanza di Protezione Civile dal Presidente del Consiglio Berlusconi) o commissariali prima e del sottosegretario Bertolaso dal 2008, ha sollevato perplessità circa l’idoneità ambientale dei luoghi (molto spesso non idonei in base alle leggi ordinarie emanate dal Parlamento Italiano) e le proteste dei cittadini che abitavano sul territorio. L’individuazione dei siti è sempre avvenuta al di fuori di un quadro conoscitivo delle caratteristiche geologiche, ambientali, produttive ed economiche dell’intera Regione Campania senza una valutazione tecnico-scientifica trasparente che vedesse coinvolte le istituzioni locali. Gran parte dei mass media ha diffuso una informazione deviante circa i reali motivi delle proteste dei cittadini che spesso sono stati fatti apparire come appartenenti a “movimenti radicali” portatori di idee estremiste. Chi non partecipava alle proteste, specialmente i cittadini non interessati direttamente dalla realizzazione di impianti tra i quali la maggioranza dei cittadini abitanti nei più popolosi centri abitati, è stato qualificato come moderato. Questi ultimi che sono “stati a guardare” assistendo agli avvenimenti dello scandalo rifiuti hanno talvolta individuato nei movimenti radicali la responsabilità dei continui aggravamenti della situazione ambientale e sanitaria: in pratica era colpa delle loro posizioni estremiste se diversi personaggi dei vari Commissari Governativi con poteri speciali per risolvere l’emergenza rifiuti in Campania commettevano reati ambientali, come spesso ha appurato la Magistratura. Schematizzando la posizione dei moderati, la colpa non era di coloro che “delinquevano” ma di coloro che denunciavano i reati. Così sono trascorsi gli ultimi sei anni di “impero dell’immondizia e del fuoco” che ci hanno traghettato nell’emergenza attuale che è destinata ad aggravarsi ancora nei prossimi mesi.


E’ inutile sottolineare che le tematiche ambientali interessano tutti i cittadini e devono essere affrontate, studiate e comprese con rigore scientifico per giungere ad una conoscenza “trasparente, non mediata” che deve rappresentare la base su cui fondare linee di intervento tese a garantire la salute dei cittadini, la conservazione e valorizzazione delle risorse ambientali e naturali autoctone di importanza strategica per coloro che vivono attualmente e che vivranno nel prossimo futuro. Sulla conoscenza scientifica non manipolata si possono basare linee di intervento differenti che comunque devono sempre avere come fine la difesa dell’ambiente e della salute nel rispetto (controllato e certificato da istituzioni autorevoli e credibili) anche dello statuto regionale. Non si può negare che organizzazioni che si definiscono ambientaliste usano e hanno usato la difesa dell’ambiente per avversare vari tipi di interventi, spesso senza conoscenze scientifiche adeguate per comprendere le reali implicazioni sull’ambiente stesso. Va anche detto che a volte gruppi ambientalisti svolgono un ruolo politico o di supporto a partiti politici assumendo atteggiamenti e posizioni contraddittorie in relazioni a mutevoli interessi di gruppo o di lobbies che niente hanno a che vedere con la difesa e valorizzazione dell’ambiente e della salute. Ricordo, ad esempio, quanto accaduto a Serre (provincia di Salerno) nel 2007 quando il Ministro dell’Ambiente si schierò con i cittadini per non fare realizzare una discarica a Valle della Masseria in un sito improponibile ambientalmente in quanto incombente sulle acque del fiume Sele che alimentano tutta l’irrigazione della pianura da Salerno ad Agropoli con un prelievo di circa 250 milioni di metri cubi di acqua. Disinvoltamente, però, il ministro fece spostare la discarica di qualche chilometro più a monte sempre in un sito incombente sulle stesse acque del fiume Sele; dal punto di vista della difesa delle acque e dell’economia agricola non cambiò niente mentre cambiò la gestione dell’appalto che, in sostanza, passò dalla Protezione Civile al Ministero dell’Ambiente. Un argomento di importanza strategica da approfondire in maniera scientifica e trasparente è quello incentrato sulle relazioni tra “Tematiche Ambientali che interessano la salute e la tutela delle risorse naturali di importanza strategica” e cittadini “radicali” e “moderati”. Si deve sempre tenere presente che la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali di importanza strategica (acqua, aria, suolo) deve interessare tutti, “radicali” e “moderati”, indipendentemente dalle preferenze elettorali e al di sopra degli interessi economici perché l’inquinamento è una potente e spietata “livella” che non guarda in faccia a nessuno. Colpisce dove e come meno te lo aspetti specialmente in un territorio che non è strettamente controllato dalle istituzioni pubbliche e dove, per giunta, parte di queste istituzioni dotate di poteri speciali dittatoriali non agiscono correttamente nel rispetto delle leggi ordinarie e dello statuto regionale.

Tutti i cittadini non devono tollerare che un “potere speciale”, creato per far fronte ad una problematica artificiosamente creata come l’emergenza rifiuti, venga a realizzare interventi che non siano nella prospettiva della valorizzazione dell’ambiente, del territorio, delle risorse naturali e del patrimonio rurale (vedi ad esempio la discarica di Basso dell’Olmo a Campagna incombente sui prelievi idrici per l’irrigazione della Piana del Sele, la discarica di Macchia Soprana proprio di fronte a Basso dell’Olmo, la discarica a fossa di Cava SARI a Terzigno nel Parco Nazionale del Vesuvio in zona di interesse comunitario e a protezione speciale, la discarica di Chiaiano nel Parco Regionale dei Camaldoli e al di sopra della zona di principale ricarica annuale delle acque di falda che si trovano al di sotto dei Campi Flegrei, le discariche a fossa del giuglianese e di Villaricca, le discariche di Boscofangone, Ferrandelle e San Tammaro realizzate in una delle aree più fertili del mondo con falda idrica superficiale ecc.). In questi ultimi anni ho effettuato ricerche geoambientali direttamente sul campo al fine di ricostruire le caratteristiche fisiche delle aree nelle quali i vari Commissari di Governo prima ed il Sottosegretario poi nell’ambito dello scandalo emergenza rifiuti hanno proposto e realizzato impianti di vario tipo. Ho valutato i dati tecnico-scientifici di base contenuti nei progetti alla luce dei rilievi oggettivi e agevolmente verificabili sul terreno. Molte mie relazioni si possono consultare in internet. Le ricerche scientifiche hanno pragmaticamente valutato le relazioni tra caratteristiche ambientali e interventi proposti individuando gli impatti non solo a scala decennale ma a scala plurisecolare dal momento che i rifiuti immessi nell’ambiente diventano nuovi giacimenti geologici e continueranno a modificare l’ambiente (suolo, acqua, aria) anche nei prossimi secoli quando altri cittadini useranno le risorse ambientali. Ho potuto constatare che i cittadini che si opponevano alla realizzazione degli impianti proposti avevano ragione nel senso che quel tipo di opera avrebbe danneggiato l’ambiente circostante a volte irreversibilmente. Le opposizioni hanno assunto i caratteri di “opposizioni radicali” con occupazione dei siti; a volte si sono avuti scontri fisici con le forze dell’ordine. Tra i cittadini sulle “barricate” ho conosciuto molte persone per niente radicali, anzi moderate, che difendevano il loro territorio cercando di evitare un’azione palesemente sbagliata.

Tutti sappiamo che la gestione del ciclo dei rifiuti in una regione ricca di risorse naturali ed ambientali e di attività agricole e zootecniche pregiate e protette e densamente abitata (nella fascia costiera) deve essere basata su una filiera che comporti la differenziazione e riciclaggio degli scarti e conseguentemente il minimo accumulo di rifiuti sul terreno e la minima dispersione di sostanze inquinanti nell’aria, nel suolo e nell’acqua.

Gran parte dei mass media cerca di convincere i cittadini che gli inceneritori sono meglio dei depuratori d’aria ricorrendo a mercenarie affermazioni di illustri personaggi. Si fa credere che un inceneritore come quello di Acerra che può bruciare oltre 500.000 tonnellate di rifiuti non selezionati all’anno abbia un impatto correlabile con quello di un camino di casa che brucia legno di bosco. Non vi può essere distinzione tra cittadini radicali e cittadini moderati nella giusta difesa dell’ambiente e delle risorse naturali! I cittadini intelligenti e sinceri devono individuare coloro che sono mossi ad agire, o a non agire, perché in qualche modo economicamente o societariamente interessati, funzionali ad un sistema che impone interventi non adeguati a garantire la tutela e difesa dell’ambiente e della salute per procurare guadagni parassitari a lobbies nazionali e locali. Moderati e radicali sinceri non possono essere disuniti nella difesa della salute di tutti i cittadini e nella salvaguardia delle risorse naturali di importanza strategica per coloro che vivono oggi e che abiteranno domani in Campania.
A cura del prof. Franco Ortolani Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II 18 maggio 2011

La Democrazia: Discorso di Pericle agli Ateniesi, 461 a.C., sulla Democrazia

ATENE 461 a.C

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.

23 MAGGIO - GIORNATA DELLA LEGALITÀ 700 studenti catanesi a Palermo in marcia testimoniano la legalità

Nel ricordo del 19° anniversario della morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca e degli uomini della scorta si rinnova a Palermo la Giornata della Legalità con la partecipazione degli studenti che giungono a Palermo da diverse regioni d’Italia con due navi e alle ore 8 del 23 maggio si avviano nelle diverse postazioni dei “villaggi della legalità” allestiti dagli studenti delle scuole di Palermo.

"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.
Questa è la base di tutta la moralità umana."
(J. F. Kennedy; citazione che Giovanni Falcone amava spesso riferire)

Spettacolo SCUGNIZZI "Parrocchia S.S. Addolorata"

I ragazzi della Parrocchia S.S. Addolorata sono lieti di annunciare lo spettacolo "Scugnizzi" che si terrà nei giorni 5 giugno 2011 e replica il 10 giugno 2011. Il "ricavato" sarà devoluto in beneficenza.


sabato 21 maggio 2011

Referendum, catene umane contro il nucleare


Metropolis 20/05/2011 - "No all'assurdo ritorno dell'Italia all'energia atomica. Basta censura sul referendum. No al raggiro del decreto omnibus che cancella, per un tempo determinato, il nucleare solo per annullare il voto del 12 e 13 giugno". Queste le chiavi con cui leggere le 10 catene umane che domani attraverseranno tutta Italia davanti alle ex-centrali e ai siti candidati ad ospitare nuovi impianti e depositi di scorie. La giornata, organizzata dalle oltre 80 associazioni del Comitato 'vota si' per fermare il nuclearé, si apre a Palma di Montechiaro (Agrigento); prosegue a Caorso (Piacenza) dove ci sarà anche l'appuntamento clou della giornata.


In contemporanea ci saranno manifestazioni agli impianti di Saluggia (Vercelli), a Chioggia (Venezia), a Monfalcone (Gorizia), Termoli (Campobasso), Scanzano Jonico (Matera) e alla foce del fiume Sele (Salerno). In serata toccherà a Nardò (Lecce). L'ultima catena umana è prevista per il 22 maggio a Montalto di Castro (Viterbo). L'Italia anti-nucleare - dicono dal Comitato - "si mobilita nella più grande manifestazione antinucleare dai tempi del referendum del 1987".

