martedì 29 gennaio 2013

L'Arpa sull'inceneritore di BRESCIA: diossine sopra la norma

L'Arpa sull'inceneritore: diossine sopra la norma


Il Termoutilizzatore, l'8 agosto al centro di un black out (archivio)

Ore: 11:21
giovedì, 24 gennaio 2013

La relazione finale dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente sul Termoutilizzatore cittadino è arrivata. Una relazione le cui conclusioni sono divise sostanzialmente in tre capitoli portanti: criticità, inottemperanze e ulteriori misure da mettere in campo per evitare rischi.
Un centinaio di pagine, datate novembre 2012, che sono state acquisite dalla Procura proprio sulla scia dell'inchiesta avviata dopo il primo richiamo di Arpa ad A2A: «L'azienda risulta inottemperante rispetto a quanto indicato nell'atto autorizzativo» aveva segnalato in prima istanza l'Agenzia, a pochi giorni dal black out dell'8 agosto. Ora, nella relazione dettagliata, il merito di quel richiamo.
Primo capitolo: le criticità. Che riguardano tutte la «violazione» di alcune delle prescrizioni normative - e procedurali - che «governano» la gestione dell'impianto. Dalle mancate comunicazioni del superamento dei limiti delle emissioni alle mancate comunicazioni in casi di anomalie del funzionamento dell'inceneritore. «L'utilizzo dei codici Sme (Sistema per il monitoraggio delle emissioni - ndr) non corrisponde alla normativa e ciò ostacola l'attività di controllo» evidenzia Alessandra Ferrari, responsabile del procedimento. Che, pure, prosegue: «Si rileva che la ditta non ha comunicato i superi semiorari, così come previsto nel D. Lgs 133/05». Lungo l'elenco ai riferimenti legislativi rispetto ai quali, secondo l'Arpa, «i metodi utilizzati non sono conformi». Fino ad arrivare al capitolo radioattività: «La procedura inviata dalla ditta il 23 agosto non risulta né redatta né verificata da un tecnico abilitato».
Secondo capitolo: inottemperanze. Alcune delle prescrizioni contenute nell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) non sarebbero state, di fatto, messe in atto o rispettate. A partire dal superamento dei limiti di emissione in atmosfera «in anomalia di funzionamento e mancata comunicazione degli stessi, come previsto dall'art. 16 del D.Lgs 133/05».
Nella relazione emerge, ad esempio, come «la linea 2 evidenzia un valore di diossine che è superiore di tre ordini di grandezza rispetto all'andamento registrato nelle altre due linee e rispetto all'andamento storico». Se cioè il valore riscontrato sulla linea 1 è pari a 0,0005 e quello sulla linea 3 è pari a 0,0007, il livello di diossine sprigionato dalla linea 2 «si attesta sullo 0,2111». Tanto l'8 agosto quanto il 9, poi, il monossido di carbonio è risultato sopra i limiti consentiti dalla legge. In tutte e tre le linee.
Ecco perché l'Arpa sottolinea «l'inottemperanza» rispetto a quanto stabilito all'interno dell'Autorizzazione integrata ambientale: perché quei parametri «non possono essere superati».
Terzo capitolo: le prescrizioni. Una, in particolare: occorre verificare - dice l'Arpa dopo i controlli effettuati - che i filtri non vengano bypassati in nessun caso. «Si chiede - scrive la Ferrari - un approfondimento del layout dei canali di fumo, in tutte le possibili configurazioni operative. Al fine di poter escludere la presenza di vie preferenziali per l'evacuazione dei gas bypassando i filtri».

Nuri Fatolahzadeh

mercoledì 23 gennaio 2013

DA REPUBBLICA In Italia l'inquinamento uccide:

In Italia l'inquinamento uccide:dodicimila vittime ogni annoLibro-inchiesta di Margherita Fronte Pier Mannuccio Mannucci: la metà dei cedessi causati dallo smog. Maglia nera alla Lombardia con 350 vittime, 200 a Milano. Nel mondo 1 milione e 340.000. Pericolosi anche i veleni in casa. Cosa fare per
SEIMILA muoiono per lo smog. Altri tremila per il radon, il più pericoloso dei veleni domestici, e altrettanti alle malattie da amianto che ancora tappezza migliaia di edifici. E' allarmante in Italia il bollettino dei caduti sotto i colpi dell'inquinamento conta circa 12 mila decessi all'anno. Una strage silenziosa che in tutto il mondo fa registrare oltre 1,3 milioni di vittime, tanti quanti i morti per Aids. A riaccendere i riflettori sul problema è il libro 'Aria da morire' (Dalai editore), firmato dalla giornalista Margherita Fronte e dall'ematologo Pier Mannuccio Mannucci, tra i più noti medici internisti italiani, direttore scientifico dell'Irccs Policlinico di Milano e fondatore di Gruppo 2003, movimento di scienziati per la rinascita della ricerca in Italia, che proprio in questi giorni ha lanciato un appello - e 10 domande - ai candidati premier in lizza alle prossime elezioni politiche.
Nel mondo 1 milione e 340.000. "L'Organizzazione mondiale della sanità ha calcolato che le morti per inquinamento sono 1 milione e 340 mila all'anno, con un incremento del 16% dal 2004 al 2008", sottolinea Mannucci. Di questi decessi, "150 mila l'anno si verificano in Europa, 12 mila in Italia e 350 in Lombardia, di cui 200 soltanto a Milano. L'Italia settentrionale è particolarmente malmessa, la Lombardia è una delle regioni più colpite e la città di Milano soprattutto". Ogni inverno lo sforamento dei livelli di smog è un 'tormentone' immancabile sulle pagine di cronaca, A danneggiare la qualità dell'aria non ci sono solo le polveri sottili, ma anche sostanze d'uso quotidiano che si annidano tra le mura di casa, in auto, uffici e scuole, negozi, palestre e locali. Veleni ancora più insidiosi perché.
Cosa fare per salvare il respiro. Ognuno di noi può fare qualcosa per salvarsi. Dalla casa all'auto, da usare poco in città perché la concentrazione di inquinanti nell'abitacolo è solitamente maggiore di quella esterna. Se si fa jogging è preferibile correre col brutto tempo, perché la concentrazione di inquinanti nell'aria è più bassa. Occhio anche alle passeggiate con bebè. I bambini che ancora non camminano andrebbero portati nello zaino o nel marsupio, invece che nel passeggino. In genere, spiega infatti Mannucci, "le polveri viaggiano rasoterra e anche stare un metro e mezzo più in alto può fare la differenza" per bronchi e polmoni. A tavola, poi, via libera a "pomodori, melograno, barbabietole, arance rosse, oltre a carote, mandarini e limoni, verdure a foglia", i più ricchi di antiossidanti.
Come uccide lo smog. L'Oms indica che basta una variazione minima, pari a 10 microgrammi/metro cubo, dei livelli di Pm2,5 nell'aria per aumentare il rischio di mortalità generale del 6% e dell'8% il pericolo di tumore al polmone. Ma come uccide lo smog? "Contrariamente a quanto si crede - puntualizza Mannucci - sono le malattie cardiovascolari, e non quelle respiratorie, la prima causa di morte da inquinamento". Infatti "le frazioni di polveri più sottili, il cosiddetto black carbon, non arriva solo nei polmoni ma entra anche nel sangue, dove veicola tutti i veleni (metalli pesanti e materiali organici vari) che ha assorbito come fosse una spugna, e aumenta il rischio che si formino trombi".
Di smog si muore soprattutto per infarto, ma anche di aritmie, a causa di alterazioni al sistema simpatico che possono portare a morte improvvisa; di scompenso, di ictus, di malattie da trombosi venosa. "In due terzi dei casi - spiegano gli autori - i decessi da smog sono cardiovascolari e riguardano gli anziani. Mentre le malattie respiratorie, asma in particolare, colpiscono soprattutto i bambini". In particolare, "tra i veleni dell'aria più deleteri per la salute del respiro c'è l'ozono, il principale inquinante estivo responsabile di asma, bronchiti e polmoniti".
Non si è al sicuro neanche al chiuso. Ma nemmeno al chiuso si è al sicuro. "L'inquinamento indoor è molto meno conosciuto di quello outdoor - osserva Mannucci - ma non è certo meno importante", soprattutto perché ha a che fase con il cancro. Nella maggior parte dei casi il rischio per la salute è di tipo oncologico. Il primo nemico indoor è il "radon, la più diffusa delle sostanze radioattive, che dal sottosuolo tende ad accumularsi nelle case. Il radon è ubiquitario -si legge sul libro - Si stima che il 10-15% di tutti i tumori al polmone sia causato proprio da questa sostanza" e "l'unica soluzione è ventilare spesso le case".
I veleni. L'elenco dei veleni che rischiamo di trovarci come coinquilini è lungo: c'è la formaldeide onnipresente emanata da arredi per la casa (mobili di truciolato, tende, tappeti), prodotti per la pulizia della casa, smalti per unghie, addirittura computer e fotocopiatrici; c'è il benzene, sprigionato soprattutto dalle sigarette ma anche dai bastoncini di incenso, o il monossido di carbonio di caldaie e stufe. E ancora ci sono il naftalene di solventi e insetticidi; gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) liberati dalla combustione della legna, ma presenti anche nei cibi bruciacchiati; il tricloroetilene (la vecchia trielina), che rischiamo di trovare nei prodotti per il bricolage ed è cancerogeno nonchè tossico per il sistema nervoso; il tetracloroetilene usato nel lavaggio a secco e infine le muffe "culla dell'asma", o gli acari della polvere.
I consigli. Anche in questo caso il buon senso può fare da 'scudo': non fumare nelle case, raccomandano per esempio gli esperti; leggere e seguire le istruzioni a corredo di tutti prodotti che compriamo, evitare 'cocktail' tra detersivi, tenere gli animali domestici fuori dalle camere da letto, aerare i locali almeno due volte al giorno, e aiutarsi anche scegliendo anche il 'verde' giusto. "Alcune piante da appartamento aiutano a ripulire l'aria dagli inquinanti, e in modo particolare dalla formaldeide. Sono dracena, aloe, clorofito, crisantemo, gerbera, giglio, peperomia, sansevieria e ficus", si elenca nel libro. Gli autori non si sentono "Cassandre" e precisano: "I numeri non sono una sentenza definitiva di malattia e morte. Al contrario, nelle cifre c'è anche la soluzione del problema".
Incentivare il car sharing, cambiare il parco macchine favorendo la diffusione di auto elettriche e a metano, adottare tecnologie di riscaldamento 'green', ripensare strade e quartieri per città sempre più libere dai motori, sono alcune delle misure suggerite alle istituzioni.

(22 gennaio 2013)

DA METROPOLIS Terzigno, veleni sversati nella discarica Sari: ministero «trascinato» in tribunale

Lo scempio di Cava Sari, e l’accumulo di rifiuti anche pericolosi nella discarica alle falde del vulcano, in pieno Parco Nazionale del Vesuvio ha provocato grave inquinamento delle falde acquifere e atmosferico, oltre quello ovvio del suolo. Un inquinamento di cui dovrà rispondere chi gestì la realizzazione e il periodo di apertura dello sversatoio: è questa la tesi propugnata da Legambiente Campania, da un nutrito gruppo di cittadini e dai comitati civici del Vesuviano (in primis quello che vede come leader Franco Matrone) che hanno «trascinato» il ministero dell’ambiente davanti al Tribunale Amministrativo Regionale della Campania chiedendo conto «nel merito» del criminale inquinamento ambientale e dei danni provocati alla popolazione. L’udienza è già stata fissata per il prossimo venti febbraio davanti alla prima sezione del Tar campano. Ai ricorrenti che «puntano il dito» contro il ministero, accusato di inerzia e varie gravissime inadempienze, si affiancheranno anche i rappresentanti dell’associazione «Slow Food», che in corso di giudizio presenteranno una propria memoria di intervento.
Tutto nasce dalla contestata inadempienza del ministero che, lo scorso anno, fu già condannato per la propria inerzia sul caso: non diede infatti alcuna risposta alle istanze dei cittadini e delle associazioni che avevano avanzato numerose richieste di risarcimento per i danni subìti dal territorio e dalla popolazione a causa dell’inquinamento provocato da Cava Sari. Già dopo quelle prime «denunce» fu proprio il Tribunale amministrativo a dare ragione ai ricorrenti, «condannando» il ministero a rispondere ai quesiti avanzati da cittadini e associazioni ambientaliste. Questi volevano conoscere i risultati di accertamenti, analisi, verifiche e inchieste ministeriali sullo stato del territorio dopo lo scempio. Paradossalmente, però, pur condannato a rispondere in concreto alle legittime richieste dei cittadini e di Legambiente, il ministero dell’ambiente si era trincerato dietro una serie di pretestuose condotte «a scatole cinesi».
In pratica, nello scorso maggio, adempiendo solo formalmente a quanto era stato disposto dal Tar della Campania, da Roma era arrivata una risposta. Ma era una risposta «vuota».
«Ci si disse – commenta l’avvocato Aldo Avvisati, che per Legambiente e alcuni comitati sta seguendo la vicenda – che non era emerso nulla di rilevante, come attestato anche da una apposita relazione stilata dalla Guardia Forestale. Solo che, guarda caso – conclude il civilista – quella relazione non è mai stata depositata agli atti di alcun procedimento che ci riguardi. Quindi in pratica è come se per noi non esistesse, e ci è preclusa ogni sua consultazione».
Dopo la beffa di vedersi consigliare di consultare una relazione non depositata agli atti, dunque, i ricorrenti fecero diretta richiesta al ministero di poter accedere a quegli atti.
«Ma anche in quel caso la risposta fu al limite della beffa – commenta incredulo Avvisati - : ci fu detto che se volevamo prenderne visione avremmo dovuto andare concretamente a Roma. Inammissibile: sono atti la cui consultazione ci è dovuta».
Di qui la decisione di andare avanti per vie legali e di entrare nel merito della questione: «A questo punto - conclude l’avvocato - abbiamo chiesto concretamente conto dell’inquinamento che esiste ed è evidente. E abbiamo portato di nuovo il ministero davanti al Tar».



22/01/2013

lunedì 14 gennaio 2013

.REPORT INCONTRO PERIODICO CON IL DELEGATO DEL MINISTERO DELL’INTERNO, VICE PREFETTO DONATO CAFAGNA9 GENNAIO 2013


.pubblicata da Coordinamento Comitati Fuochi il giorno Lunedì 14 gennaio 2013 alle ore 15.56 ·.Si è svolto il 9 Gennaio scorso a Caivano, nella Parrocchia San Paolo Apostolo nel Parco Verde, il terzo incontro del delegato del Ministero dell’Interno, Vice Prefetto Donato Cafagna, con i referenti del Coordinamento Comitati Fuochi e con Padre Maurizio Patriciello.
Scopo dell’incontro era verificare il passaggio dall’elaborazione della strategia e pianificazione all’operatività in merito alle misure urgenti da mettere in atto per la repressione del fenomeno dello smaltimento rifiuti industriali e roghi tossici.
Il vice Prefetto Cafagna ha illustrato le azioni operative che ha iniziato a mettere in atto sul territorio:
si sta ragionando per filiere industriali che innescano il fenomeno nella sua componente regionale, in particolare si è iniziato dalla filiera tessile e quindi dai Comuni del Vesuviano che ospitano tantissime realtà di piccole aziende tessili.
- Comuni di Somma Vesuviana, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno/Boscoreale: questi sono stati oggetto delle prime operazioni sul territorio. Messe insieme le unità di polizia municipale/forze dell’ordine/guardia forestale destinate unicamente allo scopo di pattugliare e vigilare il territorio negli orari di maggiore incidenza degli sversamenti e dei roghi. Il Dott. Cafagna ha incontrato, presso i commissariati locali, le amministrazioni comunali con l’intento di verificare le peculiarità dei singoli Comuni, determinare con loro la disponibilità delle risorse da destinare unicamente a questa finalità, organizzare le attività e la metodologia di confronto e feedback periodico sui risultati. La Guardia di Finanza sta intensificando i controlli presso le singole aziende, i blocchi stradali finalizzati al controllo e al fermo dei furgoni e dei mezzi che potrebbero trasportare rifiuti industriali. Presi di mira, oltre alle aziende, anche i gommisti e i laboratori anche con controlli notturni. I vigili del fuoco elaboreranno dei report più dettagliati dei singoli interventi. Si sta provvedendo a riattivare le telecamere non funzionanti del progetto SIMA ed intensificare la videosorveglianza sul territorio.
Mensilmente saranno elaborati dei report con i dati di dettaglio forniti circa i risultati ottenuti.
Questo è l’inizio. Di seguito un primo calendario degli incontri che seguiranno nei singoli Comuni:
10/1 Calvizzano, Melito e Marano
10/1 Casoria, Caivano
11/1 Frattamaggiore, Frattaminore, Casandrino, Sant'Arpino
14/1 Ponticelli , San Giovanni
15/1 Nola, Marigliano, Palma Campania, Roccarainola
16/1 Giugliano, Qualiano, Mugnano, Villaricca
17/1 Afragola, Crispano
18/1 Scampia, Secondigliano
Successivamente sono previsti incontri nel casertano (Mondragone, Castelvolturno) e nell’aversano (Aversa, Orta, Succivo, Marcianise).
L’azione del Coordinamento e dei singoli Comitati tutti dovrà continuare ad essere quello di parte terza, esterna, certificatore dei risultati. Continueremo con gli incontri periodici con il dott. Cafagna anche per dare il nostro feedback in merito alle zioni verificate sui territori. Saremo le sentinelle che segnaleranno le manchevolezze ed eventuali nuove dinamiche illegali che dovessero essere riscontrate.

Si comincia subito a verificare come sta funzionando il piano nel vesuviano, attraverso l’azione di controllo dei comitati vesuviani.

Saranno promossi anche incontri periodici sui vari territori, con i cittadini, con il dott. Cafagna e con le Amministrazioni comunali e forze dell’ordine proprio per facilitare il passaggio di informazioni bidirezionale.

Prossimo incontro col Vice Prefetto Donato Cafagna è fissato per gli inizi di Febbraio.

COORDINAMENTO COMITATI FUOCHI