lunedì 30 gennaio 2012

LETTERA APERTA AI SINDACI DEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO


La missiva è firmata dal Movimento «Cittadini per il Parco» ed è stata consegnata ai sindaci e affissa per le strade dei 13 comuni dell’Ente.

Discariche abusive e discariche di Stato. Crescita della incidenza di tumori nella popolazione. Dissesto idrogeologico. Abusivismo edilizio. Lento e apparentemente inarrestabile declino delle attività agricole. Non è questo il Parco nazionale del Vesuvio che immaginavamo. L’ente Parco, a quindici anni dalla sua istituzione, langue in una condizione di impotenza e di “solitudine istituzionale”, privo di mezzi, con un organico insufficiente e, soprattutto, senza un progetto condiviso che faccia intravedere una prospettiva che gli consenta di realizzare i suoi fini istituzionali. La nascita del Parco aveva suscitato in noi molte aspettative positive. Il “nuovo modello di sviluppo”, ragione fondante la nascita stessa del Parco nazionale, doveva basarsi sulla tutela e conservazione dell’ambiente, la valorizzazione turistica del patrimonio paesaggistico e naturalistico e del patrimonio culturale e storico – artistico, l’implementazione di tutte le forme di turismo compatibili, il rilancio della agricoltura vesuviana e la valorizzazione dei suoi prodotti tipici, anche in una ottica di sviluppo del turismo rurale.
Ma questo modello non è decollato.
Tra le cause di questo fallimento, ne segnaliamo una, che a noi sembra della massima importanza.
L’ente Parco, in questi anni, non è stato riconosciuto dagli enti locali e dalle amministrazioni che si sono avvicendate, come il luogo istituzionale, come la “casa comune”, in cui progettare, pianificare e programmare lo sviluppo e la tutela dei rispettivi territori in una visione unitaria. I campanilismi o la strenua difesa del proprio orticello elettorale, mal si conciliano con la necessità di affrontare e risolvere problemi che potrebbero essere più efficacemente affrontati e risolti se posti su una scala territoriale più ampia.
Emblematica è la scarsa considerazione in cui è tenuta “la Comunità del Parco”, un organo di fondamentale importanza nella vita dell’ente, di cui fanno parte i sindaci di tutti i comuni del Parco, che elabora e approva, con il parere vincolante del Consiglio direttivo, il piano pluriennale economico e sociale e che nomina 5 membri su 12 nel Consiglio direttivo.
Da diversi anni a questa parte, a tutt’oggi, la Comunità del Parco non ha ancora nominato i 5 membri del Consiglio di sua competenza. D’altra parte, lo stesso Ente Parco avrebbe dovuto qualificarsi in questi anni come un “serbatoio di pensiero” al servizio di una missione comune. Per far questo avrebbe dovuto dotarsi di professionalità di altissimo profilo in molti campi del sapere scientifico ed economico, così da potersi proporre come interlocutore autorevole rispetto agli enti locali.
Il Parco quindi è stato vissuto dai comuni come una fonte di finanziamento occasionale, dispensatrice di finanziamenti pubblici ed europei, che sono stati, di volta in volta, “democraticamente” ripartiti tra gli enti locali tenendo conto delle rispettive “grandezze” e non utilizzati secondo logiche e progettualità che facessero prevalere un disegno strategico sugli interessi particolari. Neppure si è lavorato per la creazione di una ”governance diffusa” attraverso la istituzione delle consulte, pure previste dallo statuto dell’ente Parco, ma mai attivate, che avrebbero dato concretezza al principio della partecipazione dei cittadini alla formazione delle decisioni amministrative, e consentito all’ente un confronto costante e costruttivo con le associazioni e con le categorie produttive per meglio assolvere alle sue funzioni e compiti istituzionali, permettendogli anche di conseguire l’obiettivo politico, non secondario, di “avvicinare” alla istituzione cittadini e forze sociali, alimentando un processo di progressivo riconoscimento e attribuzione di valore al ruolo e alle funzioni dell’ente.
Un’ultima considerazione. A quanti in questi giorni individuano, a nostro avviso impropriamente, nella mancata approvazione del PSO (Piano Strategico Operativo) da parte della Regione Campania, la cui finalità è essenzialmente quella di ridurre la densità demografica nei comuni vesuviani attraverso la riconversione delle unità abitative ad usi produttivi, nonché quella di individuare e potenziare le “vie di fuga” in caso di eruzione vulcanica, la causa principale della “ingessatura” del territorio e del suo mancato sviluppo, vogliamo ricordare che Il 19 gennaio 2010,dopo anni di gestazione, il Consiglio regionale della Campania ha approvato ilPiano urbanistico del Parco, che è strumento urbanistico sovraordinatoa cui i Piani regolatori dei comuni devono conformarsi. Tuttavia, il Consiglio direttivo del Parco, con grave ritardo e inspiegabilmente, non ha ancora approvato il regolamento attuativo, senza il quale il Piano resterà lettera morta.
Eppure l’applicazione del Piano consentirebbe un superamento positivo di molte rigidità e irrazionalità della normativa tuttora vigente e non vi è dubbio che esso rappresenti uno strumento fondamentale per orientare lo sviluppo sostenibile del territorio.
Movimento cittadini per il Parco

Clan e imprese, traffico illecito di rifiuti: 14 arresti

Operazione della direzione Antimafia: sequestrate 8 milioni di euro
30/01/2012 Traffico illecito di rifiuti speciali bloccato dai Carabinieri: quattordici le persone arrestate. Sequestrate aziende per un valore di 8 milioni di euro. Nel corso dell'operazione dei militari del Gruppo di Castello di Cisterna notificato il divieto di dimora ad altri 11 soggetti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, realizzazione di discariche non autorizzate e gestione illecita di rifiuti speciali nonché di frode in pubbliche forniture, truffa, intestazione fittizia di beni e altro, reati aggravati dall'aver favorito un clan camorristico.
I carabinieri della Compagnia di Nola nel corso d'indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea hanno scoperto l'esistenza di una organizzazione criminale che era dedita al traffico illecito di rifiuti speciali e i cui proventi venivano in parte destinati a un clan operante nelle aree del Nolano e del Vesuviano. Durante l'operazione, personale del Centro Operativo Dia di Napoli procederà al sequestro di aziende del valore complessivo stimato 8 milioni di euro.

sabato 28 gennaio 2012

Circumvesuviana - Respinto il ricorso di Federconsumatori

La lotta continua
Dopo le 1600 firme per la petizione alla Circumvesuviana , all'Amministrazione comunale di Boscotrecase e a quella Regionale per denunciare i disagi dei cittadini di Boscotrecase nel servirsi di una Stazione dislocata ai margini del  paese, oggi le signore del Comitato insistono nell'azione di ridurre i disagi ai cittadini pendolari chiamando in causa le autorità pubbliche alle loro responsabilità.


Il video della denuncia

giovedì 26 gennaio 2012

Commissione Ue: in Campania situazione non ancora stabile

Secondo il commissario europeo all'ambiente Potockinik l'Italia "non ha ancora applicato la sentenza della Corte"

La Commissione Ue ritiene che l'Italia "non ha ancora applicato la sentenza della Corte" sui rifiuti in Campania e che "la situazione non è ancora stabile": così il commissario Ue all'ambiente Janez Potockinik dopo un incontro con il ministro dell'ambiente Corrado Clini a Bruxelles.

L'Italia e la Commissione Ue lavoreranno insieme a livello tecnico per dare una risposta conclusiva alla crisi dei rifiuti in Campania entro giugno: è l'impegno assunto dal ministro dell'ambiente Corrado Clini e dal commissario Ue all'ambiente Janez Potockinik oggi a Bruxelles.

"E' una lotta contro il tempo", ha detto Potocknik, parlando di "tempo non illimitato". La Ue "non sospende alcuna procedura", ha precisato, ma tiene in conto "certi passi che sono stati presi" dalle autorità nazionali e locali.



mercoledì 25 gennaio 2012

La ricerca napoletana sbarca in Antartide Un gruppo di studiose della Stazione zoologica Anton Dohrn stanno analizzando il rapporto tra fauna e flora dell'ecosistema


Un golfo di ghiaccio sorvegliato dal gemello del Vesuvio. Quella che potrebbe sembrare una Napoli polare, è in realtà baia Terranova, in Antartide. Siamo al polo Sud, dove un gruppo di ricercatrici partenopee della stazione Dohrn e della Federico II studia i cambiamenti climatici partendo da flora e fauna dell'ecosistema più sensibile. Fenomeni che inevitabilmente ricadono su Napoli. E nella base tra i ghiacci si sente profumo di pizza Margherita: un cuoco di Torre del Greco sforna pizze per le studiose. 

La task force partenopea è tutta femminile. Olga Mangoni, responsabile scientifico della squadra, è all'ottava spedizione in Antartide promossa da un progetto nazionale di ricerca. Nel team ci sono poi Raffaella Casotti, Francesca Margiotta e Mariella Saggiomo. Le quattro donne prelevano per un mese campioni dalla baia ghiacciata. Girano in motoslitta, in quad o in elicottero se necessario. 


GUARDA IL VIDEO


Analizzano i batteri e le microalghe "imprigionate" sotto la superficie, estraendo cilindri di ghiaccio - carote è il termine tecnico - lunghi fino a un metro e mezzo. Il tutto sotto gli occhi attenti di foche e pinguini. "Il ghiaccio si sta sciogliendo in anticipo rispetto alle scorse spedizioni" spiega la Mangoni. "E il fenomeno si ripercuote inevitabilmente su Napoli  -  aggiunge la Casotti  -  Nel golfo partenopeo, inoltre i cambiamenti si amplificano a causa dell'impatto antropico e dell'inquinamento ambientale"

Il team è addestrato alla dura vita in Antartide: bisogna essere sempre pronti a reagire, scappare e mettersi in sicurezza. La sala operativa della base è l'unica a poter autorizzare gli spostamenti nella baia. "Durante uno dei prelievi  -  racconta la Margiotta  -  si è alzato un vento catabatico e siamo rimaste bloccate nel campo realizzato per condurre gli studi. Ci hanno salvato i soccorsi inviati dalla base".

Rischi che vale la pena di correre, "per portare a casa decine di campioni, immagini ed esperienze irripetibili" concludono le ricercatrici coordinate dal professor Enzo Saggiomo, che ora dovranno analizzare il materiale raccolto. Nella base, però, c'è anche un altro partenopeo, un cuoco di Torre del Greco, Peppino, che ha il compito di preparare il pranzo per gli studiosi giunti al polo Sud per comprendere le cause dei cambiamenti climatici.

"A Napoli c'è il più alto numero di ricercatori che studiano il mare  -  spiega Saggiomo, che si occupa dell'Antartide dal 1989 - Non funziona più nascondere la spazzatura sotto il tappeto. Nel golfo si vedono le rovine provocate dall'uomo. Un tempo la circolazione ci aiutava a rimuovere l'inquinamento, oggi non è più così purtroppo. Cambiano clima, flora e fauna. Arrivano nuove specie dal sud del Mediterraneo, mar Rosso e Atlantico. Dobbiamo abituarci anche al cambiamento dei paesaggi subacquei".
(23 gennaio 2012)

Cava Sari, in attesa del Tar ancora blocchi

25/01/2012 La rotonda che conduce alla discarica Cava Sari di Terzigno è stata bloccata la scorsa notte, per circa tre ore, da un centinaio di persone che hanno effettuato la manifestazione al termine di un corteo che ha attraversato le strade del confinante comune di Boscoreale. L'iniziativa è stata adottata per sollecitare la chiusura della discarica e avviare un piano di bonifiche e contro il piano regionale dei rifiuti. Il corteo è partito dopo una assemblea spontanea svoltasi nella sede della ex stazione della Ferrovia dello Stato di Boscoreale.
I residenti della zona vesuviana contestano l'allargamento della discarica, già al centro in passato di aspre proteste, e dalla quale continuano ad arrivare miasmi. Intanto, in queste ore, forte è l'attesa per l'esito del ricorso al tar contro l'ampliamento della discarica Sari.

lunedì 23 gennaio 2012

Presa diretta "Rifiuti Zero è Possibile"

Guarda la trasmissione

Padre Zanotelli - Alle reti, comitati, gruppi impegnati sui rifiuti in Campania

Carissimi/e,
è con amarezza che vi scrivo, dopo l’approvazione del piano regionale dei rifiuti. Piano criminale! Criminale perché impone a una terra già martoriata, altri 3 inceneritori, oltre quello di Giugliano per le “balle” e il gassificatore di Caserta. Cosa ne sarà di questa Campania già “infelix” per i rifiuti tossici, se aggiungeremo tutto quello che prevede la legge regionale? Dovremo scappare tutti?
Per questo credo che insieme, coralmente, possiamo contrastare quanto ci viene imposto.
Perché non ci ritroviamo tutti insieme in una pubblica assemblea per decidere cosa fare, come reagire a tutto questo?
Si tratta di vita e di morte per questa terra straziata e violentata.
Insieme  ce la possiamo fare.
 
                           Vi aspetto il 26 gennaio alle ore 19,30 nella sede di Mani Tese (presso la stazione Museo della linea 1 del metrò)
 
 
                                                                     Alex   Zanotelli
Napoli,19 /01/2012

sabato 21 gennaio 2012

Il giorno 25 Gennaio 2012 ore 9:30 presso il TAR di Napoli si terrà la prima udienza per la class-action presentata dalla Federconsumatori Campania e dal Comitato cittadino di Boscotrecase

Il giorno 25 Gennaio 2012 ore 9:30 presso il TAR di Napoli si terrà la prima udienza per la class-action presentata dalla Federconsumatori Campania e dal Comitato cittadino di Boscotrecase e area metropolitana di Napoli, per denunciare i disservizi della EAV S.p.A. e della Circumvesuviana. In occasione, sit-in fuori la sede del TAR in Piazza Municipio, 64 a Napoli in difesa del diritto alla mobilità.

di seguito il link dell'evento su facebook.


Nella stessa giornata si attende il merito del ricorso al TAR presentato da Legambiente e dalla Rete dei Comitati vesuviani e da alcuni cittadini di Boscoreale contro il MInistero dell'Ambiente per i danni dalla discarica SARI.
Sarebbe utile la nostra presenza dinanazi al Tar Campania.

DAL PARCO LINEARE AI MURI DELLA VERGOGNA

DAL PARCO LINEARE AI MURI DELLA VERGOGNA

Il 06/10/2009 il Sindaco Langella  in conferenza stampa  illustrava il progetto di riqualificazione previsto il recupero, per attività sociali e culturali, delle stazioni della Circumvesuviana di Boscoreale e Boscotrecase e utilizzo della strada ferrata quale pista ciclabile e percorso pedonale e fitness.

IL SOGNO DI LANGELLA

Recupero delle stazioni della Circumvesuviana di Boscoreale e Boscotrecase e utilizzo della strada ferrata, circa milleduecento metri, nel tratto compreso tra i due comuni, quale pista ciclabile e percorso pedonale e fitnes. Questi, in sintesi, i punti chiave del progetto “parco lineare”, presentato stamattina dal sindaco Gennaro Langella nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella sala giunta di Boscoreale. Il progetto, formulato dalla società di trasporto vesuviano su rotaia, è stato presentato in virtù dell’imminente apertura del nuovo percorso ferroviario interrato che collegherà Torre Annunziata a Boscoreale. Di qui la decisione di promuovere un programma di riqualificazione che prevede la riconversione delle due stazioni in strutture polivalenti e la realizzazione di un “parco lineare” sulla ex strada ferrata della linea oggi utilizzata dai treni circumvesuviana. L’attuale stazione di Boscoreale, in base alle indicazioni fornite dal primo cittadino, sarà interamente votata ai giovani, con la creazione di una biblioteca-sala lettura, di un “internet point” e di un bar a piano terra, mentre al primo piano saranno previste due sale per convegni, dibattiti e cineforum. Anche la terrazza all’aperto del primo piano sarà utilizzata per convegni e dibattiti. La stazione di Boscotrecase, invece, ospiterà una biblioteca e un centro di accoglienza per gli anziani. Il progetto è stato già approvato dall’amministrazione di Boscotrecase, guidata dal sindaco Agnese Borrelli – assente all’incontro con i giornalisti –, mentre la giunta comunale di Boscoreale lo approverà al massimo entro domani. Secondo uno studio di settore, ci vorranno circa tre milioni di euro per il “parco lineare” e altri due per la riconversione degli immobili delle due stazioni. Il tutto in attesa dell’approvazione del finanziamento della Regione Campania che potrebbe già arrivare entro fine del corrente anno. Il progetto, redatto da uno studio associato di architetti di Napoli, visto che insiste nella “terra della pietra lavica” prevede un massiccio utilizzo di pietra lavica bocciardata e levigata lungo i percorsi ciclabili e pedonali, ma anche sui muretti di contenimento. Insomma il percorso di milleduecento metri sarà un vero “percorso di pietra vesuviana”.

LA DELIBERA  DEL SOGNO  DELLA GIUNTA BORRELLI

La nostra amministrazione pur snobbando la conferenza stampa del sindaco Langella   con delibera di giunta  n. 156 del 01/10/2009
D E L I B E R A
1) Approvare la proposta di deliberazione avente ad oggetto: Intervento di recupero e riqualificazione della ex Stazione della Circumvesuviana sita alla via Matteotti - Convocazione del tavolo tecnico per la nuova destinazione di uso dell'edificio in relazione alla dismissione della linea ferrata per la realizzazione del PARCO LINEARE. nel testo allegato che, ad ogni effetto di legge, si intende qui di seguito integralmente riportato e trascritto.
2) Dichiarare, in conformità del distinto voto palese ed unanime, il presente provvedimento immediatamente eseguibile, ai sensi dell’art. 134 – 4° comma - del Decreto Legislativo n.267/2000.
G00156.DLB
PROPOSTA DI DELIBERAZIONE
OGGETTO: Intervento di recupero e riqualificazione della ex Stazione della Circumvesuviana sita in Boscotrecase alla via Matteotti - Convocazione del tavolo tecnico per la nuova destinazione di uso dell'edificio in relazione alla dismissione della linea ferrata per la realizzazione del PARCO LINEARE.
AD INIZIATIVA: del Sindaco
PREMESSO:
- che in attuazione degli interventi ex art. 2, comma 3° della Legge 910/86 venivano finanziati i lavori di raddoppio del tronco ferroviario Torre Annunziata-Scafati, con modifiche del tracciato ed eliminazione dei passaggi a livello;
- che limitatamente al territorio comunale di Boscotrecase il progetto definitivo all’uopo predisposto dalla “Gestione Governativa per la ferrovia Circumvesuviana” prevedeva la realizzazione della nuova sede stradale in galleria naturale con la realizzazione del nuovo corpo Stazione alla via Mortaio;
- che il progetto definitivo debitamente approvato e finanziato per una sola canna è ormai completato e a breve entrerà in pieno esercizio per la tratta TORRE ANNUNZIATA POMPEI;
- che, successivamente, nell’ambito del programma generale degli interventi infrastrutturali inerenti il sistema regionale dei trasporti, la Regione Campania, attraverso il tavolo della concertazione dei vari enti interessati allo sviluppo integrato dei sistemi di trasporto su ferro, approvava il progetto definitivo per la riqualificazione del parco lineare di Boscotrecase; - che la relativa progettualità restituisce al sistema viario del territorio comunale di Boscotrecase l’uso della strada ferrata da dismettere a seguito dell’entrata in esercizio della linea ferrata in sotterranea, quale parco lineare lungo il percorso che unisce le stazioni diBoscotrecase e di Boscoreale; CONSIDERATO che il primo piano dei locali dell’attuale stazione ferroviaria sono stati assegnati al Comune e che a breve tutta la restante parte verrà trasferita all’Ente Comunale;
RITENUTO dover disporre del suddetto immobile, che farà parte, del patrimonio indisponibile dell’Ente, secondo le esigenze dell’Amministrazione per uso pubblico;
VISTO il D. L.vo 267/2000;
P R O P O N E
1) di esprimere voti alla Regione Campania per il finanziamento dei lavori di recupero e riqualificazione del corpo di fabbrica “Stazione della Circumvesuviana” di Boscotrecase, destinando l’uso dello stesso a Centro Sociale per Anziani nell’ambito dell’intervento di dismissione della linea ferrata per la realizzazione del PARCO LINEARE tra le stazioni di Boscotrecase e Boscoreale;
2) di chiedere al Responsabile del Procedimento ing. Virgilio AMANTEO – Direzione Generale della Circumvesuviana di rinnovare le procedure per la definizione della G00156.DLB progettualità di cui al punto 1) del presente dispositivo, nell’ambito del programma di interventi infrastrutturali inerenti al sistema integrato regionale dei trasporti;
3) di inviare copia della presente all’Ufficio Tecnico per il seguito di competenza e all’Ufficio
di Ragioneria per l’opportuna conoscenza;
4) di dare all’adottanda deliberazione immediata eseguibilità come previsto per legge.
IL SINDACO

 IL SOGNO ILLUSTRATO NELLA  RELAZIONE DELLO STUDIO DI ARCHITETTI  CHE HANNO PROGETTATO LE STAZIONI

I nodi infrastrutturali delle stazioni della Circumvesuviana di Boscoreale e Boscotrecase, insieme alla linea dei binari in dismissione che le unisce, costituiscono un sistema fortemente legato alla struttura urbana e al paesaggio.
Nuovi temi e antiche percezioni fondano il progetto di restyling delle due stazioni e delle relative aree circostanti. La NATURA, come memoria del Bosco e dei campi coltivati; il PAESAGGIO, come relazione con il Vesuvio, il mare e il golfo; la STORIA dell’uomo e della terra.
Nuove spazialità e accessibilità definiscono il parco lineare che si conforma sull’area di sedime dei binari dismessi: la piazza urbana della stazione di Boscoreale, gli spazi delle vecchie stazioni, il sagrato della chiesa, la piazza-belvedere della stazione di Boscotrecase.
Due edifici identici conformano gli spazi delle stazioni sia di Boscoreale che di Boscotrecase. In entrambi i casi il progetto lavora sul valore di posizione degli edifici preesistenti con l’obiettivo di recuperare all’interno dello spazio urbano l’appartenenza al proprio territorio, nella convinzione che l’infrastruttura abbia la capacità di disegnare i suoi spazi collettivi sia rispetto alla funzione che all’uso.
L’area occupata dalla nuova stazione di Boscoreale è parte integrante del tessuto urbano, quella di Boscotrecase si conforma invece come una terrazza naturale affacciata sul golfo.
Si interviene sullo spazio aperto, quindi, lasciando inalterati gli edifici esistenti, quasi preesistenze archeologiche, attraverso delle pensiline a struttura leggera che, in posizioni strategiche, ridisegnano le piazze delle stazioni, creano zone d’ombra e sorreggono pannelli artistici che conformano una sorta di mostra permanente all’aperto.
La stazione come museo della città
A Boscoreale, il progetto ridisegna una nuova “piazza” pedonale di circa 4000 mq che circonda la stazione rimodellando il suolo attraverso lievi salti di quota e piani inclinati alternando il verde del prato e delle piante alle varie tonalità di grigi della pietra vesuviana dovute ai diversi trattamenti della sua superficie bocciardata e levigata che restituisce diverse percezioni, insieme al disegno, a seconda della luce che lambisce il suolo nelle diverse ore della giornata.
La massa del Vesuvio e la sua forma fanno da sfondo ai coni ottici che si creano grazie alla realizzazione di quattro pensiline in acciaio il cui andamento, non ricalcando quello dell’edificio esistente, restituisce un’autonoma qualità spaziale all’area esterna valorizzandone principalmente il rapporto visivo con il suo “paesaggio”.
Le pensiline, leggere strutture in profili d’acciaio calandrati, sorreggono un sistema di brisoleil sulla copertura ad andamento sinuoso e lavorano contemporaneamente come sistema espositivo permanente dei pannelli iconografici in vetroresina, assegnando alla piazza della stazione ruolo di spazio museale della città.
A Boscotrecase l’area della stazione occupa una posizione periferica rispetto al centro urbano, ma allo stesso tempo di notevole impatto paesaggistico sia rispetto al Vesuvio che in relazione al golfo su cui si affaccia. Il progetto punta a restituire una reale e funzionale relazione tra l’area della stazione e il centro urbano ed a riqualificarne gli spazi aperti recuperando una nuova centralità attraverso i caratteri della tradizione del proprio territorio.
Una leggera stuttura in acciaio ridisegna e copre parzialmente la terrazza aperta sul golfo a sud dell’edificio recuperandone anche la qualità di luogo dell’incontro.
Lo spazio dell’arte – l’atrio
Rispetto agli interni degli edifici di entrambe le stazioni, il progetto punta al recupero della spazialità dell’atrio di ingresso come spazio espositivo in relazione al tema delle “Stazioni dell’arte”. Un sistema di brise-soleil si colloca, seguendone la forma, al di sotto della copertura vetrata preesistente, con l’intento di mitigare l’effetto serra che fino ad ora si veniva a creare, configurando una rinnovata spazialità. Il sistema di brise-soleil è sospeso alla struttura portante della volta vetrata preesistente e da essa ne prende il ritmo; alcuni moduli si piegano verso l’interno dello spazio indirizzando coni di luce e di ombre che variano a seconda delle ore della giornata creando giochi spaziali che danno la possibilità di percepire lo spazio in modo sempre diverso a seconda dei punti di vista.
“Impronte” è un sistema di ventiquattro pannelli artistici in vetroresina (utilizzati anche sulle pensiline all’esterno) sospeso alla struttura dei brise-soleil che dà vita ad una mostra permanente della storia di Boscoreale e Boscotrecase: esso racconta la storia iconografica e la memoria di una terra ricca di archeologia.
Un’immagine satellitare del parziale sistema geomorfologico del territorio vesuviano è impressa e ripetuta come un grande “frattale” disegnando e modellando lo sfondo dei pannelli; attraverso un processo di astrazione iconografica i pannelli diventano quindi supporto di alcuni frammenti di pitture e affreschi ritrovati nelle antiche ville romane del territorio. In particolare, dove “l’iscrizione racconta la storia della memoria umana”, si raffigurano i famosi affreschi ritrovati nella villa di “Fannio Sinistore”; mentre dove “l’iscrizione racconta la memoria della terra”, i pannelli raffigurano le argenterie del “tesoro di Boscoreale”.
La piazza della stazione mette in relazione non solo i luoghi della città, ma anche la memoria e una moderna concezione della tradizione di una collettività.
Gli spazi del passaggio e dell’attesa
Alla quota del mezzanino l’andamento sinuoso di una controsoffittatura in lastre di lamiera microforata sospesa al soffitto definisce gli spazi ed i percorsi consentendo al contempo il passaggio dell’impiantistica e la localizzazione dei corpi illuminanti. Alle pareti disegni di onde grigie accompagnano il percorso verso i corpi scala come ombre artificiali della lamiera che conforma il controsoffitto.
La stessa lamiera microforata, in corrispondenza e lungo le scale di collegamento con la banchina, accompagna ed avvolge come un velario colorato il percorso delle scale mobili fino ai luoghi dell’attesa dei treni al livello sottostante della banchina. Questo sistema di carter, nella parte centrale del piano di banchina in corrispondenza dei sottoscala, crea dei volumi che, rigirandosi su se stessi fino a terra, diventano sedute per l’attesa dei treni regalando unità e fluidità agli spazi.

LA FINE DEL SOGNO, LA COSTRUZIONE DEI MURI DELLA VERGOGNA

Con nota della Circumvesuviana del 04/01/2012 inviata ai comuni interessati Boscotrecase e Boscoreale  si infrange il sogno del parco lineare,  si comunica che si è reso necessario procedere alla chiusura dei varchi in corrispondenza degli ex passaggi a livello situati lungo la tratta dimessa .
Considerato che
la recinzione provvisoria, piu’ volte rimossa, non riescono ad impedire che la sede della tratta sia soggetta a scarico di rifiuti solidi urbani e materiale di risulta di ignoti;
il suddetto deposito mette a rischio la sicurezza e la sanità pubblica.
Tutto ciò premesso e considerato,  la Vesuviana  comunica che il giorno 09/01/2012 si provvederà a ripulire l’area interessata da tutti i materiali depositati e successivamente a chiudere in modo provvisorio!!!! (con muri in cemento armato) i varchi con idonei manufatti ancorati al terreno, atti ad impedire l’accesso alla sede.
Vista la premessa e le conclusioni della nota della Vesuviana  il nostro comitato che da anni si batte per la pulizia del territorio, denuncia  ancora una volta la cattiva gestione del servizio di raccolta dei rifiuti e l’assenza totale di spezzamento in alcune aree del paese.
I varchi di cui parla la Vesuviana nella nota si trovano al centro del paese  di Boscotrecase: Via Promiscua,  Via Cardinal Prisco, Via Mortai, Via Nazionale.   EBBENE QUESTI VARCHI  NON HANNO MAI VISTO UNO SPAZZINO, NE’ LA FANTOMATICA SPAZZATRICE.
Come cittadini di  Boscotrecase
                                                                riportando i fatti
alla nostra amministrazione che tra l’altro ha aderito al progetto rifiuti zero suggeriamo di adottare  lo stesso provvedimento della Vesuviana 
visto che il paese si trova nelle stesse condizioni dei varchi della strada ferrata dismessa;
visto  che alcune strade sono diventate discariche a cielo aperto (Via Calabrese in primis, nonostante la presenza di telecamere non funzionanti)
prendendo spunto dal deliberato della Vesuviana, invitiamo l’amministrazione delle sole buone intenzioni  che ci governa di  provvedere a costruire un idoneo manufatto, ancorato al terreno atto ad impedire l’accesso al Comune di Boscotrecase.

Lo Stato si compra l’inceneritore di Acerra per 355 milioni. I privati ringraziano

Il governo ha autorizzato l'acquisto da parte della Regione Campania dell'impianto al centro di un processo a carico di Impregilo. I soldi arriverebbero dai Fas, fondi destinati alle aree sottosviluppate che andrebbero nelle casse dei privati
L'inceneritore di Acerra


La questione rifiuti campana entra nell’agenda del governo, lo schema di decreto legge su “misure urgenti in materia ambientale” contiene un comma che dovrebbe sancire la conclusione della querelle sulla proprietà dell’inceneritore di Acerra, oggetto di polemiche nel recente passato. Per quell’impianto e per l’intero ciclo di gestione dei rifiuti in Campania c’è un processo in corso davanti al Tribunale di Napoli a carico dei manager di Impregilo e dei vertici del commissariato di governo, a partire dall’ex governatore Antonio Bassolino. Ma, nonostante tutto, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, richiamando il decreto che sancì la fine dell’emergenza rifiuti, apre all’acquisto con fondi pubblici dell’inceneritore.

Sarà la Regione Campania a comprare il forno mentre la gestione è affidata, ormai dal 2008 e per 15 anni, alla multiutility bresciana A2a attraverso la controllata Partenope ambiente. Le modalità che sanciranno il passaggio da una spa ad un ente di stato con soldi pubblici vengono chiarite al comma 3 dell’articolo 1 della bozza di decreto: “La Regione Campania è autorizzata ad utilizzare le risorse del Fondo per lo Sviluppo e coesione sociale 2007-2013 relative al programma attuativo regionale, per l’acquisto del termovalorizzatore di Acerra ai sensi dell’articolo 7 del decreto legge n.195 del 2009. Le risorse necessarie vengono trasferite alla stessa regione”.

In realtà il fondo per lo sviluppo altro non è che, sotto altro nome, il fondo per le aree sottoutilizzate che verrà utilizzato per compare l’impianto di incenerimento al costo di 355 milioni di euro, secondo una valutazione dell’Enea del 2007, oggetto anche di un ricorso pendente presso la Corte Costituzionale. I dettagli della vicenda vengono chiariti da Gianfranco Polillo, sottosegretario all’economia, che, in commissione bilancio della Camera, ha spiegato: “Il decreto si limita a prorogare il termine per il trasferimento della proprietà dell’impianto” da fine dicembre 2011 a fine gennaio 2012. La cessione dovrebbe prevedere anche la risoluzione del contenzioso ancora pendente tra Impregilo e protezione civile.

L’inceneritore napoletano usufruisce dei Cip 6, gli incentivi destinati, solo in Italia, a chi produce energia bruciando rifiuti, incentivi che il primo ministro Mario Monti da Commissario Europeo definì “droga illiberale nel mercato delle tecnologie ambientali”. All’inizio del 2008, A2a rinunciò alla gestione dell’impianto perché privo dei Cip6. Successivamente un decreto del morente governoProdi introdusse i benefici pubblici, per un periodo di 8 anni, e A2a tornò interessata assumendone la gestione. La multiutility spiega al fattoquotidiano.it che il contratto, compresa la gestione dello Stir di Caivano, prevede che “La società venga remunerata con una quota pari al 49% dell’energia elettrica prodotta dal termovalorizzatore tramite la combustione dei rifiuti ad esso conferiti a seguito del trattamento negli Stir”. Produzione incentivata dal Cip6 di cui la A2a beneficia per la quota di energia che le spetta come compenso. I ricavi per A2a nel 2010 sono intorno ai 57 milioni di euro da cui vanno sottratti i costi di gestione degli impianti. Un dato in crescita nel 2011 visto che l’inceneritore ha raggiunto il 100% della capacità produttiva bruciando600mila tonnellate di rifiuti. Un ottimo investimento per A2a nella gestione del forno di Acerra così come Impregilo nella vendita. A perderci saranno le tasche dei cittadini che vedranno volatilizzarsi 355 milioni di euro di denaro pubblico destinato al fondo per le aree sottoutilizzate.
di Nello Trocchia e Matteo Incerti

martedì 17 gennaio 2012

Tanti anni per un'enormità di sciocchezze

Rifiuti, ecco la lettera all'Ue

per evitare la maximulta

In trenta pagine il piano-differenziata del Comune e l'estensione a sei nuove discariche in provincia. Già da oggi i chiarimenti saranno al vaglio del commissario di Bruxelles

di ROBERTO FUCCILLO
«STIAMO ancora aspettando». Come Mazzarri che mostra sempre l’orologio per avere il recupero dagli arbitri, ieri i portavoce della Commissione europea hanno aperto la giornata additando il calendario: la lettera di chiarimenti sui rifiuti non era ancora arrivata. È stato così fino al tardo pomeriggio. In realtà, la missiva è partita poco prima delle 20 dagli uffici del Dipartimento per le politiche comunitarie. Due i punti che hanno determinato l’attesa: l’approvazione del piano regionale, di cui si voleva dare notizia ufficiale, e la estensione a sei siti possibili fra cui scegliere per le discariche nuove in provincia.
Una trentina di pagine, più gli allegati: questa la «lettera». In realtà un collage di tre livelli diversi di documentazione: le promesse del Comune (sviluppo della differenziata e trasferimento dei rifiuti in Olanda), della Provincia (le discariche di cui sopra), della Regione (gli impianti). Il tutto condito anche dalla documentazione sui 200 milioni che intanto la Regione ha approvato per i vari Comuni, specie per la differenziata, come a voler dire alla Ue che non c’è motivo di tenere ancora slegati gli oltre 140 milioni che invece sono stati bloccati a Bruxelles. Ora la parola passa al commissario europeo Janes Potocnik, che da stamane comincerà a leggere la “lettera”. Un vaglio che gli servirà per arrivare poi al vero “redde 
rationem”, l’incontro già fissato il 25 con il ministro Corrado Clini che ha chiesto la partecipazione anche delle istituzioni locali. Sperando che nel frattempo Potocnik non giudichi il documento talmente incompleto da far scattare immediatamente la sanzione di circa 516 mila euro al giorno.

Ufficialmente l’ultimatum scadeva ieri a mezzanotte, in teoria ogni momento è buono per deliberare la multa. Anche se la Regione conta di aver piazzato una mossa decisiva con l’approvazione del suo piano, che prevede anche l’impianto di Giugliano per le ecoballe e quello di Napoli Est, la cui procedura di aggiudicazione è tuttora in corso. Il presidente Stefano Caldoro non ha dubbi: «Dopo circa venti anni abbiamo approvato il piano sui rifiuti. Dopo quello sui rifiuti speciali, un altro fondamentale tassello. É quanto l'Unione europea ci chiedeva da tempo, una risposta concreta a Bruxelles e soprattutto ai cittadini campani».
La speranza è che il conflitto col Comune e il possibile cambio in corso con altri tipi di impianti a Napoli Est non siano letti dalla Ue come elemento di incertezza destinato a inficiare l’intera programmazione. Dal canto suo il sindaco de Magistris è a sua volta ottimista: «Ci sono i margini per trovare una posizione di condivisione e di compromesso anche su discariche e inceneritori».


PIANO RIFIUTI, OK IN CONSIGLIO REGIONALE: 4 INCENERITORI, DISCARICHE E DIFFERENZIATA

Categoria: Politica
Data: 17/01/2012
Approvato lo strumento che eviterà la sanzione dell’Unione Europea. La soddisfazione di Caldoro: «Ora si può uscire dalla crisi», le proteste dell’opposizione: «La Campania diventa enorme ciminiera»

Con un sì al fotofinish (nel senso che è arrivato l’ultimo giorno utile), il consiglio regionale della Campania approva il Piano per la Gestione dei Rifiuti Urbani ed evita la maxi-sanzione di 516mila euro al giorno prevista dalla Comunità Europea proprio per invogliare la Regione a trovare una via d'uscita all'eterna emergenza dell'immondizia.
E la via d'uscita sta tutta negli impianti, anzi negli inceneritori: ne sono previsti quattro, per una portata complessiva che si aggirerà intorno al milione e 400mila tonnellate annue: Acerra (che, come si sa è già in funzione), Salerno (c'è il bando) Giugliano e Napoli est (avversatissimo dall'amministrazione comunale di De Magistris). Previsto anche un gassificatore nella Provincia di Caserta. Nel piano, spazio anche alla raccolta differenziata, che dovrebbe raggiungere il 50% entro l'anno: nel il commissario Vardè dovrà provvedere all'individuazione dei siti delle nuove discariche.
Soddisfatto il governatore Stefano Caldoro: «Dopo circa venti anni abbiamo approvato il piano sui rifiuti. È quanto l’Unione europea ci chiedeva da tempo». Contento anche l'assessore regionale all'Ambiente Giovani Romano: "Si tratta di uno strumento fondamentale per avviare a soluzione l'annosa questione dell'emergenza rifiuti scongiurando, siamo certi, il rischio più che concreto di pesantissime sanzioni al Paese". Meno raggianti quelli del centrosinistra: «Il piano approvato dalla Regione Campania - dichiara il presidente provinciale dei Verdi Carlo Ceparano - tra le altre assurdità prevede di realizzare per la provincia di Napoli ben 3 inceneritori ma nessun sito di compostaggio. In sostanza la giunta Caldoro ha deciso di trasformare il nostro territorio in una immensa ciminiera e di abbandonare la differenziata. Noi ecologisti gli possiamo rispondere in un solo modo: daremo battaglia per impedire questo scempio».
Delle discariche aperte, cava Sari è quella allo stremo: secondo stime ufficiose ci sarebbe spazio per altre 20mila tonnellate, poi sarà il momento di chiuderla. Questione di giorni, dunque, al massimo settimane. Il presidente della comunità del Parco Vesuvio, Giuseppe Capasso, mette le mani avanti: «Nessuno si sogni di pensare ad altre discariche all'interno dell'area protetta». I comitati chiedono chiarezza: «Il tempo è scaduto. Ma non è tutto. Non si può più continuare a sversare in cava Sari oltre ogni limite di legge, attentando alla sicurezza delle popolazioni, il limite è stato abbondantemente sopravanzato». 
Autore: Francesco Gravetti

Incontro della Rete

Mercoledì 18 gennaio ore 19 la Rete dei Comitati vesuviani si incontra a Boscoreale in per fare il punto dello stato della discarica Sari e delle ulteriori iniziative in itinere.

lunedì 16 gennaio 2012

Il Piano rifiuti in Consiglio Regionale

Domani lunedi 16 gennaio alle ore 10 è convocato il Consiglio Regionale della Campania per la discussione e l'approvazione del Piano di Gestione dei Rifiuti solidi urbani.
Tutti i comitati, movimenti e cittadinanza attiva si sono dati appuntamento per un sit in alle 10 sotto la sede del Consiglio regionale al Centro direzionale di Napoli isola F 11.

Allegate le Osservazioni presentate come Cittadini campani al VAS per il PGRSU e le Proposte di modifica dello scenario sulla proposta di GR al Consiglio in Commissione Ambiente.
Almeno ci abbiamo provato!


Osservazioni al PRGRSU Campania in fase di scooping
 
Osservazione n. 1
Si osservava che mentre il Piano afferma che gli obiettivi, i criteri, i principi e la struttura del PRGRU sono coerenti e si inseriscono pienamente entro gli ambiti della direttiva 2008/98/CE (recepita con D.Lgs. 205 /2010) tale normativa non viene rispettata. Infatti mentre la normativa in questione (art 11 comma 2) stabilisce una percentuale minima di preparazione al riutilizzo e raccolta riciclata del 50% e che i piani di gestione dei rifiuti devono contemplare una valutazione delmodo in cui contribuiranno all’attuazione degli obiettivi della normativa (art. 28 comma 2), il piano afferma (pag. 158, rigo 1) che si è ritenuto irrinunciabile fare riferimento ad una percentuale di raccolta differenziata del 50% e che la percentuale di non riciclato di tale raccolta è circa il 20%, portando così l'effettivo riciclato al 40%, in difformità da quanto stabilito dalla normativa citata.
Nel documento di sintesi, inoltre, per sostenere una stima di raccolta differenziata del 50% (non conforme alle indicazioni della Decreto legge 152/98), si cita un testo di Duccio Bianchi (nota 6 pag.51). Crediamo che nessuna opinione, di qualsivoglia autore, possa essere più forte della norma vigente e giustificarne il non tenerne conto.
Con una stima del 20% di scarto della raccolta differenziata si deve prevedere una RD del 62,5% e, quindi, è ulteriormente doveroso fissarla al 65% come prescritto dalla normativa italiana citata.
Quindi il Piano deve definire la dotazione impiantistica nel rispetto della normativa europea 98/2008 art.11 e art.28 (cioè con una previsione di effettivamente riciclato del 50% e quindi del del 65% di RD). Riteniamo, inoltre, che il piano avrebbe dovuto descrivere anche i diversi scenari al 2020, per valutare se le scelte impiantistiche di oggi possano rappresentare nel futuro un scelta errata. Diversamente, si potrebbe concludere che tale piano stia indirettamente contemplando che l’obiettivo comunitario è irraggiungibile.
Nella dichiarazione di sintesi la presente osservazione è stata ritenutacorretta e recepibile nella revisione della proposta, ma dalla nuova documentazione tale impegno non si evince.
 
Osservazione n. 5
Si faceva notare che in due punti diversi del testo c’era una differenza nella formula per calcolare l’indice RR.
 
In particolare si faceva notare che le seguenti formule,
RR= ammontare di rifiuto effettivamente convertito in materia / ammontare rifiuto raccolto come RD e
 RR= 1 – (ammontare di rifiuto prodotto dalla filiera e mandato a discarica / ammontare di rifiuto raccolto come RD)
non producono lo stesso risultato.
Ciò in quanto, come risulta anche dai diagrammi di flusso in uscita, oltre alla discarica e al riciclato ci sono le perdite di bio-stabilizzazione, il percolato e il biogas.
 
Inoltre si faceva presente che all’interno del quadro di sintesi degli indicatori mancava la formula di calcolo dell’indice RR’.
Si chiedeva di ovviare a tali discrepanze e mancanze.
La presente osservazione è stata ritenuta corretta e da considerare nella revisione della proposta ma dalla lettura della nuova documentazione non vi è riscontro.
 
 
Osservazione n.11
Considerando che il conferimento del rifiuto come RUR impedisce di avere un combustibile con caratteristiche omogenee tali da garantire un corretto funzionamento dell’inceneritore e che la mancanza di una cernita impedisce di esercitare l’azione di controllo sulla natura e sulla pericolosità dei rifiuti, si proponeva di escludere gli scenari basati sull’incenerimento diretto del RUR (scenari B).
Su quest’ultimo punto i relatori nella dichiarazione di sintesi hanno risposto che “il miglior controllo sulle caratteristiche del RUR è quello esercitato dai cittadini nella propria abitazione”.
Riteniamo che tale posizione non sia compatibile con l’art.13 della normativa europea 98/2008. Dove si precisa che gli Stati membri devono prendere le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti non debba danneggiare la salute umana. In pratica senza la previsione di un processo che verifichi la composizione del rifiuto non è possibile garantire la non pericolosità dei rifiuti. E’ evidente che una volta che il rifiuto è bruciato, è praticamente impossibile effettuare verifiche a posteriori.
Inoltre, l’impossibilità di risalire al detentore del rifiuto impedirebbe di definire esattamente le responsabilità come indicato dall’art.15 della normativa 98/2008.
 
Osservazione n.16
Nel piano viene proposto un tonnellaggio di inceneritori pari a 1.390.000 t/a contro un fabbisogno stimato di 1.531.000, con uno scenario di RD del 50%.
Le nostre considerazioni evidenziavano che quando la regione Campania avrebbe raggiunto il 65%, come previsto dalla legge nazionale per il 2012, con un fabbisogno, come da diagrammi di flusso, pari a 1.185.000 tonnellate/anno, gli impianti di incenerimento sarebbero stati sovradimensionati per il 17%, pari a 205.000 t/a.
Nel documento di sintesi con riferimento al fabbisogno di inceneritori (pag.56) il sovradimensionamento viene considerato di supporto contro future emergenze, per la raccolta differenziata “scartata” o per bruciare la moltitudine di rifiuti stoccati sul territorio regionale.            Tali considerazioni, seppur comprensibili, varrebbero soprattutto per il periodo di transizione, che però, come si evince dal cronoprogramma del PRGRU, non può beneficiare del contributo degli inceneritori, in quanto non ancora operativi (pag. 211 del PRGRU).                                               
 Dalle considerazioni riportate in tutto il paragrafo sembra che i relatori non prendano in debita considerazione la tossicità legata alla natura industriale degli inceneritori che, come indicato dal rapporto ambientale (cap. 6.1), sono correlati alle patologie tumorali e malformazioni congenite e esposizione a diossine, metalli pesanti e furani. A tale proposito occorre aggiungere quanto evidenziato dal modello di valutazione della VAS relativa al piano (pag.79) della dichiarazione di sintesi. Nel caso del confronto tra gli scenari B3 e B2 si osserva quanto segue:
Scenari
Pot. tossicità umana
Pot. dieutrofizzazione
Pot. diriscaldamento
Pot. diacidificazione
Pot. di creazione fot. ozono
Pot. tossicità PNEC
B3
55469101
41799
-94740659
302896
1292265
24330
B2
68640980
43045
-. 168741063
415948
1779265
34500
Confronto
23,00%
+3%
-78,00%
+37%
+37%
+41%
 
Dalla tabella risulta che lo scenario B3 è da preferire sul B2 per tutti i fattori di emissione, tranne il potenziale di riscaldamento. In particolare, prestando particolare attenzione a quelli considerati dallo stesso PRGRU prioritari (“tossicità umana”), il B3 risulta sicuramente preferibile.
Si propone di rivedere la scelta dello scenario.
 
Osservazione 17
Si chiedeva di modificare la localizzazione impiantistica degli inceneritori a causa di una incompatibilità ambientale. Questa osservazione è riportata anche nel rapporto ambientale al PRGRU (cap. 4.4) dove con riferimento al Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria vengono evidenziate delle incoerenze.
Nel documento di sintesi viene riportato che questa osservazione risulta nella sostanza già recepita. Come indicato nel PRGRU a pag. 222 la Regione definisce le aree non idonee ad ospitare gli impianti, mentre l’individuazione delle stesse aree è competenza esclusiva delle Province.  
 
 
Proposte per quale scenario scegliere
Premessa
Da un’attenta lettura del piano sembra che la scelta sullo scenario da seguire sia stata influenzata dall’eco non molto lontano dell’emergenza rifiuti. In più punti traspare che le motivazioni che hanno spinto a pianificare l’impiantistica sono sostenute dal timore che, per imprevisti vari, la regione Campania possa fallire gli obiettivi stabiliti dalla legge con l’apertura di una nuova emergenza. I timori sono palesi soprattutto per i primi anni. Anche se comprensibile tale posizione non è condivisibile, perché una futura emergenza nel breve periodo non dipende dalle scelte impiantistiche (inceneritori) del presente PRGRU. Non ci risulta chiaro come il breve periodo possa influenzare le scelte impiantistiche che di fatto saranno interamente disponibili a partire dal 2016-2017, cioè quando, si spera la Campania abbia raggiunto gli obiettivi del 2012 (65%).
Tenendo conto anche dei tanti Comuni “virtuosi” campani che stanno attuando il Protocollo “Verso Rifiuti Zero entro il 2010” del prof. Paul Connett a sostegno delle comunità per l’utilizzo della “buona pratica” della R.D. spinta soprattutto in termini di riciclo, recupero e riduzione a monte attraverso politiche di disincentivo all’acquisto di prodotti non completamente riciclabili (errori di progettazione).
Le motivazioni che hanno spinto i relatori del PGRSU a scegliere lo scenario B al 50% di RD (B2) mostrano una contraddizione interna. Infatti se da un lato si opta per l’incenerimento del RUR tal quale (scenario B), ipotizzando che con una RD spinta la frazione organica nel RUR sarebbe talmente bassa da rendere inutile la separazione agli stir, dall’altro si preferisce, in via cautelativa, dimensionare gli impianti per uno scenario di raccolta differenziata intermedio ammettendo che ci potrebbe essere una certa difficoltà nel breve periodo a raggiungere obiettivi di RD elevati. Come riportato nel rapporto ambientale al PRGRU (7.1) è noto che per raggiungere l’obiettivo del 65% di differenziata è necessario intercettare il 90% di frazione organica. In pratica non esistono strade intermedie per cui, per ridurre sensibilmente l’umido dal RUR, bisogna necessariamente arrivare al 65% di RD. A nostro avviso le motivazioni che spingono a scegliere lo scenario del 50% (vedi pag. 56 dichiarazione di sintesi), considerate soprattutto in ambito VAS (Documento di sintesi, pag 80), non sono sufficienti a giustificare tale scelta.
 
1) Perché preferire lo scenario B3 (RD 65% con incenerimento del RUR tal quale) allo scenario B2 (RD 50% con incenerimento del RUR tal quale).
a) La legge nazionale D. Lgs. 03/04/2006 prevede per il 2012 un obiettivo minimo di RD del 65%;
b)  Il piano, anche se revisionabile a breve, pianifica un’impiantistica che ha un ciclo di vita minimo di 20 anni!
c) I piani di gestione dei rifiuti urbani delle provincie prevedono un obiettivo di RD del 65%;
d) La normativa europea 98/2008/CE prevede per il 2020 un riutilizzo e un riciclaggio minimo del 50%;
e) Il modello di valutazione della VAS relativa al piano (pag.79 della dichiarazione di sintesi) mostra che i fattori di emissione dello scenario B2 sono sempre superiori a quelli dello scenario B3, tranne che per il potenziale di riscaldamento.
l valori sono tutti a favore dello scenario B3.
Scenari
Pot. tossicità umana
Pot. di eutrofizzazione
Pot. di riscaldamento
Pot. di acidificazione
Pot. di creazione fot. ozono
Pot.tossicità amb.marino
PNEC
B3
55469101
41799
-94740659
302896
1292265
24330
B2
68640980
43045
- 168741063
415948
1779265
34500
Confronto
+ 23%
+3%
-78,00%
+37%
+37%
+41%
 
f)              Rispetto al fabbisogno di inceneritori lo scenario B2 comprensivo degli scarti della RD risulta sovradimensionato del 17% rispetto allo scenario B3
g)             Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Austria attualmente hanno un 66% di riciclato (compostaggio incluso), il 34% di inceneritori (scenario B3) e una percentuale di discariche pressoché nulla. Le nazioni europee (Svezia, Danimarca) con un impiantistica di incenerimento vicina al 50% (scenario B2) mostrano una raccolta riciclata ferma al 50% (Eurostat 2009).
 
2) Perché preferire lo scenario A3 (RD 65% con impiego degli stir) allo scenario B3 (RD 65% con incenerimento del RUR tal quale) e B2 (RD 50% con incenerimento del RUR tal quale)
a)    Il modello di valutazione della VAS relativa al piano (tabella pag.79 della dichiarazione di sintesi) mostra che lo scenario A3 è da preferire per 4 dei 6 fattori di emissione. Mostra un valore negativo apprezzabile solo per il potenziale di riscaldamento globale. 
Scenari
Pot. tossicità umana
Pot. di eutrofizzazione
Pot. di riscaldamento
Pot. di acidificazione
Pot. di creazione fot. ozono
Pot.tossicità amb.marino PNEC
A3
46989662
44551
-31447598
166519
607160
11152
B3
55469101
41799
-94740659
302896
1292265
24330
Confronto
18%
-6%
-201%
82%
113%
118,00%
Confrontando lo scenario A3 con il B2 scelto dal PRGRU le differenze aumentano a vantaggio dello scenario A3 ad esclusione del parametro relativo al riscaldamento ambientale globale.
Scenari
Pot. tossicità umana
Pot. di eutrofizzazione
Pot. di riscaldamento
Pot. di acidificazione
Pot. di creazione fot. ozono
Pot.tossicità amb.marino PNEC
A3
46989662
44551
-31447598
166519
607160
11152
B2
68640980
43045
-168741063
415948
1779265
34500
Confronto
46%
-3%
-437%
150%
193%
209%
A pagina 79 della dichiarazione di sintesi si accenna al confronto solo tra gli scenari A3 e B3, mentre si tralascia completamente il confronto con lo scenario B2, nonostante sia quello scelto per l’impiantistica.
Da questo confronto appare evidente l’incomprensibilità della scelta dello scenario B2
 
b)    La scelta dell’incenerimento del RUR tal quale da un lato, a causa della sua composizione variabile, non permette di ottimizzare il processo di combustione degli inceneritori (con un aumento delle emissioni di inquinanti), dall’altro rappresenta un forte motivo di preoccupazione in quando la mancanza di un pre-trattamento impedisce un reale controllo sulla pericolosità dei materiali. A tale perplessità (espressa con l’osservazione n. 11 ) i relatori hanno risposto che il miglior controllo sulle caratteristiche del RUR è quello esercitato dai cittadini nella propria abitazione. Tale considerazione risulta poco condivisibile.
 
Proposte conclusive
Alla luce delle precedenti considerazioni e in previsione che la raccolta differenziata raggiunga entro la fine del 2015 (data prevista per dal PRGRU per l’avvio dell’inceneritore di Napoli est da 400.000 t/a) una percentuale di almeno il 65% e che siano rapidamente avviate tutte le prime 16 azioni del PRGRU (rapporto ambientale pag. cap.9 pag. 84) si propone sinteticamente quanto segue:
a)    Scegliere un fabbisogno impiantistico di inceneritori pari a 438.000 t/a (cioè il dato dello scenario A3, scarti della differenziata esclusi – vedi il successivo punto c) e un fabbisogno di impianti di compostaggio pari a 672.000 t/a, così come indicato nello scenario A3. Si fa notare che il fabbisogno di inceneritori risulta ampiamente soddisfatto dall’inceneritore di Acerra che ha una potenzialità di 600.00 t/a. Tale disponibilità può servire a superare la fase transitoria e, successivamente, per passare, eventualmente, allo scenario B3 (670.000 scarti della differenziata esclusi).
b)     Apportare alcune modifiche impiantistiche ad alcuni stir in modo da ottimizzare durante la fase transitoria la percentuale di sopravaglio al 65% e di sottovaglio al 35%. Attualmente gli stir operano una triturazione ed una separazione grossolana per cui le percentuali sono 50% e 50% e, in aggiunta, il sottovaglio non subisce la fase di stabilizzazione e maturazione (se non in forma parziale in quello di Tufino) per cui il codice CER è il 19 12 12 (lo stesso per entrambe le frazioni). In Italia esistono esempi di impianti TMB, particolarmente ottimizzati, che lavorando sull’indifferenziato riescono ad ottenere percentuali del 65% per il sopravaglio (CER 19 12 12) e il 35% per il sottovaglio (CER 19 05 03) (Aciam,  Aielli – Akron, Imola). Applicando delle modifiche agli stir si potrebbe ridurre la quantità di FOS in uscita e con essa il fabbisogno di discariche. L'aumento del fabbisogno (dal 50% del RUR al 65% del RUR) di inceneritori che si avrebbe nello scenario A3 così modificato sarebbe coperto sempre e solo da quello di Acerra.
c)    Prevedere nell’impiantistica uno o più impianti per il trattamento meccanico manuale (TMM) a freddo, con annesso impianto di estrusione, (tipo “Vedelago” o equivalenti), per la produzione di "sabbia sintetica" (UNI 10667-14) e Polimar 3/7.Si fa presente che tale tipologia impiantistica è stata già contemplata nel piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Benevento, attraverso il “rewamping” dello stir e addirittura sancito nell’Accordo di Programma per l’Area Vesuviana di luglio 2011 sottoscritto da Regione e Provincia. Importante definire la prospettiva di tali esperienze nell’ambito della programmazione regionale nient’affatto contemplata dall’attuale PGRSU. E’ noto che tali processi produttivi sono possibili in presenza di un materiale misto a base di plastiche con un contenuto di sostanza organica inferiore al 10%. Pertanto potrebbe da subito essere applicato agli scarti della RD così come viene fatto in altre regioni italiane (Quaderni di Ingegneria ambientale n.53 - ATOR). In questo modo andrebbero a diminuire il fabbisogno di inceneritori e quello delle discariche (polveri inertizzate e ceneri pesanti).
d)    Durante la fase transitoria (fino al 2015), a seguito della proposta di conversione agli STIR (punto b), si avrebbe una frazione organica stabilizzata (CER 19 05 03) con una riduzione di fabbisogni di discarica rispetto allo scenario A1 (35% RD). Allo stesso tempo si avrebbe, sempre rispetto allo scenario (A1-35% RD), un incremento del fabbisogno di inceneritori che potrebbe essere soddisfatto convenientemente fuori regione.