“L’acqua è di tutti”, quando don Milani parlava dell’importanza di un bene pubblico

Il secondo Instant Book di Chiarelettere, "A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca", raccoglie alcuni scritti del prete ed educatore fiorentino. Tra questi una lettera del 1955 ancora attuale a poche settimane dal referendum che vuole contrastare la privatizzazione della risorsa idrica
Esiste una teologia della liberazione tutta italiana, una chiesa che è purtroppo minoritaria ma ha contribuito alla formazione civile degli italiani. Ha attraversato il Novecento, è stata isolata, spesso condannata. Don Primo Mazzolari, padre Ernesto Balducci, don Milani.


Il libro A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca è la seconda uscita della collana Instant book di Chiarelettere. Dopo Odio gli indifferenti di Antonio Gramsci viene proposta tra l’altro l’Obbedienza non è più una virtù, orazione civile per la quale don Milani sarà sottoposto a processo, per aver difeso un gruppo di ragazzi, di disobbedienti, arrestati per aver detto no al servizio militare. Dopo l’indignazione, in risposta all’indifferenza, gli scritti di don Milani sono tesi a riscoprire una parola, responsabilità. Il mettersi in gioco sempre, partecipare e rischiare è anche il senso del titolo del libro: “A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca” riprende un’espressione di don Milani ricordata da Roberto Saviano lo scorso febbraio al Palasharp, durante la manifestazione di Libertà e giustizia “Dimettiti”.

Questa teologia della liberazione che annovera tra i maestri indimenticabili don Milani arriva fino a oggi: don Andrea Gallo e la sua difesa dei valori della costituzione, padre Alex Zanotelli e la sua instancabile campagna in giro per l’Italia per difendere l’acqua pubblica contro la privatizzazione. Proprio all’acqua che deve restare un bene di tutti è dedicato uno degli scritti di don Milani inclusi nel libro. E’ una lettera del 1955 inviata al direttore del Giornale del Mattino Ettore Bernabei. Il titolo è L’acqua è di tutti, ne proponiamo un estratto, da leggere per prepararsi ai referendum del prossimo giugno.

Caro direttore, a rileggere l’articolo 3 della Costituzione, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale…” mi vengono i bordoni. Oggi non volevo parlarti dei patria d’Italia, ma d’un’altra cosa. C’è questa legge 991 (legge per la montagna che garantisce finanziamenti e agevolazioni fiscali, ndr) che pare adempia la promessa del secondo paragrafo dell’articolo 3: “… è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini”. A te, cittadino di città, la Repubblica non regala un milione e mezzo, né ti presta i soldi. A noi sì. Basta far domanda… Infatti eravamo già a buon punto perché un proprietario mi aveva promesso di concederci una sua sorgente assolutamente inutilizzata e inutilizzabile per lui, la quale è ricca anche in settembre e sgorga e si perde in un prato poco sopra alla prima casa che vorremmo servire. Due settimane dopo, un piccolo incidente.


Quel proprietario ha un carattere volubile. Una mattina s’è svegliato d’umore diverso e m’ha detto che la sorgente non la concede più. Ho insistito. S’è piccato. Ora non lo scoscendi più neanche colle mine. Ma il guaio è che quando ho chiesto a un legale se c’è verso d’ottenere l’esproprio di quella sorgente, mi ha risposto di no. Sicché la bizzettina di quell’omino, fatto insignificante in sé, ha l’atomico potere di buttar all’aria le nostre speranze d’acqua, il nostro consorzio, la famosa 991, il famoso articolo 3, le fatiche dei 556 costituenti, la sovranità dei loro ventotto milioni di elettori, tanti morti della Resistenza (siamo sul monte Giovi! ho nel popolo le famiglie di quattordici fucilati per rappresaglia). Ma qui la sproporzione tra causa ed effetto è troppa! Un grande edificio che crolla perché un ragazzo gli ha tirato coll’archetto! C’è un baco interiore dunque che svuota la grandiosità dell’edificio di ogni intrinseco significato. Il nome di quel baco tu lo conosci. Si chiama: idolatria del diritto di proprietà. A 1995 anni dalla Buona Novella, a sessantaquattro anni dalla Rerum Novarum, dopo tanto sangue sparso, dopo dieci anni di maggioranza dei cattolici e tanto parlare e tanto chiasso, aleggia ancora vigile onnipresente dominatore su tutto il nostro edificio giuridico. Tabù. Son dieci anni che i cattolici hanno in pugno i due poteri: legislativo ed esecutivo. Per l’uso di quale dei due pensi che saranno più severamente giudicati dalla storia e forse anche da Dio?…


