giovedì 30 giugno 2011

Tutto per non risolvere niente - Rifiuti, sì al decreto ma Lega vota contro Bossi: "Nord non prenderà rifiuti"

La proposta approvata in Consiglio dei ministri: la Campania potrà trattare direttamente con le altre regioni per smaltire la spazzatura. Ma il Carroccio vota no. Il leader della Lega: "I napoletani non imparano la lezione". Le regioni: "Dl non risolve problemi, servono poteri speciali ai sindaci"

ROMA - Il governo si spacca sul decreto rifiuti: il consiglio dei ministri approva il dl con i soli voti del Pdl, mentre la Lega rimane fedele al suo no. Secondo le nuove norme, la Campania potrà trattare direttamente con le singole regioni per risolvere il problema dei rifiuti.



La proposta prevede che la regione Campania, dopo aver siglato un accordo, non debba poi passare per la conferenza unificata. Già prima del voto, aveva attaccato la bozza. Bossi aveva dichiarato che "le regioni del Nord non sono disposte ad accogliere i rifiuti provenienti dalla Campania". Poi ha rincarato la dose: "Il problema dei rifiuti lo abbiamo già risolto una volta" e se i rifiuti sono ancora per strada "vuol dire che i napoletani non imparano la lezione".


Il 'no' della Lega, riferiscono fonti governative, era stato preventivamente concordato all'interno del governo. "Un modo per marcare le distanza da un provvedimento che il Carroccio non vede di buon occhio".


Subito dopo l'approvazione, il decreto è stato bocciato dalle regioni: "La conferenza delle regioni, esaminata la bozza proposta dal governo - commenta il presidente Vasco Errani- ritiene che non risolva nella sostanza il problema venutosi a creare". "C'è la necessità - fa sapere la conferenza delle regioni - di procedure certe per l'aperture di nuove discariche nella Regione Campania" e a tal fine ritengono "necessario dare poteri speciali ai sindaci. Ciò anche per pervenire ad una soluzione complessiva di questa emergenza nazionale che oggettivamente interessa tutte le istituzioni della repubblica, governo, regioni ed enti locali".


Il premier aveva spiegato - durante un incontro prima del Cdm con i rappresentati delle regioni, delle province e dei comuni - che il decreto legge "è il massimo che si poteva fare al momento", ma avrebbe poi ribadito che nei piani futuri "c'è la previsione di aprire e realizzare nuovi impianti". Inoltre, continuano le indiscrezioni sull'incontro, Berlusconi avrebbe ribadito che della questione rifiuti si occuperà personalmente, anche con sopralluoghi nella città campana.


Intanto a Napoli la protesta contro l'emergenza non si ferma: coperta di rifiuti la lapide 1 di Scipione l'Africano. Una famiglia a Giugliano murata in casa 2 dalla spazzatura.
La Repubblica (30 giugno 2011)

CITTADINI CAMPANI PER UN PIANO ALTERNATIVO DEI RIFIUTI

COMUNICATO STAMPA - 29 GIUGNO 2011 CITTADINI CAMPANI PER UN PIANO ALTERNATIVO DEI RIFIUTI


SIAMO NOI CHE NON CI STIAMO !

Ad un anno e 3 mesi dal suo insediamento, il governatore Caldoro trova conveniente approfittare della voce grossa della Lega Nord per vestire i panni della vittima e nascondere la propria inefficienza. Siamo noi Cittadini Campani che non ci stiamo a sentire scuse inaccettabili per giustificare inadempienze e ipocrisie:

• Nulla è stato fatto per uscire dall'emergenza avviando soluzioni come la raccolta differenziata ed ottenere in questo modo l’approvazione dell’Unione Europea insieme ai fondi attualmente bloccati. Milioni di € sacrificati per puntare ancora sulla scellerata politica di discariche ed inceneritori, giustamente osteggiata dalle popolazioni in lotta. Una scelta contraria alle direttive comunitarie, che impongono di investire

• Nulla è stato fatto per incentivare le buone pratiche di riduzione a monte dei rifiuti, per introdurre premialità e disincentivi indispensabili alla diminuzione complessiva del flusso giornaliero dei rifiuti in Campania.

• Nulla è stato fatto per avviare la costruzione di impianti di compostaggio per la separazione del rifiuto umido dal secco e per l’abbattimento degli ingenti costi di trasporto della frazione umida fuori regione.

• Nulla è stato fatto per favorire la realizzazione di impianti per il trattamento meccanico manuale del rifiuto indifferenziato che garantisce il riciclo di materiali ulteriormente recuperabili.

Le discutibili incomprensioni tra governo e regione non giustificano l'inoperosità del governatore trincerato, intanto, dietro risultati di cui farebbe meglio a non andare fiero. Siamo, piuttosto, noi Cittadini di questa regione che non ci stiamo a tollerare ulteriori menzogne:

• Sua è la responsabilità per la gravissima proroga all'ordinanza regionale che acconsente lo sversamento in Campania dei rifiuti industriali provenienti da tutta Italia. Una decisione scellerata che favorisce enormi interessi malavitosi generando un traffico di rifiuti speciali incontrollato e che favorisce il tragico avvelenamento delle nostre terre.

• Sua è la responsabilità per il bando dell’inceneritore di Napoli Est, una risposta del tutto inadeguata all’emergenza rifiuti perchè di fatto boicotterebbe ancora una volta l’estensione della raccolta differenziata e del recupero di materia rivendicato dai cittadini di Napoli e della Campania, richiederebbe l’impossibile attesa di 4 anni, l'incredibile importo di circa 500 milioni di € e che, per il suo carico inquinante, colpirebbe senza remore un territorio già devastato. Un inceneritore che di fatto boicotterebbe ancora una volta l’estensione della raccolta differenziata e del recupero di materia rivendicato dai cittadini di Napoli e della Campania,

Di fronte a risultati così mediocri, i Cittadini Campani per un Piano Alternativo dei Rifiuti - oltre a rifiutare qualsiasi provvedimento che, aprendo o ampliando nuove o vecchie discariche, reintroduca l'emergenza - sono a ricordare al governatore che non è necessario attendere alcun decreto ministeriale per esercitare un potere che è già nelle sue competenze e che gli da la facoltà di esportare i nostri rifiuti verso qualsiasi regione Italiana o nazione estera consenziente. Soluzione che, a questo punto, caldeggiamo nella speranza che:

• sia rispettato il principio che i nostri rifiuti non siano causa di inquinamento di altri territori.

• i nostri rifiuti trovino, almeno nei luoghi di destinazione, quel recupero dei materiali volutamente osteggiato in Campania.

• il periodo di tempo di questo aiuto esterno sia sfruttato, una volta per tutte, per la realizzazione di impianti di compostaggio e TMM necessari al superamento di questa eterna emergenza.

Al governatore Caldoro suggeriamo, infine, di "starci" mettendo il resto del proprio mandato finalmente al servizio dei suoi Cittadini e prendendo le dovute distanze dai ricatti della politica e da vistosi interessi di parte della lobby inceneritorista e delle ecomafie che in questi anni, la classe politica in maniera trasversale ha consapevolmente avallato

PROGETTOCITTADINICAMPANI
per un piano alternativo dei rifiuti

FACEBOOK: cittadini campani per un piano alternativo dei rifiuti MAILING LIST: cittadinicampanixunpianorifiutialternativo@inventati.org PRESS: cittadinicampani@gmail.com INFO: 3394542161

Orgoglio De Magistris: fuori dalla crisi anche senza decreto

Campania C'entro 29/06/2011
''La città sta tornando pulita, dimostreremo di essere migliori di come ci dipingono''

NAPOLI - "Se il decreto arriva è un fatto positivo, ma se non arriva il problema lo superiamo lo stesso". Taglia corto, Luigi de Magistris. Mentre a Roma l'emergenza napoletana non è riuscita a guadagnarsi un posto dell'agenda del governo prima di domani, a Napoli il sindaco, se non ottimismo, ostenta di certo fiducia e dice che, tutto sommato, il decreto l'esecutivo potrebbe approvare nel corso del Consiglio dei ministri per sbloccare i flussi di rifiuti interregionali, allo stato delle cose, non è più così necessario.

"NAPOLI TORNERA' PULITA" - Contro il via libera c'è la Lega, che non ha mancato di ribadirlo in tutte le sedi, a tutti i livelli e in tutte le salse suggerite dall'esigenza di riaquistare agli occhi di una base stufa di Berlusconi e delle pastoie romane la credibilità "antagonista" del partito. Il sindaco liquida la questione con un "non mi interessa", per aggiungere: "Napoli sta tornando a essere pulita, indipendentemente dalla Lega e da Berlusconi"; poi ringrazia per l'ennesima volta il personale dell'Asìa e, prima che scoppi un altro polverone sull'inclinazione a fare promesse impossibili, precisa: "E' chiaro che questo non significa il superamento della situazione drammatica, ma evidenzierei che in pochissimi giorni le cose vanno meglio, e andranno ancora meglio nel futuro prossimo".
DISCARCIHE - Al Comune, dice il sindaco, si lavora sulla differenziata e "per realizzare al più presto impianti di compostaggio". Ma forse si muove qualcosa anche sul fronte discariche, perché sul rischio saturazione dell'invaso di Chiaiano de Magistris ribasdisce: "Le discariche le troviamo, ma le diremo al momento opportuno altrimenti le 'ciucciuettole' e non solo loro si mettono di traverso". Sulla necessità di individuare le discariche c'è anche un intervento del prefetto di Napoli, Andrea De Martino. "Le istituzioni e i cittadini devono avere la capacità di condividere le scelte che mettano a riparo il territorio da situazioni di crisi", dice, sottolineando che una crisi può essere evitata "solo immaginando la realizzazione di impianti e strutture capaci di assorbire il prodotto dei rifiuti, rendendo autosufficienti il Comune di Napoli, la Provincia e la Regione". "Lascio decidere ai politici se la scelta debba comprendere o meno il termovalorizzatore", aggiunge.
SCATTO D'ORGOGLIO - Infine, dopo giorni di tiro al bersaglio razzista nemmeno troppo nascosto dietro il paravento del "no" al decreto sblocca flussi, lo scatto d'orgoglio: "I napoletani dimostreranno con il loro orgoglio di essere straordinariamente migliori di quanto altri vogliano dipingerli".

mercoledì 29 giugno 2011

Finanziaria, quando Berlusconi considerava il ticket sul pronto soccorso una vergogna

Quando Prodi introdusse lo stesso provvedimento contenuto nella finanziaria del governo, il centro-destra insorse. "Un provvedimento inaccettabile", tuonava il premier. “No allo scippo del ticket al Pronto soccorso”, incalzava la Brambilla. E Bondi accarezzava addirittura l'idea di un referendum popolare contro "l'odiosa decisione"
Teatro Capranica di Roma, 26 gennaio 2007. Attorniato da fan e telecamere, Silvio Berlusconi sfodera la biro e mette la sua firma contro l’ennesima “ingiustizia” varata dal governo Prodi: il ticket sul pronto soccorso. Un “provvedimento inaccettabile”, identico però a quello riproposto oggi da Berlusconi medesimo, nella bozza di legge finanziaria circolata ieri: 25 euro a carico del paziente in caso di codice bianco (vale a dire, quando una persona arriva al pronto soccorso per un problema non urgente che potrebbe essere risolto dal medico di famiglia). Stesso discorso per il ticket sulle visite specialistiche: dieci euro, oggi come allora.


Come cambia la vita fra opposizione e governo, soprattutto per uno come Berlusconi, specialista del ramo promesse, ma assai meno efficace sul fronte delle realizzazioni concrete. Sul ticket in versione Prodi, allora il centrodestra fece fuoco e fiamme: uno “scippo”, una “vergogna”, una scelta “aberrante”, lo definirono i colonnelli del Pdl. Non mancarono gli strali di Giulio Tremonti, l’attuale ministro dell’Economia che ha rispolverato la tassa. Il 18 ottobre 2006 si presentò a Porta a porta in un faccia a faccia con l’allora ministro della sanità Livia Turco, per invocarne l’eliminazione, dato che per i cittadini “il pronto soccorso è l’anticamera dell’inferno”.

A organizzare la raccolta di firme furono i Circoli della libertà di Michela Vittoria Brambilla, oggi ministro del Turismo: “No allo scippo del ticket al Pronto soccorso”, tuonò il 29 dicembre 2006 lanciando l’iniziativa che finalmente dava “voce a chi è chiamato a subire l’ennesima vessazione”.

Un mese dopo, incassato l’autografo di Berlusconi, la Brambilla annunciò che le adesioni stavano andando a gonfie vele: “Gli italiani hanno dimostrato di considerare questo ticket la più clamorosa iniquità tra le tante varate dalla Finanziaria di Prodi”. E accarezzò l’idea di un referendum abrogativo, che trovò subito d’accordo il coordinatore del partito (all’epoca ancora Forza Italia) Sandro Bondi: “Sì a un referendum per l’abolizione dell’odioso ticket sul pronto soccorso”.

I Circoli della libertà commissionarono anche un sondaggio al centro studi Sintesi, dal quale emerse che circa il 60 per cento degli italiani era poco o per nulla d’accordo sulla nuova tassa: “I nuovi ticket sulla sanità sono scandalosi”, commentò la Brambilla, “anche perché scaricano sulle spalle dei cittadini i costi di una spesa sanitaria fuori controllo” (26 gennaio 2007).

Il critico più feroce fu però Maurizio Gasparri, attuale presidente del gruppo Pdl al Senato. Che denunciò con foga “i nefasti effetti della Finanziaria, quale ad esempio l’immediato varo dei ticket che deve pagare chi si reca in un pronto soccorso” (6 gennaio 2007). “Una vergogna, l’ennesima del governo di centrosinistra”, che si accanisce contro “le fasce deboli” (3 gennaio 2007). In sintesi: una”finanziaria raccapricciante” (3 settembre 2006), o peggio una “macelleria sociale” (4 settembre 2006). Perché, si accalorava Gasparri il 2 settembre 2006, “la scelta di aumentare ogni genere di ticket per la sanità, introducendo addirittura il pagamento per chi si rivolge al pronto soccorso” è semplicemente “aberrante”.

Durante il dibattito parlamentare sulla Finanziaria del centrosinistra, un protagonista della battaglia contro il provvedimento oggi resuscitato dalla sua stessa parte politica fu Renato Schifani. Era il capogruppo di Forza Italia al Senato, oggi presiede la stessa assemblea. Il 5 dicembre 2006, ignaro del dispiacere che cinque anni gli avrebbero dato Berlusconi e Tremonti, dichiarava solenne: “Ci batteremo perché l’eliminazione del ticket sia integrale e comprenda anche il codice bianco. Tassare chi sta male è davvero insopportabile. E solo il governo Prodi poteva riuscire a proporre con questa Finanziaria una tassa del genere”. Già, solo il governo Prodi.

Emergenza rifiuti, Caldoro dai magistrati

De Luca: basta coi Pulcinella
«Stiamo lavorando all’allargamento di tutte le discariche già esistenti, come previsto dal piano regionale». Stefano Caldoro rilancia l’impegno della giunta regionale per far fronte all’emergenza rifiuti, dopo l’interrogatorio del pm Francesco Curcio nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato il presidente della giunta regionale per epidemia colposa. Al magistrato della Procura napoletana Caldoro ha consegnato una relazione. “È stato un incontro cordiale e sereno nel corso del quale il presidente della Campania ha fornito dei chiarimenti agli inquirenti», spiega l’avvocato Alfonso Forgiuele, legale del governatore. Caldoro ha spiegato al pm Curcio «con riferimenti documentali, cifre, dati, l’andamento dell’emergenza rifiuti a Napoli negli ultimi 9 mesi». «Nei prossimi giorni consegneremo altra documentazione in Procura per agevolare il lavoro degli inquirenti» aggiunge Forgiuele. Verso la fine dell’interrogatorio nell’ufficio del dottor Curcio è arrivato anche il procuratore aggiunto Francesco Greco che coordina la sezione Reati contro la Pubblica amministrazione. Prima di lasciare palazzo di Giustizia, Caldoro ha incontrato il procuratore capo Giovandomenico Lepore per un breve saluto. Sul fronte politico, permane il no della Lega al cosiddetto decreto sblocca-rifiuti, resosi necessario dopo la sentenza del Tar del Lazio che impedisce il conferimento dei rifiuti campani in altre regioni. Da Salerno il sindaco Vincenzo De Luca rivolge un appello al Carroccio: «Nelle attuali condizioni il decreto, che potrebbe sbloccare l’emergenza rifiuti a Napoli ed in Campania, va immediatamente approvato. Rivolgo un vero e proprio appello alla Lega, al suo senso di responsabilità istituzionale: tuteliamo la salute dei cittadini e, soprattutto, dei bambini di Napoli e della Campania. Non è più tollerabile assistere inerti al degenerare di una tragedia annunciata». De Luca non risparmia critiche proprio a Caldoro, suo avversario alle Regionali dello scorso anno: «La posizione del presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, è intollerabile ed ingiustificabile. Per i poteri che la legge gli attribuisce egli è il principale responsabile della situazione che si è venuta a determinare a Napoli ed in Campania – spiega -. La Regione non ha approvato i criteri-guida per l’individuazione da parte delle Province dei siti da destinare a discarica. Né ha nominato commissari straordinari per individuare nuove discariche. È chiaro, quindi, che la responsabilità per le discariche non aperte è restata in capo all’organo titolare della nomina, cioè in capo a Caldoro». Non basta: «Finiamola con il pulcinellismo della classe dirigente di Napoli e della Campania: con quale coraggio, dopo il disastro compiuto, si chiede aiuto alle altre Regioni? Occorre recuperare il principio di responsabilità, altrimenti le reazioni alle quali assistiamo sono pienamente giustificate – sottolinea De Luca -. A fronte della dichiarazione dello stato di emergenza, che è un provvedimento da varare ad horas, deve essere prevista la decadenza per i responsabili istituzionali inadempienti: il presidente della Regione, i presidenti delle Province ed i sindaci che non attivano la raccolta differenziata». «Smettiamola – conclude – con l’alibi della camorra, che c’è e fa affari. Dietro questo disastro c’è solo la cialtroneria di una classe dirigente che sta portando la gente alla disperazione».

Il Gazzettino Vesuviano di Antonio Averaimo

Rifiuti nel "Parco nazionale del vesuvio"

Comunicato stampa
















La Rete dei Comitati vesuviani in uno con Legambiente onlus e Slow Food Vesuvio denunciano il ritrovamnto di una vasta area demaniale adibita a discarica abusiva di rifiuti tossici e pericolosi.

A monte della strada Panoramica, in territorio di Boscotrecase, località Fruscio-Ciaramella, a poche centinaia di metri dalla Rotonda di Terzigno, una vasta area demaniale, di pineta e lave vesuviane , in piena area protetta del Parco nazionale del Vesuvio, è stata adibita a discarica di rifiuti "differenziati" per lo più tossici-nocivi.

Accanto a carcasse d'auto bruciate e migliaia di pneumatici di ogni ordine e foggia, a cumuli di vetro e spoglie di elettrodomestici, sono stae ritrovate tonnellate di amianto, tubi e tegole di Eternit, bidoni di ogni tipo di oli esausti, materiale edilizio e fusti contenente chissà quali porcherie.

Di certo la scoperta, parzialmente registrata dalla Polizia municipale di Boscotrecase appena qualche mese fà e mai messa in sicurezza e chiusa all'accesso, si trova lungo la strada dei vigneti del Lacryma Christi e dentro la sentieristica del Parco, all'ordine quindi della vigilanza del CTA del Parco che, come spesso succede da un pò di tempo, non è riuscita ad impedire questo ennesimo, colossale scempio dell'area di competenza.

Protette da sbarre di accesso e dallo sguardo dei contadini quest'area costituisce di certo la più grande discarica a cielo aperto di amianto dell'intero Parco del Vesuvio.

La caratteristica inquietante è la presenza di blocchi di tubi di amianto imbustati, come se fossero stati smaltiti illegalmente e a costo "zero" da chi ha conoscenza della tecnica di manipolazione di tale pericoloso elemento.

Toccherà ora alla magistratura, a cui ha annunciato di ricorrere Legambiente, capirne la provenienza, decretare l'isolamento dell'area ed ordinarne, per conto dell'ASL la bonifica(?). Ma sui modi e sopratutto sui tempi non c'è certezza, per la vastità dell'area.

" Un'area da tenere sotto una campana di vetro, regno della straordinaria biodiversità dell'ambiente vesuviano, da rendere fruibile a tutti - spega amareggiato Pasquale Raia di Legambiente - invasa da uno sconcio simile è qualcosa davvero di inaccettabile e la dice lunga su chi ha la responsabilità del controllo del territorio".

" Pineta vesuviana e vigneti straordinari, natura e opera umana devastati da questa vergogna che purtroppo sempre più spesso vede l'area del Parco nazionale del Vesuvio come discarica illegale - sottoline il responsabile vesuviano di Slow Food Alberto Capasso.

Guarda il filmato su Metropolis Web
" A poche centinaia di metri da quì i forestali del CTA contrastavano i cittadini che difendevano il Vesuvio dalle discariche di stato. E sotto i loro occhi in questo luogo, criminali senza scrupoli sversavano di tutto devastando un ambiente straordinario e bellissimo - incalza Franco Matrone della Rete dei Comitati vesuviani. Eravamo quì per visionare nuovi percorsi dove condurre i visitatori nell'ambito delle manifestazioni di "Girando per il Vesuvio " con l'Associazione Cittadini del Parco e ci siamo imbattuti in questa vergogna. Ma è chiara in ciò la responsabilità dei Governi. Dove si autorizzano discariche tal quale e tossiche in aree protette come il Parco del Vesuvio, si lancia un messaggio devstante di illegalità a tutti i criminali dell'ambiente. E questi sono i risultati".

Rete dei Comitati vesuviani
Legambiente onlus
Slow Food Vesuvio

Milano invasa dalla spazzatura era il 1995 "Ricordatelo a Bossi"

Milano invasa da spazzatura e rifiuti tossici. Bersani: “Vi aiuteremo noi”. Era il 1995


Ma la Lega adesso chiude la porta alla crisi campana


"Il problema dei rifiuti di Milano non può essere considerato un'emergenza eterna, né può essere usata l'emergenza come strumento per creare speculazione". Era il 1995 e il capoluogo meneghino scoppiava di monnezza, preda di una devastante emergenza rifiuti. La discarica sotto tiro era quella di Cerro Maggiore - la più grande d'Europa - tra i comuni di Milano e Varese. I manifestanti all'epoca proponevano di "portare i rifiuti ad Arcore per ricordare che Paolo Berlusconi è il vero proprietario di questo impianto".


Tra il 1995 e il 1996 si scatenò una vera e propria guerra che ebbe come protagonisti l'amministrazione comunale di Milano, la Provincia e la Regione Lombardia. Gli abitanti di Cerro, con il sindaco Marina Lazzati in testa, fecero uso di ogni mezzo di lotta (anche scioperi della fame e blocchi stradali), per impedire l'arrivo dei rifiuti alla discarica. A scatenare la protesta era stata la decisione della Giunta regionale guidata da Roberto Formigoni di allargare l'area della discarica per consentire lo scarico delle migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti ogni giorno dal capoluogo lombardo che, ancora privo di inceneritori, non sapeva dove collocarli. Il 29 settembre '95 il governo Dini, per fare fronte all'emergenza rifiuti di Milano, con un decreto nominò Roberto Formigoni e il sindaco di Milano, Marco Formentini, commissari delegati per "l'emergenza rifiuti", rispettivamente alla provincia e al Comune di Milano.

E mentre Milano scoppiava per i rifiuti, Paolo Berlusconi, nel pieno delle polemiche, cedette il proprio 50% della quota di proprieta della Simec - che gestiva la discarica - agli altri soci. Il primo dicembre '95, invece, venne firmato l'accordo che sanciva la chiusura definitiva della discarica entro il 31 marzo '96 e il risanamento dell'area.

Nel 1995 i rifiuti prodotti in un solo giorno nella provincia di Milano ammontavano a 12mila tonnellate, di cui cinque solo nel capoluogo. Sui piazzali dell'Amsa, in attesa di smaltimento, nel novembre di quell'anno c'erano ben 28mila tonnellate di spazzatura indifferenziata da smaltire. "Se si pensa - spiegarono all'epoca i Verdi - che i prezzi del settore ammontano, per quanto riguarda lo smaltimento, intorno alle 240 lire al chilo, si fa presto a fare due conti''. Quello dei rifiuti era un ''business'' da 1 miliardo e 200 milioni di lire al giorno solo per quanto riguardava Milano.

Ma non è tutto. Nell' area di 'Montecity' a Milano, nei pressi di via Bonfadini, l'allora assessore comunale all'ambiente Ganapini denunciava: "ci sono 45mila tonnellate di terriccio inquinato da pesticidi organoclorurati, fra i quali il ddt, e quindi rifiuti tossici nocivi, che sono stati stoccati abusivamente". Ganapini precisava poi che ''le 45mila tonnellate" erano "sparse su undici cumuli alti fino a otto metri e divisi parzialmente dal terreno sottostante solo da alcuni teli di plastica'', con "rischi per contatto, ingestione e inalazione delle sostanze presenti''. Inoltre - sempre secondo Ganapini - proprio lì accanto c'erano "due vasche" con "200mila tonnellate di rifiuti speciali che hanno un'autorizzazione scaduta" e per la quale era stata chiesta una proroga. Secca la smentita dalla Regione: "I controlli effettuati dagli organismi preposti, la Provincia di Milano e l'Usl di Milano, dicono senza ombra di dubbio il contrario".

Ebbene, in un simile caos, chi aiutò la capitale economica italiana ad uscire dall'emergenza rifiuti? L'allora presidente della Regione Emilia-Romagna, Pierluigi Bersani. "In queste ore Milano - spiegava Bersani - abbiamo sentito il dovere di rispondere all'appello del sindaco di Milano in ordine all'emergenza ambientale che la città sta vivendo. La Regione Emilia-Romagna ha condotto una ricognizione delle possibilità di smaltimento. In accordo con i Sindaci di Ravenna, di Ferrara e di Sogliano (Rimini), ho comunicato al Sindaco di Milano ed alla Regione Lombardia la disponibilità a una intesa per l'utilizzazione dei rispettivi impianti; questo al fine di risolvere nel più breve tempo possibile l'emergenza che investe la citta' di Milano". Poco dopo l'assessore all'Ambiente di Milano firmò un'intesa con i Comuni di Ravenna, Ferrara e Forlì per far confluire i rifiuti nei rispettivi inceneritori. Da quel giorno e per tutto il mese di dicembre, 350 tonnellate vennero trasportate quotidianamente fuori regione.

L' accordo - secondo una nota della giunta dell' Emilia Romagna - prevedeva l'impegno ad accogliere fino a novemila tonnellate di rifiuti milanesi: 3.000 negli inceneritori gestiti dall' Agea di Ferrara, 3.000 nella discarica di prima categoria gestita dall' Ama di Ravenna, 3.000 nella discarica di prima categoria del comune di Sogliano. La tariffa per ciascuna tonnellata era di 300mila lire (franco discarica) eda versare direttamente agli enti gestori dei tre impianti. Altre destinazioni dello smaltimento furono Trinitapoli (Foggia) e Gubbio (Perugia).

Dalla crisi dei rifiuti Milano uscì con il potenziamento della raccolta differenziata e la costruzione di diversi inceneritori (oltre a quelli già esistenti). E mentre oggi Napoli cerca di rialzarsi dopo decenni di malgoverno, la Lega per tutta risposta chiude la porta in faccia a De Magistris, bloccando il decreto sui rifiuti e l'invio della spazzatura fuori regione. La memoria dei leghisti è evidentemente corta. Cortissima.

martedì 28 giugno 2011

Se a Napoli arrivassero gli angeli della monnezza

di ADRIANO SOFRI

Immagino come un dopoguerra, un film di persone che scendano in strada a prendere ciascuna il proprio sacco di spazzatura e se ne rientrino in casa. Confronto la monnezza a Napoli col fango dell'Arno a Firenze nel 1966. Che cos'hanno in comune, direte, a parte l'impiego metaforico del termine alluvione anche a Napoli?


Che l'una fosse un disastro naturale e l'altra umano, non è così decisivo. Nel 1966 l'incuria umana trasformò un accidente naturale in disastro: a questi fiumi rovinosi si apprestino argini e ripari nei tempi quieti, diceva Machiavelli, in modo che l'impeto loro non risulti così licenzioso e dannoso. Oggi inettitudine e corruzione di umani danno alla monnezza napoletana la portata di una catastrofe naturale. Ormai è difficile che i grandi disastri avvengano senza un concorso di colpa - come a Fukushima.

Però là c'erano i libri, qua la monnezza. Infatti: sgombrare dall'una vuol dire far posto agli altri, in tutti i sensi. Si pretende che Napoli sia affare dei napoletani. A uno strano finale va avviandosi l'anniversario dell'unità d'Italia. Uno spiazzo padano in cui gridare Secessione. Una città del cuore (dell'aneddoto sul Cavour morente: "Questi nostri poveri napoletani...") che si vuol mandare alla deriva. Eppure è bella l'idea che l'atto finale delle celebrazioni del 150enario abbia a che fare col riscatto dalla monnezza, e vi metta mano ogni parte del paese. "Quand'è che si vota di nuovo?", chiede un giovane in una vignetta dei giorni scorsi. La buona volontà c'è, aspetta solo i varchi da cui passare. Si chiamarono angeli del fango, con una dose di retorica melensa, i ragazzi di Firenze 1966, che infatti aspettavano il loro varco. Verrebbero a Napoli, i loro coetanei d'oggi, a passarsi di mano in mano i sacchi di spazzatura, se solo ci fosse alla fine un posto in cui depositarli. Sarebbe bello che ci venissero lo stesso, così, per prendersi il loro sacchetto e tornarsene via, un altro modo per votare, e per dire che abbiamo capito alcune cose semplici. Che i commissariamenti governativi sono serviti a rendere perenne l'emergenza e i suoi guadagni, e a saldare un sistema Commissariato-Impregilo-Camorra. Che si pretende che i rifiuti non partano da Napoli alla volta di altre regioni e si scarica da anni una valanga di rifiuti speciali dal nord alla Campania. Che è davvero possibile raggiungere una percentuale oltre il 60 per cento di raccolta differenziata nel giro di mesi, e che ci sono riuscite Salerno e Portici e Mugnano, che non sono in Finlandia. E che l'impegno per lo sgombero della monnezza coincide con quello contro la camorra: per esempio, spiega Guido Viale, nella discarica vuota nel Casertano controllata dalla famiglia Schiavone. Una tipica situazione risorgimentale, no?

Se da 17 anni si è fatto in modo di perpetuare un'emergenza della spazzatura che danna l'intera vita economica e civile di una metropoli mediterranea ed europea, è evidente ora il desiderio di trarne una rivalsa nei confronti del bruciante risultato elettorale: qualcosa come il "cacerolazo" cileno del 1972. La nuova amministrazione napoletana è stata investita da un voto che indica un desiderio irruento e profondo di rinnovamento e di pulizia. Ha ereditato la montagna di rifiuti. È grottesco che l'eccesso di zelo di De Magistris sui "cinque giorni" (nella città, del resto, delle Quattro Giornate, e c'era ben altro da spazzar via), gratuito com'era, faccia da pretesto a un impudente rovesciamento di responsabilità, e che Berlusconi arrivi a dire che dovrà ancora pensarci lui. Sarà bene che ci pensiamo tutti quanti, e che i governi di regioni che hanno dichiarato la propria solidale disponibilità, e lo fecero già in passato, sentano il sostegno dei cittadini, e si vergognino quelli che ostentano il proprio egoismo. (Si rilegga il riconoscimento dell'ex sindaco Formentini su Milano invasa dalla monnezza e soccorsa dal Bersani presidente dell'Emilia Romagna nel 1995).

Chiunque, se gli chiediate che cosa associa al nome di Napoli negli ultimi anni, risponderà "la monnezza". Lasciategli un minuto in più, e gli verranno in mente altre cose. Un presidente della Repubblica, naturalmente. E il libro italiano di gran lunga più amato, Gomorra. Un altro libro esce ora, e così nettamente l'editore Sellerio lo presenta: "Era dal tempo della Lettera a una professoressa che non leggevamo pagine così emozionanti". Si intitola Insegnare al principe di Danimarca, l'ha scritto Carla Melazzini, racconta fatti e riflessioni di un'esperienza ardua e formidabile come quella dei maestri di strada del Progetto Chance, che raccolgono ragazzi "dispersi" della Napoli un tempo operaia di Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio, oggi ribattezzata "il triangolo della morte". Scarti, quei bambini, che vengono ordinariamente smaltiti nel "Sistema". Quanta ricchezza contengano, e quali lezioni vengano sulla città e il nostro tempo dal punto di vista di chi si dedica a loro, è difficile da immaginare per chi segua, fra l'angoscia e il fastidio o l'abitudine, le cronache sui mucchi di monnezza. "Un insegnante di media cultura e umanità è presumibilmente disponibile a commuoversi sul dramma del giovane principe di Danimarca, e a riconoscere le ragioni dei suoi atti, anche i più estremi. Ma quanti insegnanti sarebbero disposti a riconoscere la stessa legittimità ai sentimenti di un adolescente di periferia che vive il tradimento della propria madre con l'intensità e la consequenzialità del principe Amleto?"

Non si fa letteratura in questo resoconto, caso mai la si traduce nelle cose: "Lessi in una classe le prime righe della Metamorfosi, poi chiesi ai ragazzi chi dei membri della loro famiglia, secondo loro, avrebbe accettato di prendersi cura del povero Gregor Samsa trasformato in un immondo scarafaggio. I maschi all'unanimità risposero "la mamma". Perché? Ovvio: perché "pure 'o scarrafone è bello a mamma soja". Il giorno dopo ero in biblioteca, si affaccia Gianni, il più piccolo e brutto della classe, chiedendo timidamente: "Professoré, lo tenete qui il libro dello scarrafone?"".

Scriveva l'autrice (è morta un anno fa, immaturamente): "Quando le nostre alunne vogliono significarci che non sono venute a scuola per poter fare i servizi domestici, fanno un ampio gesto col braccio che mima lo svuotamento a terra di un intero recipiente di detersivo... Lo sporco deve essere espulso, finché non ne rimanga traccia dentro la casa... La stessa ossessione espulsiva è vigente nei confronti di mosche e altri insetti, del sudore, degli odori (a questi ragazzi è difficilissimo far fare esercizio fisico, perché non tollerano di sudare). Gettano ogni cosa nello spazio esterno a sé. L'essenziale è che sia "fuori". Quelli per i quali l'essenziale è che i rifiuti siano "fuori" sono i diretti discendenti di quelli che con i rifiuti hanno coabitato per tanto tempo, che come rifiuti sono stati sempre trattati. Il ragazzo che dieci anni fa ci disse "spendite tanti soldi pè munnezza comme nuje!", aveva una casa luccicante di pulizia ed era, come gli altri, un consumista coatto. Successivamente ha fatto in modo di mettere in pratica il concetto che aveva di se stesso".

Di una rivoluzione ha bisogno, e però ha un'imprevista opportunità, Napoli, e noi con lei. Sgombrare la monnezza e imparare a riusarla non è che la premessa. Issarono un tricolore sul mucchio di spazzatura. In un certo senso, era una buona idea.
(28 giugno 2011)

Napoli, Calderoli: “Rifiuti solo nelle regioni confinanti”. Diminuiscono i roghi nella notte

De Magistris sul camion dei rifiuti
La Lega si oppone ancora al decreto per lo smaltimento dell'immondizia campana in altre regioni. Il governatore del Friuli: "Come spiego che bisogna ancora dare una mano?". Presidente Emilia Romagna: "Noi ci siamo, ma nessuno faccia il furbo". In città meno rifiuti e meno proteste. De Magistris ringrazia i lavoratori Asia
“O nel decreto c’è scritto che potranno essere portati solo nelle regioni confinanti alla Campania, in modo che restino lì, oppure quel decreto non passerà”. E’ ancora il ministro leghista della Semplificazione, Roberto Calderoli, a esprimere la posizione del Carroccio sul decreto richiesto a gran voce dagli amministratori napoletanti e bloccato in attesa di una decisione dal governo. Il provvedimento, che dovredbbe permettere ai rifiuti campani di essere smaltiti anche fuori regione sembra a molti l’unica soluzione all’emergenza. “Ma le nostre discariche sono già piene: non c’è spazio per l’immondizia di altre regioni”, risponde il governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo. Che, pur dichiarando “nessun pregiudizio versi i rifiuti campani”, attacca la gestione della situazione. Una posizione in parte diversa da quella espressa da Enrico Rossi, presidente dcella regione Toscana, che ha dichiarato: “Non ci tiriamo indietro ma tutte le istituzioni devono fare la loro parte”. In città e nella provincia, intanto, diminuiscono le tonnellate di riufiuti non raccolte e così anche il numero dei roghi e delle proteste. Mentre il sindaco Luigi De Magistris e il suo vice a ssessore all’Ambiente Tommaso Sodano accompagnano i lavoratori dell’Asia, che stanno lavorando 24 ore su 24.


“Le regioni del Nord non possono essere messe periodicamente di fronte a questa emergenza – è tornato sulla questione Tondo -. Un’emergenza periodica è un ossimoro”. Per il governatore, il ripetersi del problema immondizia “significa che non si è fatto abbastanza per risorverlo”. “Il popolo friulano è abituato ad affrontare le sue difficoltà e a risolverle – spiega -. Può dare una mano una volta, ma rifiuta il ripetersi di atteggiamenti contrari alla cultura civile”. Come quelli di Napoli, intende. “Io come spiego alla mia comunità che bisogna continuare a dare una mano?”, conclude. Una posizione che indispone altre regioni, disponibili invece al conferimento dei riufiti campani nelle proprie discariche. Ma solo in cambio di rassicurazioni istituzionali. Come Rossi, secondo cui “ciascuna Regione deve impegnarsi, senza furbizie da parte di nessuno e senza ricorrere a scorciatoie”. “Il governo ci chiede la nostra disponibilità e noi la daremo – aggiunge il presidente dell’Emilia Romagna -. Se l’emergenza è nazionale, ed è nazionale, allora tutte le istituzioni devono fare la loro parte”.

Un’idea condivisa anche dall’amministrazione napoletana che oggi ha voluto dimostrare la sua vicinanza alla popolazione e il ringraziamento per gli operai dell’Asia che – come previsto da un’ordinanza sindacale di giovedì scorso – lavorano 24 ore su 24 per recuperare le tonnellate di rifiuti non raccolte. Oggi scese a 1400. Stamattina alle 6, oltre ai lavoratori c’erano anche il sindaco e il suo vice alla partenza dei compattatori per l’avvio del servizio di raccolta in città. Un impegno, quello dell’Asia, apprezzato dai cittadini, che protestano sempre meno per l’immondizia per le strade. Rispetto agli oltre 70 dei giorni scorsi, nella notte sono stati una ventina i roghi appiccati a Napoli e provincia. In città, nello specifico, sono stati solo tre. Più colpita invece la provincia, specie nei comuni di Casoria, Afragola, Pozzuoli, Castellammare di Stabia, Giugliano in Campania, Melito Arzano e Casalnuovo. Proteste si sono invece registrate a Terzigno, per l’ipotesi di ripresa del progetto di creare una discarica a cava Vitiello, nel parco del Vesuvio. Area cancellata dai siti destinatari di impianto per legge. Dalle 20 di ieri alle 8 di questa mattina i pompieri hanno spento 20 incendi dolosi di cumuli di rifiuti, comunque contro i 47 della notte precedente. Nella cosiddetta rotonda Panoramica di Boscoreale, infine – da cui parte la strada di accesso alla discarica di Terzigno – una quarantina di attivisti anti-discarica si sono radunati intorno alle 23.30 per protestare. Bloccando per un’ora e mezza le strade che sboccano nella rotonda.

Riceviamo e pubblichiamo

Stanotte, tornavo a casa dopo aver suonato alla libreria Treves in piazza del Plebiscito... quando, dai quartieri spagnoli, è partita una "strana protesta" a cui ho assistito...e che è andata avanti fino a tarda notte. Non aveva il sapore di una rivolta po...polare, ma di una manovra organizzata, c'erano ragazzini, gran parte minorenni, che nemmeno sapevano quello che stavano facendo, MANOVRATI DA DONNE E UOMINI ADULTI, SUI MOTORINI, CHE MINACCIAVANO I TURISTI CHE FOTOGRAFAVANO E NOI, CHE CERCAVAMO SPIEGAZIONI. Hanno aperto tutta la spazzatura...la nostra "famosa monnezza"...che giace sull'asfalto di Napoli"... TUTTAVIA SIGILLATA CON CURA DAI COMMERCIANTI E DA MOLTI CITTADINI, CHE INTANTO HANNO INIZIATO LA DIFFERENZIATA GIA' DA TEMPO, PER EVITARE CHE NE FUORIUSCISSE LA PUZZA, CHE VI ASSICURO E' INSOPPORTABILE, IN ATTESA DI PROVVEDIMENTI DA PARTE DELLE AUTORITA' COMPETENTI. Insomma...queste persone...hanno riversato tutto per strada, rifiuti di ogni genere, lungo tutta via Toledo e sotto la galleria Umberto I ...con l'obiettivo di mischiare la differenziata con l'indifferenziata! IN UN CLIMA DI GUERRA! Si scambiavano msg tra loro tipo: "PORTA A PORTA DEVE PASSARE DI QUA, METTETELI QUA!!!" ...e poi: "FACIMM' 'O BRUDELL'...FACIMMEL' CARE' 'A ISSO E STI LOTE CHE L'HANNO VUTATO...CHILL' VENEN' CU 'E TELEVISION' E 'O SCASSAMM'...FACIT' AMBRESS!" (Facciamolo cadere, sia lui che quelle merde che lo hanno votato, quelli vengono con le telecamere, lo sputtaniamo, fate presto!) Aprivano i sacchetti che scendevano di casa, dove dentro c'era di tutto, e li lanciavano sui cartoni ben raccolti e legati, slegando ogni sacchetto di umido per poi riversarli su carta, alluminio e plastica! Ho assistito al dietrofront dei carabinieri!! Non ero solo, c'erano altri testimoni con me. Le forze dell'ordine hanno visto, erano a pochi metri, ma non hanno affrontato quello che doveva essere un intervento di ORDINE PUBBLICO! AVREBBERO TRANQUILLAMENTE POTUTO EVITARE QUELLO CHE POI E' SUCCESSO!!! (ci sono molti video a riprova su quello che è accaduto successivamente, la protesta(?) era appena iniziata) MA NON LO HANNO FATTO!!! PERCHE'....??!! PERCHE' i carabinieri non fermano 200 persone sui motorini, senza casco, che organizzano una guerra civile MIRATA, UN SABOTAGGIO, vestito da protesta di popolo? Come mai quando i senza lavoro, i precari, danno fuoco ai cassonetti per la disperazione, o protestano, vengono presi a manganellate, arrestati, picchiati e schedati e ieri, invece, hanno fatto dietrofront?!! Io c'ero...ho visto con i miei occhi! E poi? Poi minacce contro di me, anche pesanti! E' una manovra contro De Magistris! NE SONO TESTIMONE! In fede: Antonio De Carmine - principe ps: Resto del parere che l'altra parte di Napoli non vada tutta combattuta...ma vada sensibilizzata, curata, guarita, aiutata, perchè tra i quartieri spagnoli e Rua Catalana io ci sono nato...cresciuto...e...ho spesso ricevuto minacce...ma tuttavia oggi, ve lo assicuro, i malavitosi sono diminuiti rispetto a qualche decennio fa...sono molto meno! FIDATEVI! E quelli che, invece, possono e voglio cambiare, sono aumentati, SONO MOLTI DI PIU'! E con la parola...la speranza...ma...accompagnata dai FATTI, scuole, scuole ,scuole!!! Con i politici seri, con politiche sociali e programmi di recupero VALIDI, con le giuste donne e con giusti uomini, tutto questo...si può!!! Ma tutti i napoletani devono continuare a partecipare! ANCHE INDIVIDUALEMENTE! Io lo faccio DENUNCIANDO, lo faccio da una vita anche con quello che è il mio lavoro: LE CANZONI...scusate se è poco...e scusate se lo chiamo lavoro! Insieme ad altri amici, abbiamo portato molti ragazzi da questa parte, lontano dalle mafie, dalle famiglie colluse, dalla malavita, più di quanti ne abbattevano le armi da fuoco...l'eroina...e l'arruolamento nei clan... in questa città! Penso sempre che forse tra loro ci sarei potuto finire io... perchè, spesso, a Napoli...è una questione di fortuna* A PROPOSITO,
SCOMMETTIAMO CHE STANOTTE SI REPLICA...NON LONTANO DA QUI?
Di: Antonio De Carmine

I ragazzi della parrocchia della "Torretta"

ECCO IL TRAILER DELLO SPETTACOLO "SCUGNIZZI"

lunedì 27 giugno 2011

EMERGENZA RIFIUTI. PROTESTE PER LA PAVENTATA APERTURA DI CAVA VITIELLO

27/06/2011 - 14:09
Agitazione tra i cittadini a seguito delle dichiarazioni del presidente della giunta regionale della Campania che sarebbe orientato a chiedere la reintroduzione della cava Vitiello, area protetta nel Parco Nazionale del Vesuvio, tra i siti da utilizzare per discarica rifiuti. Comunicato stampa allegato

LEGGI IL COMUNICATO STAMPA

sabato 25 giugno 2011

SAN SEBASTIANO. AL VIA "VESUVIO IN FIORE"

Nell'ambito della XXXII "Rassegna del Verde - Teatro e Cabaret" parte la prima edizione del concorso floreale. L’appuntamento è per domenica 26 giugno in piazza Belvedere.


Si terrà domenica 26 giugno a San Sebastiano al Vesuvio (Napoli) il concorso floreale 'Vesuvio in Fiore', inserito nella programmazione della XXXII 'Rassegna del Verde - Teatro e Cabaret', in corso fino a settembre nel comune vesuviano.

La prima edizione dell'iniziativa, prevista dalle ore 11 sulla terrazza di piazza Belvedere, è promossa dall'associazione Obiettivo Cultura ed organizzata in collaborazione con l'Unione Regionale dei Panificatori, l'istituto agrario 'Emanuele De Cillis' di Napoli e l'Associazione degli Imprenditori, Ristoratori e Albergatori Vesuviani con il patrocinio della Provincia di Napoli, dell'Ente Parco Nazionale e del Comune di San Sebastiano al Vesuvio. La gara è aperta a fioristi e floricoltori chiamati ad impiegare tutta la loro abilità nella creazione di composizioni originali ispirate ad un tema loro assegnato per estrazione.

Tutti coloro che avranno fatto pervenire la domanda di partecipazione alla sede dell'associazione (piazza Giuseppe Garibaldi 26, Napoli) oppure all'indirizzo di posta elettronica (angela.assia@gmail.com) entro il 21 giugno, dovranno confrontarsi nella realizzazione di una struttura, un addobbo da tavolo ed un bouquet che saranno valutate da una giuria composta da esperti e rappresentanti dei soggetti coinvolti. In palio per i vincitori del concorso, che non prevede alcuna quota di partecipazione, premi per un totale di mille euro.

“Riteniamo giusto - dichiara Raffaele Aratro, assessore comunale alla Cultura e ai Grandi Eventi – sostenere una manifestazione che veicola la promozione delle tipicità di un territorio dalle straordinarie potenzialità tra cui si colloca il settore florovivaistico che vanta una tradizione antica e diffusa in tutta l'area vesuviana”. Attraverso l'Assessorato regionale all'Agricoltura la Campania detiene il primato nazionale nella produzione di fiori recisi e nel Vesuviano sono numerose le aziende specializzate che, in molti casi, gestiscono attività familiari tramandate per più generazioni.

L'iniziativa, che intende promuovere il vasto territorio vesuviano attraverso la valorizzazione delle sue risorse come le produzioni agricole ed enogastronomiche, prevede inoltre stand espositivi e degustazioni di prodotti tipici del Vesuviano tra cui l'albicocca e il pomodorino. 'Vesuvio in Fiore' si concluderà con lo spettacolo di cabaret “Anch'io…sono un trio' presentato da 'I Vietato Fumare', al secolo Giulio Bosso, Salvatore Nappo e Fulvio Renzi (ore 20). Info e bando completo del concorso su: www.obiettivocultura.it.

Girando intorno al Vesuvio

venerdì 24 giugno 2011

PASSI AVANTI: COMUNE DI BOSCOTRECASE "CAMPAGNA INFORMATIVA RACCOLTA DIFFERENZIATA"

Il Comune di Boscotrecase, con il supporto di Tetra Pak e Ecological Service, promuove una campagna informativa, con appositi opuscoli, per sensibilizzare l'utenza, minimizzare la produzione dei rifiuti e migliore la produttività della Raccolta Differenziata "IO LO RICICLO E TU?" Anche le confezioni Tetra Pak si riciclano con la carta.

Clicca qui: Io riciclo e tu?







L'ASSESSORE SODANO INCONTRA I COMITATI

Il comitato cittadino di Boscotrecase sente di augurargli un grande in bocca al lupo


GUARDA IL VIDEO

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Ordinanza sindacale emergenza rifiuti 23/06/2011




Cronaca

Il Fatto Quotidiano di Vito Laudadio 24 giugno 2011
Dietro ai roghi e ai vari disordini non c'è più solo la reazione esasperata della cittadinanza, ma veri e propri raid organizzati in diversi punti della città che rispondono a un'unica regia


Il segnale era arrivato nei giorni scorsi, la firma è stata apposta nella notte: c’è la regia della camorra dietro la protesta sui rifiuti a Napoli. Non più la reazione di cittadini esasperati ma raid organizzati con un’unica regia, in diversi punti della città, con modalità inequivocabili. Al Corso Vittorio Emanuele, un lembo della cosiddetta “Napoli bene” che confina con i Quartieri spagnoli, a ribaltare i cassonetti in tarda serata è stato un gruppo di donne, che subito dopo si è dileguato. Alla Riviera di Chiaia, zona mare, in azione si sono visti ragazzini appena adolescenti armati di guanti in lattice. La situazione ormai è insostenibile. Lo ha capito il sindaco De Magistris che ha emanato una serie di provvedimenti urgenti motivandoli dai gravi rischi per la salute dei cittadini. Nel frattempo il governo fa melina e costringe il Capo dello Stato a intervenire in prima persona contro i ritardi di Berlusconi e a esternare la sua “inquietudine per la mancata approvazione del decreto legge che era stato predisposto” per ripristinare il flusso fuori regione dei rifiuti napoletani.
È il metodo, antico, usato dai clan quando c’è da fare la voce grossa, quando c’è da ricattare il Palazzo: gli uomini in trincea, donne e bambini sul fronte. L’episodio più inquietante, tuttavia, è avvenuto poco prima della mezzanotte in via Montagna spaccata, tra Pianura e Quarto. Un gruppo di giovani, una ventina circa, è arrivato a bordo di scooter e motociclette di potente cilindrata: hanno ribaltato cassonetti, sparpagliato l’immondizia lungo la strada, creato una vera e propria discarica a cielo aperto per centinaia di metri chiudendo di fatto traffico una delle più importanti arterie che collegano la città alla provincia flegrea.




È il remake del film drammatico visto a gennaio 2008, quando su quelle strade di periferia ogni notte decine di centauri seminavano sacchetti e terrore: scontri con le forze dell’ordine, reporter aggrediti, cittadini che invocavano una protesta civile che venivano intimiditi o, addirittura, schiaffeggiati. Nove mesi dopo, furono arrestati in 37: sei mesi fa, le prime condanne. Secondo il Pm antimafia della procura di Napoli, Antonello Ardituro, regista di quei disordini sarebbe stato Marco Nonno, consigliere comunale di destra. Il processo, per lui, è appena iniziato: Nonno reclama la sua innocenza e, intanto, rieletto col partito di Berlusconi è stato promosso capogruppo del Pdl.

Con la munnezza per le strade, l’odore nauseabondo che costringe mamme a coprire naso e bocca dei propri piccoli con fazzoletti e mascherine, i ristoratori che vedono scappare clienti abituali e turisti, e il caldo che negli ultimi giorni ha raggiunto il suo culmine stagionale, sale anche la temperatura dello scontro politico. Ieri, il sindaco De Magistris ha attaccato nuovamente Berlusconi: “Non ha fatto nulla per Napoli e per l’emergenza rifiuti, perché se ne frega: altrimenti in queste ore avrebbe adottato altri provvedimenti” è stato il suo je accuse. “La situazione dal punto di vista igienico-sanitario è grave – ha aggiunto – c’è un rischio concreto per la salute dei cittadini”. In attesa che il Governo sblocchi i viaggi di rifiuti verso altre regioni e il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, allestisca la discarica che si era formalmente impegnato a costruire sei mesi fa, il Comune di Napoli ha già individuato alcuni siti temporanei di stoccaggio dove portare i rifiuti raccolti. In città, non più in provincia. Una prima, fioca luce in fondo al tunnel: sarà anche per questo che ieri la “protesta” si è inasprita ancora di più. I Vigili del Fuoco sono dovuti intervenire per spegnere almeno una ventina di roghi, i camion della municipalizzata Asia hanno iniziato a lavorare h24 scortati dalla Polizia Municipale. Tutto questo, nel giorno in cui è intervenuto il capo dello Stato, Giorgio Napolitano: “È assolutamente indispensabile e urgente un intervento per l’aggravarsi della acuta e allarmante emergenza rifiuti – ha detto il Capo dello Stato – Ho espresso allo stesso presidente del Consiglio la mia inquietudine per la mancata approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, in due successive riunioni, del decreto legge che era stato predisposto. Pur senza entrare nel merito del provvedimento, rinnovo l’espressione del mio convincimento che comunque un intervento del governo nazionale sia assolutamente indispensabile e urgente al fine anche di favorire l’impegno solidale delle Regioni italiane. È quanto auspicano – spiega – anche la Regione e gli enti locali di Napoli e della Campania, nello spirito dell’intesa che con apprezzabile sforzo unitario è stata da essi sottoscritta a Napoli”.

giovedì 23 giugno 2011

"Cittadini per il Parco" Girando attorno al Vesuvio

Vi sottolineo due tra le tante iniziative di Girando attorno al Vesuvio di Cittadini per il Parco.


VIENI VIA CON ME DAL PALAZZO MEDICEO, ANDIAMO ALLA SCOPERTA DELLA VALLE DELL'INFERNO.

SABATO 25 GIUGNO ORE 18:00 OTTAVIANO Escursione notturna con partenza da Piazza San Michele

Prima parte: visita al centro storico ed al Palazzo Mediceo, dalle 18 alle 20.

Seconda parte: dalle 20 circa con i mezzi propri si raggiunge il piazzale di via Valle delle Delizie, dove partirà l'escursione alla scoperta della Valle dell'Inferno, in notturna, dalle 20 alle 24

Terza parte: degustazione di prodotti tipici, vino e sorprese varie

Rientro previsto alle auto ore 24:30

COSTO: CONTRIBUTO MINIMO 5 €

COME ATTREZZARSI: VESTITI BIANCHI O CHIARI, torcia, acqua a necessità personale, scarpe da trekking o anfibi o scarpe da ginnastica, k-way o giubbotto, felpa, zaino

PERCORSO: nel centro storico si camminerà per circa 300 metri, la parte montana consiste all'andata in 1,5 km in salita, 1,8 km in pianura e ritorno.

DAL VINO DEI ROMANI AI VIGNETI DEL Lacryma Christi (Il VINO: 2000 anni di storia ma non li dimostra).

DOMENICA 26 GIUGNO ORE 9,30 BOSCOREALE (NA) AREA ARCHEOLOGICA DI VILLA REGINA.

Prima parte: Visita guidata Antiquariuum e Villa Regina con torchio bi millenario. (tempo circa 1 ora)

Seconda parte: dalle ore 11 circa: con mezzi propri si raggiunge via Panoramica Contrada Fruscio - Ciaramella a Boscotrecase dove si effettua escursione sulle lave del 1908 in area protetta con un panorama mozzafiato. La guida introdurrà i visitatori al concetto di biodiversità del territorio vulcanico ( natura e opera dell’uomo. Lava e vigneti straordinari).

Terza parte: ore 12,30 Con pochi minuti a piedi si visita l’Azienda vitivinicola del Lacryma Christi (Sorrentino) c/o cui, tra una citazione e lo straordinario panorama del Vesuvio e del Golfo, gli ospiti potranno effettuare assaggi e degustazioni gratuite.
Rientro previsto alle ore 13,30.
Percorso nel Parco del Vesuvio di circa 500 mt. con piccola pendenza.
Opportune scarpe da trekking o da ginnastica.
Costo del biglietto agli scavi di Villa Regina: 5 €
(minorenni e sopra i 65 anni gratuito. Fino a 25 anni metà prezzo).

Con lo stesso biglietto è possibile visitare gratuitamente gli scavi di Oplonti a via Sepolcri a Torre Annunziata (purchè nell’ambito della stessa giornata entro le ore 19).

INFO E PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA 0818270866, 3355842706 (Numero chiuso)

De Magistris: nonostante Berlusconi, lavoriamo per ripulire Napoli

Sceglie ancora una volta il web de Magistris per parlare ai cittadini. Il sindaco di Napoli replica con un videomessaggio al premier Silvio Berlusconi che stamani avrebbe dichiarato "Il nuovo sindaco di Napoli non ce l'ha fatta, come diceva, a ripulire la città in cinque giorni Come sempre, dovrò intervenire io". "Il Governo - dice de Magistris - si è girato dall'altra parte a causa dei veti della Lega Nord, non varando il decreto che, invece, sarebbe suo dovere varare. Per ragioni prima morali e poi politiche. Dunque fa sorridere quanto dichiarato oggi dal presidente del Consiglio che, più di tutti, porta il peso di una colpa antica: quella di aver abbandonato Napoli a se stessa, imponendo solo stagioni emergenziali che non hanno prodotto alcun miglioramento sul fronte rifiuti, escluso quello del forziere economico delle cricche dell'incenerimento e dello smaltimento illecito. Stiamo cercando di ottenere il massimo del risultato per mezzo della collaborazione politica-istituzionale con la Regione e la Provincia, evitando rotture nel solo interesse dei cittadini" (di Anna Laura de Rosa)
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Il ritorno di Berlusconi




CHI SI RIVEDE.....«Vedo che De Magistris non ce la fa Come sempre ci penserò io»

L'assessore regionale Romano: ancora 8mila tonnellate
da rimuovere, ci occorro dai 15 ai 20 giorni per la normalità

«Vedo che De Magistris non ce l'ha fatta in cinque giorni. Come sempre dovrò intervenire io». Così si sarebbe espresso, a quanto si apprende, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a proposito dell'emergenza rifiuti a Napoli.

Il premier ha incontrato il coordinatore del Pdl campano Nicola Cosentino, il presidente della Provincia di Napoli Bruno Cesaro, il presidente della Provincia di Avellino, Cosimo Sibilia ed il senatore Carlo Sarro poco prima di entrare in Aula a Montecitorio.

Nel corso della breve riunione si sarebbe discusso dell'emergenza rifiuti in Campania e della necessità di attivare al più presto una discarica per sgomberare Napoli dai cumuli di spazzatura.

Tra le ipotesi al vaglio si sarebbe prospettata la riattivazione della discarica di Macchia Soprana in provincia di Salerno.

Nel frattempo si valuta l'impatto del piano interistituzionale varato ieri: Grazie all'accordo raggiunto con tutte le province, la Regione Campania conta di uscire dalla crisi rifiuti nel giro di 15/20 giorni.

L'assicurazione è giunta dall'assessore regionale all'Ambiente Giovanni Romano che è intervenuto in Consiglio regionale per illustrare la situazione rifiuti all'assemblea.

«Tra Napoli e provincia - ha detto l'assessore - ci sono a terra tra le 6 e le 8 mila tonnellate. Ieri sera è stata raggiunta un'intesa condivisa con tutte le province che, attraverso un aumento delle potenzialità dei loro impianti, un aumento dei conferimenti laddove possibile, per esempio verso la Sicilia, e l'utilizzo dei siti di trasferenza, ci consentirà non solo di garantire la raccolta ordinaria ma anche di recuperare 3/400 tonnellate al giorno, il che nel giro di 15-20 giorni ci permetterà di recuperare sul pregresso. Soluzioni alternative - ha sottolineato Romano - non ce ne sono».

Romano ha delineato la situazione delle discariche che non sono in grado di ricevere conferimenti straordinari perchè per intoppi vari Sant'Arcangelo Trimonte, Savignano Irpino e San Tammaro, hanno una capacità ridotta. Romano ha annunciato che per quanto riguarda i flussi verso Emilia Romagna e Toscana, nella riunione di domani la Regione chiederà di proseguire con le intese istituzionali. «Nessuna di queste regioni - ha sottolineato Romano - ha nulla da recriminare nei nostri confronti, sia per quanto riguarda i debiti, perchè non dobbiamo neanche un centesimo, sia per quanto rigurda la qualità dei nostri conferimenti che sono a norma».

«Al governo - ha concluso - proponiamo due opzioni: o l'interpretazione dell'articolo 184 del Codice dell'Ambiente o una norma di accompagnamento per

mercoledì 22 giugno 2011

INSIEME PER IL PONTE

Mercoledì 22 giugno una corteo partirà da Via Sepolcri, all'altezza della interruzione della strada posta a valle, per arrivare all'altro capo della strada, attraversando Via Vittorio Veneto e passando davanti al Cimitero. Vi aspettiamo numerosissimi!!! Aggiungete idee all'evento per renderlo davvero speciale!

Rifiuti, Tar: sì al sito di Caivano

Sono 2400 le tonnellate di cumuli che giacciono romai da giorni in città. Il tribunale amministrativo regionale riapre la discarica del Napoletano accogliendo la richiesta della Provincia sulla discarica del Napoletano Situazione drammatica a Montecalvario, San Giuseppe e Avvocata, Porto e Pendino. Ai Gradoni di Chiaia e in via Nicotera i cittadini esasperati hanno rovesciato sacchetti per strada



Anche se di poco rispetto a ieri (2360), è aumentata la quantità di rifiuti che "staziona" lungo le strade di Napoli che oggi registra - secondo i dati dell' Asia - una giacenza di circa 2400 tonnellate mentre infuria la protesta ai Quartieri spagnoli dove i cittadini esasperati hanno riversato i sacchetti per strada.


De Magistris contro tutti: pronto un piano alternativo
Intanto il Tar della Campania ha accolto la richiesta di sospensiva dell'ordinanza del sindaco di Caivano Antonio Falco presentata dalla Provincia di Napoli. Riprendono così i conferimenti nell'area di Caivano individuata dalla Provincia come sito di trasferenza per i rifiuti di Napoli e della provincia.

Rifiuti per strada scatta la rivolta

I quartieri che soffrono di più gli effetti della mancata raccolta sono quelli della Municipalità II dove, complessivamente, ci sono 550 tonnellate (Avvocata, Montecalvario, San Giuseppe Porto e Mercato Pendino). In sostanza, si tratta delle zone di appannaggio di Lavajet, azienda appaltatrice di Asia, i cui lavoratori non stanno prestando servizio da due giorni.

Altre zone della città dove la sofferenza risulta maggiore sono quelle di San Carlo all'Arena e del quartiere Stella: a terra c'è spazzatura per 370 tonnellate. Su una media di 270-300 si attestano, invece, i quartieri occidentali di città, da San Ferdinando in direzione del comune di Pozzuoli, passando per Fuorigrotta e Pianura. A Bagnoli la situazione risulta accettabile laddove c'è la racconta differenziata 'porta a porta'.

Il resto della città si attesta tra le 140 e le 170 tonnellate a eccezione del Vomero e dell'Arenella dove, lungo le strade dei due quartieri, ci sono circa 10 tonnellate d'immondizia. Intanto si susseguono gli incontri tra Asia (azienda che si occupa di espletare i servizi di igiene ambientale a Napoli) e l'amministrazione comunale per tarare le strategie finalizzate a una gestione dell'emergenza rifiuti in città che riduca al minimo i disagi per la cittadinanza. La protesta dei residenti nei gradoni di Chiaia a Napoli, si è estesa anche alla vicina via Giovanni Nicotera. I manifestanti hanno sparso per strada i sacchetti prelevandoli dai cumuli d'immondizia che da alcuni giorni non vengono prelevati nella zona

In Regione accordo sui rifiuti: Napoli conferirà in altre province

Spiragli di soluzioni nella crisi dei rifiuti campani. Il tavolo in Regione, presente il presidente della Giunta Stefano Caldoro,con l’assessore all’Ambiente Giovanni Romano, il vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano, l’assessore all’Ambiente della Provincia Giacomo Caliendo e rappresentanti di altre province campane si e’ concluso da poco con l’accordo perche’ il napoletano possa conferire in impianti di altri territori, cosi’ come previsto dall’articolo 7 bis della legge regionale in caso si non autosufficienza di una provincia.


“C’e’ un’intesa tra istituzioni, Regione e tutte le Province che prevede, all’interno dell’equilibrio regionale, una modalita’ per affrontare l’emergenza. Ma a mio avviso restano tutte le criticita’ e le fragilita’ di questo sistema, e per questo io e il sindaco de Magistris stiamo ragionando in prospettiva di una sorta di autonomizzazione”. Lo ha dichiarato l’assessore all’Ambiente del Comune di Napoli Tommaso Sodano, dopo l’incontro in Regione con il presidente Caldoro, l’assessore Romano e i rappresentanti delle cinque Province campane. “La cosa positiva – ha aggiunto Sodano – e’ che nonostante tutte le difficolta’ oggi abbiamo conferito 1150 tonnellate, che per noi e’ un risultato incredibile considerando le difficolta’ e l’agitazione da parte di una ditta, Lavajet, e abbiamo sopperito con i camion dell’Asia che stanno facendo uno sforzo straordinario. Ci hanno comunque assicurato che stasera la Lavajet lavorera’”. Sui dubbi espressi ieri su “malintenzionati” che intenderebbero sabotare il progetto del Comune e legati alla camorra, ribaditi nel pomeriggio dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris, Sodano ha aggiunto: “Abbiamo a che fare con persone che non si sono ancora piegate all’idea che Napoli e’ cambiata, che non ci sono piu collusioni tra politica e camorra. Se ne dovranno fare una ragione”.

Rifiuti, accordo per piano emergenza Conferimenti in tutte le province Appello a Napolitano: siamo al disastro

Decisa la "autonomizzazione" delle procedure di smaltimento

Lettera al Quirinale perché faccia pressing sul Governo
Si è conclusa la riunione interistituzionale sulla crisi rifiuti che si è tenuta a Palazzo Santa Lucia tra la Regione Campania, il Comune di Napoli e i rappresentanti delle Province.


L'incontro si è concluso con la definizione di un piano di azione condiviso da tutti i partecipanti, nell'ambito dell'accordo sottoscritto il 4 gennaio 2011 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che nella particolare situazione di criticità nella gestione del ciclo dei rifiuti dovrebbe, se attuato in tutte le sue parti, garantire un graduale e costante miglioramento della situazione a Napoli e in provincia.

«Abbiamo elaborato un programma condiviso utilizzando le potenzialità degli impianti delle altre Province, Stir e discariche, facendo in modo che questo sistema che ha funzionato finora e che si è fermato solo per fattori esterni possa essere potenziato e per garantire un graduale, ma costante recupero di ciò che si è accumulato nelle strade di Napoli e della provincia», ha dichiarato l'assessore all'Ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano, al termine dell'incontro svolto nella sede della giunta regionale campana con l'assessore all'Ambiente del Comune di Napoli Tommaso Sodano e i rappresentanti delle 5 Province della regione.

«Se il sistema ha funzionato una volta, anche con un potenziamento della capacità lavorativa sono convinto che possa funzionare ancora - ha aggiunto Romano - e ci può consentire di arrivare al 15 luglio con la città e la provincia pulite».

L'accordo partirà, ha specificato Romano, «già dalle prossime ore, grazie al grande senso di responsabilità di tutte le Province campane». Il termine dei conferimenti negli impianti extraprovinciali, ha detto l'assessore regionale all'Ambiente, «è fino allo svuotamento dei rifiuti di Napoli e provincia».

Quello in atto, ha proseguito Romano, «è il tentativo di superamento della prova tecnica di un'intesa istituzionale. Quando riusciamo a trovare un'intesa è un elemento di crescita per coloro che rappresentano le istituzioni. Dobbiamo fare in modo di far capire ai cittadini che sta prevalendo il senso di responsabilità istituzionale. Non c'è niente nel piano che possa impensierire o intimorire i cittadini, stiamo continuando a fare quello che già facevamo. Il piano non prevede nuove allocazioni».

Ad Acerra e Caivano «l'ordinanza del presidente della Provincia di Napoli Cesaro dimostrerà che quello che si è realmente progammato di fare è trasferenza, e non stoccaggio temporaneo».

Il programma sarà monitorato ogni 24 ore dalle istituzioni coinvolte. L'intesa raggiunta - si legge in una nota - è un estremo tentativo limitato nel tempo che, in assenza del provvedimento del Governo ancora sollecitato, non potrà che comportare lo stato di emergenza.

E dal Consiglio Comunale di Napoli è partito in serata un appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè solleciti il Governo circa la gravità delle conseguenze derivanti dal rinvio del decreto legge che avrebbe consentito il trasferimento fuori regione dei rifiuti, «principalmente quelli che giacciono da giorni nelle nostre strade» che «senza alcuna esagerazione, può portare ad una vera situazione di emergenza sanitaria ed economica nella terza città della Nazione.

“La macchina della munnezza”, De Magistris non ci sta e urla al sabotaggio
“La macchina della munnezza”, De Magistris  non ci sta e urla al sabotaggio
Sabotaggio. Luigi De Magistris non usa mezzi termini per spiegare il perché Napoli sia sommersa dai rifiuti a quattro giorni dal suo proclama: “Ripuliremo la città in cinque giorni”, aveva annunciato illustrando il new-deal della città. Qualcuno ha remato contro: la “macchina della munnezza”, quella di chi in questi anni ha lucrato sull’emergenza perpetua e teme l’annunciato “voltar pagina”, ora gioca il tutto per tutto. E gioca sporco.


A cominciare dai dipendenti delle società che, in subappalto, gestiscono la raccolta in un lembo di città. Ex disoccupati, di quelli organizzati a fomentare la piazza e far crescere la protesta all’estremo. “Gente abituata a guadagnare fino a tremila euro al mese per non fare nulla” racconta chi li conosce bene: anche se cambiano le aziende, loro restano sempre al proprio posto. A fare e disfare. Come è successo l’altra notte, dove i soliti noti hanno impedito fisicamente la raccolta. Con le buone e con le cattive: indaga la Digos.

I nomi sono sempre gli stessi, i referenti politici pure: la filiera delle responsabilità è un monocolore azzurro, come il partito del Premier. Dal consigliere provinciale ex Forza Italia recentemente arrestato e sponsor di una delle cooperative attenzionate, al Presidente della Giunta Provinciale, Luigi Cesaro, che avrebbe dovuto da mesi individuare un buco dove stipare la munnezza di Napoli e non l’ha fatto. Da Nicola Cosentino fino al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che l’aveva giurata ai napoletani all’indomani della debacle elettorale.

Tutti sanno bene quanto il sistema sia fragile e come basti uno stuzzicadente per bloccare l’ingranaggio, tutti conoscono alla perfezione la parte assegnata in quel fetido copione. Ecco: per capire perché a ventiquattrore dalla scadenza dell’impegno preso dal Sindaco di Napoli la spazzatura in città cresce anziché diminuire, bisogna mettere insieme tutte le tessere di un puzzle già smontato e rimontato centinaia di volte. La città non è autonoma: una volta raccolti i rifiuti per strada, spetta alla Regione (a guida centrodestra, ndr) decidere dove sversarli e alla Provincia di Napoli gestire il resto. Il risultato è che gli oltre 200 mezzi di ASIA, la società del Comune che gestisce il servizio, sono colmi da giorni e non sanno dove andare a svuotare le loro pance. E la munnezza cresce per strada, dai bordi di periferia fino al centro. Il caldo fa il resto: in alcuni punti della città l’aria è irrespirabile, il cielo ammorbato da insetti di ogni specie che si moltiplicano insieme ai sacchetti.

L’ultimo bollettino parla di oltre 2.600 tonnellate sparse per le strade della città. Cifre drammatiche, destinate a crescere fino a quando il Governo non varerà il decreto che sbocca il trasferimento fuori regione dei rifiuti campani, unica soluzione con le discariche ormai intasate. La Lega, manco a dirlo, si oppone: dei rifiuti di Napoli accetta solo i lucrosi utili della gestione dell’inceneritore di Acerra. Lega di cassa e di Governo, che prende i soldi e scappa: dal caos, dalla puzza, dalle responsabilità di tre anni di immobilismo totale sul fronte rifiuti del Governo che sostiene anche in questa lenta e inesorabile agonia. Il risultato si vede e si annusa per le strade di Napoli, che oggi sono nelle stesse condizioni di tre anni fa. Pure peggiori, grazie soprattutto all’inerzia di tutti gli uomini del Presidente, che sapientemente avevano costruito a tavolino una nuova emergenza indotta da risolvere con il più classico dei miracoli salvifici berlusconiani. Qualcosa non è andato per il verso giusto, il sacchetto è esploso nelle mani di chi l’aveva preparato.

Da mesi il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro – l’uomo che porta mozzarelle ad Arcore dopo aver portato pizzini per conto di donna Rosetta Cutolo a metà degli anni ’80 – avrebbe dovuto individuare l’area per una nuova discarica da un milione di tonnellate. Un polmone fetido, per permettere davvero alla città di diventare autonoma dopo i vuoti proclami della B2, Berlusconi e Bertolaso. Un impegno preso, nero su bianco, a inizio anno a Palazzo Chigi ma mai mantenuto. Non solo: una delle tre linee di produzione dell’inceneritore di Acerra, gestito dai Lombardi di A2A, è fermo per manutenzione programmata. Proprio ora, quando era chiaro a tutti che in assenza di spazi in discarica a Napoli sarebbe scoppiato l’inferno. Una situazione buona per tutte le stagioni: se a Napoli avesse vinto Lettieri, Berlusconi avrebbe rivendicato un altro miracolo. Ora, lascia che la città sprofondi nei mali da lui stesso congegnati.

ECCO PERCHÉ NON SERVONO ALTRI INCENERITORI

Regione e Provincia devono convincersi che vanno cambiate le scelte, che non è più tempo di saldare gli interessi della politica con gli appetiti di imprese senza scrupoli e organizzazioni criminali. Di Amato Lamberti.


La regione Campania è di nuovo in una situazione di emergenza per quanto riguarda lo smaltimento rifiuti. Dopo anni di commissariamento, di interventi spot, di intervento dell'esercito, di discussioni sterili, siamo sempre allo stesso punto: cumuli di immondizia non raccolti ad ogni angolo di strada, roghi notturni, cittadini infuriati.


Non si capisce cosa fanno la Regione e le Province: forse vogliono solo dare ragione a chi ne chiede da tempo lo scioglimento. I Comuni fanno quello che possono, anche con molto impegno, come dimostrano i Comuni ricicloni e, oggi, finalmente anche Napoli, ma il sistema complessivo evidentemente non funziona. Invece di azzerare tutto e provare a ripartire con un minimo di razionalità e di impegno ci si esercita solo nel gioco dello scaricabarile tentando di lasciare il cerino nelle mani del Governo.

Anche il cittadino più sprovveduto a questo punto capisce che non interessa a nessuno risolvere il problema e che tutti sono impegnati a chiedere più soldi solo per salvaguardare le situazioni anomale e scellerate messe in piedi, e per evitare le rivolte delle migliaia di lavoratori imbarcati, con le manovre più spregiudicate e clientelari, per la costruzione di un modello che prevede infiniti passaggi, dove la camorra la fa da padrone, e che non riesce a conseguire alcun risultato.

Invece di dire, azzeriamo tutto e ripartiamo da capo, qualcuno pensa di imbarcare ancora altro personale per fare la raccolta porta a porta senza neppure porsi il problema del come smaltire il tutto, a partire dalle frazioni umide e indifferenziate, oltre al residuo raccolto con lo spezzamento stradale.

Spetterebbe alla Regione definire il modello di raccolta e di smaltimento, unico per tutti i Comuni della regione. Alle Province spetterebbe il compito di farlo applicare, anche sanzionando i Comuni inadempienti. Visto che il modello fin qui seguito non funziona, non si capisce perché non si provveda a modificarlo, semplificandolo e riducendo tutti i passaggi inutili e le diseconomie che ne conseguono.

In tutto il mondo dove vigono le regole della razionalità si procede:

1- con la raccolta differenziata domestica delle frazioni secche (carta, cartone, plastica, alluminio, banda stagnata, legno, stracci, tetrapack);
2- con la raccolta differenziata domestica, ma anche degli esercizi pubblici, bar, pub e ristoranti, della frazione umida e indifferenziata;
3- con la raccolta differenziata della frazione umida nei mercati generali e nei negozi di fruttivendoli;
4- con la raccolta differenziata delle frazioni secche presso negozi, supermercati e ipermercati;
5- con la raccolta degli inerti da costruzione in apposite cave, dove procedere al recupero dei materiali ferrosi;
6- con raccolte differenziate specifiche per olii esausti, batterie esauste, medicinali, pile elettriche, materiali ferrosi, scarti della lavorazione del legno, delle plastiche, delle gomme, ecc., tutti da avviare a specifici processi di smaltimento o riutilizzazione.

In un modello di questo tipo, sempre dove vige la razionalità, ogni cittadino dovrebbe procedere solo ad una separazione della frazione secca (che finirebbe nel sacco multimateriale) da quella umida e indifferenziata (che finirebbe in un altro sacchetto). Il sacco multimateriale va agli impianti che provvedono a separare le frazioni e ad avviarle alle aziende che le riutilizzano. Il sacchetto dell'umido e dell'indifferenziato, di provenienza domestica, ma anche di bar e ristoranti, va direttamente agli impianti di digestione anaerobica che li smaltiscono senza bruciarli e producendo anche energia. Agli impianti di compostaggio vanno solo gli scarti dei mercati ortofrutticoli e dei fruttivendoli.

In questo modo si semplifica anche la raccolta. Non c'è bisogno di centinaia e migliaia di addetti alla raccolta differenziata: basta responsabilizzare cittadini, condomini, esercizi pubblici. Per le utenze domestiche non è necessaria la raccolta giornaliera: il sacchetto dell'umido può anche essere raccolto ogni due o tre giorni; quello multimateriale anche due volte alla settimana; solo per gli esercizi pubblici e i fruttivendoli dovrebbe essere prevista la raccolta giornaliera, che avrebbe anche la funzione di controllo del corretto smaltimento. Gli impianti di compostaggio dovrebbero essere allocati presso i mercati generali, per evitare inutili e costosi trasporti.

Gli impianti di digestione anaerobica, che sono di piccole dimensioni e che non rilasciano odori e miasmi, potrebbero essere allocati anche nei pressi di centri urbani, oltre che nelle aree industriali, sempre per evitare costosi ed inutili trasporti. Va anche detto che questo tipo di impianti, largamente presenti in Italia e in Europa, non richiedono investimenti pubblici, perché sono realizzati a proprie spese da imprenditori privati in cambio di una concessione pluriennale.

In un modello di questo tipo, razionale e facile da implementare dovunque, gli inceneritori sono del tutto inutili. Quello esistente potrebbe al massimo essere utilizzato per smaltire le ecoballe che a milioni si sono accumulate sul territorio e per smaltire i rifiuti dello spazzamento stradale, quando ci si decidesse a farlo soprattutto sulle strade provinciali.

Viene da chiedersi perché è così difficile una scelta assolutamente razionale, che abbassa anche i costi, oltre all'impatto ambientale. Non lo so. O meglio, dovrei rispondere che nelle "terre della camorra", dove si saldano appetiti ed interessi della politica, dell'imprenditoria senza scrupoli, delle organizzazioni criminali, gli interessi collettivi non vengono neppure presi in considerazione. L'unica preoccupazione è quella di mettere le mani sui fondi pubblici per appropriarsene direttamente, per favorire questa o quella impresa, non importa se malavitosa, per allargare clientele elettorali, per sfruttare a proprio vantaggio politico anche la conflittualità sociale, figlia di un disagio economico che si preferisce alimentare piuttosto che risolvere.

Napoli: rinviato l'incontro tra Comitati e Sodano

Intanto oggi à saltato il previsto incontro con l'Assessore Sodano e i comitati per indisponibiltà di Sodano impegnato in Regione per l'emergenza rifiuti. L'incontro è aggiornato giovedì 23 alle 16 a palazzo S.Giacomo a Napoli.

martedì 21 giugno 2011

E intanto Fortini (ASIA) auspica l'apertura di cava Vitiello!!!

(di Gerardo Ausiello da il Mattino)

«Non mi soffermo sulle percentua li di raccolta differenziata che riusciremo effettivamente a conseguire entro fine anno. A prescindere dal risultato, l’importante è concentrarsi ossessivamente sul porta a porta investendo tutte le risorse e le energie possibili».
L’amministratore delegato di Asia, Daniele Fortini, illustra il piano dell’azienda per portare Napoli fuori
dall’inferno dei rifiuti ma non si sbilancia sui numeri della differenziata (la sfida del sindaco Luigi de Magistris
è arrivare al 60-70 per cento in sei-nove mesi).È realistico arrivare a una soglia tanto alta? Altre città ci hanno impiegato anni. «L’obiettivo dato dal sindaco si deve perseguire a prescindere, senza distinguo.
In poche ore la nuova delibera sulla differenziata è stata approvata dalla giunta e recepita dall’Asia.
Un segnale importante. Del nostro consiglio di amministrazione fanno parte oggi due assessori,
Tommaso Sodano e Riccardo Realfonzo, e lo stesso de Magistris ha partecipato alla prima riunione del Cda.
La rivoluzione è scattata». D’accordo, ma a quanto si arriverà a fine anno? «Dobbiamo conseguire il miglior risultato possibile. Davanti a noi abbiamo un piano strategico che ci consentirà di diventare una città virtuosa.
Oggi raccogliamo circa 24mila tonnellate di organico che siamo costretti a trasferire a Pordenone o Catania a 160 euro a tonnellata. Contiamo, nel giro di pochi mesi, di arrivare a 40mila tonnellate. Per questo abbiamo bisogno di impianti di compostaggio vicini. In sedici anni la Campania avrebbe potuto realizzarne parecchi».
La differenziata non decolla senza fondi. E l’Asia ha i conti in rosso. «Abbiamo chiuso l’ultimo bilancio in attivo di 246mila euro dopo due esercizi in perdita. Ciò ci consentirà di avviare la ricapitalizzazione
e mettere in campo gli investimenti necessari. A fronte di un canone annuo di 170 milioni, il Comune ne deve all’Asia 192 e questo crea qualche problema finanziario. Ma i conti dell’azienda sono in ordine. Per la differenziata puntiamo sugli 8,25 milioni della Regione».
L’Asia ha presentato un ricorso per gestire il termovalorizzatore di Napoli. Il Comune, però,esclude questa possibilità. Cosa farete? «Auspico che il 13 luglio il Tar del Lazio riconosca le ragioni di Asia e tolga al commissario la facoltà di costruire nel Comune di Napoli un impianto alimentato da rifiuti di Napoli e i cui benefici economici non sarebbero goduti dai cittadini».
Così l’Asia avrebbe la competenza per gestire l’impianto ma non potrebbe farlo per volontà del Comune.
Un paradosso. «Se il Tar accoglierà le istanze dell’Asia, noi consegneremo al Comune l’esito della sentenza e la giunta deciderà. In ogni caso i cinque impianti previsti dalla legge mi sembrano troppi».
L’Ue sbloccherà i fondi? «Sono fiducioso. Con il nuovo piano avremo maggiore credibilità».
Intanto la Lega ha fermato il decreto. «E una polemica strumentale. Si tratta di ripristinare un solo comma eliminato nel 2008. E comunque la nuova crisi dipende dall’atteggiamento schizofrenico del governo che ha cancellato, dopo averle previste, quattro discariche».

I napoletani pagavano le tasse ma i soldi finivano a società milanese Cinque arresti, indagini al Comune

da il Mattino di Napoli
Indagini della Finanza sulla Api e sulla Elpis che senza mandato incassavano Tarsu, Ici e concessioni pubblicitarie. Un business da 50 milioni, di cui 33 provenienti da Napoli

NAPOLI - I cittadini di Napoli hanno versato negli anni quasi 33 milioni di euro di tasse, per i servizi più vari, dalla raccolta dei rifiuti alle affissioni pubbliche, ma questi soldi invece di entrare nelle casse dell'amministrazione comunale sarebbero finiti nei conti correnti di una società di Milano, con gli uffici in centro, che li avrebbe utilizzati per i propri comodi.


Uno scenario, questo che vede i contribuenti napoletani 'truffati' da una azienda milanese, che emerge da un'inchiesta della Procura del capoluogo lombardo che oggi ha portato a cinque arresti.

In manette, su ordine del gip Micaela Curami e su richiesta dei pm Luigi Orsi e Sergio Spadaro, sono finiti Gabriella Amati e Angelo Maj, amministratori di fatto della Aip, Azienda italiana pubblicità.

Gli arresti domiciliari, invece,sono scattati per Roberto Toia, presidente della società, per Stefano Gobbi e Giorgio Martinato, rispettivamente consigliere delegato e amministratore unico dell'azienda.

Nell'inchiesta, condotta dalla sezione Polizia giudiziaria della Gdf di Milano, sono indagate altre cinque persone, tra cui un dirigente del Comune di Napoli, Ida Alessio Vernì, e risultano coinvolti, come spiega il gip, altri «pubblici ufficiali in servizio presso il Comune di Napoli in corso di identificazione».

I finanzieri, infatti, hanno effettuato perquisizioni anche in alcuni uffici comunali. Si tratta, scrive il giudice nell'ordinanza, di una «complessa vicenda» che getta «una pesante ombra sulle modalità di gestione da parte del Comune di Napoli», tra il 2001 e il 2009. «Ombre» che riguardano la «gestione complessiva dei rapporti» delle passate amministrazioni con la società Aip.

Gli arrestati sono accusati di peculato per 50 milioni di euro. Oltre che con il comune di Napoli, infatti, la Aip, incaricata dell'accertamento e della riscossione di tributi, come la Tarsu (la tassa sui rifiuti) e l'Ici, avrebbe lavorato anche per quelli di Bordighera, Siderno, Grumo Nevano, Oppido Mamertina. In più devono rispondere dell'accusa di bancarotta fraudolenta (da qui la competenza dei magistrati milanesi) per un buco da 18 milioni di euro per il fallimento della società, nel 2009.

Al centro dell'inchiesta c'è anche la Elpis, «società mista partecipata al 51% dal Comune di Napoli e al 49% da Aip». Stando a quanto ricostruito nell'ordinanza, per quattro anni, dal 2005 al 2009, la Aip «ha continuato a ricevere, sul suo conto corrente postale, i contributi erroneamente versati dai contribuenti, in buona fede», nonostante «non si occupasse più della riscossione dei tributi» per conto del Comune di Napoli. In quegli anni lo faceva la Elpis.

I soldi delle tasse, dunque, viaggiavano da Napoli a Milano, finivano su un conto che doveva essere chiuso ma in realtà era ancora aperto, e poi entravano in altri conti della società. L'Aip, spiega il gip, «via via che si accumulavano gli importi provvedeva a trasferirli (con assegni o bonifici) su altri conti correnti, confondendoli nel suo patrimonio finanziario».

Alla faccia dei contribuenti, i soldi venivano utilizzati dagli arrestati come se «si trattasse di denaro proprio».

Il gip sottolinea, infine, come il Comune di Napoli, nel 2002, nonostante in una delibera avesse lamentato la «assoluta incertezza delle entrate», «dopo pochi mesi» aveva riconosciuto alla stessa azienda anche «un indennizzo» di quasi 3 milioni di euro.

SANT’ANASTASIA. IL SINDACO ESPOSITO: «NO ALLE CAVE SUL NOSTRO TERRITORIO

Durante la marcia della solidarietà organizzata da Action Trade, il primo cittadino ha anche annunciato l’approvazione del finanziamento di oltre due milioni per la riqualificazione dell’ex mattatoio comunale.


«A livello provinciale si sta studiando la possibilità di individuare a Sant’Anastasia un eventuale sito per ospitare uno dei passaggi intermedi del ciclo dei rifiuti. Non siamo disponibili ad avere cave sul territorio anche se tutti insieme dobbiamo convincerci che il problema del ciclo dei rifiuti va affrontato».

È quanto ha dichiarato il sindaco Esposito a conclusione della marcia di solidarietà organizzata ieri sera, da Action Trade, l’associazione dei Commercianti Anastasiani che ha voluto esprimere al primo cittadino la propria solidarietà per l’attentato subito la scorsa settimana. Alla decisione del Presidente della Provincia Luigi Cesaro, che dovranno essere attivati impianti di rifiuti biostabilizzato nell’area nolana, a Somma Vesuviana ed a Sant’Anastasia, il leader del PdL cittadino ha dichiarato che «una possibile zona per ospitare l’eventuale sito dovrebbe essere via Romani, dove c’è il Santuario ma contrasteremo questa decisione con tutte le nostre forze».

Altra novità resa nota da Carmine Esposito ai diversi cittadini che hanno sfilato da via Roma fino a piazza Siano è l’approvazione del finanziamento di oltre due milioni di euro per riattare l’ex mattatoio comunale «per fondare un centro polivalente da riempire insieme a voi». Oltre queste due comunicazioni, il sindaco anastasiano si è detto commosso per tutti gli attestati di stima e di solidarietà che sta ricevendo ogni giorno a seguito dell’inquietante attentato subìto lo scorso 12 giugno quando ha scoperto che la propria vettura, in sosta nel parcheggio scoperto del complesso condominiale Parco Sant’Antonio, era stata crivellata da dodici colpi di arma da fuoco sparati nella notte da una pistola automatica calibro 9x21.

Dopo il consiglio comunale straordinario convocato ad hoc, sono state organizzate altre marce cittadine, come quella di venerdì scorso, dove a scendere in strada sono stati i ragazzi delle scuole, mentre domenica mattina è toccato a Giovane Italia (gruppo giovanile del PdL, ndr). Ieri sera, invece, è toccato all’associazione degli operatori economici locali scendere in piazza la quale ha raccolto le adesioni di altre giovani forze politiche locali e di altre associazioni presenti sul territorio. «Sono davvero commosso per il calore che mi dimostrate - ha concluso il sindaco Esposito - A fine luglio farò un bilancio del primo anno di governo insieme a cittadini, politici, associazioni, per capire cosa abbiamo realizzato rispetto alle cose dette in campagna elettorale. E se sarà negativo, allora mi dimetterò da sindaco».

del 21/06/2011 Autore: Rita Terracciano