giovedì 28 marzo 2013


DEPOSITATA PRESSO LA CORTE DI CASSAZIONE DI ROMA LA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE VERSO RIFIUTI ZERO 2020
Collegamento permanente dell'immagine integrata
Da Capannori a tutta la penisola.
Le tante visite di Paul Connett hanno portato frutti copiosi .
Questa mattina, finalmente,  è stata depositata in Corte di Cassazione la Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero da 14 cittadini tra i rappresentanti delle realtà sociali promotrici e tra i coordinatori regionali della Campagna di raccolta firme.
Per essere presentata la Legge di Iniziativa Popolare necessita di 50mila firme, i promotori mirano ad almeno il doppio, potendo contare su una rete già costituita in tutta Italia: sono già 14 i coordinamenti regionali già costituiti e 6 quelli in costituzione.
La legge mira ad una riforma organica di tutto il sistema della raccolta e smaltimento rifiuti e si articola su 5 parole fondamentali enunciate già nel primo articolo: sostenibilità, ambiente, salute, partecipazione e lavoro. Quest'ultimo punto – sottolineano i promotori – non è da sottovalutare: la diffusione della raccolta rifiuti porta a porta, che è uno degli obiettivi, sarebbe l'unica grande opera di cui il paese ha bisogno.
La raccolta firme, che partirà in tutta Italia subito dopo Pasqua, si annuncia molto partecipata specialmente in quei territori dove sono già attive vertenze su rifiuti, discariche, inceneritori. La conclusione della raccolta e la successiva presentazione della Proposta di Legge sono previste prima della pausa parlamentare estiva.
La Campagna Legge Zero Rifiuti, di cui fanno parte realtà sociali e comitati territoriali, invita tutte le forze politiche presenti in parlamento a sostenere la raccolta firme e a promuovere incontri per approfondire i contenuti innovativi presenti nel testo nonché ad impegnarsi a portare avanti l'iter legislativo una volta raccolte le firme.
Zero waste Italy

mercoledì 20 marzo 2013

DALLA RETE DEI COMITATI VESUVIANI A BALLARO'


Caro dr.  Floris,
nel corso dell’ultima puntata della trasmissione Ballarò è prevalsa la sensazione che la redazione parteggiasse per il sistema viennese di incenerimento dei rifiuti con recupero di energia da traslare anche là dove attualmente ( e per fortuna) non c’è, come Roma.
Spiace che sull’argomento non si sia aperto un contraddittorio tenendo conto che l’incenerimento dei rifiuti produce, è vero energia, ma anche inquinamento ambientale (nano particolato e polveri di cui ancora non si conoscono bene le composizioni), ceneri con metalli pesanti (da destinare come rifiuto in discariche speciali nel rapporto di 1/3) e fumi ad altissima pericolosità captati in buona parte dai filtri che di volta in volta bisogna pulire e che una volta in atmosfera viaggiano, portati dal vento, ovunque. Questo a Vienna, come a Copenhagen come a…Roma. E di cui moltissimi studi hanno dimostrato la pericolosità sempre trascurata da “certa” stampa (forse perché disinformata). Basta ricordarsi di Lavoiser che in natura “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” (quindi anche i rifiuti inceneriti). Basta chiedersi che fine fanno!
Esiste un modo ottimizzato che noi chiamiamo “zero waste” o rifiuti zero e che il Parlamento europeo nella sua risoluzione di maggio 2012 ha declinato come “ottimizzazione” gestionale del ciclo indicando nel 2020 la chiusura di discariche e la moratoria per gli inceneritori.
 E ora noi ne vorremmo costruire di nuovi?
Mi sembra una follia con costi altissimi, bassissima occupazione, altissimo inquinamento e distruzione di materia.  E l’energia prodotta è solo un diversivo perché sostenuta dall’incentivo Cip6 che, come sà,  l’Europa ha sanzionato con la procedura di infrazione e che senza di esso l’incenerimento ( che solo le lobby chiamano termovalorizzazione) risulterebbe antieconomico per qualunque privato investitore.
La scala europea prevede un ciclo con riduzione, R.D., riciclo,  riuso, recupero e solo alla fine della gerarchia recupero termico e discariche selezionate.
Zero Waste propone la sostituzione delle ultime fasi con il recupero spinto della materia (che è dimostrato possibile) portando, con politiche adeguate (virtuose) la RD al recupeo in toto della materia con le Fabbriche dei materiali (TMB e centri di recupero) e mettendo in campo la responsabilità del produttore (industria).
Ciò che non è possibile compostarlo, riciclarlo, recuperarlo non deve più essere prodotto. Si chiama re-designer industriale.
O meglio sostenibilità.
Facile a dirsi ma difficile a realizzarsi con questa classe politica.
Ecco perché Zero Waste/Rifiuti Zero sta lanciando in questi giorni una proposta di legge di iniziativa popolare a parziale modifica del TU 152/06 dell’ambiente per introdurre nella legislazione vigente questi concetti che si richiamano alla risoluzione del parlamento UE, (LiP di iniziativa popolare verso rifiuti zero entro il 2020) a cui hanno aderito oltre 200 comitati, associazioni, movimenti che in Italia da anni si battono per un ciclo sostenibile dei rifiuti.
 Non il popolo dei NO come spesso vengono additati, ma quello del Si verso una gestione efficiente, ottimizzata e sostenibile delle oramai scarse risorse di materia che offre il mondo alle prossime generazioni.
 Progetto a cui hanno aderito oltre 126 comuni in tutta Italia per un totale di oltre 3 milioni e mezzo di abitanti.
Utopia??
Forse, ma possibile!
E come tale credo degna di essere portata al pubblico dibattito e contraddittorio.
Per questo da sempre disponibili.
Ringraziandola per l’attenzione, e confidando nell’imparzialità dell’informazione
Si porgono cordiali saluti.

Franco Matrone
Rete dei Comitati vesuviani/Zero Waste Italy

lunedì 4 marzo 2013

Rifiuti urbani nell’Ue 2011: il 40% riciclato o compostato, nel 2001 era il 27%


Italia mediocre: in discarica il 45%, 17% incenerito, 21% riciclato, 13% compostato

[ 4 marzo 2013 ]
Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea, ha presentato oggi il rapporto sui rifiuti solidi urbani (Rsu) dal quale emerge che nel 2011 nell'Ue a 27 sono stati prodotti  503 kg di Rsu  a testa e che 486 kg di questi sono stati trattati con diversi metodi, il 37%è stato messo in discarica, il 23% incenerito, il 25% riciclato ed il 15% compostato. Nel 2001 finiva in discarica il 56% dei rifiuti urbani, il 17% veniva incenerito, il 17% riciclato ed il 10% compostato.
Un quadro che, nonostante sconti la diversa modalità di contabilizzazione dei trattamenti, mette in evidenza una diminuzione netta della pratica d'incenerimento.
Il rapporto sottolinea che «La quantità di rifiuti urbani prodotti varia fortemente secondo gli Stati membri». Nel 2011, la Danimarca (virtuosa per tanti aspetti ma meno per la produzione di RSU) aveva il record con 718 kg pro-capite, seguita dal Lussemburgo, Cipro ed Irlanda con volumi tra i 600 ed i 700 kg; seguono  Germania, Olanda, Malta, Austria,  Italia, Spagna, Francia, Gran Bretagna e Finlandia con volumi tra i 500 ed i 600 kg.
In Italia secondo i dati Eurostat, nel 2011 si sono prodotti 535 kg pro-capite di rifiuti solidi urbani, di cui 505 Kg risultano trattati : il 45% in discarica il 17% veniva incenerito, il 21% riciclato e il 13% compostato per un totale del 96%, del restante 4% non viene detto che destinazione abbia.
In Grecia, Portogallo, Belgio, Svezia, Lituania e Slovenia, il volume di rifiuti urbani prodotto procapite è tra i  400 e i 500 kg, mentre in Ungheria, Bulgaria, Romania, Lettonia Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia ed Estonia, praticamente quasi tutti i Paesi ex comunisti dell'est europeo entrati nell'Ue, i cittadini producono a testa meno di 400 kg di rifiuti, con l'Estonia a soli 298 Kg.
Il record del riciclaggio è della Germania (45%), mentre la verde Danimarca incenerisce di più (54%) e il compostaggio va forte in Austria (34%).
I metodi di trattamento differiscono fortemente da Paese a Paese però in qualche stato il riciclaggio dei rifiuti sembra quasi sconosciuto: nel 2011 la Romania metteva in discarica il 99% dei rifiuti, la Bulgaria il 94%, Malta il 92%, Lettonia e Lituania l'88% ciascuna.
Oltre alla Danimarca, le percentuali più elevate di rifiuti inceneriti spettano a: Svezia (51%), Belgio (42%), Lussemburgo e Olanda (38%), Germania (37%), Francia ed Austria (35%).
Dopo la Germania nella classifica del riciclaggio si piazzano: Irlanda (37%), Belgio (36%), Slovenia (34%), Svezia (33%), Olanda (32%) e Danimarca (31%).
Nella graduatoria dei Paesi che effettuano più compostaggio, dopo l'Austria si trovano: Olanda (28%), Belgio e Lussemburgo (20%), Spagna e Francia(18%).
Il riciclaggio e il compostaggio insieme rappresentano più del 50% dei rifiuti urbani trattati in Germania (63%), Austria (62%), Olanda (61%) e in Belgio (57%).
A leggere la classifica si ha una sola certezza, anzi due: il conferimento in discarica fa rima con la povertà, e l'arretratezza del sistema degli stati orientali o il menefreghismo per i temi ambientali come a Malta; l'Italia è in una posizione mediocremente insoddisfacente.
Mentre le polemiche molto italiane su incompatibilità tra riciclo, compostaggio e incenerimento non sembrano trasferibili nei Paesi più avanzati dove la chiusura del  chiudere ciclo dei rifiuti si regge sull'integrazione tra i diversi sistemi di trattamento, anche se con percentuali diverse.