Guai se non avremo almeno mostrato cosa vorremmo fare… Peccatori come gli altri, passi. Ma ciechi come gli altri no… Che i legislatori cattolici prendano dunque in mano la Rerum Novarum e la Costituzione e stilino una 991 molto più semplice in cui sia detto che l’acqua è di tutti. Quando avranno fatto questo, poco male se poi non si riuscirà a mandare due carabinieri a piantar la bandiera della Repubblica su quella sorgente. Morranno di sete e di rancore nove famiglie di contadini. Poco male. Manderanno qualche accidente al governo e ai preti che lo difendono. Poco male. Partiranno per il piano ad allungarvi le file dei disoccupati e dei senza tetto. Non sarà ancora il maggior male. Purché sia salva almeno la nostra specifica vocazione di illuminati e di illuminatori. Per adempire quella basta il solo enunciare leggi giuste, indipendente dal razzolar poi bene o male. Chi non crede dirà allora di noi che pretendiamo di saper troppo, avrà orrore dei nostri dogmi e delle nostre certezze, negherà che Dio ci abbia parlato o che il Papa ci possa precisare la parola di Dio. Dicendo così avrà detto solo che siamo un po’ troppo cattolici. Per noi è un onore. Ma sommo disonore è invece se potranno dire di noi che, con tutte le pretese di rivelazione che abbiamo, non sappiamo poi neanche di dove veniamo o dove andiamo, e qual è la gerarchia dei valori, e qual è il bene e quale il male, e a chi appartengono le bolle d’acqua che sgorgano nel prato di un ricco, in un paesino di poveri.

venerdì 20 maggio 2011

L’UDI DI NAPOLI SCRIVE ALL’ONOREVOLE DE MAGISTRIS

Data: 19/05/2011
La responsabile dell’associazione Unione Donne italiane di Napoli lancia una sfida all’onorevole de Magistris, candidato sindaco al Comune di Napoli.


Gentile Onorevole De Magistris,
da donna ho ascoltato quanto Lei ha voluto comunicare alla città ed ai tantissimi che l’hanno votata e ai tanti di più che avrebbero voluto votarla. Lei si propone come sindaco della mia città, e mi rivolgo a lei solo, per alcuni motivi che le sintetizzerò in due righe.
Faccio parte di un’associazione apartitica, ma fortemente connotata politicamente. Le lotte che ho ed abbiamo portato avanti e che perseveriamo a portare avanti, sono: contro il perverso ciclo consumo-rifiuti, contro le violenze sessuali, contro la riduzione dei servizi sociali. Queste lotte mi hanno portata e ci hanno portate a chiedere le dimissioni del governo nazionale in carica.

Scrivo quindi a lei che si dichiara e si muove dicendo di voler fare come noi: senza fare i conti con l’apparato e senza sconti a nessuno.

So bene che le parole, nella politica nostrana, sono spesso lontane dai fatti, ma la mia pratica è quella di prendere in parola. Come ho preso in parola il governo, e per questo l'ho avversato: l’ho avversato perché mi ha detto chiaramente che le donne sono nell’harem del capo, e perchè praticamente ho visto gli effetti di un simile anacronismo, che si traducono nel voler rimandare le donne ad una presenza di contorno.

Posizione, quella di contorno, che non si confà a tutte quelle che credono nelle stesse cose per cui lotto.

Le poche cose, poche ma uniche in Italia, buone fatte dalla ultima giunta Jervolino ( le uniche che spero rimarranno nell’agenda del prossimo sindaco) sono state letteralmente scritte da noi donne di buona volontà che non abbiamo mai lasciato perdere: Napoli ha una delibera all’avanguardia (speriamo che venga davvero messa in pratica) che impedisce l’affissione di immagini pubblicitarie che sfruttano il corpo delle donne e dei bambini e che invitano alla violenza. Napoli ha fatto il primo protocollo interistituzionale per la lotta allo stupro e al femminicidio. Napoli è la sede della lotta alla logica mondiale del buttare i rifiuti addosso ai poveri. Le donne sono protagoniste in questa città, contendendo il protagonismo alle mafie. Forse anche per questo ci nascondono. Ci nascondono, ma lei ha l’onore di averne qualcuna di noi che generosamente la sostiene (e naturalmente non parlo di me), dopo le tante mortificazioni di questi anni.

Potrei dirle molte altre cose, e non lo faccio perché la sfido a scoprirle.

Infatti le scrivo per lanciarle una sfida, diversamente non lo avrei fatto!

E come vede non le parlo di pari opportunità, perché lei è sicuramente dalla parte della legge, e la legge le dice cosa deve fare in materia di rappresentanza, in materia di salvaguardia dei diritti personali e politici. Lei sa infatti che le donne possono ancora essere schiave. Lei sa infatti che le donne possono essere madri o no. Lei sa infatti che le donne possono essere ricattate a causa dell’inoccupazione, Lei sa infatti che donne posso essere sia etero che omosessuali e che ugualmente hanno diritto di camminare, lavorare, divertirsi.

La legge le dice cosa fare e, in materia di rappresentanza, sa che una giunta può essere impugnata se non rispetta la composizione per generi.

La mia sfida non è su ciò che già sa ma è su quelle soluzioni proposte dalle donne che semplificano la lotta all’inciviltà.

Le auguro di poter raccogliere la mia sfida, perché potrà farlo solo da sindaco.

La Responsabile dell'UDI di Napoli- Stefania Cantatore
Da il Mediano - Autore: Lettera firmata

giovedì 19 maggio 2011

Camigliano, Elezioni 2011, Cenname sindaco, con una vittoria shiacciante torna al posto che gli spetta

dalla rete
Camigliano (Caserta) – Sono stati il 79, 27% a volerlo di nuovo alla guida del comune di Camigliano che, con i suoi 50.920 elettori, ha chiuso lo spoglio senza dubbio alcuno.

Ha vinto Vincenzo Cenname, il sindaco disubbidiente destituito dal ministro Maroni. I camiglianesi lo hanno rivoluto alla caria di sindaco e, non avendo potuto fare nulla nei mesi scorsi, l’unico modo era di dimostrare la loro vicinanza, tutti unitamente, al voto di oggi.

Ebbene, ora non possiamo fare altro che augurare a Cenname, di continuare a fare bene il suo lavoro, lo stesso che ha permesso, sl comune di Camigliano, di essere introdotto tra i comuni virtuosi d’Italia.

Fonte: Linkiesta

Rieletto Vincenzo Cenname, sindaco virtuoso licenziato da Maroni

Era l’Agosto 2010, e Vincenzo Cenname, primo cittadino della virtuosa Camigliano, veniva, in appena 10 giorni, rimosso dalla sua carica, per l’applicazione della famigerata legge 26/2010 “Disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania“.

Massimo Gramellini, così commentava: “alle spalle non ha né la destra né la sinistra, ma una laurea. Sulle spalle una testa. E dentro la testa un sogno: trasformare il suo borgo in una Svizzera col sole. Mette le luci a basso impatto energetico al cimitero e i pannolini lavabili all’asilo nido. Si inventa una moneta, l’eco-euro, spendibile solo in paese, con cui ricompensa i bambini che portano a scuola il vetro da riciclare. Giorno dopo giorno, senza alcun aumento dei costi, cattive abitudini inveterate si trasformano in comportamenti virtuosi, mentre la raccolta differenziata raggiunge percentuali scandinave”.

Paradossalmente, Camigliano distava appena 80 chilometri da Fondi, il Comune infiltrato dalla camorra che il ministro Maroni si era guardato bene dal commissariare.

In una regione, diventata simbolo del malaffare legato ai rifiuti, mentre sindaci come Cenname si tenta di lasciarli a casa ed altri, come Angelo Vassallo, hanno fatto una fine ben peggiore, quelli che la differenziata non sanno nemmeno cosa sia, o che fanno parte di giunte comunali nelle quali è stata appurata l’infiltrazione camorristica, non vengono mai toccati.

Comunque, ieri finalmente Vincenzo Cenname è stato rimesso al suo posto, da 1.025 elettori. I cittadini di Camigliano, gli hanno donato un vero e proprio plebiscito di voti, oltre il 300% in più rispetto alla sua rivale Daniela Cioppa, che di voti ne ha incamerati 293.

A noi non resta che fargli un grandissimo in bocca al lupo, e sperare che, stavolta, lo lascino lavorare…

A Vincenzo Cenname che abbiamo avuto ospite sulla Rotonda un grande in bocca al lupo!

martedì 17 maggio 2011

BOSCOTRECASE: DIRITTO ALL'ACQUA, DIRITTO ALLA VITA, CONVEGNO CON ALEX ZANOTELLI

Sensibilizzare la comunità ad un uso corretto dell'acqua e la necessità di un servizio idrico pubblico e non affidato a un ente privato. Questi i temi dell’incontro che si è tenuto lunedì 16 maggio 2011, alle ore 20:00, presso il salone “Don Bosco” della Parrocchia SS. Addolorata, sita in Boscotrecase (Na), alla Via Cardinale Giuseppe Prisco.All'incontro, promosso dalla associazione di volontariato “ViviBosco”, con la partnership d...el summenzionato ente parrocchiale e con il gruppo provinciale “Fratres”, relazionerà il missionario comboniano Padre Alex Zanotelli, introdotto dal giornalista del quotidiano “Metropolis”, Pasquale Malvone. Padre Alex Zanotelli è da tempo attivamente impegnato su una tematica così importante ed attuale, poiché ritiene che l’acqua costituisca un bene pubblico di cui va garantita la fruibilità a tutti i cittadini sul piano della quantità, della continuità, della salubrità e della qualità e lancia un appello accorato per salvare l'acqua dalla mercificazione imperante. L'acqua è un bene non sostituibile e un diritto. Non si può fare mercato dei diritti. Questa mercificazione dell'acqua costituisce il nuovo affare del terzo millennio. L'acqua in mano a multinazionali private è il nuovo petrolio, con conseguenti costruzioni di rapporto di potere nel mondo intero. L’acqua, patrimonio dell’intera umanità non deve essere ridotta a merce. In un’epoca in cui i nuovi consumi industriali e gli effetti dell’inquinamento riducono sempre di più la disponibilità di acqua potabile è fondamentale riconoscere che l’acqua è un diritto umano non alienabile che non può essere di proprietà di nessuno e va condivisa equamente da tutti. Solo una proprietà pubblica e un governo pubblico e partecipato dalle comunità locali possono garantire il diritto e l’accesso all’acqua per tutti e la sua conservazione per le generazioni future. Il diritto all’acqua come diritto alla vita rappresenta un principio culturale unificatore come processo democratico capace di prefigurare concretamente un altro modello sociale possibile. «Questo appuntamento – ha spiegato l’Avv. Antonio Pollioso, presidente dell’associazione di volontariato “ViviBosco” – vuole rappresentare, oltre all’incontro con uno dei più grandi esperti del problema acqua, anche un momento propositivo importante per assumersi ognuno le proprie responsabilità. E’ dunque alle istituzioni, alle associazioni, alle organizzazioni sindacali e politiche, agli amministratori locali, alle università, ma soprattutto ai comitati, alle reti territoriali locali e nazionali che in questi anni hanno contribuito a maturare questo percorso che rivolgiamo il nostro invito a partecipare».


VIDEO MAURIZIO CROZZA E L'ACQUA

lunedì 16 maggio 2011

SCISCIANO, NASCE IL COMITATO PER I 4 "SI" AL REFERENDUM

Data: 16/05/2011
In vista del Referendum Day, il dibattito su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento si evolve con la creazione di un nuovo Comitato.
Le recenti campagne di sensibilizzazione in tema referendario, a poco meno di un mese dalla chiamata alle urne, raggiungono una nuova, inaspettata svolta.
Forti del discreto successo, ottenuto per mezzo di diverse iniziative promosse dal Comitato per l’Acqua Pubblica di Scisciano, quali concerti, raccolta-firme, dibattiti, a mobilitarsi questa volta è il nascente ‘Comitato per i 4 SI al Referendum’, nell’ambito del Circolo “Rosa Luxemburg” di Scisciano (via Roma, n.29), avente lo scopo di infondere una più chiara visione d’insieme del problema , di trasmettere la fondamentale importanza de “i 4 SI ”, come primo passo per difendere i diritti fondamentali e la propria dignità di esseri umani. Dopo i tentativi di depotenziamento del referendum sul nucleare – il Governo ha presentato una moratoria per le nuove centrali, in discussione alla Camera – a rischio sono, questa volta, i due quesiti sull’acqua.
La nuova mossa-iniziativa del Governo consiste nell’istituzione di un’ “Autorità per l’acqua ”: un organismo forte – afferma Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente – come garanzia per i cittadini e l’ambiente. Parole chiave: acqua–bene pubblico, regolazione indipendente, gestione tramite finanziamenti. Un’operazione che, di fatto, mira a delegittimare il senso del voto popolare. La nascita del nuovo Comitato si innesta tempestivamente su questo scenario demotivante. Oltre alle già note mobilitazioni in tema di acqua pubblica, le iniziative verteranno in special modo sul tema del nucleare e del legittimo impedimento (argomento quasi “isolato” dai Comitati promotori operanti sul territorio), per far sì che i cittadini disinformati possano godere di una visione globale della questione, e non frammentata in tre diverse parti.
La mobilitazione consisterà principalmente in operazioni d’informazione, distribuiti per il territorio nell’ambito degli eventi primaverili patrocinati dal Comune. Il Comitato, infatti, vedrà un mese fitto di impegni e di proposte: presenzierà alla “ Settimana del Sociale ” di Scisciano, il 26, 28 e 30 Maggio, patrocinata dall’Assessorato alle Politiche Giovanili, con l’allestimento di un banchetto informativo; procederà, inoltre, alla distribuzione domiciliare di materiale utile, quale testi e volantini d’informazione, oltre al FAC-SIMILE del documento di voto. E, infine, presenterà una Delibera Comunale per l’Acqua Pubblica, punto cardine tra gli obiettivi proposti dal Comitato.
I membri promuoveranno infatti una raccolta di firme nel territorio di Scisciano e San Vitaliano, per sottoporre all’approvazione del Consiglio Comunale una Delibera, prevista dall’articolo 35 dello Statuto Comunale. Tramite questa operazione, i Comuni avranno piena potestà decisionale sulle forme di gestione dei servizi idrici, quale servizio pubblico locale, privo di rilevanza economica. È un’iniziativa popolare, questa, che riconosce il Diritto umano all’acqua, ossia a un servizio pubblico che riesca a garantire l’accesso a un bene primario e dunque, pari dignità umana a tutti i cittadini. Con la stessa Delibera, che dovrà essere sottoscritta da almeno 500 elettori, si chiederà che i Comuni in questione si schierino per il SI al Referendum, promuovendo iniziative a favore della campagna referendaria.
Al Comitato potranno aderire, come di norma, associazioni, partiti politici e gruppi di cittadini motivati.
(Fonte foto: Rete Internet)
Autore: Anna Orlanzo