Rifiuti, ricetta della Campania: meno discariche, più inceneritori
L’assessore Romano a Bruxelles chiarisce le intenzioni della Regione: meno discariche ma più impianti per bruciare rifiuti.
In politica a volte per far sembrare nuova una proposta basta metterci la propria firma sotto. Questo deve aver pensato l’assessore Romano in visita a Bruxelles per tentare di sbloccare parte dei 500 milioni di euro di finanziamenti bloccati da tempo per le inadempienze campane sul versante del ciclo dei rifiuti.
L’ispirazione della sua proposta portata a Bruxelles è presa nientemeno che dalle linee programmatiche redatte dalla scorsa amministrazione di centrosinistra: costruire nuovi impianti di compostaggio, realizzare una linea di biostabilizzazione negli impianti Stir, rinunciare all’apertura della mega-invaso di Terzigno ed a quello di Serre. Ovvia la soddisfazione dei tanti comitati e dei cittadini che si erano battuti in questi mesi per scongiurare l’ennesimo oltraggio alle nostre terre, ma nelle dichiarazioni di Romano rimane un’ombra che rovina in gran parte la soddisfazione per le decisioni sopra riportate. Insieme all’impegno sulla differenziata e sulla riduzione dei rifiuti, quasi incomprensibilmente ecco difatti ricomparire il progetto dei due inceneritori (o termovalorizzatori, se preferite) di Napoli e Salerno, ai quali viene data estrema priorità tanto da promettere le gare entro tre mesi.
La domanda a questo punto è: se si vuole seriamente imboccare la strada della gestione virtuosa dei rifiuti, in accordo alle norme europee, a che servono altri due inceneritori?
Già in un articolo di inizio marzo evidenziai come basta raggiungere il 35% di differenziata perché il solo impianto di Acerra basti allo smaltimento del secco residuo.
Nella migliore delle ipotesi i due inceneritori saranno pronti nel 2014, per quella data anche Napoli dovrebbe aver raggiunto il fatidico 35% di raccolta differenziata, e certamente per quella data sia gli impianti di compostaggio che il completamento degli impianti Stir dovrebbe essere pienamente operativo.
Se poi consideriamo la precaria situazione economica del comparto della gestione dei rifiuti, con le estreme difficoltà a pagare gli stipendi a fine mese ed una Tarsu da record, la scelta di costruire gli impianti di Salerno e Napoli risulta incomprensibile, tanto da far nascere dei dubbi sui reali motivi che spingono oggi ad accelerare tanto su questi due progetti.
Non possiamo che attendere il piano dettagliato della regione Campania; nel frattempo la commissione Europea ha chiarito che verificherà che il piano regionale rispetti le direttive europee in tema di ciclo dei rifiuti prima di “scongelare” i 500 milioni di euro destinati alla Campania.
Saggiamente Romano nel suo primo incontro con la commissione ha dichiarato di non voler perseguire la linea tracciata dal governo in tema di discariche fuorilegge, ma, se la scelta di confermare la costruzione degli inceneritori dovesse mettere di nuovo in pericolo l’emissione dei fondi, non sarebbe il caso di ripensarci? (Francesco Iacotucci - Terra Campania)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento