domenica 31 luglio 2011

ACCORDO CICLO DEI RIFIUTI: I PUNTI DEBOLI DEI COMUNI DELL’AREA NOLANA

Il movimento lista civica per Tufino confronta l’accordo di programma dei comuni vesuviani e nolani e rileva le debolezze del tavolo dei comuni dell’area nolana.


La bozza dell’accordo di programma per il ciclo dei rifiuti dell’Area nolana è simile a quella già sottoscritta dai Comuni vesuviani con la Provincia di Napoli e la Regione Campania. Il lavoro che i sindaci del Tavolo dei Comuni “avrebbero” fatto non ha nulla di originale. Una lettura comparata dei due testi fa nascere la convinzione che un’unica bozza di accordo sia stata elaborata (forse dalla stessa Provincia) per tutti e sette gli ambiti provinciali per un bisogno di omogeneità funzionale alla necessità di lasciare mano libera a Provincia e Regione nelle scelte riguardanti l’intera filiera impiantistica. Ma i sindaci del Tavolo dei Comuni dell’area nolana hanno dimostrato di non essere in grado di indicare, più specificamente, l’ubicazione di alcuni degli impianti (tranne per il digestore anaerobico che sorgerà presso l’impianto Stir di Tufino), a conferma di una preoccupante incapacità ad assumersi, collegialmente, il coraggio di scelte precise.


Ciò rende particolarmente debole l’area nolana che lasciando tutto nel vago non allontana neanche un pò la minaccia di un commissario che, di volta in volta, deciderà il tipo di impianto e la sua ubicazione. Più decisi e compatti si sono rivelati i sindaci dell’area vesuviana che hanno saputo concertare le scelte che avevano la possibilità di fare e sono arrivati alla firma dell’accordo dopo aver elaborato “una proposta di piano organico, approvato da ciascun comune con apposita delibera di Giunta”. I sindaci del nolano, invece, rinviano a data da stabilirsi ogni decisione relativa all’ubicazione dei singoli impianti, dimostrando di non sapere essi stessi di che cosa e di quali priorità ha bisogno il nostro territorio per realizzare un accettabile ciclo dei rifiuti . Solo per dare un’idea della maggiore concretezza dei sindaci dell’area vesuviana è il caso di riportare quanto essi hanno deciso a proposito degli impianti.

L’area vesuviana ha chiuso l’accordo stabilendo che saranno realizzati gli impianti appresso indicati con relativa ubicazione: a) tre impianti di trattamento della frazione umida, ubicati a Massa di Somma, Somma Vesuviana e Ercolano; b) impianto di trattamento della frazione secca indifferenziata a Torre del Grecoc) Piattaforma multimateriale, impianto trattamento e recupero ingombranti e RAEE a Ottavianod) Frazione vetro Cercolae) Utilizzo di un’area industriale di mq 8000 per una destinazione da definirsi a San Giuseppe Vesuvianof) Impianto di trattamento dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione, a Ercolanog) Utilizzo di area per piattaforme multi materia.Nulla di tutto questo hanno saputo fare i sindaci del Tavolo dei Comuni, che si sono limitati a recepire la previsione di tutta l’impiantistica possibile e immaginabile, senza nessuna indicazione coerente con il potenziamento effettivo della raccolta differenziata e senza un piano minimo di distribuzione dell’impiantistica sul territorio.

Un piano che, nella foga di allontanare il rischio di vedersi arrivare rifiuti solidi urbani da altri ambiti territoriali si cala le brache di fronte a Provincia e Regione e, nella pretesa di raggiungere autonomia completa arriva a contemplare impianti di trattamento dei fanghi provenienti da sistemi di depurazione, di detossificazione, di inertizzazione e smaltimento di rifiuti speciali, di trattamento di rifiuti sanitari, di trattamento degli oli esausti e finanche di trattamento e di smaltimento dell’amianto. È un piano che la dice lunga sulla confusione che regna tra coloro (i sindaci del nolano) che lo “avrebbero” materialmente redatto.

Un conto è prevedere e impegnarsi affinché nell’area nolana vengano realizzati impianti per il trattamento meccanico, isole ecologiche, piattaforme per rifiuti ingombranti, piattaforme per i Raee (Rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) impianti per il recupero dei beni durevoli, almeno un impianto di compostaggio, che tutti assieme possono e devono effettivamente rientrare, anche dal punto di vista degli investimenti che occorre mettere in campo per essere realizzati, nella strategia dell’autonoma capacità di gestire un ciclo integrato dei rifiuti; altra cosa è prevedere la costruzione di impianti di trattamento e smaltimento dell’amianto, per rifiuti sanitari, di depurazione e detossificazione di fanghi provenienti dalla depurazione delle acque reflue e delle industrie e chi più ne ha ne metta, che rischia di trasformare l’area nolana in un territorio destinato ad accogliere per sempre rifiuti altamente tossici e pericolosi provenienti dall’intera Regione.

Questa frenesia impiantistica a 360 gradi, oltre a creare le premesse perché nell’area nolana arrivi di tutto, contempla anche la fase dello “smaltimento dell’amianto” (dove?). Questa magnanima “generosità” si traduce, nei fatti, in un deresponsabilizzazione della Provincia di Napoli e della Regione Campania che, vista la grande disponibilità dell’area nolana, non potranno che ringraziare i sindaci del nostro territorio senza preoccuparsi del carico velenoso che potrebbe essere destinato alle nostre comunità. La bozza di accordo ha il difetto di recepire tutte le leggi (anche ad hoc), come quella che riguarda i rifiuti tritovagliati e biostabilizzati classificati col codice Cer 190503 (rifiuti a tutti gli effetti), che solo per la Regione Campania vengono derubricati ad una categoria di rifiuti pressoché innocui, tanto da essere utilizzati per la ricomposizione ambientale e la risagomatura delle cave dismesse, e non pone con forza la prioritaria necessità di realizzare subito almeno un impianto di compostaggio nell’area nolana.

Richiamando una legge che ne prevede già quattro, si preferisce, comunque, dare la precedenza a un impianto di digestione anaerobica che sorgerà, guarda caso, a Tufino e che, a detta di qualche sindaco molto interessato a questo tipo di soluzione, renderebbe perfino superfluo l’impianto di compostaggio. E allora perché non dirla tutta! Che senso ha tutto quello che, nei primi articoli della bozza di accordo di programma, si dice sulla raccolta differenziata ? il documento redatto dal Tavolo dei Comuni, con tutto ciò che in esso è previsto, finisce col negare la priorità e gli impegni relativi a

1) riduzione della quantità di rifiuti pro capite o, comunque, azioni che ne contengano l’aumento; 2) raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio con un obiettivo minimo del 50% dei rifiuti urbani prodotti a livello di singolo comune;

3)messa a discarica di una quantità virtualmente nulla di rifiuti, come ottimizzazione delle politiche regionali, provinciali in sintonia con quanto già in itinere nell’ambito "Area Nolana".Sembra che si parta da zero e che non sia urgente e fondamentale allestire impianti che, prima di ogni cosa, consentano di trattare la frazione umida, quella che più di tutte le altre arreca problemi alla popolazione, sia in termini sanitari che economici (si tenga conto di quanto continua a costarci la spedizione in altre regioni dalla nostra frazione organica) quando i rifiuti non vengono raccolti.

E non c’è traccia concreta, nella bozza di accordo, di una reale volontà, da parte dei sindaci del Tavolo dei Comuni, di affrontare con la necessaria urgenza il problema della dotazione di un’impiantistica moderna che privilegi il recupero, il riuso e il riciclo di una molteplicità di materiali attraverso una buona raccolta differenziata. Il comportamento dilatorio dei sindaci del Tavolo dei Comuni rischia di disperdere e affossare definitivamente la buona posizione che, fino a qualche tempo fa, le nostre comunità hanno potuto vantare per le percentuali di raccolta differenziata che hanno fatto meritare il titolo di Comuni ricicloni a varie realtà territoriali.
Il Mediano

sabato 30 luglio 2011

Morire di inceneritori.

Inceneritore di Pietrasanta sigillato dalla magistratura


 In Italia si costruiscono gli inceneritori. Nel resto del mondo si stanno smantellando

 È vero che gli inceneritori fanno male? Perché in Italia si continuano a costruire questi impianti mentre nel resto del mondo si stanno smantellando? Quali sono le possibili alternative? Sono queste alcune delle domande a cui Carlo A. Martigli, scrittore e giornalista, ha cercato di rispondere con un’inchiesta da cui è nato il docufilm “Sporchi da morire”, in uscita il prossimo autunno (vedi anteprima).

