lunedì 16 gennaio 2012

Il Piano rifiuti in Consiglio Regionale

Domani lunedi 16 gennaio alle ore 10 è convocato il Consiglio Regionale della Campania per la discussione e l'approvazione del Piano di Gestione dei Rifiuti solidi urbani.
Tutti i comitati, movimenti e cittadinanza attiva si sono dati appuntamento per un sit in alle 10 sotto la sede del Consiglio regionale al Centro direzionale di Napoli isola F 11.

Allegate le Osservazioni presentate come Cittadini campani al VAS per il PGRSU e le Proposte di modifica dello scenario sulla proposta di GR al Consiglio in Commissione Ambiente.
Almeno ci abbiamo provato!


Osservazioni al PRGRSU Campania in fase di scooping
 
Osservazione n. 1
Si osservava che mentre il Piano afferma che gli obiettivi, i criteri, i principi e la struttura del PRGRU sono coerenti e si inseriscono pienamente entro gli ambiti della direttiva 2008/98/CE (recepita con D.Lgs. 205 /2010) tale normativa non viene rispettata. Infatti mentre la normativa in questione (art 11 comma 2) stabilisce una percentuale minima di preparazione al riutilizzo e raccolta riciclata del 50% e che i piani di gestione dei rifiuti devono contemplare una valutazione delmodo in cui contribuiranno all’attuazione degli obiettivi della normativa (art. 28 comma 2), il piano afferma (pag. 158, rigo 1) che si è ritenuto irrinunciabile fare riferimento ad una percentuale di raccolta differenziata del 50% e che la percentuale di non riciclato di tale raccolta è circa il 20%, portando così l'effettivo riciclato al 40%, in difformità da quanto stabilito dalla normativa citata.
Nel documento di sintesi, inoltre, per sostenere una stima di raccolta differenziata del 50% (non conforme alle indicazioni della Decreto legge 152/98), si cita un testo di Duccio Bianchi (nota 6 pag.51). Crediamo che nessuna opinione, di qualsivoglia autore, possa essere più forte della norma vigente e giustificarne il non tenerne conto.
Con una stima del 20% di scarto della raccolta differenziata si deve prevedere una RD del 62,5% e, quindi, è ulteriormente doveroso fissarla al 65% come prescritto dalla normativa italiana citata.
Quindi il Piano deve definire la dotazione impiantistica nel rispetto della normativa europea 98/2008 art.11 e art.28 (cioè con una previsione di effettivamente riciclato del 50% e quindi del del 65% di RD). Riteniamo, inoltre, che il piano avrebbe dovuto descrivere anche i diversi scenari al 2020, per valutare se le scelte impiantistiche di oggi possano rappresentare nel futuro un scelta errata. Diversamente, si potrebbe concludere che tale piano stia indirettamente contemplando che l’obiettivo comunitario è irraggiungibile.
Nella dichiarazione di sintesi la presente osservazione è stata ritenutacorretta e recepibile nella revisione della proposta, ma dalla nuova documentazione tale impegno non si evince.
 
Osservazione n. 5
Si faceva notare che in due punti diversi del testo c’era una differenza nella formula per calcolare l’indice RR.
 
In particolare si faceva notare che le seguenti formule,
RR= ammontare di rifiuto effettivamente convertito in materia / ammontare rifiuto raccolto come RD e
 RR= 1 – (ammontare di rifiuto prodotto dalla filiera e mandato a discarica / ammontare di rifiuto raccolto come RD)
non producono lo stesso risultato.
Ciò in quanto, come risulta anche dai diagrammi di flusso in uscita, oltre alla discarica e al riciclato ci sono le perdite di bio-stabilizzazione, il percolato e il biogas.
 
Inoltre si faceva presente che all’interno del quadro di sintesi degli indicatori mancava la formula di calcolo dell’indice RR’.
Si chiedeva di ovviare a tali discrepanze e mancanze.
La presente osservazione è stata ritenuta corretta e da considerare nella revisione della proposta ma dalla lettura della nuova documentazione non vi è riscontro.
 
 
Osservazione n.11
Considerando che il conferimento del rifiuto come RUR impedisce di avere un combustibile con caratteristiche omogenee tali da garantire un corretto funzionamento dell’inceneritore e che la mancanza di una cernita impedisce di esercitare l’azione di controllo sulla natura e sulla pericolosità dei rifiuti, si proponeva di escludere gli scenari basati sull’incenerimento diretto del RUR (scenari B).
Su quest’ultimo punto i relatori nella dichiarazione di sintesi hanno risposto che “il miglior controllo sulle caratteristiche del RUR è quello esercitato dai cittadini nella propria abitazione”.
Riteniamo che tale posizione non sia compatibile con l’art.13 della normativa europea 98/2008. Dove si precisa che gli Stati membri devono prendere le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti non debba danneggiare la salute umana. In pratica senza la previsione di un processo che verifichi la composizione del rifiuto non è possibile garantire la non pericolosità dei rifiuti. E’ evidente che una volta che il rifiuto è bruciato, è praticamente impossibile effettuare verifiche a posteriori.
Inoltre, l’impossibilità di risalire al detentore del rifiuto impedirebbe di definire esattamente le responsabilità come indicato dall’art.15 della normativa 98/2008.
 
Osservazione n.16
Nel piano viene proposto un tonnellaggio di inceneritori pari a 1.390.000 t/a contro un fabbisogno stimato di 1.531.000, con uno scenario di RD del 50%.
Le nostre considerazioni evidenziavano che quando la regione Campania avrebbe raggiunto il 65%, come previsto dalla legge nazionale per il 2012, con un fabbisogno, come da diagrammi di flusso, pari a 1.185.000 tonnellate/anno, gli impianti di incenerimento sarebbero stati sovradimensionati per il 17%, pari a 205.000 t/a.
Nel documento di sintesi con riferimento al fabbisogno di inceneritori (pag.56) il sovradimensionamento viene considerato di supporto contro future emergenze, per la raccolta differenziata “scartata” o per bruciare la moltitudine di rifiuti stoccati sul territorio regionale.            Tali considerazioni, seppur comprensibili, varrebbero soprattutto per il periodo di transizione, che però, come si evince dal cronoprogramma del PRGRU, non può beneficiare del contributo degli inceneritori, in quanto non ancora operativi (pag. 211 del PRGRU).                                               
 Dalle considerazioni riportate in tutto il paragrafo sembra che i relatori non prendano in debita considerazione la tossicità legata alla natura industriale degli inceneritori che, come indicato dal rapporto ambientale (cap. 6.1), sono correlati alle patologie tumorali e malformazioni congenite e esposizione a diossine, metalli pesanti e furani. A tale proposito occorre aggiungere quanto evidenziato dal modello di valutazione della VAS relativa al piano (pag.79) della dichiarazione di sintesi. Nel caso del confronto tra gli scenari B3 e B2 si osserva quanto segue:
Scenari
Pot. tossicità umana
Pot. dieutrofizzazione
Pot. diriscaldamento
Pot. diacidificazione
Pot. di creazione fot. ozono
Pot. tossicità PNEC
B3
55469101
41799
-94740659
302896
1292265
24330
B2
68640980
43045
-. 168741063
415948
1779265
34500
Confronto
23,00%
+3%
-78,00%
+37%
+37%
+41%
 
Dalla tabella risulta che lo scenario B3 è da preferire sul B2 per tutti i fattori di emissione, tranne il potenziale di riscaldamento. In particolare, prestando particolare attenzione a quelli considerati dallo stesso PRGRU prioritari (“tossicità umana”), il B3 risulta sicuramente preferibile.
Si propone di rivedere la scelta dello scenario.
 
Osservazione 17
Si chiedeva di modificare la localizzazione impiantistica degli inceneritori a causa di una incompatibilità ambientale. Questa osservazione è riportata anche nel rapporto ambientale al PRGRU (cap. 4.4) dove con riferimento al Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria vengono evidenziate delle incoerenze.
Nel documento di sintesi viene riportato che questa osservazione risulta nella sostanza già recepita. Come indicato nel PRGRU a pag. 222 la Regione definisce le aree non idonee ad ospitare gli impianti, mentre l’individuazione delle stesse aree è competenza esclusiva delle Province.  
 
 
Proposte per quale scenario scegliere
Premessa
Da un’attenta lettura del piano sembra che la scelta sullo scenario da seguire sia stata influenzata dall’eco non molto lontano dell’emergenza rifiuti. In più punti traspare che le motivazioni che hanno spinto a pianificare l’impiantistica sono sostenute dal timore che, per imprevisti vari, la regione Campania possa fallire gli obiettivi stabiliti dalla legge con l’apertura di una nuova emergenza. I timori sono palesi soprattutto per i primi anni. Anche se comprensibile tale posizione non è condivisibile, perché una futura emergenza nel breve periodo non dipende dalle scelte impiantistiche (inceneritori) del presente PRGRU. Non ci risulta chiaro come il breve periodo possa influenzare le scelte impiantistiche che di fatto saranno interamente disponibili a partire dal 2016-2017, cioè quando, si spera la Campania abbia raggiunto gli obiettivi del 2012 (65%).
Tenendo conto anche dei tanti Comuni “virtuosi” campani che stanno attuando il Protocollo “Verso Rifiuti Zero entro il 2010” del prof. Paul Connett a sostegno delle comunità per l’utilizzo della “buona pratica” della R.D. spinta soprattutto in termini di riciclo, recupero e riduzione a monte attraverso politiche di disincentivo all’acquisto di prodotti non completamente riciclabili (errori di progettazione).
Le motivazioni che hanno spinto i relatori del PGRSU a scegliere lo scenario B al 50% di RD (B2) mostrano una contraddizione interna. Infatti se da un lato si opta per l’incenerimento del RUR tal quale (scenario B), ipotizzando che con una RD spinta la frazione organica nel RUR sarebbe talmente bassa da rendere inutile la separazione agli stir, dall’altro si preferisce, in via cautelativa, dimensionare gli impianti per uno scenario di raccolta differenziata intermedio ammettendo che ci potrebbe essere una certa difficoltà nel breve periodo a raggiungere obiettivi di RD elevati. Come riportato nel rapporto ambientale al PRGRU (7.1) è noto che per raggiungere l’obiettivo del 65% di differenziata è necessario intercettare il 90% di frazione organica. In pratica non esistono strade intermedie per cui, per ridurre sensibilmente l’umido dal RUR, bisogna necessariamente arrivare al 65% di RD. A nostro avviso le motivazioni che spingono a scegliere lo scenario del 50% (vedi pag. 56 dichiarazione di sintesi), considerate soprattutto in ambito VAS (Documento di sintesi, pag 80), non sono sufficienti a giustificare tale scelta.
 
1) Perché preferire lo scenario B3 (RD 65% con incenerimento del RUR tal quale) allo scenario B2 (RD 50% con incenerimento del RUR tal quale).
a) La legge nazionale D. Lgs. 03/04/2006 prevede per il 2012 un obiettivo minimo di RD del 65%;
b)  Il piano, anche se revisionabile a breve, pianifica un’impiantistica che ha un ciclo di vita minimo di 20 anni!
c) I piani di gestione dei rifiuti urbani delle provincie prevedono un obiettivo di RD del 65%;
d) La normativa europea 98/2008/CE prevede per il 2020 un riutilizzo e un riciclaggio minimo del 50%;
e) Il modello di valutazione della VAS relativa al piano (pag.79 della dichiarazione di sintesi) mostra che i fattori di emissione dello scenario B2 sono sempre superiori a quelli dello scenario B3, tranne che per il potenziale di riscaldamento.
l valori sono tutti a favore dello scenario B3.
Scenari
Pot. tossicità umana
Pot. di eutrofizzazione
Pot. di riscaldamento
Pot. di acidificazione
Pot. di creazione fot. ozono
Pot.tossicità amb.marino
PNEC
B3
55469101
41799
-94740659
302896
1292265
24330
B2
68640980
43045
- 168741063
415948
1779265
34500
Confronto
+ 23%
+3%
-78,00%
+37%
+37%
+41%
 
f)              Rispetto al fabbisogno di inceneritori lo scenario B2 comprensivo degli scarti della RD risulta sovradimensionato del 17% rispetto allo scenario B3
g)             Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Austria attualmente hanno un 66% di riciclato (compostaggio incluso), il 34% di inceneritori (scenario B3) e una percentuale di discariche pressoché nulla. Le nazioni europee (Svezia, Danimarca) con un impiantistica di incenerimento vicina al 50% (scenario B2) mostrano una raccolta riciclata ferma al 50% (Eurostat 2009).
 
2) Perché preferire lo scenario A3 (RD 65% con impiego degli stir) allo scenario B3 (RD 65% con incenerimento del RUR tal quale) e B2 (RD 50% con incenerimento del RUR tal quale)
a)    Il modello di valutazione della VAS relativa al piano (tabella pag.79 della dichiarazione di sintesi) mostra che lo scenario A3 è da preferire per 4 dei 6 fattori di emissione. Mostra un valore negativo apprezzabile solo per il potenziale di riscaldamento globale. 
Scenari
Pot. tossicità umana
Pot. di eutrofizzazione
Pot. di riscaldamento
Pot. di acidificazione
Pot. di creazione fot. ozono
Pot.tossicità amb.marino PNEC
A3
46989662
44551
-31447598
166519
607160
11152
B3
55469101
41799
-94740659
302896
1292265
24330
Confronto
18%
-6%
-201%
82%
113%
118,00%
Confrontando lo scenario A3 con il B2 scelto dal PRGRU le differenze aumentano a vantaggio dello scenario A3 ad esclusione del parametro relativo al riscaldamento ambientale globale.
Scenari
Pot. tossicità umana
Pot. di eutrofizzazione
Pot. di riscaldamento
Pot. di acidificazione
Pot. di creazione fot. ozono
Pot.tossicità amb.marino PNEC
A3
46989662
44551
-31447598
166519
607160
11152
B2
68640980
43045
-168741063
415948
1779265
34500
Confronto
46%
-3%
-437%
150%
193%
209%
A pagina 79 della dichiarazione di sintesi si accenna al confronto solo tra gli scenari A3 e B3, mentre si tralascia completamente il confronto con lo scenario B2, nonostante sia quello scelto per l’impiantistica.
Da questo confronto appare evidente l’incomprensibilità della scelta dello scenario B2
 
b)    La scelta dell’incenerimento del RUR tal quale da un lato, a causa della sua composizione variabile, non permette di ottimizzare il processo di combustione degli inceneritori (con un aumento delle emissioni di inquinanti), dall’altro rappresenta un forte motivo di preoccupazione in quando la mancanza di un pre-trattamento impedisce un reale controllo sulla pericolosità dei materiali. A tale perplessità (espressa con l’osservazione n. 11 ) i relatori hanno risposto che il miglior controllo sulle caratteristiche del RUR è quello esercitato dai cittadini nella propria abitazione. Tale considerazione risulta poco condivisibile.
 
Proposte conclusive
Alla luce delle precedenti considerazioni e in previsione che la raccolta differenziata raggiunga entro la fine del 2015 (data prevista per dal PRGRU per l’avvio dell’inceneritore di Napoli est da 400.000 t/a) una percentuale di almeno il 65% e che siano rapidamente avviate tutte le prime 16 azioni del PRGRU (rapporto ambientale pag. cap.9 pag. 84) si propone sinteticamente quanto segue:
a)    Scegliere un fabbisogno impiantistico di inceneritori pari a 438.000 t/a (cioè il dato dello scenario A3, scarti della differenziata esclusi – vedi il successivo punto c) e un fabbisogno di impianti di compostaggio pari a 672.000 t/a, così come indicato nello scenario A3. Si fa notare che il fabbisogno di inceneritori risulta ampiamente soddisfatto dall’inceneritore di Acerra che ha una potenzialità di 600.00 t/a. Tale disponibilità può servire a superare la fase transitoria e, successivamente, per passare, eventualmente, allo scenario B3 (670.000 scarti della differenziata esclusi).
b)     Apportare alcune modifiche impiantistiche ad alcuni stir in modo da ottimizzare durante la fase transitoria la percentuale di sopravaglio al 65% e di sottovaglio al 35%. Attualmente gli stir operano una triturazione ed una separazione grossolana per cui le percentuali sono 50% e 50% e, in aggiunta, il sottovaglio non subisce la fase di stabilizzazione e maturazione (se non in forma parziale in quello di Tufino) per cui il codice CER è il 19 12 12 (lo stesso per entrambe le frazioni). In Italia esistono esempi di impianti TMB, particolarmente ottimizzati, che lavorando sull’indifferenziato riescono ad ottenere percentuali del 65% per il sopravaglio (CER 19 12 12) e il 35% per il sottovaglio (CER 19 05 03) (Aciam,  Aielli – Akron, Imola). Applicando delle modifiche agli stir si potrebbe ridurre la quantità di FOS in uscita e con essa il fabbisogno di discariche. L'aumento del fabbisogno (dal 50% del RUR al 65% del RUR) di inceneritori che si avrebbe nello scenario A3 così modificato sarebbe coperto sempre e solo da quello di Acerra.
c)    Prevedere nell’impiantistica uno o più impianti per il trattamento meccanico manuale (TMM) a freddo, con annesso impianto di estrusione, (tipo “Vedelago” o equivalenti), per la produzione di "sabbia sintetica" (UNI 10667-14) e Polimar 3/7.Si fa presente che tale tipologia impiantistica è stata già contemplata nel piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Benevento, attraverso il “rewamping” dello stir e addirittura sancito nell’Accordo di Programma per l’Area Vesuviana di luglio 2011 sottoscritto da Regione e Provincia. Importante definire la prospettiva di tali esperienze nell’ambito della programmazione regionale nient’affatto contemplata dall’attuale PGRSU. E’ noto che tali processi produttivi sono possibili in presenza di un materiale misto a base di plastiche con un contenuto di sostanza organica inferiore al 10%. Pertanto potrebbe da subito essere applicato agli scarti della RD così come viene fatto in altre regioni italiane (Quaderni di Ingegneria ambientale n.53 - ATOR). In questo modo andrebbero a diminuire il fabbisogno di inceneritori e quello delle discariche (polveri inertizzate e ceneri pesanti).
d)    Durante la fase transitoria (fino al 2015), a seguito della proposta di conversione agli STIR (punto b), si avrebbe una frazione organica stabilizzata (CER 19 05 03) con una riduzione di fabbisogni di discarica rispetto allo scenario A1 (35% RD). Allo stesso tempo si avrebbe, sempre rispetto allo scenario (A1-35% RD), un incremento del fabbisogno di inceneritori che potrebbe essere soddisfatto convenientemente fuori regione.

Nessun commento: