giovedì 14 ottobre 2010

L'Espresso - Nell'inferno di Terzignodi Arianna Ciccone L'inchiesta sulle incredibili condizioni di vita accanto alla discarica riaperta da Bertolaso in Campania. Un reportage realizzato da Valigia Blu e finanziato dagli abitanti della zona

(11 ottobre 2010) Questo reportage, realizzato dall'Associazione Cittadini Giornalisti e da Valigia Blu, è stato finanziato dai cittadini (soprattutto di Terzigno, Boscoreale, Napoli e Caserta) attraverso la piattaforma internet per il finanziamento solidale delle inchieste giornalistiche, YouCapital.

Ma è un'emergenza rifiuti o un'emergenza democratica? Me lo sono chiesto subito appena arrivata a Terzigno e alla discarica S.A.R.I riaperta due anni fa da Guido Bertolaso per risolvere l'emergenza rifiuti della Campania.
Era una ex discarica, gli abitanti del vesuviano aspettavano da tempo la bonifica e si sono ritrovati senza fiatare la riapertura, con la promessa che entro un anno il volume dei conferimenti si sarebbe ridotto al minimo grazie all'entrata in funzione del termovalorizzatore di Acerra. Peccato però che questo, ad oggi, funzioni parzialmente: due linee su tre non sono attive mentre l'unica linea funzionante la settimana scorsa si è fermata per un guasto. Pare che accada spesso. Per quel sacrificio i comuni investiti dalla discarica avrebbero usufruito delle compensazioni, soldi che non sono mai arrivati.

Arriviamo alla discarica lungo un percorso fatto di autocompattatori dati alle fiamme durante una delle proteste e parcheggiati lì a colare percolato e liquidi scuri. Ai lati della strada quello che doveva essere uno dei più bei posti dell'Italia, chilometri di vigneti, frutteti, alberi di ulivo e di noccioline ricoperti totalmente di polveri, in un abbraccio violento tra bellezza e bruttezza. Come se un alito di morte avesse soffiato su tutto quel ben di Dio. L'odore è insopportabile, indecente, sconvolgente. La discarica S.A.R.I. è una zona protetta dai militari, inaccessibile, ma da un lato è possibile vedere tutto, alzandosi su alcune cancellate che fiancheggiano un maneggio, dove soprattutto i bambini vengono a cavalcare.

È enorme e fa impressione avere davanti l'immensità del Parco Nazionale del Vesuvio scavato da dentro da cave ormai inquinate come fossero tumori. Gli operai stanno lavorando e spostano i rifiuti in compagnia dei gabbiani, i veri padroni della zona. La loro presenza tra l'altro è la spia di una discarica "fatta male". Il Vesuvio è patrimonio dell'Unesco, la Commissione Petizioni del Parlamento europeo in visita ad aprile ha dato parere negativo all'apertura delle discariche.

Ma bastava la logica per arrivare alla stessa conclusione: in questo territorio aprire discariche è un vero e proprio "crimine" ambientale. E ora pensano di aprire la seconda: Cava Vitiello, che diventerebbe la discarica più grande d'Europa con una capacità di stoccaggio stimata ben oltre i 10 milioni di tonnellate. Questo significa che l'emergenza non si concluderà mai, che ci saranno altri 20 anni di sversamento. La gente è scesa in strada per dire basta. No alla Cava Vitiello, chiusura della S.A.R.I., rifiuti zero.

E rifuti zero è lo slogan dei comitati cittadini e dei collettivi, che hanno cercato di mettere in rete le proteste a livello regionale. A coordinarli un gruppo di ragazzi giovanissimi, che hanno anche organizzato incontri per informare la cittadinanza, come quello con Carla Poli del Centro di riciclo di Vedelago, Treviso, che riesce a riciclare il 99 per cento dei rifiuti. Quello che non fa e dovrebbe fare la politica lo fanno i cittadini. «Se i leghisti protestano stanno difendendo il territorio. Se protestiamo noi siamo camorristi», dice una signora che insieme alla figlia è all'appuntamento nella piazza di Boscoreale per la marcia di protesta. Il problema investe almeno 200 mila persone, in strada ce ne saranno un migliaio. «Io in quanto cittadina sono lo Stato», dice una ragazza : «Questa gente mi sta costringendo a combattere contro lo Stato, contro me stessa. Dicono che ci organizza la Camorra. Ma non è vero, la Camorra ha tutto l'interesse nelle aperture delle discariche. E non è vero che siamo violenti, non siamo di certo noi a bruciare i camion. Siamo gente perbene. Siamo schiacciati dalla camorra da un lato e dallo Stato dall'altro».

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