Il progetto, di respiro internazionale, è stato realizzato da Marco Carlucci, filmmaker indipendente già noto per “Il punto rosso”, con la collaborazione di numerosi esperti: medici, biologi, chimici, attivisti italiani e stranieri.
Carlucci, come è nata l’idea di realizzare un docufilm sui rischi alla salute degli inceneritori?
“Il film nasce da un incontro casuale con Stefano Montanari, direttore del laboratorio Nanodiagnostics di Modena. Assistendo a una delle sue numerose conferenze, sono rimasto profondamente colpito dalla tematica e anche affascinato dall’idea di realizzare un film documentario poco convenzionale. “Sporchi da morire” racconta la storia di una ricerca online che lentamente prende forma e sostanza. Sono stati utilizzati video di varia natura e provenienza: nostri reportage esclusivi, video inviati dagli utenti del sito o dalle associazioni, video virali del web, il tutto in uno stile volutamente ‘sporco’. Questo progetto affronta il tema della pericolosità degli inceneritori per svelare alle persone l’esistenza di una nuova forma d’inquinamento molto insidiosa, quella delle nanoparticelle. Ci siamo interessati anche delle centinaia di migliaia di persone che si stanno ammalando a New York, vittime delle nanopolveri da combustione scaturite dal crollo delle torri gemelle. Ma le nanoparticelle sono anche nei filtri per le macchine, nei cibi, nei farmaci, nelle armi moderne. In ogni caso, “Sporchi da morire” non descrive solo il pericolo ma anche le alternative sostenibili già attuate in molte parti del mondo”.
In Italia l’incenerimento è una delle pietre miliari su cui poggiano i piani di gestione dell’immondizia. Com’è la situazione lontano da qui?
“Fin dall’inizio non ho inteso realizzare un film sugli scandali italiani: sulla monnezza di Napoli, o sul business dei rifiuti. Il problema è molto più ampio e ogni paese ha il suo modus operandi. In Inghilterra, in Austria, in Francia, in Germania, persino negli Stati Uniti, ci sono problemi legati alla gestione dei rifiuti, agli impianti d’incenerimento, alla libertà d’informazione. In Italia però scontiamo il ritardo con cui abbiamo iniziato a occuparci del problema, e infatti siamo gli unici a non aver capito che bisogna risolverli. Rispetto alla Francia, per esempio, la differenza è sostanziale: due medici francesi, di opposto credo politico, hanno dato vita alla più grande associazione mondiale e allo studio più importante sugli effetti degli inceneritori. In Italia importanti politici, di opposte fazioni, sono concordi nel proporre come soluzione alla crisi dei rifiuti l’incenerimento”.
Gli impianti di incenerimento producono polveri tanto piccole che non possono essere filtrate né dal naso né dai bronchioli, penetrando, così, in profondità nei polmoni. Gli inceneritori, oltre alle polveri, generano metalli pesanti come piombo, mercurio, arsenico e cadmio, altamente nocivi per la salute. Possibile che nonostante questi dati si continui a credere che bruciare i rifiuti sia l’unica soluzione?
“Certo, perché il processo dell’incenerimento dei rifiuti è apparentemente purificatorio agli occhi delle persone. Poi, se si racconta che oltre a smaltire i rifiuti, si crea energia e non si inquina, diventa difficile per una persona che non ha le giuste informazioni avere dei dubbi concreti. Il problema vero degli inceneritori vecchi e nuovi è che, per poter essere produttivi, hanno bisogno di materia prima, cioè di quei materiali che potrebbero essere riciclati e compostati, creando così un nuovo business e posti di lavoro. Fino a quando costruiremo bocche di fuoco che hanno bisogno di rifiuti per poter funzionare, la raccolta differenziata non decollerà”.
Che idea si è fatto della cosiddetta emergenza Napoli?
“Il nostro documentario parte proprio dalla crisi di Napoli, dai rifiuti per le strade, per poi affrontare lo step successivo, ovvero la soluzione avanzata. Rispondo a questa domanda riprendendo un concetto espresso nel film da Paul Connett, guru mondiale di Zero Waste: quando ci sono due comuni che sono distanti due chilometri, e uno ha il 5% di raccolta differenziata e l’altro il 70%, non è più un fatto “culturale”, la cultura non può cambiare in due chilometri. È un problema di leadership”.
30/07/2011
L'anteprima del film "Sporchi da Morire"

Gestione rifiuti, il modello Vesuvio fa scuola

Nel piano del ministro Prestigiacomo l'incremento della differenziata e discariche in aree dismesse.

Si fa strada il modello Vesuvio nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti. L'accordo raggiunto questa mattina per la città di Napoli segue a ruota quello sottoscritto tre giorni fa dai 19 Comuni dell'area vesuviana. A tal proposito il sindaco di Portici ha espresso "grande soddisfazione per l'apprezzamento che il Ministro dell'Ambiente ha inteso manifestare per l'accordo di programma sottoscritto dai 19 Comuni dell'area Vesuviana con la Regione Campania e la Provincia di Napoli in merito alla gestione del ciclo integrale dei rifiuti". "Il ministro - ha aggiunto Cuomo - questa mattina ha indicato quell'accordo come modello da seguire. La collaborazione istituzionale che è prevalsa, al di là delle diverse appartenenze politiche, tra le 19 amministrazioni comunali, è stata infatti l'elemento qualificante di questo importante risultato".
L’accordo interistituzionale sul ciclo dei rifiuti è stato sottoscritto stamattina a Napoli. L’intesa è stata raggiunta alla presenza del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che prima della riunione decisiva in Prefettura aveva inaugurato la sua giornata nel capoluogo partenopeo consumando la colazione al bar Gambrinus.
Incremento della raccolta differenziata e realizzazione degli impianti a essa connessi, discariche in cave abbandonate o dismesse, e trasferimento dei rifiuti fuori regione, anche oltre i confini nazionali. Questi i punti salienti del protocollo d'intesa interistituzionale sul ciclo di gestione dei rifiuti nella provincia di Napoli. Oltre al ministro Prestigiacomo hanno sottoscritto l’accordo i presidenti della Regione Campania, Stefano Caldoro e della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
"Il modello da seguire è quello adottato di recente con il protocollo di autosufficienza dell'area vesuviana - ha detto il ministro Prestigiacomo presentando l'intesa nella sala Profili della Prefettura di Napoli - accordo sottoscritto il 25 luglio che prevede un forte coinvolgimento di tutte le popolazioni egli enti locali interessati". La localizzazione delle discariche avverrà in aree geografiche omogenee per lo smaltimento dei rifiuti nel breve e medio periodo, "tenendo conto - ha detto ancora il ministro Prestigiacomo - della storica carenza degli impianti che interessa tutto il territorio nazionale".
Il protocollo è stato definito dal ministro “un tassello fondamentale di quel percorso di coesione istituzionale che noi oggi abbiamo affidato al Comune di Napoli il quale ha lanciato il nuovo programma di raccolta differenziata".
"Quanto viene sancito oggi a Napoli, secondo la Prestigiacomo, é il frutto di "un ampio e approfondito confronto che si è svolto a Roma, al ministero dell'Ambiente, nel quale abbiamo istituito un tavolo di lavoro che ci ha portati al protocollo d'intesa che noi oggi qui sottoscriviamo". Un accordo, per il ministro dell'Ambiente, "che rappresenta una svolta nell'approccio al problema dei rifiuti perché individua una strategia razionale, l'unica possibile, che vede tutte le istituzioni locali impegnate a fare la propria parteper realizzare quel percorso che ci separa dalla definizione finale quando poi avremo tutta l'impiantistica realizzata".

Cuomo, sindaco di Portici: soddisfatto per le parole del ministro sull'accordo dei comuni vesuviani
In merito alle dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che questa mattina ha sottoscritto il protocollo d’intesa interistituzionale sul ciclo di gestione dei rifiuti nella provincia di Napoli, il sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, ha diffuso la seguente dichiarazione: “Esprimo grande soddisfazione per l’apprezzamento che il Ministro dell’Ambiente ha inteso manifestare per l’accordo di programma sottoscritto tre giorni fa dai 19 Comuni dell’area vesuviana con la Regione Campania e la Provincia di Napoli in merito alla gestione del ciclo integrale dei rifiuti”.

“Il Ministro questa mattina ha indicato quell’accordo come modello da seguire. La collaborazione istituzionale che è prevalsa, al di là delle diverse appartenenze politiche, tra le 19 Amministrazioni Comunali, è stata infatti l’elemento qualificante di questo importante risultato”

De Magistris: «Ho invitato Berlusconi a venire a Napoli »

Il sindaco dal palco del Maschio Angioino: «Valenzi e Bassolino hanno lasciato il segno, ma io sarò diverso»

NAPOLI - «La sorpresa più sgradevole da sindaco? Trovare le casse vuote. A chi somiglio? Ma se a volte manco mi rendo conto di essere diventato sindaco». Stralci della lunga intervista a tutto campo concessa da Luigi de Magistris dal palco allestito al Maschio Angioino. Doveva esserci anche il suo collega milanese Giuliano Pisapia: bloccato a Milano dall'approvazione del bilancio ha fatto pervenire un messaggio il cui senso è che da Napoli e Milano può ripartire il Paese. «Non ho trovato nemmeno un euro». Questa la sorpresa più sgradevole da sindaco per l'ex pm di Catanzaro. «Ma questo non ha frenato la nostra voglia di fare - ha sottolineato de Magistris - e di rimboccarci le maniche». Lucia Annunziata, che conduce la serata, gli chiede se si ispira a un predecessore e fa il nome di Maurizio Valenzi, storico sindaco rosso degli anni '80: «Non riesco nemmeno a rendermi conto di essere sindaco di Napoli e a volte dico a mia moglie 'Ma ti rendi conto?»' «Sicuramente - ha aggiunto rispondendo alla domanda - Valenzi ha lasciato il segno, così come Bassolino nel suo primo periodo, ma la mia esperienza è unica».
E su Narducci, l'ex pm oggi assessore al centro delle polemiche, una difesa a spada tratta: «Sono orgoglioso di averlo in giunta. Mi mandò un sms quando non ero ancora sicuro del ballottaggio dicendo che se avessi vinto gli avrebbe fatto piacere cambiare vita. E io risposi: Ma sei sicuro? Poi non ci siamo più sentiti». «Un magistrato con la sua anzianità - ha concluso - oggi prenderebbe circa 6000 euro di stipendio, al Comune ne prende 3000 sapendo che non potrà tornare a fare il magistrato a Napoli».
MAGISTRATI IN POLITICA - «Quello dei magistrati in politica è un tema che si pone ma non per Narducci (l'ex pm oggi assessore al Comune di Napoli) ma a livello nazionale dove da Francesco Nitto Palma a Oscar Scalfaro tutti hanno preferito l'aspettativa». «Solo io e un altro collega abbiamo scelto le dimissioni, che non sono un atto indolore - ricorda de Magistris -. Credo che chi entra in politica non possa tornare in magistratura, ma neanche deve perdere il posto di lavoro. Ecco perchè sarei favorevole a un rientro nell'amministrazione pubblica con altre mansioni». «Personalmente non posso immaginare dopo un'esperienza politica di questo livello di tornare a fare il magistrato. Perciò - ha concluso il sindaco di Napoli - farà bene il legislatore a emanare un provvedimento equilibrato in materia».
DIALOGO CON IL GOVERNO - «Credo che il governo abbia capito che a Napoli è iniziata una fase nuova e che con questa amministrazione e questo popolo deve dialogare». Lucia Annunziata provoca de Magistris sul feeling istituzionale che si è instaurato col ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo e che a Roma - fa presente la giornalista - alimenta il pettegolezzo. Il sindaco non si sottrae: «Non posso farci niente se a Roma si fa del gossip. Sono cose estive, e ci si scherza un po'. Non è che posso interrompere un dialogo istituzionale per contrastare le voci. Vorrà dire che per par condicio parlerò anche con i ministri Carfagna, Gelmini, Brambilla e Bernini...».
SIPARIETTO CON BERLUSCONI - De Magistris svela anche un siparietto andato in scena con il premier Berlusconi l'altro giorno, quando si sono incontrati a Palazzo Chigi per la vicenda rifiuti: «Non lo conoscevo, lo avevo sentito al telefono solo una volta. Quando mi ha visto mi ha detto che avevo scelto il giorno sbagliato. E io "Sì, lo so, oggi ha dovuto dare 600 milioni a De Benedetti". Lui allora mi ha fatto tutti i calcoli di quanto aveva speso per gli avvocati. A quel punto gli ho detto che anche io ero lì per chiedere soldi, perchè nelle casse del Comune non c'è un euro». «Allora lui mi ha risposto: "Sì, ma qui pago tutto io, lì pagate tutti". Ad ogni modo - ha concluso de Magistris - il nostro è stato un incontro nè teso, nè particolarmente cordiale. Alla fine l'ho invitato a venire a Napoli nei prossimi mesi a constatare come sarà diventata bella la città anche con il concorso del governo». Sul tema rifiuti de Magistris ha ribadito che con lui sindaco non si faranno discariche: «E faremo di tutto, anche se non dipende da noi, perchè a Napoli non si facciano inceneritori».
Il Corriere del Mezzogiorno 30 luglio 2011

venerdì 29 luglio 2011

Rifiuti, Prestigiacomo si complimenta con De Magistris: “A Napoli voglia di riscatto”

 Il Fatto Quotidiano 29/07/2011

La rivoluzione avviata dall'amministrazione comunale campana convince il ministro dell'Ambiente: "A Napoli si respira un clima diverso e si tocca la voglia di riscatto dei cittadini per uscire dall'emergenza”
Complimenti ancora più graditi, perché provengono da una ministra di un governo ‘avversario’. La rivoluzione dei rifiuti avviata da Luigi de Magistris piace alla titolare dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. A Napoli, secondo l’esponente della maggioranza, “si respira un clima diverso e si tocca la voglia di riscatto dei cittadini per uscire dall’emergenza rifiuti”.

