lunedì 28 febbraio 2011

Discariche e ancora discariche.Cesaro chiede a Caldoro di intervenire con i poteri commissariali


28 febbraio 2011

Cesaro : “In queste condizioni impossibile aprire discariche in Provincia”
Le discariche sono impossibili da farsi perché il 97 per cento del territorio della provincia di Napoli è sotto vincolo». Così il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, nella nota indirizzata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, al ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, al capo della Protezione civile Franco Gabrielli, al prefetto di Napoli Andrea De Martino, al presidente della Regione Stefano Caldoro e all’assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano. «Sette aeree omogenee per le discariche sono state individuate» ricorda Cesaro, ma si potrebbe intervenire solo se «se si concedessero delle deroghe».




Deroghe che il presidente dell’Ente di piazza Matteotti chiede al governatore Caldoro. Nonostante l’appartenenza allo stesso partito, non è tuttavia scontata l’intesa fra i due sulla questione. In più c’è da tenere buona l’opposizione. Proprio il capogruppo alla Provincia del maggior partito di minoranza, Giuseppe Capasso, è intervenuto sulla questione: «La prima cosa da precisare – osserva Capasso - è che quanto proviene dagli Stir è rifiuto che si può smaltire solo in discarica, altro che compost. Al momento Cesaro con la delega ai rifiuti ha aumentato le tasse e fatto crescere le consulenze della Sana». Poi un affondo sulle deroghe: «Un altro cimento del Presidente Cesaro – continua il democrat – è quello di confermare la provincializzazione dei rifiuti, impegnandosi a ricercare improbabili intese con i sindaci per la realizzazione di nuove discariche. È utile notare che già sei mesi fa il Pd promosse una richiesta di sprovincializzazione dei rifiuti, basata proprio sulle osservazioni assunte dallo stesso Presidente Cesaro in questa famosa nota. In conclusione noi ci dichiariamo decisamente contrari a qualsivoglia intervento derogatorio dei vincoli e confermiamo l’esigenza di un ambito regionale per poter affrontare la questione rifiuti». Tornando alla nota, in essa si legge che esisterebbero ben 16 vincoli sulle aree individuate per gli invasi. Si va dal rischio idrogeologico a quello vulcanico passando per «le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale». «Alla luce di quanto sin qui evidenziato e stante la necessità – scrive Cesaro o chi per esso – di allocare le discariche sul territorio provinciale utili a garantire una corretta ed autosufficiente del ciclo dei rifiuti, appare quanto mai indispensabile un intervento derogatorio che potrebbe essere promanato nell’esercizio legittimo delle proprie funzioni legislative dal presidente della Regione Campania per la realizzazione di discariche per rifiuti non pericolosi».

BOSCOTRECASE: Comitati riuniti


28 febbraio 2011 Antonio Tortora

Si è discusso sul documento «Cittadini per il Parco»


Documento che sarà protagonista alla Convention degli Stati generali per il Parco, che si terrà il 2 aprile al MAV di Ercolano
“Solo costruendo una mobilitazione di centinaia e migliaia di persone a sostegno di un modello di sviluppo alternativo, sarà possibile condizionare i decisori politici ad agire in maniera coerente e consequenziale al raggiungimento di questi obiettivi”.

Questo il messaggio dei vari comitati riuniti a Boscotrecase. Si è svolta, infatti, nel paese vesuviano una discussione sul documento “Cittadini per il parco”, che sarà protagonista alla Convention degli Stati generali de-ll’Associazionismo per il Parco, che si terrà il 2 Aprile al MAV (Museo Archeologico Virtuale) di Ercolano. All’incontro hanno partecipato tutte le Associazioni, i Comitati e i Movimenti di Boscoreale, Boscotrecase, Trecase, Torre Annunziata, oltre che una minoranza pompeiana. Tema pregnante della discussione è stata la situazione generale odierna dell’ambiente vesuviano, considerazione essenziale al fine di programmare iniziative tese allo sviluppo dell’intero hinterland.
Nell’ambito della discussione, è stato messa in evidenza, da più parti, la priorità della lotta per la chiusura di cava Sari, nonché, più in generale, la necessità impellente di una bonifica dell’intero Parco Nazionale.
A giudizio dei partecipanti, accanto a tali operazioni, avranno un ruolo-chiave nella difesa del territorio la sensibilizzazione dei cittadini e, correlativamente, l’esercizio di una vera e propria pressione politica sulle amministrazioni comunali. Obiettivo principale delle suddette proposte sarebbe quello di realizzare, finalmente, in tutti i comuni dell’area del Parco, un ciclo virtuoso per i RSU (rifiuti solidi urbani), che parta dalla riduzione della loro produzione e continui nell’ottemperare a tutte quelle “buone pratiche”, la messa in atto delle quali implicherebbe l’eliminazione di qualunque discarica. Dai lavori della riunione, è emerso, ancora, che la vicenda delle discariche, cioè il fatto che lo Stato abbia deciso di aprire cava Sari e pensato di fare altrettanto con cava Vitiello, sia la testimonianza effettiva di quanto espresso nel documento “Cittadini per il parco”.
Tra le righe di quest’ultimo, infatti, si poneva l’accento su come il cosiddetto “modello di sviluppo vesuviano” (basato su abusivismo, cave, discariche, camorra, aggressione al territorio e all’ambiente) sia andato in crisi dopo aver consumato tutto ciò che era possibile.
Cava Sari e cava Vitiello rappresenterebbero, quindi, la logica conclusione di quel “modello”.
A tutto ciò, tuttavia, i comitati hanno risposto, proponendo un modello alternativo. I cardini dello stesso, oltre ad essere, ovviamente, la legalità e il rispetto di norme e regole, sarebbero la promozione dell’agricoltura, del patrimonio culturale, del turismo sostenibile e della salvaguardia della biodiversità ambientale; elementi che dovranno essere basilari per la creazione di spazi occupazionali, per dare un futuro alle giovani generazioni e, contemporaneamente, credere in uno sviluppo sostenibile.
L’iniziativa “Cittadini per il parco” proseguirà fin dal prossimo incontro a Torre del Greco, previsto per i primi giorni di marzo, tappa fondamentale in vista della “Convention” del 2 Aprile.
In quella sede, si cercherà di organizzare un coordinamento, destinato a operare per il futuro nella messa in atto di iniziative di sensibilizzazione.

Storia di una discarica "SARI"

La protesta dei facinorosi
Guardate che bel filmato

sabato 26 febbraio 2011

Incontro con S.A.P. NA ed Asia

Dal tecnico geologo dr. Maurizio Cirillo che ha preso parte all'incontro chiesto ed ottenuto dal Comitato Cittadino di Boscotrecase della Rete dei Comitati vesuviani riceviamo e pubblichiamo, in attesa della relazione ufficiale della delegazione che pubblicheremo appena redatta:

Stamattina sono stato nelle sede della S.a.p.Na. attuale gestore della discarica nonchè diretta responsabile di progettazione e realizzazione.
Si è trattato dell'incontro che ha concluso il ciclo di commissioni tecniche, visite in discarica e tanti altri passaggi in cui mi sono offerto come tecnico.
Si è trattato di un incontro veramente importante perchè finalmente dopo tante chiacchiere e mezze verità abbiamo POTUTO METTERE LE MANI SU TUTTA LA DOCUMENTAZIONE DISPONIBILE... DATI, REGISTRI, PROGETTI, RELAZIONI ECC ECC..... DOPO TANTI MESI IN CUI CI SONO SEMPRE STATE RISPOSTE ALEATORIE.... ABBIAMO MESSO LE MANI SU TUTTO.... E POSSIAMO DIRE SENZA PIU' OMBRA DI MINIMA SMENTITA CHE TUTTI I NOSTRI DISCORSI DI QUESTI MESI... DI QUESTI ANNI... ERANO PIENAMENTE GIUSTI E RAZIONALI.
Abbiamo spesso parlato delle perplessità sulla realizzazione della discarica e sulla assoluta inconciliabilità con il forte rischio vulcanico. Nello stringato comunicato uscito stamattina dalla riunione vedere finalmente in veste ufficiale quello CHE VADO PREDICANDO DA 2 ANNI.... e che fino ad ora moriva in inutili commediole con politici locali e mezzi figuri. LO TROVATE BELLO SOTTOLINEATO!
L'importanza di tale ammissione non è da poco se si considera come può essere anche uno spunto importante per battaglie future e per l'urgenza di bonifiche.
Alla riunione erano presenti i rappresentanti del comune di Boscotrecase..... NESSUNO DA TERZIGNO E BOSCOREALE... in quella che ripeto è stata la prima e unica vera riunione tecnica di rilievo... altro che moine politiche, incarichi inutili e improbabili velleità di conoscenza!

Detto ciò vi aggiorno su alcune novità:

-La discarica andrà ad esaurimento in un lasso di tempo stimabile in un max di 8 mesi;

-Non sono in atto assolutamente ampliamenti, i movimenti terra intravisti in questi giorni sono dovuti all'utlizzo delle scorte di terreno che erano stipati nell'area nord;

-E' stata fatta la caratterizzazione delle ecoballe stipate da metà anni 90' nel sito di Pozzelle, se risulteranno conformi saranno trasportate in discarica (e ciò ritengo sarebbe una cosa molto positivà) in caso contrario andranno smaltite non si sa come.

giovedì 24 febbraio 2011

Quì di seguito la convocazione della S.A.P.NA e le richieste del comitato

Le richieste

Oggi possiamo dare due buone notizie.