La Prestigiacomo stamane si è recata nel capoluogo campano per firmare in Prefettura un protocollo interistituzionale sul ciclo di gestione della raccolta e dello smaltimento della spazzatura con gli enti locali e per assicurare consistenti finanziamenti alla raccolta differenziata alla città, da prelevare da un fondo nazionale di 10 milioni di euro. La firma è stata preceduta da una conferenza stampa con de Magistris, col quale il feeling istituzionale, accesosi durante i giorni bui della crisi e del decreto che la Lega si rifiutava di approvare, è sempre più evidente. “Questa è una giornata importante per Napoli – ha detto il membro dell’esecutivo – perché, con questo piano si avrà un’accelerazione alla raccolta differenziata. Si è instaurato un clima diverso e nuovo, che nasce soprattutto dai napoletani. Non ho pregiudizi nel riconoscere il lavoro fatto in questi due mesi. Gli incontri avuti con i rappresentanti dell’amministrazione comunale sono stati numerosissimi, e abbiamo il dovere di collaborare per il bene dei cittadini. Devo riconoscere l’entusiasmo e la voglia di fare di questa giunta”. Parole che sono piaciute al sindaco arancione e al suo vice con delega all’Ambiente, Tommaso Sodano, che le ha postate sulla sua pagina Facebook.

Secondo la ministra, bisogna “superare l’immagine dei rifiuti che sta offuscando quella di una delle città più belle del mondo”.

Con il sindaco tutto ok e nessuna frizione. Al punto di attenuare la propria posizione sull’inceneritore di Napoli est, che vede de Magistris nettamente contrario: “E’ un impianto necessario, ma al momento non rappresenta un’urgenza. Attualmente c’è un ricorso presentato dal Comune contro la gara bandita dalla Regione Campania. Discutere del problema adesso è inutile, l’urgenza è fare altre cose”. “Su una cosa io e il sindaco de Magistris siamo stati d’accordo sin dall’inizio: basta con le emergenze, perché significherebbe arrendersi e non farcela da soli. Questa è una grande sfida culturale, non ci spaventano le ecomafie e penso anche che portare i rifiuti fuori regione sia solo una pezza. Occorre invece fare quello che si fa in tutti i Paesi civili, cioè gestire in autonomia il problema rifiuti. Sarò spesso a Napoli per seguire da vicino il lavoro di questa amministrazione perché dopo 14 anni di emergenza, Napoli e la Campania devono uscirne con le proprie forze ma anche con il nostro aiuto, come già dimostrato in questi anni dall’impegno del presidente Berlusconi”. E qui de Magistris, per un attimo, non ha sorriso.

Sacchetti di plastica biodegradabili Procedura d’infrazione Ue all’Italia

Al centro c'è il bando di comunicazione sul divieto di vendita dei sacchetti che non è stato distribuito in maniera omogenea. E la cui notifica non sarebbe stata inviata per tempo alla Commissione europea
Quello dei sacchetti di plastica è uno strano caso di bando fantasma: un divieto di commercializzazione entrato in vigore a gennaio, tramite comunicato stampa, in assenza di decreti attuativi e sanzioni, in cui ancora non si capisce bene quali sacchetti siano stati banditi. Non ne sono certi nemmeno al Ministero dell’Ambiente. E ora spuntano anche una procedura di infrazione a carico dell’Italia (per la mancata notifica alla Commissione Europea) e un’indagine in corso per capire se il bando rispetti o no la libera circolazione delle merci.

Nonostante il silenzio del Ministero, da Bruxelles qualcosa si è mosso e qualcosa trapela: costituzione in mora per l’Italia (n° di procedura 2011_4030) per la mancata notifica dell’entrata in vigore del divieto, che avrebbe dovuto essere comunicata per tempo alla Commissione e che invece, come scrisse ad aprile il Commissario Janez Potocnik nella lettera inviata al ministro Prestigiacomo “il 1° gennaio 2011 ha iniziato ad avere effetto in assenza di qualsiasi notifica”.

Ma non solo: al di là delle modalità con cui il bando è entrato in vigore, la Commissione ha sollevato perplessità sugli stessi contenuti del divieto. Il notiziario ambientale Eco dalle Città ha chiesto spiegazioni in merito alla Direzione generale dell’Ambiente dell’Unione Europea, che  ha risposto quanto segue: “Al momento la procedura di infrazione riguarda solo la violazione dell’obbligo di notifica, ma stiamo continuando ad esaminare la questione relativa alla libera circolazione delle merci ai sensi della direttiva imballaggi. A questo proposito, nel luglio 2011 la Commissione ha presentato osservazioni per l’Italia che riguardano le misure proposte dalle autorità italiane. Non escludiamo nessun ulteriore passo appropriato per l’attuazione delle direttive 94/62/CE e 98/34/CE”.

E’ stata in particolare la Gran Bretagna a sollevare obiezioni, e la questione di fondo è se un oggetto non vietato e di per sé non nocivo (il sacchetto di plastica) possa essere completamente bandito (divieto di commercializzazione) solo perché una parte degli utenti poi non lo gestisce correttamente, cioè lo lascia libero nell’ambiente.

E nel frattempo in Italia cosa sta succedendo? I sacchetti di plastica tradizionali sono spariti dai supermercati ma basta fare un giro per negozi o in qualsiasi mercato rionale, da Torino a Palermo, per vedere che, evidentemente, il bando non è operativo. Il comunicato diffuso a fine dicembre dai Ministeri (Ambiente e Sviluppo Economico) sottolineava che le buste bandite potevano essere ancora distribuite dai commercianti “fino ad esaurimento scorte”: escludendo che i sacchetti abbiano imparato a riprodursi da soli, evidentemente i negozianti hanno intuito abbastanza in fretta che aggirare il bando non era una faccenda poi così complicata.

Ben più complicata è invece la situazione dei tanti produttori che vorrebbero lavorare nella legalità, e che da mesi attendono un cenno dal ministero dell’Ambiente per capire quali tipi di sacchetti potranno ancora essere venduti. Ai non addetti ai lavori i sacchetti biodegradabili potranno sembrare tutti uguali, ma non è così. Accanto alle bioplastiche compostabili c’è un’intera nuova fauna urbana in attesa di approvazione: sacchetti additivati, oxobiodegradabili, tutti prodotti che sono sì biodegradabili, e che dunque avrebbero dovuto essere al riparo dal divieto, ma che non sono conformi alla normativa UNI EN 13:432 – successivamente indicata come norma di riferimento – che serve però a determinare la compostabilità di un prodotto e non la sola biodegradabilità.

Sull’operato del ministero è decisamente critica Unionplast, l’associazione di categoria che riunisce i produttori di imballaggi plastici: “Le aziende sono state abbandonate  tra incertezze normative e difficoltà nel reperire i materiali imposti – afferma il Direttore Enrico Maria Chialchia – . Ora che la Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia per violazione delle direttive europee in tema di imballaggi (ed un’altra è in fase di definizione) il Governo riveda tutta la questione e metta le aziende in condizione di lavorare, sostituendo i divieti con incentivi  e aprendo a soluzioni ambientalmente sostenibili. Penso ai sacchetti in plastica riciclata, come quelli certificati Plastica seconda Vita, che sono resistenti, ecologici e soprattutto riutilizzabili”.

Di tutt’altro avviso sulla situazione del bando italiano in Ue è l’Assobioplastiche, associazione di produttori e trasformatori di biopolimeri appena nata  per promuovere l’utilizzo e l’immagine di questo materiale in Italia. “Non c’è nulla di strano nel fatto che la Commissione esprima osservazioni su una proposta di legge di uno Stato Membro – ha dichiarato il Presidente, Marco Versari – . Il ministro Prestigiacomo ha notificato a Bruxelles un disegno di legge su cui i Paesi che fanno parte dell’Unione hanno diritto di esprimersi, e l’iter procedurale terminerà all’inizio di ottobre. Questo non significa affatto che l’Europa sia avversa al divieto di commercializzazione, è la prassi”. 
Il Fatto Quotidiano di Elena Donà e Paolo Hutter

Due milioni di metri quadri di monnezza In Campania ora è disastro ecologico

Il Fatto Quotidiano
L'allarme viene lanciato dall'ultimo rapporto Arpac. Il documento rileva macchie estesi di contaminazione invasa da oltre 17 milioni di tonnellate di rifiuti anche tossici e nocivi. L'agenzia ha individuato sette macro zone

La definizione tecnica è aree vaste. La traduzione è disastro ecologico. La Campania radiografata dal rapporto dell’Arpac, l’agenzia regionale di protezione ambiente, è un territorio con macchie estese di contaminazione. Il dossier è stato presentato da Antonio Episcopo, direttore dell’Arpac e da Marinella Vito, direttrice tecnica, durante le audizioni davanti alle commissioni anticamorra e bonifiche della regione. Le aree vaste individuate si ricavano dalla collocazione geografica dei siti potenzialmente contaminati inseriti in due elenchi.

Sono sette le macro zone individuate: “Nelle aree vaste – scrive l’Arpac – i dati esistenti inducono a ritenere che la situazione ambientale sia particolarmente compromessa, a causa della presenza contemporanea, in porzioni di territorio relativamente limitate, di più siti inquinati e/o potenzialmente inquinati”. Ogni area vasta presenta una scheda con il dettaglio dei siti, la presenza di inquinanti, lo stato degli interventi. Antonio Amato, presidente regionale della commissione Ecomafie e bonifiche, riassume i numeri del disastro: “Oltre due milioni e settecento mila metri quadri di territorio devastati, oltre 17 milioni e 400 mila metri cubi di rifiuti stimati, tra quelli noti, livelli di inquinamento che impongono un immediato intervento”.

C’è l’area vasta Masseria del pozzo nel comune di Giugliano, in provincia di Napoli, con la presenza nei siti censiti di rifiuti solidi urbani, tossici, nocivi e speciali. Non solo, nelle acque sotterranee si è evidenziata la presenza di manganese, ferro, piombo, benzene e altri inquinanti. Nei pozzi spia, discarica Masseria del Pozzo, superamenti dei livelli di “Ferro, manganese, azoto ammoniacale, idrocarburi totali, ammonio e fluoruri”.

Per ogni sito, la maggior parte discariche, c’è anche il dettaglio con lo stato delle attività di messa in sicurezza e bonifica. Ogni scheda con progetto annesso di ripristino ambientale si conclude con la stessa dicitura: non attuato. Tra i siti c’è l’area di stoccaggio Fibe Spa con 215 mila metri cubi di rifiuti solidi urbani, con il piano di caratterizzazione redatto, ma non attuato. Per molti siti, anche gestiti da mano pubblica, non sono state realizzate indagini e in molte discariche mancano anche i teli di copertura e di contenimento con fuoriuscita di biogas e percolato.

Cambiamo area vasta e la situazione è la stessa. Cittadini e colture che convivono con vere e proprie bombe ecologiche. Area Maruzzella, in provincia di Caserta. Non solo i buchi della camorra e dell’imprenditoria collusa. In questo caso i siti censiti hanno avuto tutti il controllo pubblico (consorzi o partecipate) o della Fibe Spa, la società di Impregilo che avrebbe dovuto realizzare il ciclo di gestione dei rifiuti in Campania. Ci sono ammassati circa 2 milioni e 900 mila tonnellate di rifiuti. In uno dei siti monitorati, nelle acque sotterranee si rilevano superamenti dei livelli di arsenico, ferro, manganese, idrocarburi, piombo così come nelle acque di falda: ferro e arsenico. Area vasta Pianura, ancora in provincia di Napoli.

Un quadro agghiacciante di contaminazione con la presenza di rifiuti speciali, tossici, nocivi, industriali nei siti monitorati. Nelle acque di falda i superamenti dei livelli di ferro, manganese, arsenico, nei suoli, invece: stagno e berillio. Completano le aree vaste quella di Lo Uttaro, Bortolotto, in provincia di Caserta, e Regi Lagni e Fiume Sarno ( che comprendono aree interprovinciali). L’Arpac scrive: “ Si tratta di aree particolarmente interessate dalla presenza contemporanea di due o più siti di smaltimento rifiuti, per le quali le diverse indagini effettuate nel tempo, principalmente sulla falda acquifera, hanno evidenziato situazione di contaminazione delle acquee sotterranee, potenzialmente correlabili ad una cattiva gestione dei siti presenti”.

Nel dossier si evidenzia lo stato di avanzamento degli interventi dei siti potenzialmente ‘contaminati’, censiti nel 2005. Su 2551 siti radiografati ( potenzialmente inquinati) solo su 519 ( il 20%) si registra, a settembre 2010, un avanzamento dell’iter procedurale. Su questi 519, 67 sono risultati non contaminati, i bonificati sono 5, quelli in corso di bonifica 3. Per intervenire servono risorse: “ L’anagrafe e il censimento – conclude Amato – dei siti inquinati in Campania, restituiscono una situazione drammatica e realisticamente, sarebbero necessarie oltre 4 finanziarie dello stato per realizzare una bonifica completa”.

AREA VESUVIANA, SINDACI E CITTADINI SI CONFRONTANO SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI

 Il Mediano Autore: Francesco GravettiData: 29/07/2011
A Boscotrecase assemblea per discutere del patto tra 19 Comuni per la realizzazione degli impianti di smaltimento e trasformazione della spazzatura. Dai comitati perplessità, critiche ma anche proposte.
Sindaci, cittadini e rappresentanti dei comitati hanno avuto un primo confronto sull’accordo tra i 19 Comuni dell’area vesuviana (18 della zona rossa del Vesuvio, più Striano) per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
L’assemblea si è tenuta a Boscotrecase, presso la sala consiliare, promossa dal primo cittadino Agnese Borrelli e dalla Rete dei Comitati, che fin dall’inizio si è schierata a favore dell’accordo. Non sono mancate le perplessità e le critiche, avanzate da una parte dei comitati e da alcuni cittadini che hanno posto ai sindaci domande sui rifiuti speciali (in particolare sull’eventuale smaltimento degli inerti e dell’amianto), sulla viabilità, la presenza dei camion e altri aspetti del patto. I sindaci, però, hanno ribadito che quello siglato qualche giorno fa è soltanto un accordo di programma: “Ora c’è da strutturare un reale piano industriale, mediante il quale ogni Comune dovrà impegnarsi a realizzare un impianto, magari dialogando anche con i privati”, ha spiegato il sindaco di Portici, Enzo Cuomo.
Anche il primo cittadino di San Sebastiano al Vesuvio, Giuseppe Capasso, ha sottolineato la bontà dell’accordo, nonostante i suoi limiti: “Probabilmente questo patto presenta elementi di genericità, ma è un primo passo verso una gestione che tiene conto della specificità del territorio”. E del “territorio come protagonista”, ha parlato anche Pasquale Raia, responsabile di Legambiente per le aree protette. Ora parte la corsa contro il tempo per realizzare gli impianti, peraltro piuttosto numerosi.
Il piano prevede la realizzazione di tre impianti di trattamento della frazione umida a Massa di Somma, Somma Vesuviana e Ercolano; un impianto di trattamento della frazione secca indifferenziata a Torre del Greco; una piattaforma multimateriale, impianto trattamento e recupero ingombranti e Raee ad Ottaviano; la raccolta della frazione vetro a Cercola; l'utilizzo di un’area industriale di 8mila metri quadrati per una destinazione da definirsi a San Giuseppe Vesuviano; un impianto di trattamento dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione ad Ercolano; l'utilizzo di un'area per piattaforme multimateriali a Striano e due centri di riuso a San Sebastiano e Portici.
Qualora dovesse essere necessario sarà individuato un sito, ad esclusivo utilizzo dei 19 Comuni, dove la frazione residuale dei rifiuti, ma l’invaso verrà collocato al di fuori dell'area protetta del Parco Nazionale del Vesuvio. E anche qui lo scetticismo non è mancato in assemblea: “Ancora discariche? No grazie”.

giovedì 28 luglio 2011

I NOSTRI VELENI QUOTIDIANI

 Il Mediano Data: 28/07/2011
Secondo l’Arpac la situazione ambientale campana è sempre più compromessa per la presenza di siti inquinanti. Intanto esplode un pozzo di percolato a Chiaiano mentre i Verdi chiedono una bonifica immediata tra San Giuseppe e Terzigno.
Uno studio dell’ Arpac, ampiamente documentato sul Corriere del mezzogiorno di oggi (28 luglio), rivela che la situazione ambientale campana è fortemente compromessa a causa della presenza contemporanea, in zone relativamente limitate, di più siti inquinati. Le analisi effettuate evidenziano idrocarburi, toulene  ed altri composti nelle acque dei pozzi spia e nei suoli oltre i limiti di legge. I veleni hanno distrutto un'area da 4 milioni di mq che va da Giugliano e Caserta. Nei Regi Lagni, rileva l’Arpac, l’asta principale, che attraversa 30 Comuni del casertano e del napoletano, è punteggiata da aree avvelenate. “Ecco alcuni esempi- si legge sul corriere- in località Boscofangone a Nola (diossine e furani nel sottosuolo); località Pizzomontone ad Acerra (superamenti di cobalto, piombo, rame, zinco), località Torretta - Tre Ponti a Marigliano (superamenti cadmio, piombo, rame e zinco)”.
D’altra parte i fatti quotidiani non fanno che confermare questa inquietante realtà. E’ di oggi al notizia dell’esplosione di un pozzo di percolato all'interno della discarica di Chiaiano. "Dopo la manifestazione spontanea di ieri – spiega Egidio Giordano, portavoce della Rete Commons! - abbiamo ottenuto la possibilità di fare un sopralluogo nella discarica, svolto questa mattina da una delegazione di cittadini, con il consigliere comunale Pietro Rinaldi e il sindaco di Mugnano. Mentre ci apprestavamo ad uscire, si è improvvisamente aperto un geyser di percolato alto 10-15 metri". La delegazione ha subito lasciato l'interno della discarica: "Immediatamente si e' diffusa una puzza insopportabile. in tutta l'area, che sta raggiungendo i comuni di Marano e Mugnano.
"Chiediamo la sospensione dei conferimenti e accertamenti da parte della magistratura", conclude Giordano. Intanto, dal vesuviano arriva un’altra richiesta. Mentre il consigliere comunale Rinaldi ha annunciato che si recherà immediatamente dal sindaco di Napoli de Magistris e dall’ assessore all'Ambiente Tommaso Sodano per chiedere interventi urgenti a Chiaiano, dal vesuviano arriva un’altra richiesta di controllo e di bonifica.
“Che fine ha fatto il piano di bonifica delle vasche di San Giuseppe Vesuviano e di Terzigno? Dopo le giuste manifestazioni dei cittadini sangiuseppesi, che temevano l'arrivo dei fanghi tossici del fiume Sarno, l'opera di bonifica delle vasche del Pianillo e del Fornillo si è improvvisamente arrestata, i lagni continuano a fungere da fogna e all'interno di essi vengono scaricati liquami tossici e rifiuti di ogni tipo. Esigiamo sapere perché i lavori di bonifica non sono partiti mentre la discarica di Terzigno è sempre in funzione". Lo dichiarano il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli ed il responsabile dell'area vesuviana Francesco Servino.
"Esigiamo chiarezza - continuano Borrelli e Servino - anche sull'operato della ditta che gestisce il servizio di Igiene Urbana a Terzigno, e ci accodiamo alle perplessità espresse dal consigliere d'opposizione di Futuro e Libertà, Salvatore Annunziata, che invocava lumi dopo aver assistito e fotografato il trasferimento da camion a camion di rifiuti che perdevano percolato e dopo aver appreso la notizia che la stessa ditta, a Marigliano, era finita sotto indagine della Procura di Nola perché sversava i rifiuti nei regi lagni". "Invitiamo infine il comune di Terzigno a stanziare e reperire i fondi per la bonifica della vasca al Fornillo, che è inquinata e con le sue esondazioni, che si stanno verificando anche in queste ore, allaga le coltivazioni e un'intera zona a ridosso del comune di Poggiomarino. La stessa cosa accade quando esonda la vasca nel comune di San Giuseppe Vesuviano", concludono i Verdi.
(Fonte Foto: Rete Internet)

Incontro pubblico tra Sindaci e Comitati

Oggi alle ore 12,00 incontro nell’Aula consiliare del Comune di Boscotrecase tra Sindaci dei Comuni Vesuviani, cittadini, associazioni, ambientalisti. Si è discusso dell’accordo di programma, sottoscritto tra Regione Campania, Provincia di Napoli e i Sindaci dei 19 comuni che rappresentano 551.512 abitanti dell’area vesuviana. Riteniamo che l’accordo rappresenti non solo una scelta coraggiosa e trasversale, vista la diversità delle singole rappresentanze politiche, quanto un' importante assunzione di responsabilità.  Resta il fatto (come più volte sottolineato) che tutto passi attraverso un importante aumento della RD, accompagnata dalla capacità tempistica di costruire e mettere a punto gli impianti necessari. Si spera in un attento controllo e in una fattiva collaborazione da parte di ambientalisti, cittadini, comitati, associazioni. Nella consapevolezza che questo possa essere un momento importante e un riscatto dei nostri territori e poter essere di esempio ai comuni delle distinte aree omogenee della provincia di Napoli.
Ci sentiamo di fare un grande in bocca al lupo a quanti si sono adoperati e si adopereranno in seno a questo progetto.

mercoledì 27 luglio 2011

"CleaNap", cinquecento volontari

L'iniziativa di cittadini di tutte le età, muniti di guanti e scope, è diventata "un fenomeno civico". Anziani, ragazzi e bambini si trasformano in netturbini per dare un nuovo volto alla città
Di CONCHITA SANNINO

Nuovo blitz degli Angeli della monnezza Rastrelli, guanti, scope: ecco i "friarielli ribelli"


Un piccolo esercito. In centinaia, determinati e compatti anche in una domenica di fine luglio. È il fenomeno CleaNap. Armati di scope, bustoni e compostiere. Cresciuti in numero ed entusiasmo, dopo il solito tam tam su facebook e non solo. Nel pomeriggio, in piazza Santa Maria La Nova, sono oltre 500. Ragazzi, bambini e vecchi. Tutti all'appuntamento lanciato, per la quarta volta, dal gruppo di cittadini CleaNap Piazza pulita. Sottinteso: per non aspettare che siano sempre gli altri a fare.

"Qui siamo troppi! Andiamo a pulire anche di fronte: metà qui a Santa Maria, metà in piazza Matteotti", propone Emiliana Pellone, l'autrice di un appello che è già diventato patrimonio di molti. C'è chi, come Friarielli ribelli tirano su dalle aiuole chili di erbacce e lasciano piantine e terreno fresco, chi ripulisce dalle scritte oscene i portoni, chi, come Marco e Gul e tanti altri, spazzano le scale (fetide) delle Poste. Vincenzo, Marta, Valentina e Carmen lavorano con guanti e rastrelliere, vengono da quartieri diversi. Tra gli abitanti, l'appello di Franco De Rosa: "Ci hanno chiamato: "Scendete anche voi!". Ma il gesto di questi ragazzi rischia di restare fine a se stesso se Comune e forze dell'ordine lasciano abbandonate o incustodite le piazze". Dove si fa baldoria, si lasciano bottiglie. E si spaccia droga nella pubblica indifferenza.

PATTO TRA I COMUNI VESUVIANI PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI: LE REAZIONI

L’entusiasmo del vicesindaco di Terzigno: "Accordo storico". Le perplessità dei Verdi: "Inquietante l’ipotesi di una nuova discarica". Giovedì 21, intanto, si terrà un’assemblea a Boscotrecase organizzata dalla Rete dei Comitati.

È stato siglato da poco ma fa già discutere l’accordo dei 19 Comuni (18 della zona rossa del Vesuvio più Striano) per la gestione autonoma del ciclo dei rifiuti. Il patto è stato firmato in Provincia lunedì sera, al termine di una lunga serie di incontri e riunioni tra le 19 amministrazioni comunali, l’ente presieduto da Luigi Cesaro e la Regione Campania.


Il piano prevede la realizzazione di tre impianti di trattamento della frazione umida a Massa di Somma, Somma Vesuviana ed Ercolano; un impianto di trattamento della frazione secca indifferenziata a Torre del Greco; una piattaforma multimateriale, impianto trattamento e recupero ingombranti e Raee ad Ottaviano; la raccolta della frazione vetro a Cercola; l'utilizzo di un’area industriale di 8mila metri quadrati per una destinazione da definirsi a San Giuseppe Vesuviano; un impianto di trattamento dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione ad Ercolano; l'utilizzo di un'area per piattaforme multimateriali a Striano e due centri di riuso a San Sebastiano e Portici.

Qualora dovesse essere necessario sarà individuato un sito, ad esclusivo utilizzo dei 19 Comuni, dove la frazione residuale dei rifiuti, ma l’invaso verrà collocato al di fuori dell'area protetta del Parco Nazionale del Vesuvio. “È un grande accordo, un evento storico. Ci lasciamo alle spalle anni difficili e finalmente cominciamo a ragionare di prospettive future, di gestione accurata dei rifiuti, di impianti intermedi. Ora tocca a noi fare le cose per bene”, queste le parole del vicesindaco di Terzigno Francesco Ranieri. Ma l’ottimismo degli amministratori comunali cozza con lo scetticismo di alcuni esponenti dell’ambientalismo locale.

Per Francesco Servino, dei Verdi dell’area vesuviana: “L'accordo che è stato firmato mi lascia molto perplesso, il compromesso a cui si cede non può essere un'altra discarica, non dopo aver lottato per un piano alternativo dei rifiuti: a che è servita la lotta o il prendere parte come comitati ai tavoli istituzionali?”. E ancora: “Apprendo che verrà costituita una commissione di controllo della quale faranno parte due rappresentanti della Rete dei Comitati, la stessa rete che non ha mai cercato un confronto trasversale e che si dichiara a favore dell'accentramento delle decisioni”.

Ma la Rete dei Comitati (i volontari vicini a Legambiente) plaudono alla firma ed hanno organizzato, per giovedì alle 12 presso il Comune di Boscotrecase, un’assemblea tra i sindaci e i cittadini: “Ci confronteremo apertamente, intanto siamo contenti dell’accordo”, dice Franco Matrone.
Il Mediano Autore: Francesco Gravetti 27/07/2011

Troupe di Metropolis aggredita dal branco

Castellammare, operatore di Metropolis Tv picchiato e rapinato ai funerali del 19enne morto in moto 
"Abbiamo temuto il peggio" Guarda il filmato su Metropolisweb

Non è la prima volta che accade a Metropolis.


Ci uniamo convintamente al coro di sdegno ed esprimiamo la più viva solidarietà all'operatore colpito ed a tutta la redazione!

lunedì 25 luglio 2011

RIFIUTI; FIRMATO L’ACCORDO DI PROGRAMMA PER IL CICLO DEI RIFIUTI CON I COMUNI DELL’AREA VESUVIANA

RIFIUTI; FIRMATO L’ACCORDO DI PROGRAMMA PER IL CICLO DEI RIFIUTI CON I COMUNI DELL’AREA VESUVIANA CESARO: “COMINCIAMO FINALMENTE A COSTRUIRCI IL NOSTRO FUTURO”. SARANNO IMPEGNATI ANCHE I LAVORATORI DEL C.U.B.

E’ stato firmato oggi presso la sede di Palazzo Matteotti l’accordo di programma per il ciclo dei rifiuti tra Regione Campania, Provincia di Napoli ed i 19 comuni dell’area vesuviana.

Alla firma del protocollo erano presenti, oltre ai sindaci dell’area vesuviana, il Presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro e gli assessori all’Ambiente della Regione Campania e della Provincia di Napoli Giovanni Romano e Giuseppe Caliendo.

L’accordo prevede la completa autosufficienza dei comuni firmatari tramite la realizzazione, tra gli altri, di impianti di compostaggio o di digestione anaerobica. Inoltre i comuni dell’area vesuviana si sono impegnati, esaurita nei suoi compiti Cava Sari, ad individuare autonomamente il sito da utilizzare per la frazione residuale dei rifiuti a valle del ciclo della filiera.

“Finalmente con i comuni dell’area vesuviana – ha commentato il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro - diamo inizio al Piano predisposto dall’Ente che prevede la suddivisione del territorio provinciale in sette aree autonome ed autosufficienti nel trattamento dei rifiuti. Ringrazio tutti gli amministratori dell’area vesuviana per la grande collaborazione e responsabilità dimostrata in un momento quanto mai delicato dal punto di vista ambientale per tutta l’area metropolitana di Napoli. Questo accordo testimonia la maturità della classe politica napoletana perché raggiunto tra amministrazioni di diversa appartenenza politica e con profonda collaborazione istituzionale. Mi auguro che sia da incentivo anche per i sindaci delle altre aree con cui dovremmo firmare in tempi ragionevoli uguali protocolli. Ci tengo inoltre a precisare che questa pianificazione porterà dei benefici per quanto riguarda l’ottimizzazione della forza lavoro chiamata al funzionamento degli impianti previsti. A tal fine infatti saranno impegnati anche i lavoratori del C.U.B.

Con tale accordo ovviamente, per quanto riguarda la parte relativa all’invaso da individuare per l’indifferenziata irrecuperabile e per il compost fuori specifica, ogni azione per quel territorio da parte del commissario Vardè sarà più semplice, in quanto ben accetterà l’impegno di autonomia gestionale da parte dei sindaci vesuviani.

Insomma – ha concluso Cesaro - cominciamo finalmente a costruirci il nostro futuro”.

I comuni dell’area vesuviana interessati all’accordo di programma succitato sono Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, S.Giorgio a Cremano, S.Giuseppe Vesuviano, S.Sebastiano al Vesuvio, S.Anastasia, Somma Vesuviana, Striano, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase.

L’intera area conta oltre 550mila abitanti IL TESTO dell'accordo di programma
25/7/2011


ECCO QUANTO AFFERMAVA CESARO IL 20/10/2010
RIFIUTI – CESARO: “LE HO PROVATE TUTTE, MA APRIREMO CAVA VITIELLO. DECISIVO IL RISCHIO DI PROTESTE A MACCHIA DI LEOPARDO ”
“Le ho provate tutte, ma alla fine credo che saremo costretti ad utilizzare, così come previsto dalla legge, cava Vitiello”.Lo ha affermato il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro al termine della lunga riunione avuta a Roma con il presidente e l’assessore all’ambiente della Regione Campania, Stefano Caldoro e Giovanni Romano, e con i parlamentari campani del PDL.


“Nel tempo che ci manca all’apertura della seconda discarica a Terzigno – ha proseguito Cesaro – faremo di tutto per migliorare la qualità dei rifiuti conferiti, garantendo la biostabilizzazione degli stessi. Spingeremo i comuni ad aumentare la raccolta differenziata ed accelereremo le procedure per la realizzazione degli impianti di termovalorizzazione di Napoli est”.

“Ovviamente – ha proseguito Cesaro - spingeremo anche sul governo affinché venga prorogato il regime transitorio, in un percorso verso l’ordinario che richiede necessariamente l’affiancamento ancora per un anno della protezione civile e dell’esercito. Richiederemo che venga concessa una deroga al patto di stabilità, per consentirci di realizzare, tra l’altro cinque, impianti di compostaggio sul nostro territorio. Ci batteremo anche per l’assegnazione, come previsto dalla legge, dei fondi di compensazione che debbono ricevere i comuni e che ad oggi non sono stati versati”.

In merito all’impossibilità di un’alternativa all’apertura di Cava Vitiello sul territorio, il presidente Cesaro è stato quanto mai chiaro: “Il costante richiamo alla legge della Protezione Civile e l’atteggiamento di estrema chiusura e miopia registrato dalle altre Province campane – ha detto Cesaro – è stato decisivo nell’adozione di questa decisione, che io ho sempre considerato come l’ultima spiaggia. Il piano alternativo che era stato elaborato prevedeva di conferire i rifiuti oltre che nella provincia di Napoli, grazie all’ampliamento della discarica esistente, anche in piccole quantità e per un periodo di medio termine nelle province adiacenti. Questo perché nell’impianto di Acerra oggi, ed in quello di Napoli est domani, sono e sarebbero stati bruciati rifiuti provenienti anche da altre province. A tal proposito – ha continuato Cesaro – in base alla norma sulla provincializzazione, mi domando se è giusto a questo punto che l’impianto di termovalorizzazione di Acerra continui ad accettare rifiuti da tutta la Campania. E’ ovvio che ora sono molto preoccupato dalla risposta del territorio e rivolgo a tutti, manifestanti e forze dell’o rdine, un appello accorato per evitare dure contrapposizioni. La forte violenza di questi giorni purtroppo è stato anche uno dei motivi che non ha consentito scelte diverse, che nei fatti non avrebbero ottenuto altri risultati che spostare una forte protesta a macchia di leopardo anche su altri territori della Regione. Purtroppo siamo qui a pagare – ha concluso Cesaro – danni di oltre 15 anni, e dovremo vivere una fase di transizione delicata che ci consentirà fra due o tre anni di cancellare una volta per tutte il problema rifiuti dai nostri territori”.

Alla luce di queste decisioni, è stato ovviamente annullato il tavolo previsto per domani tra Regione, Provincia e sindaci dei comuni vesuviani, sulle ipotesi alternative all’apertura di Cava Vitiello.
FORSE NON LE AVEVA PROVATE PROPRIO TUTTE...

Discarica e patologie: la rete chiede il Registro regionale dei tumori

Lo Strillone
Su diversi organi di stampa è capitato leggere un interessante report su alcuni dati che fanno riferimento a potologie neoplastiche nell´ambito della popolazione di Terzigno e che, oltre ad incutere una legittima preoccupazione, richiedono un minimo di considerazioni di carattere scientifico. " E´ questo l´inizio di un comunicato stampa inviato dalla Rete dei Comitati antidiscarica.


"Tali dichiarazioni - continua la nota - mettono in luce gravi e giustificate preoccupazioni che ciascuno di noi, in questi mesi di impegno sul campo, ha assimilato.

Ma non conoscendo il report a cui l’avv. Esposito fa riferimento risulta difficile stabilire un punto di vista scientifico.

Altre indagini fatte in queste ultime settimane sul territorio, come quella della Giornata della Tiroide, hanno accentuato il fondato sospetto che in questa parte del vesuviano la salute di tutti è un po’ meno sicura.

E’ anche per questo che il problema della gestione dei rifiuti nella nostra Regione ed in particolare nella zona vesuviana, è diventata la primaria emergenza.

I medici della Campania e soprattutto quelli dell’area vesuviana che hanno ogni giorno un confronto diretto con i propri Assistiti che pongono sempre più, con insistenza, domande sui rischi alla salute che possono essere prodotti da discariche e quant’altro, hanno deciso di creare le condizioni minime per poter dare, a queste domande, una risposta certa e dimostrabile.

Come certamente è noto , il “registro Tumori” è stato attivato solo nella ex ASL-Na4 e nella provincia di Salerno ( fino al 2007!). Nelle altre zone della Campania è notte fonda, dato che è impossibile non solo attribuire, ma neanche ipotizzare una causa-effetto, tra l’eventuale aumento di patologie tumorali (o mutazioni genetiche) e il disastro ambientale che grava su vaste aree della regione ed in particolare nell’area vesuviana

Queste considerazioni associate alla pressante richiesta da parte dei cittadini di questa parte del Vesuvio a far sentire la voce dei Medici per richiamare l’attenzione delle istituzioni a salvaguardia della pubblica salute, ha prodotto l’iniziativa a cui accenna Comella.

Proprio al fine di sollecitare l’urgenza dell’adozione del Registro regionale dei Tumori, il solo che è in grado di validare il nesso causa-effetto dei danni da inquinamento ambientale, un gruppo di Medici della zona vesuviana, circa 35, hanno deciso di promuovere un censimento tra la popolazione di Boscoreale, Boscotrecase, Trecase e Terzigno finalizzato al rilievo di alcune patologie, neoplastiche e non, probabilmente riferibili a inquinamento ambientale, come ampiamente riportato dalla letteratura nazionale ed internazionale.

Per questo motivo è stato concepito un file per il rilievo della/e patologia/e contratte e in corso dal 1 gennaio al 31 dicembre 2010.

I dati che si spera saranno disponibili nel prossimo autunno e verranno formalizzati in un Convegno scientifico di carattere internazionale previsto nell´area vesuviana nel mese di settembre, serviranno a dare un fondamentale impulso all’adozione del Registro tumori che la Commissione regionale del Presidente Schiano ha promesso allo staff scientifico della Rete, a maggio scorso, dovrebbe partire proprio entro la fine di quest’anno.

L’indagine a cui fa riferimento Comella nella sua intervista e che sta mettendo in rete non senza difficoltà, Medici di Base, Pediatri, Specialisti ambulatoriali, Oncologi, Direttori di distretto, Epidemiologi nonché qualche Direttore di Ospedale, NON E’ e non vuole essere un’indagine epidemiologica, un surrogato del “Registro Tumori” o del “Registro di Mortalità”, un’indagine tendente ad attribuire uno status di causa-effetto tra patologie e discariche.

Al contrario questa iniziativa questa indagine E’ e vuole ESSERE un rigoroso rilievo di dati che possono rappresentare una base sulla quale l’intera comunità scientifica ed in particolare gli Organi di Competenza delle AA.SS.LL. e della Regione dovranno confrontarsi e avviare quanto loro imposto, in tema di prevenzione. Iniziativa che si avvale del supporto tecnico dell’Ordine dei Medici della Provincia di Napoli e dell’esperienza e delle indicazioni dell’ISDE-Medici per l’Ambiente, di cui Comella presiede la componente campana.

Un importante rilievo dei tassi grezzi e dei tassi semplici della popolazione della zona vesuviana, quindi.

Il tasso grezzo descrive un evento che si verifica all’interno di una popolazione (ad esempio la mortalità in una città) mentre il tasso specifico descrive un evento riferito a gruppi omogenei all’interno di un popolazione (ad esempio morti per tumore allo stomaco nella fascia di età 45-64 anni etc.).

Una fotografia dell’intero anno 2010 che se portata a termine sarà in grado di confermare tutte le preoccupazioni che sottendono i dati campione riportati dall’iniziativa dell’avv. Esposito e di altre iniziative spontanee analoghe."

TERZIGNO. IL 41% DEGLI ABITANTI È AFFETTO DA MALATTIE TUMORALI

Il Mediano 25/07/2011
Da uno studio choc è emerso che nelle vicinanze della ex cava Ranieri c’è un tumore per ogni famiglia. I Medici per l’Ambiente evidenziano come siano possibili modifiche del Dna nelle aree contaminate.

Terzigno è una città affetta da un notevole inquinamento ambientale.

Dai primi dati di un censimento delle patologie tumorali è emerso che l'area più colpita si trova nei pressi della ex cava Ranieri, discarica "provvisoria" nel Parco nazionale del Vesuvio in funzione da ormai più di dieci anni. Il 41% dei casi registrati si riferisce alle strade che fanno quadrato proprio attorno a questa cava, per una media di almeno un tumore in ogni famiglia residente. A seguito di questa notizia choc, il Partito democratico di Napoli in una nota ha scritto che «i dati sulla diffusione dei tumori nell'area di Terzigno, stanno a dimostrare come sia urgente una bonifica e un costante controllo del territorio. Questo, anzitutto per evitare gli scarichi abusivi di materiali pericolosi».

«Al tempo stesso bisogna mettere in sicurezza la discarica di cava Sari e evitare che produca ulteriori disastri. Il Pd continuerà, sia in Parlamento che a livello regionale e provinciale, a lavorare per alcuni obiettivi ben precisi. Si deve mettere in campo un piano serio ed efficace per le bonifiche nel territorio vesuviano partendo proprio dai Comuni di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase - prosegue la nota del Pd - Un piano capace di garantire prima di tutto l'eliminazione delle micro-discariche di rifiuti pericolosi disseminate sul territorio in questi anni. Si deve ottimizzare, poi, la gestione della discarica Sari evitando i rischi di una sua sovrautilizzazione. Si deve istituire il Registro dei Tumori e avviare una sacrosanta politica pubblica di prevenzione sanitaria per tenere sotto controllo le patologie legate all'emergenza».

Il commissario regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, ed il responsabile dell'area vesuviana, Francesco Servino dal loro canto denunciano che «l'indagine condotta negli ultimi mesi da associazioni e cittadini a Terzigno e coordinata dall'avvocato Maria Rosaria Esposito ha fornito dei primi dati sconvolgenti nel campo tumori su questo territorio. C'è una strada limitrofa alla discarica dove addirittura c'è un malato di tumore in ogni famiglia con un numero impressionante di leucemie fulminanti. Chiediamo ancora una volta che tutte le autorità competenti intervengano per dare notizie certe ai cittadini e realizzare studi e interventi strutturali».

I Medici per l'Ambiente, inoltre, evidenziano come siano possibili modifiche del Dna in aree contaminate: «Sono dati molto interessanti - spiega il dottor Giuseppe Comella dei Medici per l'Ambiente e primario emerito della Fondazione Pascale - anche se non è ancora possibile dimostrare un nesso di causalità. Certo è che un ambiente contaminato modifica il nostro Dna. Sarebbe utile avere un registro dei tumori aggiornato sul territorio per fornire ai cittadini informazioni più precise».

Tre mesi fa, dunque, una trentina di medici di famiglia della zona, coordinati dal direttore sanitario del distretto, si sono riuniti per organizzare un questionario sulle patologie. I quesiti verranno posti esclusivamente ai propri assistiti: calcolando che ogni medico ha circa mille utenti, nel bacino di riferimento si raggiungeranno circa 30mila persone. Al momento sono stati censiti un centinaio di casi ed i primi risultati mettono sotto accusa il forte inquinamento ambientale della zona.

sabato 23 luglio 2011

Rifiuti, stop alle stoviglie di plastica nei bar di Pollica

Da Metropolis web
POLLICA - 22/07/2011 - Stop a stoviglie di plastica in bar e ristoranti di Pollica. E' il contenuto di un'ordinanza del sindaco della cittadina cilentana, che ha disposto il divieto di utilizzo di bicchieri e piatti di plastica negli esercizi commerciali con licenza alla somministrazione di bevande e simili. L'obiettivo del primo cittadino del centro della costa cilentana, è la riduzione della produzione di rifiuti. "L'obiettivo è innanzitutto quello di sensibilizzare i produttori ad un ripensamento e ad una diversificazione della produzione di stoviglie in plastica - ha spiegato il sindaco Stefano Pisani - Si parla tanto di sostenibilità ambientale, ma il rispetto dell'ambiente riguarda anche chi produce.
E' necessario puntare alla riduzione dei rifiuti, e l'ordinanza mira proprio a questo". Intanto, presto l'ordinanza verrà applicata anche nel Comune confinante di San Mauro Cilento. "Dobbiamo fare sistema, - ha concluso Pisani - è dai Comuni del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano che devono nascere gli imput per un nuovo e diverso modo di affrontare il problema rifiuti".

La bozza dell'Accordo sul Piano RSU dei Sindaci della "zona rossa"

Pubblichiamo la bozza dell' Accordo di programma che i Sindaci vesuviani stanno elaborando per l'incontro con Regione e Provincia.

Bozza che è ancora emendabile in attesa dell'incontro tra Sindaci e Comitati per presentare la proposta alla Regione e alla Provincia.
Quì è possibile scaricare la bozza dell'Accordo di programma.
Ringraziamo Franco Matrone e Galluccio per aver consentito a tutti di poter visionare la bozza.


In dirittura d'arrivo...


Sono i protagonisti indiscussi della cronache campane ormai da anni, ma nessuno si sarebbe aspettato che sarebbero riusciti in ciò che hanno fallito la sicurezza e le tante altre tematiche importanti che affliggono la regione: i rifiuti uniscono, fanno superare le barriere dei partiti politici in nome di un progetto che dovrebbe salvare, definitivamente, la provincia vesuviana dalle periodiche emergenze. È uno storico accordo quello raggiunto dai sindaci dei Comuni della zona rossa in materia di rifiuti, siglato al di là dell’estrazione politica di ciascuno di loro. I 19 primi cittadini dell’area a ridosso del cono vulcanico si sono incontrati ieri pomeriggio a Cercola per siglare un accordo definitivo da sottoporre il prossimo lunedì alla Provincia di Napoli e alla Regione Campania. Il progetto, stilato dopo due mesi di incontri voluti dal sindaco Pasquale Tammaro mira all’autogestione del ciclo dei rifiuti, con i Comuni pronti a ospitare gli impianti di trattamento per ridurre all’osso la frazione non recuperabile, accanto al potenziamento della già ben avviata raccolta differenziata. I Comuni di Massa di Somma, Ercolano e Somma Vesuviana hanno dato la propria disponibilità a ospitare degli impianti per il trattamento anaerobico con Ercolano che ha anche avanzato la possibilità di realizzare un sito per gli stralci di potatura. Il piano prevede poi che a Torre Del Greco venga collocato un impianto per il trattamento della frazione secca e dei prodotti per il riciclo mentre a San Giuseppe Vesuviano e Striano le aree industriali saranno a servizio del trattamento di multimateriali. San Sebastiano al Vesuvio e Portici avranno, infine, dei centri per il riuso. Questo il progetto condiviso dai 19 sindaci che verrà sottoposto il prossimo lunedì ai delegati di Provincia e Regione, e che se dovesse essere approvato e andare a regime, scongiurerà l’ennesima crisi che verrà dalla paventata chiusura di Cava Sari, prevista per la fine dell’anno. Grande responsabilità, quindi, quella dimostrata dai sindaci, che però hanno posto un unico, insormontabile veto, che va a cozzare in qualche modo con l’appello lanciato dal governatore Caldoro, ovvero quello di mettere a disposizione cave dismesse per la realizzazione di invasi. «Non autorizzeremo mai una discarica sul Vesuvio», ha chiarito Giuseppe Capasso, sindaco di San Sebastiano e presidente della Comunità del Parco del Nazionale, a nome di tutti i sindaci. «Crediamo fortemente in questo progetto che andrebbe a realizzarsi attraverso la creazione di due società di scopo e la cessione da parte della Provincia della titolarità a realizzare e a gestire impianti», ha concluso Capasso.
Mary Liguori per il Mattino

venerdì 22 luglio 2011

De Magistris incontra la città parte la campagna d'ascolto


Faccia a faccio del sindaco con i suoi concittadini. Si inaugura il primo mercoledì del dialogo. Una serie di incontri faccia a faccia al terzo piano di palazzo San Giacomo. Sul tavolo lavoro, degrado, volontariato: "Caro sindaco, com'è difficile Napoli"
La Repubblica Napoli di CONCHITA SANNINO

Il sindaco li attende al tavolo, da solo. È un faccia a faccia riservato. Che lascia (quasi) tutti soddisfatti. Esce la biologa, entra il disoccupato. Esce l'avvocato, entra il ricercatore. Poi tocca alla mamma di Secondigliano, al noto cantante, al comitato Monte Echia, a Forcella, a Scampia. Primo giorno di audizioni. Metà sfogo, metà confessionale. Un mercoledì diverso, a suo modo antico. E fiocca la battuta. "Sembra 'O miercurì d' 'a Madonna 'O Carmene", la schiera dei fedeli al tempio, consacrata dalla poesia di Ernesto Murolo.


Un incontro per volta, due persone al massimo. Tutti, o quasi, in punta di piedi. È al terzo piano di Palazzo San Giacomo, sala Pignatiello, che sfila il primo mercoledì di dialogo diretto tra il sindaco e i concittadini. Confronti alla pari. Riservati, densi. Dai quali emergono le note piaghe nella loro crudezza: la disoccupazione, la città sporca, il bisogno di riqualificare spazi lasciati all'incuria.

IL VIDEO   LE IMMAGINI
Il sindaco scuote la testa, spesso annuisce, prende appunti e smista la nota. Dalla porta socchiusa, ecco il de Magistris curioso e sorridente, seppure fatalmente rapito dai pensieri di primo cittadino, a cominciare da quelle 2500 tonnellate di immondizia ancora in strada, in attesa di salpare per destinazione lontana.

Luca Marano è il primo. "Sono un ricercatore, originario di Fuorigrotta, ero scettico sul fatto che mi potesse ricevere... Ho condotto uno studio sulla sociolinguistica urbana relativa ai giovani di Napoli e mi piacerebbe, col suoi aiuto, continuare questo approfondimento". Armando Simeone è del comitato "Lenzuola Bianche". "Ci battiamo da anni contro le gang di scooter che, in un andirivieni paranoico, da anni, avvolgono le strade tra Castel Capuano e via Pietro Colletta. C'è l'impegno concreto dell'assessore Narducci, è stata potenziata la vigilanza. Ma da mezzanotte fino all'alba chi li controlla? Non solo non si dorme mai, ma ci sono pregiudicati e violenti". Camilla Vento e Claudio Mastrocinque, moglie e marito, da Secondigliano, sono venuti a proporsi come "aiutanti su territorio". Racconta Camilla: "Abbiamo tre figli, di 15, 12 e 11 anni. Io sono del Fli, avevo votato per Pasquino, ma al ballottaggio mi sono mobilitata per de Magistris. La politica comincia a piacermi molto, ora mi sento più carica grazie a questo sindaco".

C'è chi esce da quella stanza senza sorriso. Come Andrea Iacovelli, 29 anni, quartiere Vicaria, sguardo mesto dentro una faccia da ragazzo: "Ho detto al sindaco che non sono un cervello in fuga, solo un napoletano costretto ad andarsene. Sono disponibile a fare qualunque lavoro: io non riesco più a trovarne. Dopo che hai girato per tanti mestieri e contratti che scadono, alla fine ti senti vecchio anche se hai meno di 30 anni. Ho fatto il vigilante, il commesso, il manovale, tutto. Ma a un certo punto ti mandano via, cercano uno più giovane e che abbia sempre meno pretese". Analogo, dolente tasto quello che ha toccato Salvatore Palumbo, da Soccavo, 62 anni, dieci nipoti, "e senza un straccio di lavoro". Una pensione? "Ma quale pensione: a casa siamo rimasti io, mia moglie e uno dei miei ultimi figli, tutti disoccupati. Il sindaco risponde giustamente che lui "non ha una fabbrica", non fa assunzioni. Buona fortuna, e ci siamo salutati".

Angelica Romano, "operatrice" di pace, rete Lilliput, interroga il sindaco sul tema Libia: "Stiamo preparando una delegazione, bello se il Comune, come il governatore della Toscana, desse la sua adesione, anche alla petizione per la sospensione dei bombardamenti durante il periodo del Ramadan". De Magistris è con loro. "Se non potrò venire io con voi, delegheremo qualcuno". Sergio Nardò e Diana Caldarone sono venuti a ricordargli che esiste "un sito geo-culturale nel cuore della città, Monte Echia, trasformato in discarica nell'indifferenza generale". De Magistris promette una visita a breve. Lo salutano con calore: "Meno male, noi ci contiamo". Anche Ciro Corona, da Scampia, chiede che al comitato "Resistenza" venga affidata la scuola abbandonata di vai Ghisleri, altro scandalo.

Nessuna critica, dunque? De Magistris: "No, ho sentito molta vicinanza, sono soddisfatto". Gli sarà sfuggita la chiacchierata col giovane Ugo Allocati, un 35enne del Vomero, che racconta di avergli contestato "la povertà di un piano rifiuti ancora troppo generico. Penso che non sappiano ancora come fare". De Magistris non condivide. "Stiamo facendo davvero miracoli. Francamente non ricordo di questo colloquio. Forse quel giovane non ha avuto il coraggio di dirmelo". Prossimo appuntamento con lui, "tra tredici settimane".

CAVA SARI, NUOVO SOPRALLUOGO DELLA RETE DEI COMITATI: «È QUASI SATURA»

Da il Mediano 22/07/2011
 Secondo gli ambientalisti la discarica di Terzigno potrebbe chiudere entro ottobre. Intanto i sindaci della zona rossa incontrano Provincia e Regione e preparano l’accordo per la gestione autonoma dei rifiuti.

Cava Sari sta per chiudere. La discarica di Terzigno è quasi satura (foto): tempo due o tre mesi e non si potranno fare altri conferimenti. Lo dicono quelli della Rete dei Comitati vesuviani e di Legambiente Campania che, accompagnati da propri esperti tecnici, hanno chiesto ed ottenuto dai gestori Sapna e Asia di poter visitare la discarica l’altro ieri.

Numeri alla mano, gli attivisti della Rete dei Comitato lanciano l’allarme: “Allo stato stante gli attuali conferimenti il raggiungimento del limite previsto per legge è confermato entro il prossimo mese di ottobre. Sono ancora disponibili meno di 30 mila tonnellate di capienza che stando agli attuali flussi di conferimento accertati (370 tonnellate a notte) determinerebbero il completamento della Sari ai principi dell’autunno. L’ultimo strato di “monnezza” eleverebbe di circa un metro la cupola finale del panettone dell’invaso e verrebbe poi ricoperto dai teli impermeabili per ridurre le infiltrazioni di acqua piovana e consolidare gli argini”, dicono in un comunicato.
Gli esponenti della Rete hanno verificato anche che non c’è alcun allargamento in atto dell’invaso: “È tecnicamente impossibile, trattandosi di una discarica a fossa, fatta salva la possibilità prevista dalla legge di incrementare del 10% la capienza, cosa che avverrebbe solo sopraelevando di qualche metro la cupola e riempendo gli alvei di percorrenza dei compattatori per raggiungere il vertice del panettone”. Resta l’allarme della chiusura imminente. Di qui l’urgenza e l’appello alle istituzioni a fare presto per far partire immediatamente il piano alternativo a quello regionale che la Rete sta sollecitando da diversi mesi a questa parte.
I sindaci dei 18 Comuni della zona rossa che sversano a Terzigno (19 con Striano) hanno incontrato qualche giorno fa il presidente della provincia Luigi Cesaro, l’assessore provinciale all’ambiente Giuseppe Caliendo e l’assessore regionale Giovanni Romano. Gli amministratori hanno ribadito il loro “no” all’ipotesi di individuare cave da riempire con altri rifiuti (“L’area protetta del Vesuvio non si tocca, abbiamo già dato”) e si sono impegnati a presentare un accordo di programma tra i Comuni che contempli tutta l’impiantistica intermedia, la tipologia delle filiere del differenziato, l’azione di riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti, la spinta verso l’aumento della percentuale di differenziata e soprattutto di farsi carico, in vista dell’esaurimento della cava Sari, di provvedere in maniera autonoma allo smaltimento dell’immondizia.
Quindi, considerato che cava Sari potrebbe chiudere subito dopo l’estate, si tratterà di una corsa contro il tempo. Lunedì c’è un nuovo incontro.
(Fonte foto: Rete dei Comitati)
Autore: Francesco Gravetti

...il fine vita della Sari...e poi???

La Rete dei Comitati vesuviani e Legambiente Campania, accompagnati da propri esperti tecnici, hanno chiesto ed ottenuto dai gestori Sapna e Asia di poter visitare la discarica Sari.


Allo stato, stante gli attuali conferimenti, il raggiungimento del limite previsto per legge è confermato entro il prossimo mese di ottobre.

Sono ancora disponibili meno di 30 mila tonnellate di capienza che stando agli attuali flussi di conferimento accertati (370 t. a notte) determinano il completamento della Sari ai principi dell’autunno.

L’ultimo strato di “monnezza” eleverebbe di circa un metro la cupola finale del panettone dell’invaso che verrebbe poi ricoperto dai teli impermeabili per ridurre le infiltrazioni di acqua piovana e consolidare gli argini.

Allo stato nessun progetto esecutivo è in essere per allargare l’invaso e tantomeno lavori di ampliamento dello stesso (cosa tecnicamente impossibile trattandosi di una discarica a fossa), fatta salva la possibilità prevista dalla legge di incrementare del 10% la capienza, cosa che sarebbe tecnicamente possibile solo sopraelevando di qualche metro la cupola e riempendo gli alvei di percorrenza dei compattatori per raggiungere il vertice del panettone.

A l fine di ridurre la preoccupazione che era sorta negli ultimi giorni è stato anche accertato che le due grosse vasche attualmente in preparazione (di cui le foto) ai margini dei silos di decantazione del percolato aspirato, altro non sono che invasi d’emergenza per far confluire, in caso di precipitazioni cospicue, l’eccedenza pluviale che potrebbe determinarsi per l’ostacolo costituito dall’enorme panettone di monnezza.

Resta il dato che per il poco tempo di vita della discarica e per l’assenza di qualunque piano esecutivo per i 18 comuni che conferiscono in cava Sari, si appalesa subito dopo l’estate, il grosso pericolo di un’emergenza rifiuti dell’intero comprensorio vesuviano che potrebbe risultare devastante, avendo la consapevolezza che, per nessuna ragione, sarebbe consentito conferire anche un solo sacchetto di monnezza in altre cave del Vesuvio.

Da qui l’urgenza e l’appello alle istituzioni tutte a fare presto per far partire immediatamente il piano alternativo a quello regionale che la Rete sta sollecitando da diversi mesi a questa parte.

Quindi niente aree di stoccaggio o invasi paralleli al principale per raccogliere monnezza , ma aree tecniche di sedime.

Pur tuttavia nell’oggettiva costatazione che l’attuale gestione si avvicini alla normativa prevista dalla UE rimangono tutte valide le perplessità strutturali, sollevate nell’esposto alla Magistratura di ottobre scorso , di un invaso che accoglie il “tal quale” in un’area fortemente sensibile e a rischio come quella vesuviana (come confermato dalla relazione della Commissione UE), di una gestione quanto meno “disattenta”che nel recente passato ha consentito il conferimento di migliaia di tonnellate di materiale fortemente putrescente e non stabilizzato proveniente da invasi fuori provincia e dagli Stir inefficienti ( che hanno determinato l’esplosione di esalazioni mefitiche fin dalla scorsa estate), di un invaso dislocato in un’area fortemente compromessa dal punto di vista ambientale rispetto alla matrice acqua che ha rilevato contaminanti pericolosi nelle falde sottostanti e delle quali ancora si attendono i riscontri terzi effettuati dal Tribunale di Nola affiancati dai tecnici della Rete su cui, nonostante le continue sollecitazioni, è caduto il più “assordante” colpevole silenzio.

Infine è stato esaminato il dato inerente la tecnica di captazione del percolato e del suo smaltimento e alla produzione di biogas e del suo recupero economico.

E qui casca l’asino.

Allo stato la quantità di percolato captato è cospicua e non potendo essere trattato in loco viene inviato in Calabria ad un costo a dir poco scandaloso.

La Provincia di Napoli, attraverso Asia e Sapna, con i soldi dei contribuenti, spendono circa 200 mila euro al mese per spedire fuori regione le cisterne di percolato prodotto dalla Sari.

Una spesa assurda tanto più che con poche decine di migliaia di euri si potrebbe trattare localmente il pericoloso liquido e investire, da subito, l’enorme risorsa finanziaria risparmiata in opere di bonifica del martoriato territorio vesuviano.

E non solo.

Allo stato la produzione di biogas ( la frazione di metano è intorno al 40%) è pronto per essere convertito in energia.

Ma la struttura à sprovvista dell’impiantistica necessaria a convertire il gas in energia e trasportarlo in altre aree sarebbe troppo costoso.

E allora?

Si è pensato bene di bruciare tutto il biogas possibile, con le torce appositamente predisposte, contribuendo all’aumento dell’inquinamento atmosferico e mandando in fumo decine di migliaia di euri al mese che invece potrebbero servire a ridurre la Tarsu dei contribuenti vesuviani.

Al danno dell’inquinamento, dunque, anche la beffa del mancato ricavo.

Oltretutto con un enorme sperpero di denaro pubblico tra personale, trasporto, controllo e gestione di una mega struttura assolutamente passiva.

Anche su questo aspetto la Rete e Legambiente hanno deciso di vederci chiaro e di approfondire la questione.

In un clima di enorme difficoltà finanziaria di Provincia e Regione, si sta procedendo ad attivare tutti i canali possibili per chiarire la questione del passivo di gestione e sollecitare tutti gli organi istituzionali Parlamento, Governo, UE, Magistratura e Corte dei Conti a fare chiarezza e ad intervenire prontamente.

Infine, nelle more di valutare quanto emerso, si è deciso di approfondire nel dettaglio ulteriori aspetti tecnici aggiornando alla fine di agosto un ulteriore sopralluogo con la presenza di esperti di settore che dovranno fornire ulteriori delucidazioni su alcune controverse questioni emerse nel corso della visita.