La prima è che l'incontro avuto in Procura a Nola due settimana fà ha prodotto la convocazione per l'8 marzo del tavolo tecnico tra il PM Visone e i periti a supporto del Tribunale a cui sono stati invitati a partecipare, ufficialmente e costituiti, anche i tecnici che la Rete dei Comitati vesuviani aveva indicato mesi or sono su invito del Procuratore Mancuso.
L'insistenza e le giuste ragioni dei Comitati e del pool di legali hanno fatto sì da convincere i PM che indagano sullo scempio delle discariche del Vesuvio che non si potesse fare a meno dell'apporto e del controllo dei comitati.
Ora attendiamo il lavoro del pool tecnico.

L'altra notizia riguarda l'ispezione della discarica ex SARI effettuata dal Consiglio comunale di Boscotrecase a cui era stato invitato il Comitato cittadino di Boscotrecase che si era avvalso dei tecnici nominati dalla Rete dei Comitati vesuviani.

Il comitato aveva formulato una serie di richieste a supporto dell'ispezione al fine di verificare quanto detto a voce dai tecnici Sapna e Asia.

Sabato è arrivato al Comitato cittadino l'invito a partecipare all'incontro in Provincia per l'accesso ai dati richiesti.


SOPRALLUOGO DISCARICA CAVA SARI del 31/01/2011

Questa mattina alle 10,00 il Consiglio Comunale dei BOSCOTRECASE si è recato per un sopralluogo alla discarica Cava Sari località pozzelle nel comune di Terzigno.

E' stato invitato anche il Comitato cittadino di Boscotrecase che ha partecipato con il presidente Vincenzo Izzo, il geologo Maurizio Cirillo e l'ingegnere Imma Orilio.

La componente dei Comitati ha riproposto le vecchie richieste alla SAPNA e ASIA sulla gestione della discarica.



Queste le richieste del Comitato:


Comitato Cittadino Boscotrecase

via Umberto I, 131. Boscotrecase (Na)

C.A. Sindaco Comune Boscotrecase

P.C. Comune di Terzigno (NA) Via Gionti, 16,
Assessore Reg. Campania: Giovanni Romano
Sede: Via De Gasperi, 28 - 80134 Napoli ,

ARPA Campania
Via Vicinale Santa Maria del Pianto

Centro Polifunzionale, Torre 1 80143 Napoli ,
Provincia di Napoli
Piazza Matteotti - 80133 Napoli
Assessore Giuseppe Caliendo,

A.S.I.A.
Azienda Servizi Igiene Ambientale.
Sede Legale: 80147 Napoli - Via Volpicella, 315 ,

S.A.P.NA. S.p.A.
Sede Legale in Piazza Matteotti , 1
80133 Napoli c/o Palazzo della Provincia,

ASL NA3Sud
Sede legale: Corso Alcide De Gasperi, 167
80053 Castellammare di Stabia (Na).

Oggetto: Richieste tecniche del Comitato cittadino Boscotrecase e dei tecnici con cui lo stesso collabora, in occasione della visita alla Discarica SARI di Terzigno del 31/01/2011

- Possibilità di accedere alla documentazione che descriva l’effettiva capienza dell’invaso SARI, le quantità di materiale sversato nonché la residua capienza della stessa e i tempi stimati per la chiusura dell’impianto.

- Possibilità di visionare i registri di conferimento durante la vita del complesso discarica SARI, in particolare attenzione riferimento alla natura dei materiali provenienti dalla bonifica del sito discarica di LoUttaro (Ce).

- Accedere alla documentazione inerente il progetto della discarica, in particolar modo avere i dati sulle geomembrane utilizzate, il loro collaudo e per quanto le stesse potranno garantire una perfetta tenuta. Inoltre di poter avere dati inerenti le barriere geologiche utilizzate.

- Possibilità di accedere alla documentazione o ricevere una risposta ufficiale in merito alle soluzioni previste per mettere in sicurezza la discarica in caso di evento vulcanico.

Boscotrecase li 31.01.2011

Il presidente                                                                                             Comm. Tecnica

VENERDI' 25/2/2011 - PARLIAMONE -

POLITICA E AMBIENTE


Dalle discariche, inceneritori VERSO rifiuti “o” zero

• Un’ emergenza rifiuti voluta e continua;

• Territori devastati e senza sviluppo;

• Salute e Qualità della vita minacciate;

• Ecosistema distrutto;

• Illegalità diffusa e Legalità inesistente;

TUTTO QUESTO GRAZIE AD UNA POLITICA INCOMPETENTE E COLLUSA CON LA CRIMINALITA’.

Parliamone

VENERDI’ 25 FEBBRAIO 2011 ORE 18,30 PRESSO LA SALA DELLA CONGREGA DI VIA G. DELLA ROCCA 235 BOSCOREALE (NA).

INTRODUCE: SERGIO D’ALESSIO (FABBRICA DI NICHI BOSCOREALE)

INTERVERRANNO:

TONINO SCALA (DIREZIONE REGIONALE Sinistra Ecologia e Libertà);

ACETO GIANLUCA (ASSESSORE AMBIENTE PROV. DI BENEVENTO: PROMOTORE “Progetto Vedelago”;

VITO NOCERA (ASSOCIAZIONE “DAL SUD PER LA SINISTRA)

ANNA SORRENTINO (AMBIENTALISTA NATUROPATA);

• TOMMASO SODANO  (AUTORE DEL LIBRO: “La Peste”).

CONCLUDE

FULVIA BANDOLI (RESPONSABILE NAZIONALE AMBIENTE (Sinistra Ecologia e Libertà);

I Partiti, le associazioni e la cittadinanza tutta è invitata ad intervenire.

PARTECIPERANNO : MAMME VULCANICHE E RETE DEI COMITATI VESUVIANI.

Gioacchino Genchi destituito dalla polizia

Il poliziotto-consulente informatico più famoso d'Italia era stato già sospeso. Adesso, arriva il provvedimento definitivo. E' stato lui stesso a comunicare la notizia, sul suo blog. E il popolo del Web già si mobilita



Il vicequestore Gioacchino Genchi è stato destituito dalla polizia. Così ha deciso, dopo una lunga istruttoria, il dipartimento della pubblica sicurezza. Il provvedimento, che porta la firma del capo della polizia Antonio Manganelli, è datato 15 febbraio. A Genchi non sono state perdonate alcune sue esternazioni.

"Ha continuato pervicacemente, con ostentata pertinacia (...) a porre in essere un comportamento fortemente scorretto in assoluto contrasto con i doveri che ogni appartenente all'amministrazione della polizia di Stato solennemente assume con il giuramento all'atto della nomina". Così recita il provvedimento di destituzione: "Ha fatto delle dichiarazioni dal contenuto gravemente lesivo del prestigio di organi e istituzioni dello Stato, arrecando in tal modo disdoro all'immagine e all'onore dell'amministrazione di appartenenza". Nelle tre pagine della decisione si citano due episodi: un convegno svoltosi a Cervignano del Friuli, il 6 dicembre 2009, e un congresso a Roma, il 6 febbraio 2010.
Genchi commenta sul suo blog, intitolato "Legittima difesa" (www.gioacchinogenchi.it): "Berlusconi ha vinto". Intervistato al programma "La zanzara", in onda su Radio 24, ha detto: "Davvero adesso si è avverato il sogno di Berlusconi. Il provvedimento mi è stato notificato poche ore fa, ma io farò certamente ricorso al Tar per una decisione che a mio avviso è illegittima". Genchi chiama in causa il capo della polizia: "Il provvedimento è suo, ma bisogna vedere chi gliel'ha fatto fare. Dal capo della polizia, infatti, avevo da poco ricevuto il giudizio per l'ultimo anno di servizio, con il voto di ottimo".
Gioacchino Genchi ha lavorato per anni al fianco dei magistrati di Palermo e Caltanissetta che hanno indagato sui misteri di Cosa nostra. E' stato anche consulente informatico di decine di Procure in tutta Italia. Dopo un'indagine condotta con il pm di Catanzaro Luigi De Magistris è stato al centro di pesanti polemiche, giudiziarie e politiche: lo stesso Genchi è finito sotto inchiesta, alla Procura di Roma, per presunte violazioni della privacy. La sua autodifesa l'ha affidata a un libro, scritto con il giornalista Edoardo Montolli: "Il caso Genchi, storia di un uomo in balia dello Stato".
Al vice questore appena destituito arriva la solidarietà di Antonio Di Pietro: "La colpa, come al solito, è di chi serve lo Stato e non di chi si serve dello Stato", dice il presidente dell'Italia dei Valori, che prosegue: "Esprimiamo solidarietà a Gioacchino Genchi e siamo certi che nella sua nuova vita saprà dimostrare, ancora una volta, che i servitori dello Stato non si lasciano intimorire e vanno avanti difendendo la legalità e quei principi incisi nella nostra Carta".

lunedì 21 febbraio 2011

Scandalo rifiuti Campania. Prof. Ortolani: Altre discariche come Chiaiano. La Campania verso la distruzione

Altre discariche come Chiaiano? La Campania verso l’autodistruzione. (del geologo prof. Franco Ortolani)

Lo scandalo rifiuti tra ordinanze “strane”, leggi aliene come l’ultima (24 gennaio 2011, n. 1 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attivita’ di gestione del ciclo integrato dei rifiuti” tra apparenti ma lungimiranti incompetenze e volontà di non risolvere la crisi si aggrava sempre di più). Siamo alle solite: l’immondizia si sta pericolosamente accumulando di nuovo nelle vie cittadine mentre si avvicina la stagione calda. Si aggrava la crisi per cui per togliere l’ immondizia  Continua a leggere

domenica 20 febbraio 2011

L’emergenza rifiuti in Campania

Ambiente & Veleni di Nello Trocchia
Da allora poco o nulla sembra cambiato. In realtà lo stato di crisi, a dire di Berlusconi, è finito nel 2009. In realtà il governatore Caldoro, appena pochi giorni fa, ha nominato nuovi commissari per le nuove discariche da realizzare.
L’emergenza rifiuti in Campania compie 17 anni. Allora il governo decise di commissariarne la gestione. La camorra, nonostante le promesse gestiva il trasporto e la localizzazione dei terreni, le istituzioni locali non riuscivano a trovare una soluzione per uscire dalla crisi, al governo arrivò, dopo Ciampi, Berlusconi con ministro dell’Interno Roberto Maroni. Un quadro sostanzialmente immutato.
Il primo commissario fu Umberto Improta fino al 1996, dopo di lui altri 9 commissari, tra politici, uomini dello stato e presunti salvatori della patria come Guido Bertolaso, che non sono riusciti a risolvere il problema. Ancora a processo per la mala-gestione gli ex vertici di Impregilo e gli uomini del commissariato, su tutti Antonio Bassolino. Per l’ex governatore, il prossimo 28 aprile nuovo processo per peculato, sotto accusa le consulenze d’oro durante il periodo di gestione commissariale.
L’emergenza, per volere del governo Berlusconi, è finita ufficialmente nel dicembre 2009, ma il governatore della regione Campania Stefano Caldoro, proprio in questi giorni, ha nominato i nuovi commissari, per le discariche da realizzare e per l’inceneritore di Napoli est. Si tratta rispettivamente del viceprefetto Annunziato Vardè e del professore Alberto Carotenuto. Il primo impegnato da commissario al comune di Malnate, in provincia di Varese, dopo lo scioglimento anticipato del consiglio comunale ora arriva in Campania alla ricerca di nuovi buchi. Resta in pista la possibilità di localizzare una discarica nel nolano, in provincia di Napoli, territorio che si contraddistingue per il rispetto delle cifre percentuali di raccolta differenziata stabilite dalle norme in materia. “Ogni bozza che ci arriva dalla provincia prevede un buco da realizzare nella nostra zona nonostante siamo comuni virtuosi, se da noi prevedono una discarica per gli altri ambiti dove non differenziano cosa prevedono? Noi abbiamo già dato con due discariche chiuse e un impianto Stir ancora in funzione”. Così Raffaele De Simone, sindaco di Roccarainola, comune del nolano che differenzia il 70% dei rifiuti con una gestione autonoma. In questi giorni l’amministrazione ha dovuto far fronte ad un raid contro i mezzi del comune, un automezzo bruciato e quattro gasoloni rubati.
La ricetta, dopo 17 anni, è sempre la stessa: cercare nuovi invasi dove riversare anni di malagestione e i sacchetti maleodoranti. Il Wwf rilancia la raccolta differenziata come unica risposta. “ La soluzione alla crisi cronica dei rifiuti che coinvolge Napoli è rappresentata dalla raccolta differenziata ‘porta a porta’ che farebbe risparmiare 40 milioni all’anno, lasciando alle spalle definitivamente 17 anni di emergenza”. In 7 quartieri napoletani già viene effettuato il servizio porta a porta con risultati eccellenti, un modello salutato positivamente anche dai cittadini, come si evidenzia dallo studio realizzato da una equipe di docenti e ricercatori del Dipartimento di Sociologia dell’Università Federico II di Napoli su un campione di 1.341 cittadini napoletani.
Mentre continua la corsa all’inceneritore, in Regione mancano impianti di compostaggio per trattare la frazione umida, con una spesa media intorno ai 100 euro a tonnellata per portare l’organico differenziato in altre regioni d’Italia. Manca la reale applicazione delle direttive europee che impongono riduzione e riciclo come priorità. Intanto dopo l’approvazione del milleproroghe, la regione Campania potrà aumentare i tributi a carico dei cittadini. Le regioni in cui sia stato dichiarato lo stato di emergenza, infatti, possono decidere aumenti dei tributi, delle addizionali e dell’imposta regionale sulla benzina. Per la Campania si potrà aumentare l’addizionale all’accisa dell’energia elettrica per far fronte all’emergenza rifiuti. Una nuova stangata per i cittadini. Intanto il Pd denuncia il passaggio, a partire dal primo marzo, della riscossione della Tarsu dai comuni campani alle province. “E’ una decisione gravissima – secondo la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro – contenuta nel milleproroghe che non solo priva i Comuni di una loro prerogativa costituzionale ma, nell’assenza di regole, apre un ulteriore varco alle attività della malavita organizzata”.

venerdì 18 febbraio 2011

Rifiuti a Napoli: Wwf, emergenza impianti di compostaggio


Metropolis 17/02/2011 - Solo il Comune di Napoli ha speso "lo scorso anno oltre 2 milioni di euro per trasferire l'organico, mentre ne avrebbe spesi poco più di 600.000 se ci fossero stati impianti operativi in regione e avrebbe potuto investire di più nella raccolta differenziata. Se Napoli attivasse il porta a porta in tutta la città con risultati medi simili agli attuali dovrebbe spendere solo per conferire l'organico 30 milioni l'anno che potrebbero invece essere utilizzati per la differenziata". Lo scrivono, in una nota, Alessandro Gatto e Ornella Capezzuto, rispettivamente presidente Wwf Campania e Wwf Napoli. I dirigenti dell'associazione ambientalista chiedono di attivare immediatamente gli impianti di compostaggio che"permetterebbero di non caricare gli impianti Stir del materiale più problematico, di produrre una Frazione Organica Stabilizzata di buona qualità per le ricomposizioni del territorio, di produrre fertilizzante naturale tanto necessario all'agricoltura della Campania, di ridurre sensibilmente la formazione del percolato. I comuni hanno problemi economici per il trasferimento dell'organico raccolto in maniera differenziata in altre regioni: in media sopportano un costo superiore a 160 euro a tonnellata che si ridurrebbe del 70% se fossero attivi impianti in regione". "E cosa fanno gli enti preposti? Creano i commissari per gli impianti di incenerimento e continuano con la politica 'provvisoria', non conforme alle direttive europee, delle discariche! La discarica di Chiaiano è in esaurimento.

Se si fosse puntato di più sulla raccolta differenziata e meno sull'incenerimento sarebbe durata più di 5 anni!. Vogliamo gridare a voce alta che siamo stanchi di questo inganno e di questa politica miope nei confronti degli interessi dei cittadini! Politica che, con inceneritori e le discariche, non farà altro che continuare a inquinare il territorio e l'aria, puntando ad una falsa soluzione del problema che arriverà non prima di 5 anni! Chiediamo all'Assessore Romano di emanare subito un provvedimento per l'immediata attivazione degli impianti di compostaggio pronti e lo sblocco di tutte le procedure per quelli da costruire in tutta la Regione ed in particolare a Napoli! In sei mesi potremmo capovolgere la situazione", aggiungono ancora Gatto e Capezzuto " E nel frattempo? I cittadini continueranno a districarsi in una selva di sempre più gravi problemi, sopravvivendo ad una situazione in cui - concludono - gli amministratori, a cui è stato affidato il compito di risolverla, continuano a dimostrare di non essere capaci di farlo".

Per non dimenticare

                Al Presidente della Comunità del Parco del Vesuvio -  Sindaco Giuseppe CAPASSO
                                   Comune  di  S. Sebastiano al Vesuvio (NA)                                                       
                         
                 pc   Al   Presidente del Parco nazionale  del Vesuvio
              Sede di Ottaviano (NA)

                       pc  Ai Sindaci del Parco nazionale del Vesuvio

Oggetto:  Convocazione urgente Comunità del Parco .

Il Comitato Cittadino di Boscotrecase,
 visto il perpetuarsi per ancora molti mesi dello sversamento dei RSU in discarica ex Sari nel Parco nazionale del Vesuvio;
considerato che allo stato non è ancora ipotizzabile una concreta alternativa all’utilizzo “illegittimo” dell’area protetta come  sede di discarica, come sottolineato più volte dalla Comunità del Parco e  come sanzionato dalla UE;
rilevato l’assenza completa di un piano certo del ciclo di rifiuti come prevedono le leggi comunitarie e, vista l’enorme discrepanza tra gli stessi comuni del Parco in tema di RD sia quantitativa che qualitativa;
nell’interesse delle popolazioni vesuviane ricadenti nell’area protetta e nell’ottica di una obbligatoria tutela ambientale e della salute pubblica

si invita

la SV a raccogliere la proposta di convocare con urgenza l’Assemblea della Comunità del  Parco nazionale del Vesuvio c/o la sede istituzionale dell’Ente,  in uno con la Presidenza e con la Direzione dell’Ente Parco, coinvolgendo i cinque Comuni associati alla “zona rossa” e autorizzati a conferire in discarica ex Sari, onde promuovere una forte iniziativa comune tesa a programmare un ciclo integrato del trattamento dei  RSU dei Comuni di cui sopra che possa consentire un’azione consortile stabile e duratura che preveda un trattamento a monte il più differenziato possibile onde evitare di ricadere prossimamente in una ennesima, prevista emergenza.

Tenuto conto che nell’area del Parco nazionale del Vesuvio non deve essere previsto alcuna ipotesi, peraltro improvvidamente paventata, di trattamento di qualsivoglia tipologia di rifiuti a cui, come Comitati, ci opporremmo con tutte le nostre forze, ci rendiamo da subito disponibili a supportare qualunque iniziativa che veda le amministrazioni in oggetto concorrere a un ciclo virtuoso dei RSU a partire dalla riduzione a monte, dall’organizzazione di isole ecologiche per il riciclo e il riuso, l’organizzazione di un’area di compostaggio nelle aree lontane dal Parco, verificare le filiere dei vari consorzi di riciclo e affrontare il tema dello smaltimento della frazione residuale secca indifferenziata o attuando protocolli “zero waste”come sottoscritto da alcuni comuni o indirizzando tale tipologia di rifiuto c/o strutture di TMM anche fuori regione, tenendo conto che una siffatta progettualità che a noi piace chiamare “modello Terzigno” consentirà di ridurre il più possibile i danni al territorio ed alla salute delle nostre popolazioni eliminando di fatto, l’utilizzo della discarica .
Tale proposta consentirebbe da subito programmare le necessarie bonifiche dell’intero territorio, previste per legge e non ancora poste in essere.

In attesa di un pronto riscontro
Porgiamo distinti saluti.
                                                                  

                                                                 Comitato Cittadino Boscotrecase






giovedì 17 febbraio 2011

Scamarcio: “Una cultura lontana dai salotti? Io scappo su Saturno”

Riccardo Scamarcio si è fatto portavoce, negli ultimi anni, della protesta contro i tagli effettuati da questo governo al mondo dello spettacolo. “Siamo un Paese con grandi risorse culturali – ha ribadito più volte – che portano ricchezza all’Italia e contribuiscono a dare un’immagine dignitosa alla nostra nazione: cosa di cui abbiamo decisamente bisogno, specie di questi tempi”. Ecco perché si è detto entusiasta di partecipare al lancio di Saturno. “Spero che questo inserto culturale de Il Fatto Quotidiano – dice Scamarcio – possa dar voce a tutte le persone che vogliono esprimere le loro idee in modo libero e anticonformista: poeti, attori, pittori… date voce, insomma, a quegli artisti che sono censurati, che non riescono ad esprimersi, anche per colpa della stampa italiana. E che questo inserto abbia la stessa forza del Fatto. Uno spazio dove poter esprimere la nostra Resistenza“.

Saturno in uscita in edicola da venerdì 25 febbraio. Ogni settimana otto pagine di libri, arti, scienze con la direzione di Riccardo Chiaberge
Guarda il filmato

mercoledì 16 febbraio 2011

Incontro a Boscoreale tra il Sindaco Langella e Comitati

Incontro tra Sindaco Langella e Comitati

Questa mattina al Comune di Boscoreale si è tenuto l’incontro tra i Comitati che lottano contro le discariche nel Parco nazionale del Vesuvio e il Sindaco Langella.

L’incontro sollecitato da tempo aveva lo scopo di riproporre il controllo di ciò che avviene all’interno di cava ex Sari, di discutere delle paventate bonifiche del territorio vesuviano e programmare il da farsi all’indomani dell’esaurimento della discarica Sari, che il Sindaco aveva più volte dato per imminente e che invece i Comitati, forti anche delle notizie fornite dalla Magistratura inquirente, stante l’attuale flusso di conferimento datano ad oltre un anno ancora di attività.

I Comitati hanno insistito sulla necessità di chiudere subito la discarica per i suoi effetti inquinanti e di provvedere, su sollecitazione del Comitato mamme vulcaniche, alla necessaria bonifica del sito.

Il Sindaco per tutta risposta ha dichiarato la sua disponibilità a confrontarsi con gli organi Provinciali e Regionali per chiedere l’immediata bonifica di tutto il territorio vesuviano visto che allo stesso Comune di Terzigno, in quel momento presente in Provincia, dovrebbero essere destinati circa 20 milioni di euro per compensazioni ambientali.

Le rappresentanti della Rete dei Comitati vesuviani hanno sottolineato la necessità di discutere su come gestire con gli altri Comuni del Parco l’emergenza che sicuramente si riproporrà dopo l’esaurimento della Sari. A che punto è la raccolta differenziata dei Comuni che ora sversano nel Parco e come affrontare il prossimo futuro per evitare il rischio che si possa ripetere una nuova emergenza e sversare in qualche altra cava tra quelle disponibili nel vesuviano.

Per questo hanno chiesto di incontrare tutti i rappresentanti dei Comuni del Parco per mettere in campo un’idea di ciclo dei rifiuti sul “modello Terzigno” ma in forma virtuosa, che riduca alla fonte i rifiuti e avvii un ciclo integrato che possa fare a meno della discarica.

Progetto a cui la Rete con Legambiente sta lavorando da tempo.

Il Sindaco per tutta risposta si è dichiarato disponibile a farsi carico di convocare a Boscoreale una riunione con tutti i Comuni del Parco a cui proporre un documento comune sottoscritto dai Comitati presenti.

Questo documento verrà discusso e sottoscritto nell’incontro che il Sindaco ha riconvocato per lunedì prossimo.
Rete dei Comuni vesuviani





COMUNE DI BOSCOREALE

DISCARICA RIFIUTI DI CAVA SARI. AVVIATO IL CONFRONTO TRA SINDACO, MAMME VULCANICHE E COMITATI ANTIDISCARICA

Dopo le polemiche dei giorni scorsi si è tenuto stamattina l’incontro chiarificatore tra il Sindaco Gennaro Langella e i rappresentanti delle Mamme Vulcaniche e dei movimenti antidiscarica nel Parco Nazionale del Vesuvio.
Il lungo faccia a faccia si è concluso con la condivisa scelta di elaborare un documento strategico operativo da sottoporre nei prossimi giorni ai sindaci dei diciotto comuni della zona rossa che attualmente sversano l´indifferenziato a cava Sari. La bozza del testo nelle prossime ore sarà preparato da Mamme Vulcaniche e comitati e sarà esaminato con il sindaco Gennaro Langella in una nuova riunione in programma lunedì mattina.
“Con soddisfazione –ha commentato il sindaco Gennaro Langella- rilevo che dopo le polemiche e le strumentali accuse alla mia persona, finalmente stamattina, come sto invocando da mesi, ci siamo seduti ad un tavolo con Mamme Vulcaniche e rappresentanti dei comitati antidiscarica, dei quali ho apprezzato il grande senso di responsabilità, per individuare un percorso comune da seguire fin dai prossimi giorni che, senza strumentalizzazioni e inutili forzature, vada nella direzione di tutelare il nostro territorio. Sono certo –ha concluso il Sindaco- che nella prossima riunione emergeranno proposte equilibrate e concrete che tengano conto da un lato delle esigenze della nostra cittadinanza, che restano prioritarie, e dall’altro della situazione di emergenza che la nostra provincia continua a vivere”.
IL CAPO UFFICIO STAMPA
Antonio d’ERRICO

Paul Connett

L'interessante e divertente intervento del candidato al Nobel per la Chimica PAUL CONNETT al convegno SALUTE E AMBIENTE: QUALE RAPPORTO?" di Potenza, il 19 gennaio 2011 in merito ai rifiuti e agli inceneritori.

lunedì 14 febbraio 2011

L’IGNORANZA UCCIDE I POPOLI BISOGNA UCCIDERE L’IGNORANZA(José Martinéz)

Le nanoparticelle emesse dagli inceneritori e dagli altri processi industriali ad alta temperatura non sono trattenute dai filtri, ma penetrano nei polmoni, nel sangue e negli altri organi del nostro corpo, provocando gravi patologie apparentemente senza causa.

domenica 13 febbraio 2011

Ora basta .. Senza sosta...fiato sul collo

Carissimi,
Vi scrivo per informarVi che stamani (ieri per chi legge) ho accompagnato presso gli uffici della Prefettura di Napoli il dott. Michele Buonomo e la dott.ssa Annamaria Sannino, rispettivamente Presidente della Legambiente Campania e cittadina residente nelle immediate prossimità della discarica, al fine di depositare e sottoscrivere la denuncia, da me redatta nella qualità di avvocato di Legambiente Campania, nei confronti del Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare. 
In tale denuncia, esposti i, purtroppo tristemente noti, fatti che hanno provocato l'insoregere di vari fattori inquinanti, si stigmatizzano i comportamenti e le omissioni degli Enti coinvolti e si chiede ai compenti organi del Ministero dell’Ambiente di provvedere all'adozione delle misure di precauzione, di prevenzione o di ripristino previste dalla parte sesta del Decreto Legislativo n. 152/2006, ordinando ai responsabili la immediata cessazione delle condotte dannose, anche a mezzo della sospensione cautelativa della gestione e la messa in sicurezza della discarica che insiste nell’area c.d. “Cava Sari”, irrogando le sanzioni di legge.
Avvertendo (gli istanti), che in mancanza di risposte adeguate, saranno intraprese conseguenti azioni legali anche avverso il Ministero stesso.
Avv. Aldo Avvisati

venerdì 11 febbraio 2011

Intercettazioni Mascazzini: l’ira di Capasso, presidente comunità Parco Nazionale del Vesuvio

L’ironia ed il disprezzo che emergono dalle frasi del Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente suscitano indignazione e sdegno nella gente vesuviana. È quanto afferma il Presidente della Comunità del Parco Nazionale del Vesuvio Giuseppe Capasso.

Oggi si spiega come sia potuto accadere che in un Parco Nazionale, riserva Mab-Unesco, sia stato possibile aprire una discarica come quella di Terzigno. Il vulcano più famoso del mondo – prosegue Capasso – avrebbe meritato ben altra considerazione da parte del Ministero dell’Ambiente che, anche nell’ultima e mai conclusa emergenza rifiuti, si è caratterizzato per la totale assenza, lasciando soli i Comuni e l’Ente Parco nella tutela dell’area protetta.
Chiediamo con forza, conclude Capasso, al Ministro dell’Ambiente e al nuovo Direttore Generale per la protezione della natura di sostenere un piano di bonifica dei siti di stoccaggio che negli anni hanno fatto del Vesuvio la pattumiera d’Europa.

I Comitati incontrano i PM di Nola

Comunicato stampa La Rete dei Comitati vesuviani in uno con le Mamme vulcaniche in rappresentanza dei cittadini che lottano contro le discariche nel Parco nazionale del Vesuvio, accompagnati dal pool di legali guidati dall’avv. Francesco Sorrentino dell’ufficio legale di Legambiente si sono recati stamane (ieri per chi legge) c/o la Procura della repubblica di Nola dove hanno incontrato il Procuratore dr. Paolo Mancuso e il PM Visone titolare dell’inchiesta relativa alla discarica ex Sari di cui Comitati, Legambiente, Parco e Comuni chiedono l’immediata chiusura.
Al Procuratore i Comitati hanno manifestato le preoccupazioni dei cittadini vesuviani alla luce delle analoghe inchieste sugli sversamenti illeciti e sul mancato controllo della gestione dei siti di discarica accertati dalla magistratura napoletana e che hanno avvelenato l’intera Regione Campania.
Trattandosi degli stessi rifiuti tossici di cui alle intercettazioni telefoniche della Procura napoletana che sono stati sversati nella ex Sari ad opera di ASIA spa per ordine dalla Regione Campania, è stato chiesto alla Procura di Nola di accertare prontamente il delitto onde limitare, se è ancora possibile, ulteriore grave danno ambientale al territorio vesuviano.
La stessa Procura è stata messa al corrente dai Comitati che mai nelle lunghe notti di controllo effettuate dai membri dei Comitati è stata riscontrata in loco la presenza del CTA “Parco nazionale del Vesuvio” del Corpo forestale dello Stato, competente per le violazioni all’interno dell’area protetta, come si può evincere dai ripetuti rapporti del drappello di Polizia di turno nei pressi della discarica a cui i Comitati hanno chiesto ed ottenuto dichiarazioni a verbale, e che allo stato manca qualunque forma di trasparenza nella gestione della stessa discarica, come ripetutamente sollecitato dalla UE, in quanto a tutt’oggi rstano inevase qualunque richieste circa la visione dei registri di flusso, la tipologia dei rifiuti conferiti e l’attuale capienza dell’invaso.
Oltremodo al Procuratore Mancuso è stato chiesto di effettuare i prelievi delle matrici acqua, terra ed aria al fine di verificare l’ipotesi plausibile di contaminazione degli inquinanti da discarica nel territorio circostante la ex Sari.
I Magistrati hanno assicurato un’approfondimento dell’inchiesta in itinere in relazioni alle considerazioni e alle denuncie formulate dai Comitati, in particolare per la questione del trasferimento di rifiuti “tossici” di Louttaro, sull’attuale gestione ordinaria della discarica in capo alla Provincia di Napoli e sull’apertura del sito a controlli pubblici anche da parte dei Comitati.
E’ stato concordato di proseguire gli accertamenti dell’inquinamento dell’area affiancando ai periti nominati dalla Procura, esperti tecnici indicati dai Comitati e pianificando fin dalla prossima settimana un calendario di interventi mirati a rilevare i probabili danni all’ambiente.
L’incontro si è concluso con un’aggiornamento da qui a qualche settimana alla luce di nuova documentazione
e approfondimento delle perizie poste in essere.
I Comitati nel ringraziare dell’attenzione prestata hanno garantito di informare da subito le popolazioni vesuviane dell’iter dell’inchiesta in atto.
La prossima iniziativa della Rete sarà a breve un’incontro con i vertici dell’Ente Parco del Vesuvio per valutare un’analoga azione legale per l’inottemperanza dell’Ordinanza n 01/R/10 del 23/12/2010 che intima alla Regione Campania, SAPNA, Asia e Ecodeco il ripristino dello stato dei luoghi e la bonifica ad horas del sito di discarica Pozzelle 3 –ex Sari in Terzigno
Rete dei Comitati vesuviani

giovedì 10 febbraio 2011

Napoli affonda tra i rifiuti e la società provinciale affoga tra i costi

Nuovi roghi per la città, rifiuti dati alle fiamme e cassonetti rovesciati. Dopo diciassette anni di gestione emergenziale e dopo quattro miliardi di euro spesi, Napoli e provincia continuano a essere sommersi dalla spazzatura. Nel solo capoluogo ci sono due mila tonnellate di rifiuti non raccolti, ma l’ufficio flussi della regione Campania prova a rassicurare e dice: “Il ritardo è dovuto allo stop domenicale degli Stir (gli impianti di trattamento ndr)”. In provincia va peggio. La monnezza accatastata per le strade ammonta alle dieci mila tonnellate. Non si vede una via d’uscita anche alla luce dell’annunciata prossima chiusura della discarica di Chiaiano.


L’assenza di una strategia è stata sottolineata recentemente anche dal Parlamento europeo che nella sua risoluzione ha bocciato il piano campano.
Nel frattempo continua ad aumentare la coda dei mezzi compattatori all’esterno degli impianti di trattamento.
All’immondizia per le strade si sommano le inchieste che hanno decapitato il vertice della SapNa, la società pubblica provinciale che si occupa della raccolta dei rifiuti. L’ex amministratore unico Corrado Catenacci si è dovuto dimettere dopo l’indagine della procura di Napoli sul percolato riversato in mare che lo ha visto coinvolto come ex commissario di governo.
La società, nata nel gennaio 2010, ha già speso in un anno circa un milione di euro.
Il bilancio che il fattoquotidiano.it ha potuto consultare parla chiaro: tre funzionari con la qualifica di quadro costano all’anno 275 mila euro. Ma quello che fa schizzare le spese sono le consulenze. Ce n’è per tutti i gusti: da quello legale (32 mila euro) a quello tributario (16 mila euro); da quello contabile ( 59 mila euro) fino all’incaricato per l’elaborazione del piano industriale ( 45 mila euro). In un anno, solo per le consulenze se ne vanno 222 mila euro.
Insomma, il conto economico di un’emergenza infinita è secondo solo a quello ambientale. Entrambi crescono a dismisura come la spazzatura sui marciapiedi della città.
di Nello Trocchia

L’industria del packaging e l’arte del riciclo

Un settore che rappresenta l’1,5% del Pil nazionale, indispensabile per il consumo di qualsiasi genere di prodotto.“Nel 2009 il sistema ha avviato a riciclo o recupero il 73,9% dei rifiuti di imballaggi di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro immessi al consumo"


Altro che bruciare rifiuti. A dare lezioni di riciclaggio è un settore molto importante per l’economia italiana, e indispensabile per il consumo di qualsiasi genere di prodotto: l’industria del packaging, che rappresenta l’1,5% del Pil nazionale. In Italia, solo il 26% dei rifiuti da imballaggio immessi al consumo finiscono nelle nostre discariche. Una percentuale impensabile in un Paese che non ricicla. Nonostante questo gli organi di riferimento del settore lanciano un allarme: “L’istruzione del nostro Paese non prevede un luogo in cui formare i tecnici dell’imballaggio”. Un problema da niente, se non fosse per un particolare: il tecnico dell’imballaggio è una figura professionale ben remunerata, ricercata dalle aziende di tutto il mondo e, soprattutto, di cruciale importanza per la riduzione dei rifiuti da imballaggio. L’Università di Parma aveva aperto un corso di laurea specifico “Scienze e tecnologie del packaging” nel 2001, ma in vista della riforma Gelmini è stata costretta a chiuderlo. Il ministero dell’istruzione lo aveva inserito in una nota che parlava di “sprechi e privilegi degli Atenei”.

Il riciclaggio dei rifiuti da imballaggio. Il Conai, Consorzio Nazionale imballaggi, è l’ente costituito dalle imprese produttrici e utilizzatrici di involucri al fine di perseguire gli obiettivi di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio previsti dalla legislazione europea. Come spiega il direttore generale dell’ente, Walter Facciotto: “Nel 2009 il sistema ha avviato a riciclo o recupero il 73,9% dei rifiuti di imballaggi di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro immessi al consumo: stiamo parlando di 8.024.000 tonnellate recuperate su 10.863.000 tonnellate immesse. Contestualmente è scesa al 26,1% del totale dei rifiuti da imballaggio la quota destinata adiscarica”. Per questo Facciotto conclude: “La prevenzione dei rifiuti da imballaggio rappresenta, nel panorama più ampio della gestione dei rifiuti, una leva insostituibile da un punto di vista economico, oltre che ambientale”.

L’industria del packaging. Quella del packaging è una vera e propria industria. Il dottor Marco Sachet, direttore dell’Istituto italiano imballaggio, spiega quanto sia importante questo settore per l’economia italiana. “Quello dell’imballaggio è un mercato interessante, che rappresenta l’1,5% del Pil nazionale. Il fatturato globale 2009 delle aziende manifatturiere è di 769.000 milioni di euro (fonte: Prometeia), mentre quello dell’imballaggio, comprensivo della parte macchine, è di 30.000milioni di euro (fonte: Istituto Italiano imballaggio)”. Per rendersi conto dell’importanza del packaging, continua Sachet, basta fare un confronto tra diversi paesi: “Dove l’industria del packaging è poco efficiente, solo il 30% dei prodotti agricoli raggiunge il consumatore. Nel nostro Paese il 90% di ciò che viene raccolto viene consumato e solo il 10% va perso. Basta questo dato per far capire perché si insegna packaging in tutti i Paesi sviluppati”.

Il tecnico dell’imballaggio. Nel nostro Paese un’adeguata formazione di tecnici dell’imballaggio manca. E farne le spese è anche l’ambiente: “Una progettazione di packaging ambientalmente sostenibile deve appoggiarsi su una solida scienza del packaging”, sottolinea il dott. Sachet, lamentando che in Italia “purtroppo in nessun livello di studio si impara cosa sia questo imballaggio e di conseguenza nessuno lo conosce, spesso nemmeno gli addetti ai lavori”.

Chiude Scienze e tecnologie del packaging. A ospitare il corso di laurea è stato l’Università di Parma, fino a quando non è stata costretta a chiuderlo. Solo poche settimane fa il Miur (Ministero Istruzione, Università e ricerca) lo ha inserito in una nota su sprechi e privilegi negli Atenei. Il corso di Scienze e tecnologie del packaging viene indicato fra quelli costruiti “non attorno agli interessi degli studenti ma rispetto a quelli deiprofessori, dei rettori e di tutti coloro che, a vario titolo, sono impiegati all’interno degli atenei”. Una grande bufala, spiega Angelo Montenero, Ordinario di Chimica generale e inorganica presso l’Università di Parma: “Il corso è nato proprio su spinta,anche economica, delle aziende del settore tramite l’Istituto Italiano Imballaggio”. E precisa: “Da sempre, prima con il contributo di alcuni associati all’Istituto Italiano Imballaggio e poi con il contributo del Conai, abbiamo coperto i costi vivi del Corso di Laurea, dove per costi vivi intendo il pagamento dei Professori a contratto, scelti tra i più competenti esistenti in Italia”. Anche il dottor Sachet non ci sta: “E’ stato chiuso un corso di laurea che è stato – e senza la riformauniversitaria potrebbe ancora essere – un ottimo esempio di collaborazione tra impresa e università”. E conclude: “Questa chiusura allontana il nostro Paese da quelli che da più di 40 anni ne hanno fattouna scienza da trasmettere a livello universitario (Usa, Uk, Germania, Francia, Svizzera, India)”.

di Rita Guma e Gaetano Pecoraro

Leggi le interviste integrali

Conai: “Riciclare conviene”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/09/il-conai-riciclare-conviene/91020/
Istituto Italiano Imballaggi: “Mancano esperti in imballaggi ecocompatibili”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/09/istituto-italiano-imballaggi-mancano-esperti-in-imballaggi-ecocompatibili/91022/
Scienza e Tecnologia del Packaging: “Esempio di collaborazione fra università e impresa”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/09/scienza-e-tecnologia-del-packaging-un-esempio-di-collaborazione-fra-universita-e-impresa/91023/
Chiude Scienze del packaging. “A governarci sono principianti totalmente incompetenti”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/09/chiude-scienze-del-packaging-a-governarci-sono-principianti-totalmente-incompetenti/91024/

Afragola, alcuni video di domenica mattina ad Afragola







Lucio Iavarone

mercoledì 9 febbraio 2011

«A Terzigno i rifiuti puzzolenti tanto lì è il Quarto mondo»

Gianfranco Mascazzini
Gianfranco Mascazzini 
Dialogo di Mascazzini, direttore del ministero per l’Ambiente: fece gettare frazione organica non stabilizzata nella discarica di cava Sari


Come direttore generale del ministero dell’Ambiente, avrebbe dovuto fare tutto il possibile per tutelare il territorio della Campania e i suoi abitanti. Invece Gianfranco Mascazzini, indagato nell’inchiesta sul percolato e scarcerato sabato scorso dal gip, si adoperava per smaltire a tutti i costi enormi quantità di frazione organica che stabilizzata non era, che puzzava terribilmente e che gli abitanti di Terzigno non volevano. «Terzo» e «quarto mondo» li definisce Mascazzini in una telefonata agli atti dell’inchiesta anche se non riguarda problema del percolato. È il 4 giugno 2007 e il direttore generale del ministero dell’Ambiente parla con l’ingegner Barni dell’Enea.
«L’attuale Fos da smaltireè quello che e di conseguenza ho bisogno di un intervento più puntuale... Ora, puntuale relativo Fos che c’è ed alle prospettive di un utilizzo del medesimo in un tempo molto breve, tetto agosto massimo come data di inizio all’interno, diciamo così, di una discarica nel Comune di Terzigno» .
Barni chiede : «Sì, in cui ci finisce solo quello?» .
Mascazzini conferma: «Ci finisce per il momento quello e poi gradatamente il Fos migliore... Comunque Fos» .
Barni: «Senza altri scarti» .
Mascazzini: Adesso senza la S e dopo attaccate la S» .
Per il momento, però, la frazione organica non ancora stabilizzata e questo crea preoccupazione tra gli addetti ai lavori.
Mascazzini: «Il timore che abbiamo è di rovinarci la piazza con i primi 500mila metri cubi o tonnellate che siano» .
Barni: «Che puzza come una dannata probabilmente».
Mascazzini: «Che puzza da un lato, che non è affatto stabilizzatae tutto questo genere di cose. Lui (una persona non specificata, ndr) mi parlava di Terzo mondo. Ma sai, là ... Il Terzo mondo è abituato, qua sono schizzinosi anche se sono Terzo mondo, capisci» .
Barni: «Eh, certo, quando gliela porti te sono schizzinosi, se la bruciano sotto casa no, ma se gliela porti te sono schizzinosi» .

Mascazzini: «Qui sono Quarto mondo: più gliela porti, più diventano raffinati e spendono. Allora, diciamo che questo è un po’ il quadro del ragionamento».


Questa telefonata è considerata importante dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, titolari dell’inchiesta, anche perché emblematica della gestione dei rifiuti e degli impianti: nulla era pianificato, regolato, funzionate; tutto, secondo la Procura, si faceva all’insegna dell’improvvisazione, per tamponare le emergenze. Lo smaltimento a Terzigno della frazione organica non stabilizzata, per i magistrati, fa il paio con lo sversamento del percolato nei depuratori mal funzionanti, che di fatto lo facevano finire in mare senza alcuna forma di trattamento. Sabato scorso il gip in composizione collegiale Bruno D’Urso, Francesco Chiaromonte e Luigi Giordano) ha disposto la scarcerazione di cinque delle persone arrestate il 28 gennaio scorso: oltre a Mascazzini, Corrado Catenacci, Marta Di Gennaro, Mario Lupacchini e Gabriele Di Nardo. Per altri indagati la misura restrittiva è stata attenuata, mentre si attende la decisione del Riesame sulla detenzione di quanti hanno fatto ricorso direttamente al Tribunale della libertà.

Titti Beneduce

martedì 8 febbraio 2011

Napoli- Prof. Ortolani su scandalo Rifiuti e percolato nel mare: Chi governa non capisce che le spiagge della Campania sono una risorsa ambientale di grande importanza

Ecco come mai chi governa non capisce che le spiagge della Campania sono una risorsa ambientale autoctona di grande importanza socio-economica


Napoli- (del prof. Franco Ortolani) I mass media di ieri 28 gennaio hanno diffuso la notizia dei provvedimenti giudiziari eseguiti a carico di 38 persone (di cui 14 arrestati) per non avere impedito lo sversamento di percolato in mare e per associazione per delinquere e reati ambientali. I nomi sono già noti anche per altre inchieste relative a irregolarità commesse durante la gestione dello scandalo rifiuti in Campania come Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile e il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario straordinario all’emergenza rifiuti della Regione Campania. Tra gli interessati vi sono amministratori e alti funzionari regionali. Il 4 agosto 2010 diffusi una mia nota dall’ingenuo titolo “Come mai chi governa non capisce che le spiagge della Campania sono una risorsa ambientale autoctona di grande importanza socio-economica?” Mi pareva strano che gli amministratori della Campania (che si sono succeduti e appartenenti a diverse coalizioni partitiche) non comprendessero che la nostra regione gode di un bene ambientale di inestimabile valore: le spiagge! Ricordavo che nella moderna società un metro quadrato di spiaggia bagnata da acqua pulita può indurre un fatturato annuo variabile da circa 200 euro a circa 2000 euro. Le coste della Campania, in totale, sono lunghe 512,440 km di cui circa 170 km sono rappresentati da spiagge. Valutando che in ogni chilometro di spiaggia, mediamente, vi sono circa 20.000 metri quadrati utilizzabili, il fatturato potenziale annuo per chilometro può variare da un minimo di 4.000.000 di euro ad un massimo di circa 40.000.000 di euro. Il fatturato potenziale dei 170 km di spiagge campane, pertanto, potrebbe variare da circa 680 milioni di euro a circa 6800 milioni di euro. Valutando, per cautela, che in ogni chilometro di spiaggia vi sia una fascia ampia solo 10 metri balneabile, le cifre del fatturato potenziale dei 170 km di spiagge si riducono alla metà: da un minimo di circa 340 milioni di euro a un massimo di circa 3400 milioni di euro. Sempre per prudenza, valutando che il fatturato medio annuo per metro quadrato di spiaggia sia la metà dei valori minimi e massimi sopra descritti, le cifre del fatturato annuo potenziale per i 170 chilometri di spiaggia si riducono a circa 170 milioni di euro come minimo e a circa 1700 milioni di euro come massimo.


Con le acque marine tutte balneabili, con le spiagge adeguatamente attrezzate nel rispetto della eco sostenibilità, la Campania si può attestare su un significativo risultato da perseguire tenacemente da qui a cinque anni: assicurare un fatturato annuo di circa 2 milioni di euro per chilometro di spiaggia. Tale risultato sarebbe progressivamente migliorato ogni anno.

Rendere fruibili tutti i 170 km di spiaggia deve essere un obiettivo obbligato per tutti gli amministratori della Campania. Senza pensarci sopra due volte. Le spiagge sono un patrimonio che la Campania ha gratis, devono essere localmente restaurate, tutelate e rese fruibili assicurando che l’acqua marina non sia inquinata.

Sottolineavo che il dramma ambientale e socio-economico era connesso al fatto che circa 80 km di costa non erano e non sono attualmente balneabili per inquinamento; in particolare l’inquinamento causato da scarichi non depurati rendeva (e rende) non balneabili circa 60 km di spiagge pari a circa il 36% delle spiagge campane. Richiamavo l’attenzione sull’importante problema che la Campania non ha disponibile per inquinamento costiero un tratto di litorale pari a circa l’80% di quello dell’intera Emilia Romagna. Mi permettevo di richiamare gli amministratori eletti dai cittadini della Campania a tenere presente che essi governano il territorio che è di tutti i cittadini e che per loro è un obbligo valorizzare le risorse ambientali locali imposto anche dallo statuto regionale. Non devono chiedere il permesso a nessuno. Devono agire al più presto per favorire l’assetto socio-economico regionale, difendere l’ambiente antropizzato costiero, valorizzare e tutelare i monumenti ambientali costieri. Per pianificare e governare bene il territorio occorrono tre azioni strettamente correlate: 1- la conoscenza degli aspetti fisici, umani, economici del proprio territorio; 2- l’individuazione e la scelta di idonee forme per amministrare correttamente il patrimonio disponibile in modo che sia attuabile un armonico rapporto uomo-ambiente oggi e domani; 3- l’attuazione di idonei interventi sul territorio rispettosi delle prerogative fisiche ed ambientali locali e generali. La corretta applicazione di questi principi si deve necessariamente basare su esperti ed onesti conoscitori del territorio e su onesti funzionari pubblici. Invitavo i nuovi amministratori della Campania ad abbandonare il “perverso e dilagante” modo di governare strettamente improntato a: 1- individuazione e scelta degli “affari” immediatamente realizzabili con il denaro pubblico da parte di gruppi organizzati; 2- messa a punto dell’organizzazione che possa agevolmente consentire il “saccheggio”; 3- attuazione di interventi sicuri e blindati, grazie agli appoggi e al concorso di figure istituzionali, che devono abbandonare il ruolo di funzionari super partes diventando parte integrante del gruppo e garanti della blindatura degli affari, ed, eventualmente, di altri “controllori del territorio non istituzionali” ma molto organizzati. La crisi economica impone di valorizzare le risorse ambientali autoctone che possono avere un ruolo di strategica importanza nell’economia regionale, finora abbandonate a se stesse e in parte al degrado.

Qualche spunto tecnico-scientifico circa le spiagge deve essere delineato.
Finora sono stati attuati alcuni interventi di difesa mal concepiti in quanto basati su vetuste conoscenze geoambientali e improntati ad una sorpassata ed inefficace, nei tempi medio-lunghi, difesa ad oltranza tipo “Linea Maginot” che era già inutile quando fu realizzata. Tali interventi molto costosi e attuati senza una preventiva e seria valutazione dell’impatto ambientale, durante i lavori e ad opere realizzate, hanno provocato seri dissesti al litorale come accaduto a Capitello nel Golfo di Policastro dove è stata danneggiata anche l’unica strada costiera che collega Scario con Sapri.

Nei progetti regionali si continua a proporre un irrealizzabile ripascimento artificiale con sabbia prelevata dai fondali marini che si è rivelato inattuabile (non c’è sabbia sufficiente per tutte le spiagge in erosione) e si identifica come “un intervento di nicchia” non duraturo e molto costoso ma molto buono per spendere soldi pubblici con la scusa dell’emergenza.

I sedimenti per restaurare le spiagge potrebbero essere ricavati dal restauro ambientale delle cave abbandonate in modo da ottenere i classici due piccioni con una fava: il restauro delle cave prima che vengano riempite di immondizia (come le cave di Terzigno) e il recupero di territorio pregiato di grande valenza ambientale e socio-economica. Un idoneo e sostenibile restauro delle spiagge garantirebbe la sicurezza all’ambiente antropizzato e metterebbe a disposizione delle istituzioni pubbliche un nuovo territorio di elevato valore ambientale ed economico; gli interventi potrebbero essere realizzati con un trasparente ed originale rapporto pubblico-privato. Finora gli interventi regionali hanno puntato a potenziare la portualità turistica lasciando nel degrado gran parte delle spiagge; in tal modo si privilegiano i cittadini ricchi che possono ormeggiare le imbarcazioni con le quali raggiungere le acque non inquinate lontano dalla costa. La maggior parte dei cittadini, invece, è costretta ad andare in altri lidi non inquinati fuori regione o a rischiare problemi seri di salute facendo i bagni “fuorilegge” in aree inquinate come il litorale Domitio.

Occorre un piano strategico pluriannuale per il restauro ambientale dei litorali attualmente non balneabili per inquinamento. Per quanto riguarda il litorale domitio si deve garantire che tutti gli scarichi liquidi di tutti i tipi devono essere depurati in modo da rendere balneabile tutto il litorale, coinvolgendo anche il Molise dal momento che parte della Provincia di Isernia immette gli scarichi nel Volturno. Si tenga presente che 1 chilometro di spiaggia balneabile e adeguatamente attrezzata può garantire un fatturato annuo variabile da 2 a 4 milioni di euro. Considerando che attualmente circa 30 chilometri di litorale non sono balneabili, entro 5 anni il restauro ambientale e il disinquinamento potrebbero determinare l’incremento del fatturato della fascia costiera di almeno 60 milioni di euro annui. E’ evidente che il corretto uso di una risorsa autoctona di importanza strategica come le spiagge potrebbe garantire migliaia di nuovi posti di lavoro. L’inchiesta della Magistratura ha evidenziato che parte degli amministratori e dei funzionari che hanno amministrato fino al 2010 avevano altri interessi privati e non si preoccupavano del bene pubblico, della salute dei cittadini e dell’assetto socio-economico. Chiarito l’arcano mistero che lo scrivente ingenuamente non aveva capito, i nuovi amministratori che pensano di fare? Tirare a campare (fino ad una eventuale nuova inchiesta giudiziaria) o valorizzare le risorse naturali e ambientali strategiche per l’assetto socio-economico?

Franco Ortolani, Ordinario di Geologia Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio Università di Napoli Federico II

lunedì 7 febbraio 2011

Percolato, Pierobon: “gli uomini di Bertolaso lavoravano così”

 Alberto Pierobon nel 2007 è stato per due mesi subcommissario a Napoli: «Questo disastro ambientale è la conseguenza della strategia del Commissariato di governo».

Nel commissariato per l’emergenza rifiuti a Napoli, Alberto Pierobon ci è durato appena 60 giorni. Il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, su pressione di esperti e magistrati, lo aveva imposto a Bertolaso come subcommissario con la delega alla raccolta differenziata. Scelta quasi obbligata. Nel campo, Alberto Pierobon rappresentava all’epoca una delle punte di eccellenza: da direttore generale del Consorzio Treviso tre aveva raggiunto punte di riciclo che arrivavano all’80 per cento.
Nominato sub commissario, ha avuto il torto di non trasformarsi in un soldatino di Bertolaso. Ha provato a lanciare la raccolta differenziata dal basso, coinvolgendo il prete anticamorra Luigi Merola e Alex Zanotelli, provando dunque la strada della sensibilizzazione diretta dei quartieri popolari. Gli uomini dell’ex capo della Protezione civile a Napoli lo hanno ripagato con la massima ostilità. «Ero costretto a usare il mio computer e il mio telefono, mi escludevano dalla riunioni più importanti. A loro apparivo come un marziano rompiballe», racconta Pierobon.
La storia del percolato in mare non lo stupisce più tanto. «C’erano dei segnali inequivocabili, l’emergenza percolato era sotto gli occhi di tutti. Basta pensare all’immagine di Raffaele Del Giudice che nel documentario Biutiful Cauntri lancia la pietra in un lago di percolato. Ma Bertolaso funzionava un po’ da salvacondotto. I dirigenti del Commissariato questo lo sapevano e per questo si sentivano superpotetti», racconta l’ex subcommissario. Sulla questione del rifiuto liquido, che all’epoca era ormai fuori controllo nelle discariche costruite dal Commissariato, aveva anche proposto una soluzione a Bertolaso: «Gli spiegai che esistevano degli impianti mobili di trattamento del percolato, utilizzati soprattutto dalle aziende francesi. Mi offrii anche per organizzare un incontro con il direttore di una di queste ditte. Ma la proposta cadde nel vuoto, non la prese nessuno in considerazione».
A suo avviso il percolato a mare è la diretta conseguenza della strategia complessiva. «Non si può pensare di risolvere il problema solo con i buchi e i termovalorizzatori. L’assillo era togliere i rifiuti dalle strade, non importava come».
SITI CORRELATI
http://www.9online.it/blog_emergenza_archivio/2009/08/18/zanotelli-gestione-rifiuti-in-campania-atto-criminale/
http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2011/02/01/percolato-in-mare-gli-indagati-avevamo-fretta-di-liberarcene/
http://www.9online.it/blog_emergenza_archivio/2009/04/01/viaggio-nella-biutiful-cauntri/
http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2011/01/31/villaricca-la-fonte-dove-zampilla-il-percolato/
http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2011/01/31/inchiesta-percolato-lectio-magistralis-di-disastro-ambientale/
http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2010/11/24/nuovo-decreto-rifiuti-legambiente-leredita-di-percolaso/
http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2010/02/11/emergenza-permesso-di-aggirare-le-leggi/
(Giorgio Mottola, Terra)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ragazzi,

dopo la memorabile puntata di oggi di 'Presadiretta' trasmessa
da Raitre, ho scritto la seguente email alla redazione del programma.

Buonasera,
sono il presidente di uno dei tanti Comitati Antidiscarica costituitisi
in Campania negli ultimi anni in seguito all'acuirsi costante del
problema rifiuti.
Ho apprezzato molto il vostro lavoro giornalistico di altissimo
spessore e me ne congratulo con voi. Grazie a nome dei cittadini che
il nostro Comitato rappresenta e mi sento di dire grazie a nome di
tutti i campani.
Mi rendo conto che in una puntata, anche lunga come questa, sarebbe
stato difficile toccare tutti gli aspetti di questa questione.
Tuttavia mi preme segnalarvi che secondo me andava affrontato anche
l'aspetto legato alla grande mobilitazione dei nostri Comitati di cittadini.
Oggi i comitati e le associazioni costituitesi in modo spontaneo da
comuni cittadini sono tantissimi e si stanno coordinando con una rete
campana. Ogni giorno gridiamo a gran voce il disastro ecologico da voi
mirabilmente illustrato, ma nessuno ci ascolta. Ogni giorno piangiamo
le vittime di cancro che ognuno ha nella propria famiglia, ma nessuno
si sofferma su questo (anzi nascondono i dati dei registri tumori).
Ogni giorno il nostro sgomento aumenta quando vediamo i frutti deformi
della nostra terra, e gli agricoltori piangono perché nessuno
comprerebbe mai quei prodotti malsani, ma nessuno gli da peso. Ogni
giorno il nostro stomaco si contorce quando vediamo che le Istituzioni
preposte, tal Cesaro che avete così ben presentato, che non sa nemmeno
aprir bocca, continua a proporre solo piani che prevedono discariche e
inceneritori. Piani che puntualmente vengono bocciati dalla Comunità
Europea che ci chiude l'accesso ai fondi e presto ci condannerà a
multe salatissime e la nostra disperazione
raggiungerà livelli insostenibili. Saremo messi in ginocchio da questo
prima ancora che dal federalismo del nord.
Noi cittadini gridiamo ogni giorno dai megafoni delle nostre
manifestazioni di piazza il modello Portici, il modo in cui vorremmo
che fossero gestiti i rifiuti: con raccolta differenziata porta a
porta, raccolta dell'umido, siti di compostaggio, isole
ecologiche, tariffa (e non tassa) sui rifiuti che premi gli utenti più
virtuosi, cultura del riuso, del riciclo, dei rifiuti zero. Stiamo
mettendo sù dei laboratori per fare in modo che tanti volontari
possano, riutilizzando vecchi stracci, creare dei sacchetti di tela
unici nel loro genere (oggetti cult di moda) che regaleremo ai
cittadini per fare la spesa rifiutando i sacchetti di plastica che
ancora oggi vengono dati dai supermercati e commercianti.
Insomma, abbiamo grandi idee, le gridiamo ogni giorno ma nessuno ci
ascolta... anzi vogliono che al di fuori della Campania si creda che
sia colpa dei cittadini ... NOOOOO, Non è così! Noi siamo tanti
Raffaele Del Giudice!!! Siamo tanti liberi cittadini che hanno un
desiderio represso di cambiare le cose, di rivoluzionare il sistema.
Ma la malapolitica ce lo impedisce, la criminalità ci soffoca, ci uccide.
Vi prego, date voce quanto prima, almeno voi, a questa realtà. Vogliamo
che si sappia che esistiamo e che desideriamo un mondo diverso. Lo
desideriamo più di ogni altra cosa, prima di essere costretti a scappare.
Grazie
Lucio Iavarone
Presidente Comitato NO Discariche
Comuni a Nord di Napoli

sabato 5 febbraio 2011

Il sindaco leghista ordina - Piccola storia di ordinaria ferocia

Nella Scuola dell'Infanzia di Fossalta di Piave in Veneto per aiutare una piccola di origine africana le maestre si privano di un pasto alla settimana, ma il primo cittadino dice no

In fondo la storia è molto semplice: una bambina di quattro anni lasciata senza pasto, nella mensa del suo asilo, e rimandata a casa per volontà di un sindaco. In fondo questa è una nuova, piccola, storia feroce, una storia di uomini coraggiosi che si mettono a fare la guerra ai bambini. Ed è una di quelle facili guerre con cui alcuni amministratori della Lega provano a stravolgere la faccia bella del nord e a macchiare la generosità dei veneti con il pretesto della buona amministrazione. Sarebbe forse una “Nuova Adro” – questa storia – se a Fossalta di Piave la solidarietà dei genitori (che sono andati a protestare in istituto), delle insegnanti e dei collaboratori scolastici non si fosse opposta alle decisioni del sindaco e della direttrice scolastica. E sarebbe una storia sicuramente incredibile se a raccontarla a “Il Fatto” non fossero le testimonianze dei genitori, le carte bollate e persino le parole dei diretti interessati.

Ecco che cosa è successo. Nella Scuola dell’Infanzia “Il Flauto Magico” di Fossalta di Piave (che fa parte dell’Istituto comprensivo di Meolo) – una deliziosa scuola con i giochi fuori e cinque maestre bravissime – c’è una bambina di origine africana (la chiameremo Speranza, anche se questo non è il suo nome). Speranza ha una famiglia povera ma felice. Il padre operaio, la madre che si prende cura dei figli: lui lavora nelle industrie della zona, il pane non manca. Speranza ha quattro fratellini: due più piccoli di lei, due più grandi, già alle elementari. Quando entra in età scolare non riesce a iscriversi a scuola, perché non trova posto: l’istituto può accogliere solo cinquanta bambini. Quest’anno la mamma di Speranza (che chiameremo Maria, anche se questo non è il suo nome) fa in tempo a ricevere una buona notizia e un colpo durissimo. La buona notizia è che Speranza potrà finalmente entrare a scuola perché c’è posto per lei. Accede al tempo pieno, impara subito l’Italiano, si integra, aiuta la propria famiglia – e la madre che si esprime con pochissimi vocaboli e i verbi all’infinito – a inserirsi nella comunità fossaltina. Ma poi arriva anche il colpo: il papà di Speranza, dopo aver perso il suo lavoro e non essere riuscito a trovarne uno nuovo, sceglie di emigrare in Belgio, dove gli hanno promesso un impiego certo. Lo fa, e la piccola famiglia straniera inizia a vacillare. Era lui che si esprimeva in un italiano corrente, lui che teneva i rapporti con gli altri genitori. Maria resta sola: i soldi che arrivano dal Belgio sono pochissimi rispetto alle necessità di cinque bambini. I bimbi delle elementari hanno la refezione e il tempo pieno, ma Speranza, nella sua nuova classe, (anche se con la tariffa agevolata) deve pagare comunque cinquanta euro al mese. Se devi stringere la cinghia sono comunque tanti soldi. E così Maria si rivolge ai servizi sociali del comune, che le rispondono di non poter intervenire per aiutarla.
Nel frattempo (solo una settimana fa), le maestre della scuola escogitano una soluzione: ognuna di loro rinuncerà una volta a settimana al pranzo a cui ha diritto (sul posto di lavoro) e lo cederà alla bambina. E’ un gesto di solidarietà pragmatico, discreto. Aderiscono anche le due collaboratrici scolastiche, è d’accordo l’insegnante di religione che viene una volta a settimana. In un istituto in cui si servono 60 pasti e in cui mangiano 50 bambini, in realtà, le pietanze che ogni giorno avanzano basterebbero (e avanzerebbero) per tutti. Ma le maestre vogliono che non ci siano irregolarità e così si arrangiano: un giorno una di loro torna prima, un giorno un’altra si porta un panino, un altro ancora un’altra salta il pasto e dice scherzando che le farà bene alla linea.
Ma qui finisce il lato bello della storia e inizia la commedia surreale e grottesca. Il sindaco leghista Massimo Sensini (che è stato informato dai servizi sociali e dalla direttrice) viene a sapere della soluzione che è stata trovata e va su tutte le furie. Convoca la direttrice del comprensorio, Simonetta Murri e le spiega che “è responsabile di una gravissima irregolarità”. Prende carta e penna e scrive di suo pugno una lettera in cui si leggono frasi come questa: “Si sottolinea che il personale (della scuola, ndr.) non può cedere il proprio pasto senza incorrere in un danno erariale per il comune di Fossalta di Piave”. Insomma, per l’amministratore Sensini, le maestre che si privano del pasto per far mangiare una bambina di quattro anni, sono paragonabili a dei ladri che sottraggono al Comune beni di pubblica utilità. La direttrice sottoscrive la decisione, e a sua volta stila un ordine di servizio il cui senso è: “Se questo atteggiamento si ripeterà le responsabili saranno denunciate al provveditorato”. Con questa procedura le maestre rischiano provvedimenti disciplinari e la sospensione dall’insegnamento. E infatti non vogliono parlare. Maria viene informata che deve presentarsi a prendere Speranza alle 12.00 e non più alle 16.00. La bimba è costretta a saltare il tempo pieno e a separarsi dai suoi compagni di scuola. Maria fa quel che le è stato detto e, due giorni fa, la bimba scoppia a piangere in classe quando la madre la prende per portarla a casa. Ieri i genitori hanno chiesto un incontro alla direttrice dell’istituto per pregarla di risolvere la situazione.
Ma l’interessata spiega a “Il Fatto”: “Purtroppo condivido il richiamo che ci ha fatto il sindaco”. Le domandi come giudichi la sua lettera e lei ti risponde: “L’ho trovata ironica. E utile”. Ma in che senso? La Murri fa un esempio: “Se lei ha una casa del comune non la può subaffittare a dei terzi, capisce? E’ un reato. Se lei ha diritto ad un pasto della mensa non lo può dare a chi passa”. Provi a suggerire alla direttrice che la bambina non è una persona “che passa”. La Murri non accetta l’idea: “Ma vede, questo è un principio: quella soluzione era grave e dannosa. Se tutti volessero il pasto gratis noi cosa potremmo fare?”. Le chiedi se abbia ricevuto altre richieste: “Per ora no. Ma non potrebbero arrivare in tanti, siamo in tempi di crisi”. Provi a domandare se pensa che il fatto che la bimba sia extracomunitaria abbia prodotto la decisione dell’amministratore: “Penso proprio di no. Anzi, questa vicenda è la migliore garanzia della buona fede del sindaco: la bimba viene trattata come verrebbe trattato qualsiasi italiano”. Resti ancora incredulo, e cerchi il sindaco Sensini, classe 1951. Lo cerchi quattro volte, in comune, ti dicono che arriva alle 17.00. Ma lui non risponde e non richiama. Peccato. In fondo, questa è una storia semplice, una piccola storia di ordinaria ferocia. Ma la parola fine – per fortuna – non è stata ancora scritta.

Da Il Fatto Quotidiano del 4 febbraio 2011