lunedì 31 gennaio 2011

SOPRALLUOGO DISCARICA CAVA SARI

Questa mattina alle 10,00 il Consiglio Comunale dei BOSCOTRECASE si è recato per un sopralluogo alla discarica Cava Sari località pozzelle nel comune di Terzigno.
E' stato invitato anche il Comitato cittadino di Boscotrecase che ha partecipato con il presidente Vincenzo Izzo, il geologo Maurizio Cirillo e l'ingegnere Imma Orilio.
La componente dei Comitati ha riproposto le vecchie richieste alla SAPNA e ASIA sulla gestione della discarica. 

Queste le richieste dei Comitati:

 
Comitato Cittadino Boscotrecase
 via Umberto I, 131. Boscotrecase (Na)
 comitatoboscotrecase@alice.it
C.A. Sindaco Comune Boscotrecase
 
P.C. Comune di Terzigno (NA) Via Gionti, 16,
 
Assessore Reg. Campania: Giovanni Romano
Sede: Via De Gasperi, 28 - 80134 Napoli ,
 
ARPA Campania
Via Vicinale Santa Maria del Pianto
Centro Polifunzionale, Torre 1 80143 Napoli ,
 
Provincia di Napoli
Piazza Matteotti - 80133 Napoli
Assessore Giuseppe Caliendo,
 
A.S.I.A.
Azienda Servizi Igiene Ambientale.
Sede Legale: 80147 Napoli - Via Volpicella, 315 ,
 
S.A.P.NA. S.p.A.
Sede Legale in Piazza Matteotti , 1
80133  Napoli c/o Palazzo della Provincia,
 
ASL NA3Sud
Sede legale: Corso Alcide De Gasperi, 167
80053 Castellammare di Stabia (Na).
 
 
Oggetto: Richieste tecniche del Comitato cittadino Boscotrecase e dei tecnici con cui lo stesso collabora, in occasione della visita alla Discarica SARI di Terzigno del 31/01/2011
 
-          Possibilità di accedere alla documentazione che descriva l’effettiva capienza dell’invaso SARI, le quantità di materiale sversato nonché la residua capienza della stessa e i tempi stimati per la chiusura dell’impianto.
 
-          Possibilità di visionare i registri di conferimento durante la vita del complesso discarica SARI, in particolare attenzione riferimento alla natura dei materiali provenienti dalla bonifica del sito discarica di LoUttaro (Ce).
 
-          Accedere alla documentazione inerente il progetto della discarica, in particolar modo avere i dati sulle geomembrane utilizzate, il loro collaudo e per quanto le stesse potranno garantire una perfetta tenuta. Inoltre di poter avere dati inerenti le barriere geologiche utilizzate.
 
-          Possibilità di accedere alla documentazione o ricevere una risposta ufficiale in merito alle soluzioni previste per mettere in sicurezza la discarica in caso di evento vulcanico.
 
 
 
 
 
Boscotrecase li 31.01.2011
Il presidente                                             Comm. Tecnica
 

domenica 30 gennaio 2011

Gli uomini della “cricca del percolato”

CHE BELLA GENTE
Ecco i principali personaggi coinvolti nella nuova "monnezza connection"
Dalle mille pagine dell’ordinanza cautelare sulla nuova “monnezza connection”, firmata dal Gip su richiesta dei pm Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello (coordinati dall’aggiunto Aldo De Chiara) emerge il paradigma adottato in questi anni: l’assenza di un piano di gestione e le conseguenze dell’eterna emergenza.

Dall’assenza di collaudi per i Cdr alla gestione delle discariche, dalla costruzione dell’inceneritore fino trattamento del percolato, il pericoloso liquido di risulta delle discariche. Ognuna di queste fasi è contraddistinta da deroghe e irregolarità con conseguenze devastanti per l’ambiente e la salute dei cittadini.

Peccato che i protagonisti di questa vicenda non siano esponenti della criminalità organizzata, al contrario, sono uomini delle istituzioni. Ecco le biografie di alcuni dei protagonisti più importanti.

Gianfranco Mascazzini, ex direttore del ministero dell’Ambiente, è stato scelto per un delicato ruolo all’Aquila. In questi giorni il presidente Gianni Chiodi lo ha nominato commissario per la gestione del fondo di 40 milioni di euro disposto per contrastare il rischio idrogeologico. Non solo. Mascazzini è anche consulente, emerge dall’ordinanza, della Sogesid, la società in house del ministero dell’Ambiente e per questo si è ritenuto di disporre la misura cautelare. Eppure Mascazzini era lo stesso che nell’inchiesta Rompiballe al telefono formulava la strategia per rendere meno puzzolenti le discariche campane, gestite non a norma “Il tentativo – diceva – è di trattare con una polverina magica tipo calce che mischiata la roba da spostare la rende non puzzolente”. Nella discarica di Terzigno dovevano portare solo rifiuti trattati, ma gli impianti non funzionano, e Mascazzini ammette: “Su Terzigno pensiamo di metterci solo marmellata fritta… Il mio problema è di avere quattro carte…”. Tre anni dopo promosso per meriti sul campo, ora ai domiciliari.

Marta Di Gennaro, numero due di Guido Bertolaso, è stata già coinvolta nell’inchiesta Rompiballe. Al telefono con un uomo del commissariato che le spiegava: “Qui non ha proprio senso fare il trattamento dei rifiuti…”, Lei rispondeva: “Sì, ma rimane fra noi… non ce lo possiamo dire… ora noi dobbiamo parlare il linguaggio che parlano tutti… che è il linguaggio della vaghezza”. Ieri con le discariche e gli impianti di trattamento dei rifiuti, oggi con il percolato.

Un altro uomo finito ai domiciliari in questa ultima inchiesta è Claudio De Biasio, definito dai giudici uomo dalla ‘personalità criminale allarmante’. Già direttore del consorzio Ce4, il centro di potere di Nicola Cosentino luogo di incontro tra imprenditoria mafiosa e malaffare politico, De Biasio nel 2007 approda al commissariato di governo, come numero due di Bertolaso, una nomina al centro di un audizione secretata della commissione ecomafie. In intercettazioni e nelle deposizioni del pentito Gaetano Vassallo, De Biasio viene definito come persona ‘vicina’ ai fratelli Orsi, gli imprenditori contigui al clan dei Casalesi. De Biasio viene arrestato nel 2007 poco dopo la nomina al commissariato. Nonostante le indagini a suo carico resta nella Protezione civile con un incarico emergenziale in Puglia e poi arriva anche la promozione. Guido Bertolaso, nonostante la bufera giudiziaria (nel processo Ce4 viene assolto), lo sceglie come attuatore dell’organizzazione del G8 in Sardegna. Il vertice degli scandali, quello della cricca. Un incarico dal quale De Biasio si dimetterà ‘per depotenziare eventuali iniziative giudiziarie ai suoi danni’. Nel giugno 2009 viene coinvolto in una nuova inchiesta per i falsi collaudi ai Cdr. Cambiano le stagioni, cambiano i governi, ma Claudio De Biasio resta sempre in sella. Come questa cricca che, nonostante le pesanti ombre, ha continuato a lavorare e occupare posti decisionali nello scacchiere istituzionale. Dalle perquisizioni effettuate dagli inquirenti negli uffici di Protezione civile, prefettura e in due società (Termomeccania e Hydrogest) potrebbe emergere nuovi dettagli e l’inchiesta potrebbe allargarsi.

di Nello Trocchia

Tutti gridavano con forza il loro NO all'ennesima politica di gestione rifiuti a vantaggio della criminalità.

Riceviamo e pubblichiamo
Ragazzi,
oggi la manifestazione a Quarto ha visto una partecipazione
eccezionale, più di 10.000 persone in piazza, un fiume di gente che
aveva un unico obiettivo e concordava su un progetto condiviso da
tutti:
- NO DISCARICHE E INCENERITORI;
- SI A RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA, RACCOLTA DELL'UMIDO,
SITI DI COMPOSTAGGIO, ISOLE ECOLOGICHE, TIA AL POSTO DELLA TARSU,
POLITICHE CHE FAVORISCANO GLI IMBALLAGGI ZERO, RIFIUTI ZERO, RIUSO DEI
MATERIALI.
Tutti gridavano con forza il loro NO all'ennesima politica di
gestione rifiuti a vantaggio della criminalità. Come Comitato abbiamo raccolto tanti applausi e ringraziamenti per la nostra presenza lì (vedi foto in allegato). Siamo convinti che uniti
tutti insieme i comitati della Campania possiamo fare molto e
proseguiremo su questa strada.
Grazie Lucio

Un irremovibile NO alla discarica

Un irremovibile no alla discarica e ad ogni forma di imposizione politica è stato il messaggio scaturito dall’incontro tenutosi presso il Seminario vescovile, proposto dall’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro " giustizia e pace " e salvaguardia del creato della diocesi di Nola, Assocampaniafelix e Comitato difesa dell'Agro Nolano di Gennaro Allocca.

 Viviamo una temperie epocale, dove si tende a sfuggire da responsabilità,sollevando polvere e giocando allo scaricabarile.Dove le Istituzioni,ad ogni livello,sembrano aver smarrito la loro missione.
Fanno fatica (e quale) a stare sui problemi.
E,di conseguenza,non riescono ad esprimere una visione.Ad indicare una prospettiva.
In un contesto del genere,la Diocesi di Nola,ha scelto di affondare nellla realtà dei tempi la sua azione pastorale, nel segno del messaggio evangelico "che si aggiorna e si rinnova".Ha scelto di schierarsi-con il Suo Pastore in prima fila-con i più deboli,a difesa della tutela dell'ambiente e della salute.
Ha scelto di fare di ogni Parrocchia un soggetto socialmente incisivo.
Ha scelto di stare con la gente e tra la gente,per dialogare,capire e orientare.
Ha scelto di promuovere occasioni di aggregazione sociale,per promuovere la svolta culturale di cui il territorio nolano e,più latamente,il Paese ha bisogno.


 
Una di queste occasioni doveva essere l'Assemblea Pubblica sul tema"Emergenza ambientale,problematiche e prospettive"convocata dall'Arcivescovo S.E. Beniamino Depalma .
Sala affollatissima.Relatori di primo piano.A cominciare da don Aniello Tortora,che ha introdotto i lavori con un'ampia relazione,ricca di spunti per la riflessione e l'approfondimento della problematica in discussione.
Ma non appena la parola è passata al sostituto procuratore,dott.Giuseppe Visone,che rappresentava il Procuratore Mancuso,si è scatenata la protesta.Dopo qualche interruzione,ha preso la parola Don Luigi Ciotti,che ha infiammato gli animi del folto pubblico con un pertinente "elogio della legalità".
Citando Sant'Agostino ha invocato non una passiva speranza,bensì quel sentimento,che,passando per la rabbia(intesa come tensione forte alla conoscenzai del reale),passa attraverso il coraggio,inteso come voglia di prioettarsi in avanti,per giungere alla soluzione dei problemi.



Le parole loro ma soprattutto le esasperate richieste di chi non ne può più di disagi ambientali e giochi di poteri hanno guidato la serata, la centinaia di ospiti intervenuti per assistere all’incontro, tra cui la Rete dei Comitati vesuviani di Terzigno, le Mamme vulcaniche di Boscoreale e gruppi organizzati come il Movimento Difesa del Territorio Area Vesuviana e il Collettivo Area Vesuviana, non hanno infatti voluto solamente ascoltare.
“Dove trovate una chiesa che offre l’opportunità di incontrarsi e riflettere su questi temi?” ha affermato don Luigi Ciotti alla platea: “Siamo l’ultimo paese in Europa a non vedere ancora riconosciuti nel codice penale i reati ambientali: dobbiamo fare la nostra parte e il primo passo è una grande sfida culturale, scuotere gli indifferenti. La malattia mortale di oggi è situazionel’indifferenza”. Sono state accolte con fiducia le parole di don Ciotti, mentre vive proteste sono state rivolte al procuratore Visone, praticamente zittito dal pubblico nonostante i ripetuti inviti del Vescovo ad ascoltare (le acredini risalgono al mancato intervento della Procura di Nola sulla discarica di Terzigno, n.d.r.). Non sono mancati i momenti di agitazione, per quanto infine anche i rappresentanti dei gruppi di difesa del territorio hanno espresso 



serenamente i loro commenti: “Noi ci appelliamo al diritto alla vita, non vogliamo altro che la legalità e per questo, come non vogliamo le discariche a casa nostra, non le vogliamo neanche a casa degli altri” ha detto una mamma vulcanica di Boscoreale. “La stampa ha trasmesso solo chi creava disordine, ma noi stiamo conducendo questa battaglia legalmente: il Parco del Vesuvio è avvelenato, cosa dobbiamo fare?! Appartengo alla diocesi di Napoli e nessuno ha mai proposto un incontro come quello di stasera, mi congratulo con il Vescovo e spero che lui possa far da tramite con le istituzioni” ha detto  rappresentante della Rete.

Domenico Montanaro Visciano Palmo a Palmo
Franco M.
 

venerdì 28 gennaio 2011

I cattolici al cardinale Sepe

Appello dei credenti all'arcivescovo "perché siamo sconcertati dal silenzio che sembra circondare questa orribile vicenda". Parte da Napoli la mobilitazione dei cattolici laici, che chiede alle gerarchie ecclesiastiche: "Aiutateci a spiegare ai nostri figli". Ecco il testo della lettera e le firme

di ANTONIO TRICOMI
Caso Ruby, i credenti contro Berlusconi. Da Napoli, i “cattolici laici” attivi nelle comunità parrocchiali scrivono al cardinale Sepe chiedendo un suo intervento chiaro e forte. Da Caserta Suor Rita Giaretta, responsabile della Casa Rut per l’accoglienza alle giovani prostitute, rende nota una lettera aperta in cui la figura del premier viene accostata a quella di Erode. «Ci rivolgiamo a Lei dicono a Sepe i cattolici napoletani perché siamo sconcertati dal silenzio che sembra circondare queste orribili vicende. Auspichiamo che Lei, forte della sensibilità umana che tutti Le riconosciamo, intervenga come solo il Vangelo ci illumina: “La tua Parola sia sì, sì , no, no. Il resto viene dal Maligno”. Noi auspichiamo, come genitori ed educatori coinvolti quotidianamente nella povertà spirituale di un’epoca contrassegnata dal consumismo e dall'egoismo più irragionevole, che si sollevi dalla nostra città una voce forte a spazzare la lordura che ha invaso l’etica pubblica. Noi auspichiamo che questa voce affermi che tali vicende e i suoi protagonisti rappresentano un cancro da estirpare e non un ostacolo da aggirare. In tanti ci interrogano e si aspettano risposte non elusive». I firmatari sono diciassette, ulteriori adesioni all’indirizzo eticaesperanza@gmail.com. Suor Rita cita invece l’invettiva di San Giovanni Battista contro Erode: «Non ti è lecito!». E aggiunge: «Dove sono gli uomini, i maschi? Poche sono le voci, anche dei credenti, che si alzano chiare e forti. Nei loro silenzi c’è ancora troppa omertà, nascosta compiacenza e forse sottile invidia».


LA LETTERA

Eminenza reverendissima cardinale Crescenzio Sepe,

ci rivolgiamo a Lei perché profondamente turbati e confusi dalle vicende che riguardano la nostra vita politica nazionale.
Ci rivolgiamo a Lei perché, coinvolti a vari livelli nella vita attiva al servizio nelle comunità parrocchiali , siamo sconcertati dal silenzio che sembra circondare queste orribili vicende.
Auspichiamo che Lei, forte della sensibilità umana che tutti Le riconosciamo, intervenga come solo il Vangelo ci illumina: “La tua Parola sia sì, sì , no, no il resto viene dal Maligno”.
Noi auspichiamo, come genitori ed educatori coinvolti quotidianamente nella povertà spirituale di un'epoca contrassegnata dal consumismo e dall'egoismo più irragionevole, che si sollevi dalla nostra città una voce forte a spazzare la lordura che ha invaso l'etica pubblica.
Noi auspichiamo che questa voce affermi che tali vicende e i suoi protagonisti rappresentano un cancro da estirpare e non un ostacolo da aggirare. Come cristiani siamo impegnati da sempre nella ricerca di una comune soluzione e siamo educati a cercare nel prossimo il Volto del Cristo ma è forte l'imbarazzo e improcrastinabile il bisogno che l'intera comunità cristiana si interroghi su quanto è accaduto.
Siamo interessati, in quanto impegnati quotidianamente nella sfida educativa dei nostri giovani, a ritrovare una direzione, a cercare di stabilire cosa è giusto e cosa non lo è.
Sappiamo quanto sia importante garantire una alta coesione sociale in un momento di crisi economica così profonda, ma siamo sbalorditi di fronte alla deriva etica mostrata da alte cariche politiche del nostro paese.
In tanti ci interrogano e si aspettano risposte non elusive: i nostri fratelli e sorelle più giovani, i nostri figli e tutti quelli che attendono che il Magistero che Lei interpreta possa essere, ancora di più, un segnale di speranza.
Eminenza Reverendissima, Le chiediamo di accompagnarci nella richiesta immediata di dimissioni da ogni incarico politico per chi è coinvolto in torbide vicende come il nostro attuale presidente del consiglio.
Le chiediamo di unire la Sua voce alle nostre nel chiedere l'allontanamento dalla politica di quanti sono investiti e la nostra Regione, provincia e città ne sono un pessimo esempio da inchieste giudiziarie sui rapporti con la malavita organizzata e/o si sono macchiati di condanne.
Ci auguriamo che questo avvenga soprattutto in questi momenti in cui le tenebre sembrano calare sulla nostra civiltà.
Napoli, 27 gennaio 2011

Antonio Nocchetti parrocchia S.Maria dellaConsolazione

Marcello Ciucci parrocchia S.Maria della Consolazione

Anna Mercaldo parrocchia San Paolo Apostolo

Vittoria Scarda parrocchia di Santa Teresa del Gesù

Maria Francesca Carfora parrocchia San Gennaro al Vomero

Umberto Amato diocesi di Napoli

Gabriella De Rosa parrocchia di S.M. di Costantinopoli

Francesco Paolo Tramontano parrocchia di S.M. di Costantinopoli

Immacolata Grazioso parrocchia San Francesco Caracciolo

Antonietta Grazioso parrocchia san Francesco Caracciolo

Suor Paola Paoli religiosa del Sacro Cuore

Costanza Boccardi comunità di Michea

Flora Guarino parrocchia di S. Strato

Fiammetta Carloni parrocchia S. Maria della Libera

Giovanni Maraviglia parrocchia S. Maria della Sanità

Mario Donatiello parrocchia S. Maria della Sanità

Maria Mezzina diocesi di Napoli

Per contatti : Antonio Nocchetti 3687481912 oppure 0815787060


eticaesperanza@gmail.com

SOLO MUNNEZZA

Inchiesta rifiuti a Napoli, indagato Bassolino Arrestati prefetto ed ex vice di Bertolaso
Le misure cautelari sono state prescritte per 14 persone, tra cui Marta Di Gennaro, ex vice del capo della Protezione Civile e il prefetto Corrado Catenacci. L'accusa è di aver consentito lo sversamento di percolato in mare
Sono nomi di spicco quelli coinvolti nell’inchiesta sui rifiuti a Napoli che in mattinata ha portato all’arresto di Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile, e del prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania. E tra le 38 persone indagate risultano pure l’ ex presidente della Regione Antonio Bassolino, l’ex assessore regionale Luigi Nocera e l’ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi. L’operazione per reati ambientali è stata eseguita in varie zone d’Italia dai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) e dalla Guardia di Finanza di Napoli, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli. A Di Gennaro e Catenacci è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Nella stessa operazione sono state arrestate altre 12 persone. Le accuse sono di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali. Sequestri di documentazione sono stati messi in atto in diverse sedi istituzionali, come la Prefettura di Napoli, la Regione Campania ma anche la Protezione civile di Roma e in sedi di aziende di rilievo nazionale. Nel corso delle indagini è stata accertata l’esistenza di un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani che ha consentito, per anni, lo sversamento in mare del percolato (rifiuto liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani), in violazione delle norme a tutela dell’ambiente. Il percolato veniva immesso senza alcun trattamento nei depuratori dai quali finiva direttamente in mare, contribuendo ad inquinare un lunghissimo tratto di costa della Campania, dal Salernitano fino al Casertano.

Le ordinanze di custodia cautelare (otto in carcere e sei ai domiciliari) sono state eseguite a Napoli, Roma, Caserta e Parma. L’indagine, durata fino al luglio 2010 e prosecuzione di quella conclusa nel maggio 2008 (nota con il nome di ‘Operazione Rompiballe’, che ha portato all’arresto di 25 indagati per traffico illecito di rifiuti) è stata sviluppata mediante attività tecniche, nonché riscontri documentali, che hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti di ex uomini politici, professori universitari, dirigenti della pubblica amministrazione e tecnici delle strutture commissariali che si sono avvicendati al Commissariato per l’emergenza rifiuti della Regione Campania dal 2006 al 2008.

giovedì 27 gennaio 2011

Rifiuti, si cerca una discarica


Napoli rischia di precipitare di nuovo nell'emergenza, la Provincia deve indicare un nuovo sito per i rifiuti entro lunedì. I comitati di cittadini di Chiaiano occupano l'aula consiliare
di CRISTINA ZAGARIA
Cercasi discarica. Napoli rischia di trovarsi di nuovo nell’ennesima emergenza rifiuti. La prima scadenza è lunedì 31 gennaio. Intanto il fronte comincia a surriscaldarsi. La Provincia deve indicare un nuovo sito entro lunedì, data entro cui il governo dovrebbe anche convertire in legge il decreto sui rifiuti approvato lo scorso dicembre.
Proprio sul nuovo sito è guerra. Una battaglia in cui scendono ancora una volta in campo i cittadini: da un lato per impedire che la discarica di Chiaiano sia allargata, dall’altro per fermare il progetto della Provincia di creare un nuovo sito a Quarto.
Ieri mattina un gruppo di cinquanta aderenti ai comitati anti discarica di Chiaiano ha occupato la sede del consiglio provinciale, a Santa Maria la Nova. «Giovanni Perillo, il direttore tecnico della società provinciale (SapNa), subentrata all’Ibi nella gestione del sito, ha lanciato l’ipotesi di alzare muri di cemento sui limiti naturali della cava, per sversare fino a settembre e così dribblare la chiusura della cava prevista marzo aprile», spiega il portavoce dei manifestanti, Antonio Musella. «L’ingegnere Paolo Viparelli dell’Ibi, che ora andrà a dirigere Sant’Arcangelo Trimonte, ha sempre dichiarato impossibile l’ampliamento della discarica».
Anche il presidente della Provincia, Luigi Cesaro, smentirebbe quest’ipotesi circolata negli ultimi giorni. Ieri, infatti, Cesaro (a Roma l’assessore Caliendo), ha rassicurato i manifestanti in una lunga conversazione telefonica. Comunque per domani (alle 17) è stato fissato un incontro tra i comitati e la Provincia. «Vogliamo che Cesaro metta nero su bianco che non allargherà la discarica di Chiaiano», dice Musella.
E se Chiaiano è sempre allerta, si rinsalda anche il fronte che a Quarto dice “no” alla nuova discarica: ieri mattina il sindaco del comune flegreo, Sauro Secone, ha inaugurato un presidio permanente, sabato ci sarà la prima manifestazione (ore 10). Scende in campo anche il vescovo di Pozzuoli: «Una soluzione emergenziale non può causare ulteriori danni a persone e a territori che stanno cercando di individuare percorsi di sviluppo». Interviene in maniera netta il vescovo Gennaro Pascarella, che con i parroci delle cinque comunità parrocchiali di Quarto, rigetta l’ipotesi della discarica in una delle cave di via Spinelli e in una nota, invita le istituzioni preposte «ad una maggiore riflessione circa l’apertura di una discarica in quell’area».

Rifiuti, il vescovo di Pozzuoli: No danni da soluzione emergenziale

26/01/2011 - "Una soluzione emergenziale non può causare ulteriori danni a persone e a territori che stanno cercando di individuare percorsi di sviluppo". Così il vescovo di Pozzuoli, Gennaro Pascarella, che con i parroci delle cinque comunità parrocchiali di Quarto, rigetta l'ipotesi della discarica in una delle cave di via Spinelli e in una nota, invita le istituzioni preposte ad una maggiore riflessione circa l'apertura di una discarica in quell'area. La Curia vescovile di Pozzuoli non rimane indifferente alle reazioni bipartisan che stanno arrivando da tutte le componenti politiche, dal mondo imprenditoriale e dalle realtà sociali e culturali. Come ribadito anche in una recente Lettera aperta ai cittadini, "possiamo anche avere sensibilità culturali diverse, o proporre soluzioni diverse ai problemi che feriscono la nostra città, ma tutti dovremmo avere la passione per il bene comune".

Da parte della Diocesi viene ribadito che nel territorio in questione è in essere un progetto per la realizzazione di un santuario mariano e contestualmente di un centro congressi diocesano con strutture sociali e sportive annesse, individuando proprio in quell'area la possibilità di costituire un polo religioso ma anche sociale unico nei Campi Flegrei. "La dislocazione di una discarica in quei luoghi, causerebbe il grave e colpevole arresto del desiderio e dei progetti messi in campo per offrire migliori condizioni di vita nella provincia di Napoli. La Chiesa di Pozzuoli - si conclude la nota - è vicina ai cittadini di Quarto che insieme al sindaco Sauro Secone e all'amministrazione comunale tutta vogliono far sentire le ragioni del loro dissenso nel pieno rispetto delle regole democratiche".

Lavoro: ex coop Vesuvio. Occupati uffici tecnici del Parco

26/01/2011 - Cinque lavoratori della ex cooperativa 'Vesuvio, Natura e Lavoro' hanno occupato, questa mattina, la sede dell'ufficio tecnico dell'Ente Parco del Vesuvio a San Sebastiano al Vesuvio (Napoli). L'iniziativa nasce per sensibilizzare gli organi istituzionali alla vertenza occupazionale. E intanto, in attesa di risposte concrete altri 'presidi' sono in atto: anche oggi per il secondo giorno consecutivo la sede dell'Ente nel Palazzo Mediceo a Ottaviano (Napoli) è stata occupata.


Al momento un gruppo di lavoratori presidia il piazzale di quota 500 in località 'La Siesta' ad Ercolano e un altro è al piazzale di quota mille. "Domani è in programma una riunione del direttivo dell'Ente Parco al quale noi parteciperemo auspicando una soluzione alla vertenza", dice il sindacalista della Uil iro Seraponte.

martedì 25 gennaio 2011

Emergenza rifiuti: a Quarto 40mila no alla discarica

25/01/2011 Quarantamila "no" alla discarica. Questo è emerso dal Consiglio comunale straordinario svoltosi questa mattina a Quarto Flegreo e presieduto dal sindaco Sauro Secone. Una volontà condivisa da politici, parroci, associazioni, comitati civici e esponenti del mondo imprenditoriale di opporsi "in maniera ferma e decisa, senza se e senza ma" alla discarica che la Provincia di Napoli vuole localizzare in una delle cave di tufo di via Spinelli, tra Quarto, Monterusciello e Licola al confine con i Comuni di Qualiano e Villaricca. "Noi non ci fermeremo in questa battaglia civile per tutelare il territorio quartese, che è stato violentato in questi anni dalla vicina discarica di Pisani e di Giugliano e dallo sversamento abusivo nelle cave di via Spinelli - ha detto il sindaco Sauro Secone -. Abbiamo allestito un ufficio comunale speciale, con tanto di gonfalone listato a lutto, in un camper a ridosso della cava dove la Provincia vuole localizzare la discarica".
"In quell'ufficio - ha ancora detto il sindaco - mi trasferirò già a partire da domani mattina con i miei collaboratori e assessori per manifestare insieme al neonato comitato civico antidiscarica. Dovranno passare letteralmente sui nostri corpi per realizzare la discarica. Non li faremo passare". "I cittadini, i comitati civici, le associazioni e i parroci - ha aggiunto Secone - saranno sentinelle in carne e ossa contro l'avanzata degli autocompattatori, in una protesta civile e nel pieno rispetto della legge". "Il nostro dissenso - ha concluso il sindaco - parte da dati scientifici inoppugnabili, con una cava localizzata in una zona sottoposta a vincoli archeologici, ambientali e, per giunta, anche sotto sequestro, con la falda acquifera a nemmeno tre metri di profondità".

Caldoro, autorizza l’ingresso di rifiuti tossici in Campania!!

15 novembre 2010. Napoli è allo stremo, colma di spazzatura: 3500 tonnellate per le strade, 10000 calcolando quella dimenticata nelle città vicine. Pecorella torna a parlare di “rischio di disastro ambientale”. Il Governatore della Regione Campania Caldoro firma un provvedimento che autorizza i conferimenti fuori provincia.

Cosa inquina la Campania? La camorra istituzionale in affari con i clan locali. Questo non deve essere più un dubbio per nessuno. Nel frattempo si perde tempo, denaro e dignità a trovare alternative che esistono ma che nessuno vuole attuare per la gestione del rifiuto solido urbano nessuno parla del rifiuto industriale, speciale. Sul bollettino ufficiale pubblicato dalla Regione Campania la delibera che autorizza l’ingresso di rifiuti speciali in Campania. Avete capito bene, mentre Terzigno e tutta la regione lotta contro i cumuli di rifiuti, le discariche legali e abusive zeppe di ogni genere di rifiuto, puzza e percolato, la Regione autorizza l’ingresso di rifiuti speciali provenienti da altre regioni di Italia, magari, da quelle stesse regioni ‘ Verdi ‘ che hanno snobbato, offeso, pugnalato i campani. I rifiuti speciali sono:


- Rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall’art. 186;

- Rifiuti da lavorazioni industriali;

- Rifiuti da attività commerciali;

- Rifiuti derivanti dai fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;

- Rifiuti derivanti da attività sanitarie;

- Macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;

- Veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti;

- Combustibile derivato da rifiuti. Le scorie.

I rifiuti pericolosi sono quei rifiuti speciali e quei rifiuti urbani NON domestici indicati espressamente come tali con apposito asterisco nel CER
Tutto questo, con la autorizzazione data dalla Regione verrà smaltito in Campania, ma dove, come, bruciandoli?
Tutto questo senza menzionare i sette impianti di compostaggio commissionati nel 2002 dall’allora Commissario di governo all’emergenza rifiuti e mai ritirati. Si vocifera che, se non ci saranno altri intoppi, potrebbero cominciare a produrre compost nei primi mesi del 2011. 108 mesi dopo il bando. Francesco Galanzino, è uno dei soci dell’azienda che avrebbe dovuto fornire alla Campania quegli impianti. Racconta al Corriere del Mezzogiorno come e perché gli stessi, ad oggi, non siano mai arrivati.
«Entsorga, la mia società, si aggiudicò nel 2002 l’appalto per la fornitura di sette impianti alla Campania. Una gara da un milione e mezzo di euro. Noi ci impegnavano a fornire sette moduli per il compostaggio, che garantissero il trattamento di almeno 24.5000 tonnellate di umido ogni 12 mesi. Il Commissariato ha pagato solo il 70% di quanto pattuito. Abbiamo perciò intentato una causa civile, per ottenere il saldo, considerando anche che l’impresa ha pagato tasse ed Iva sull’intera fornitura. Il ministero ha resistito in sede giudiziaria e solo recentemente la vicenda si è conclusa. Abbiamo vinto noi. Dovranno pagarci tutto l’importo previsto».
Quindi, mentre tutta la Campania è in piena emergenza ambientale, mentre Terzigno subisce una infamia vecchia di decenni, mentre spariscono i fondi per la gestione dei dati informatici negli uffici giudiziari, mentre i magistrati indicano Nicola Cosentino come colui che «garantiva il permanere dei rapporti fra imprenditoria mafiosa, pubblica amministrazione ed enti a partecipazione pubblica». Mentre l’impero dei Casalesi valicava Caserta per giungere fino in Lombardia, ancora secondo gli inquirenti, l’attuale coordinatore del Pdl in Campania avrebbe anche «contribuito al riciclaggio e al reimpiego delle provviste finanziarie provenienti dal clan dei Casalesi».
Mentre si aspettano dal 2002 gli impianti di compostaggio tutt’oggi inesistenti, la Regione Campania autorizza l’arrivo di rifiuti speciali da smaltire sul proprio territorio. Fuori dalle indagini la società S.A.R.I. Srl che gestisce la discarica di Terzigno, da sempre terra occupata dai clan locali. Dentro gli appalti comunali, provinciali e regionali, dentro i cda di certe banche popolari locali le tante risposte che cerchiamo.

L'imbroglio: rifiuti da portare nelle cave "CER 02.01.99"

Salerno, dal pomodoro a rifiuti fuorilegge Nove arresti: anche il titolare della "Doria"
Comunicato della Società: «Sempre agito con correttezza Sproporzione tra ipotesi di reato e provvedimenti restrittivi»
SALERNO - Nove persone arrestate, sequestrati due impianti di recupero di rifiuti, un laboratorio di analisi chimiche e 58 automezzi. È il bilancio di una operazione dei carabinieri del Noe di Salerno su disposizione della Procura della Repubblica di Napoli che hanno scoperto un traffico illecito di rifiuti speciali non pericolosi. I due impianti sono stati sequestrati a Cava de Tirreni (Salerno) e a Cerignola (Foggia) mentre il laboratorio di analisi ha sede a Salerno.

Le nove persone arrestato sono state rinchiuse nel carcere napoletano di Poggioreale.
Gli arrestati sono Andrea Ferraioli direttore generale della "Doria spa" (unica azienda del Sud quotata in Borsa), Giuseppe Cuomo direttore supplichain della stessa "Doria" cofirmatario dei contratti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti; Sergio Amato di Giugliano in quanto procuratore dello stabilimento della Doria. Arrestati anche Gaetano Di Dio, di Mercogliano (Avallino), Susanna Cuomo di Cava dei Tirreni, Giovanni D'Ambrosio di Baronissi (rappresentante del laboratorio Ge.i.s.a.) e Luigi Sorrentino. E poi Giuseppe Milito di Cava dei Tirreni (titolare della Edilcava) e Giuseppe Dinisi di Cerignola proprietario della discarica "Ecodinisi".
Gli indagati, secondo l'accusa, per risparmiare sui costi del conferimento dei fanghi di lavorazione di tre stabilimenti di trasformazione del pomodoro, riuscivano con la complicità del laboratorio di analisi chimiche salernitano a declassificare il C.e.r. (codice europeo dei rifiuti). Ciò consentiva di conferire i rifiuti speciali non pericolosi presso due impianti di Cava de' Tirreni (Salerno) e Cerignola (Foggia).

L'operazione, su disposizione della Procura di Napoli, ha consentito di fare piena luce su un traffico di fanghi prodotti da operazioni di lavaggio, pulizia, sbucciatura e centrifugazione, provenienti da tre stabilimenti di Angri, Sarno e Fisciano del gruppo industriale conserviero "Doria".
Alla fine nove le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite dai militari del Noe di Salerno, diretti dal capitano Giuseppe Ambrosone, che hanno raggiunto i vertici del gruppo conserviero, i responsabili dei tre stabilimenti salernitani, i legali rappresentati dei due impianti di trattamento di rifiuti di Cava dè Tirreni e Cerignola e il titolare ed il direttore del laboratorio di analisi chimiche di Salerno.
Inoltre, sono stati sequestrati 58 automezzi di quattro aziende adibite al trasporto di rifiuti di Casapesenna, San Marcellino - San Tamaro e Castelvolturno nel casertano e di Sant'Egidio del Monte Albino nel salernitano.
I reati, secondo le indagini effettuate dai carabinieri del Noe di Salerno, sarebbero stati commessi nelle stagioni di trasformazione del pomodoro degli anni 2008 e 2009.
Il titolare dell'impianto di rifiuti di Cerignola, colto da malore, è attualmente ricoverato e piantonato nell'ospedale della cittadina pugliese.
La società conserviera "Doria" ha diffuso un comunicato in cui dichiara che apprende «con sorpresa e sconcerto il provvedimento di custodia cautelare che oggi è stato notificato dal GIP presso il Tribunale di Napoli ad alcuni dirigenti della Società».
Il provvedimento, sottolinea la nota della società, «si riferisce alle modalità di gestione del rifiuto da pulizia pomodori (prevalentemente terriccio e pietrisco), adottate negli stabilimenti dell'azienda negli anni 2008 e 2009». La Doria - sulla base dell'interpretazione della norma, «supportata anche dal parere tecnico di alcuni tra i maggiori esperti italiani in materia di smaltimento rifiuti» - aveva infatti adottato la codifica 02.01.99 ('rifiuto non meglio identificato'), conforme alla natura stessa del rifiuto, e il conseguente smaltimento in cava.
Alla società era stata contestata la correttezza della tipologia di classificazione adottata, «in quanto avrebbe dovuto invece essere utilizzata, a parere della Procura, la codifica 02.03.01 di 'rifiuti speciali non pericolosi' e il conseguente smaltimento in impianto di compostaggio».
La Doria, «certa di aver operato secondo i principi di buona fede, di rispetto della normativa vigente e di tutela ambientale», ripone «la massima fiducia nell'operato della magistratura» e confida in una rapida conclusione della vicenda con l'archiviazione, ma «non può fare a meno di stigmatizzare l'enorme sproporzione tra i provvedimenti adottati oggi e l'ipotesi di reato contestato».
La società rende noto di aver presentato, attraverso i suoi legali, immediata richiesta di riesame al Tribunale del Riesame di Napoli, con la motivazione della mancanza dei presupposti alla base della misura cautelare.
La società esprime inoltre solidarietà e piena fiducia nell'operato dei dirigenti interessati dal provvedimento restrittivo.
La Doria è «da sempre portatrice dei valori di integrità e correttezza nell'operato industriale, prioritariamente nell'interesse dei consumatori, dei cittadini e degli azionisti, secondo l'impegno sancito nel proprio Codice Etico

sabato 22 gennaio 2011

AFRAGOLA .. nuovi comitati nascono, cittadini contro la politica del malaffare.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Un grazie a Lucio Iavarone



I PERCHE’ dei NO ALLA DISCARICA AD AFRAGOLA


E NEI TERRITORI A NORD DI NAPOLI

QUALI SONO I NOSTRI SI’

- NO: Afragola, Acerra, Casalnuovo e più in là fino a Pomigliano e Nola sono già tristemente noti come il TRIANGOLO DELLA MORTE per l’altissima incidenza di tumori causati da anni di sversamenti illegali di rifiuti tossici e da continui roghi di materiale cancerogeno. Questi territori vanno dunque BONIFICATI e non ulteriormente martoriati, avviliti, avvelenati, condannati ad una morte inesorabile;

- SI’: Vogliamo politiche regionali e locali di disincentivazione all’uso di imballaggi, iniziative di sensibilizzazione alla riduzione dei rifiuti con diffusione della cultura del riuso, controlli stringenti per il rispetto delle nuove normative sull’abolizione dei sacchetti di plastica;

- NO: non vogliamo essere costretti a scappare a causa della puzza insopportabile, perché il territorio sarebbe oggetto di transito giornaliero di centinaia di veicoli colmi di monnezza non solo per la paventata discarica ma anche per gli altri siti di trattamento dei rifiuti che esistono o dovrebbero a breve essere insediati sul territorio. Afragola e i Comuni limitrofi sono tristemente noti per essere a forte incidenza camorristica. Creare pretesti legali per l’arrivo di centinaia di camion di rifiuti nella zona renderebbe ancora più incontrollabile le attività illegali di sversamenti tossici.

- SI’: Vogliamo invece una raccolta differenziata seria e razionalizzata estesa a tutto il territorio, con raccolta della frazione umida e realizzazione di piccoli siti di compostaggio intercomunali e isole ecologiche attrezzate e collegate ad iniziative per la raccolta di crediti da parte del cittadino al fine di abbattere la tarsu agli utenti più virtuosi;

- NO: Afragola deve puntare al rilancio del proprio territorio, non possiamo insediare un paesaggio di desolazione e sporcizia nei pressi della Stazione TAV e dei suoi futuri svincoli viari. Quella zona deve costituire nell’immediato futuro un volano di sviluppo ed un biglietto da visita per il nostro territorio e non può essere già oggi condannata ad essere fotografia di degrado;

- SI’: Instauriamo un ciclo virtuoso dei rifiuti, vogliamo coinvolgere tutte le associazioni locali, le scuole, le comunità e nuclei aggregativi di vario tipo per rendere capillare la comunicazione e la cultura circa un modo corretto di gestione dei rifiuti. Promuoveremo incontri, iniziative, convegni con esperti scientifici per sensibilizzare Istituzioni e cittadinanza sulla base di proposte concrete.

Vista l’assenza delle Istituzioni sono i cittadini, direttamente attraverso questo Comitato, che potranno esprimere il proprio punto di vista e le proprie idee per la risoluzione definitiva del problema rifiuti.

Sede Comitato: Via Saggese n. 20 Afragola

per info e adesioni Comitato-afragola-list@meetup.com
Aderisci al gruppo su Facebook e su Meetup – blog Beppe Grillo






Solo balle .. Istituzioni sì - no - forse.

Questa notte i Comitati hanno presidiato l’ingresso dell’autostrada delle discariche su via Zabatta a Terzigno al fine di verificare quanto affermato dal dott. Visone della Procura di Nola circa la presenza h24 del Corpo forestale dello Stato nei pressi della cava Sari deputato al controllo di quanto e cosa si sversa nel Parco nazionale del Vesuvio.


Come volevasi dimostrare, stanotte, ma vale anche per tutte le altre notti, checché sostenga il PM Visone, della forestale nessuna traccia, cosa, questa attestata dal dirigente della Polizia di Stato presente nei pressi. Oltretutto avevamo intenzione di chiedere il rispetto dell’Ordinanza dell’Ente Parco del Vesuvio n° 01/R/10 del 23/12/10 che intima al Corpo forestale dello Stato di dare immediata efficacia (ad horas) al ripristino dello stato dei luoghi devastati dai lavori illeciti della discarica e degli annessi e il blocco di qualunque azione che aumenti il danno ambientale fin qui prodotto.

Nonostante sia trascorso un mese la forestale, dell’Ordinanza e del suo rispetto, manco a parlarne.
Così come il controllo dello sversamento e di quello che in passato è stato illecitamente conferito nel Parco nazionale del Vesuvio.

Resta da chiedersi perché pagare lo stipendio a tutori dell’ordine ambientale che, per un motivo incomprensibile, omettono esecuzioni di ordini importanti e vitali per la salvaguardia del territorio a loro affidato?

Chiederemo in primis al Parco il perché del mancato rispetto di proprie ordinanze e alla magistratura di accertare eventuali dolo o omissioni.
Intanto anche stanotte i Comitati, come sempre del resto, hanno costretto moltissimi compattatori a tornarsene a casa evitando di sversare nel Parco nazionale del Vesuvio.  Franco M.

Campania-Europa: le accuse di TERRA

La Campania punta sugli inceneritori
Alessandro De Pascale per TERRA

Trasmesso all’Ue il nuovo Piano regionale. L’emergenza si risolve con due nuovi impianti, altre tre discariche e una singolare immondizia trattata nei sette Stir. Differenziata nell’angolo.
La prima bozza del nuovo Piano rifiuti della Campania è stata spedita a Bruxelles, con una raccomandata il 31/12. Frutto di una trattativa col governo, rischia di gettare benzina sul fuoco delle proteste. Al via i due nuovi termovalorizzatori, l’apertura di altre tre discariche, la trasformazione degli stabilimenti Stir e la realizzazione di 10 impianti di compostaggio. L’accordo con l’Europa prevedeva l’invio del testo entro la fine del 2010. La Regione l’ha protocollato l’ultimo giorno utile, il 31 dicembre. L’obiettivo è scongiurare una nuova procedura di infrazione e ottenere il ripristino dei 500 milioni di euro di fondi Ue bloccati dal 2007.
Gli ispettori della Commissione europea lo avevano detto già a fine novembre. Pia Bucella, capo della delegazione Ue, spiegò alla Commissione ambiente del Consiglio regionale che «i fondi saranno sbloccati solo quando ci sarà un Piano di gestione dei rifiuti regionale, quando sarà avviato concretamente un lavoro». Anche ora l’Europa mette le mani avanti: «Valuteremo il Piano, ma 20 anni per risolvere la situazione è un tempo inaccettabile». L’assessore all’Ambiente della Regione, Giovanni Romano, nel provare a rassicurare Bruxelles parla di «un Piano globale, un Piano per l’ambiente» che «verrà approvato entro aprile». Il provvedimento si pone l’obiettivo di «risolvere in via definitiva l’emergenza rifiuti campana, attraverso la chiusura del ciclo».
Ma per ora sembra solo definire l’architettura con la quale tamponare la crisi agli occhi dell’Europa per altri due anni, in attesa di bruciare quanti più rifiuti possibili. Perché molti nodi cruciali, gestionali e tecnici, verranno sciolti con il varo del testo definitivo. La costruzione dei nuovi termovalorizzati di cui si parla da tempo, viene confermata: il primo a Salerno, il secondo nell’area orientale di Napoli e se sarà necessario anche un terzo. Quello che il precedente Piano aveva previsto in provincia di Caserta, a Santa Maria La Fossa. Sei Stabilimenti di tritovagliatura e imballaggio rifiuti (Stir) su sette, diventeranno «impianti per la produzione di Fut»: frazione umida tritovagliata stabilizzata. Ennesima singolare invenzione, come già a suo tempo avvenne inutilmente per la Fos (frazione organica stabilizzata), per la quale viene introdotto il «nuovo codice Cer 190503».
Verrà usata «in cave abbandonate, in discariche esaurite e per la copertura di quelle in esercizio». Comitati e associazioni ambientaliste chiedevano invece la trasformazione degli attuali impianti Stir in stabilimenti per il trattamento meccanico manuale dei rifiuti (Tmm) che trasformano la frazione secca in un granulato sintetico per fondi stradali, panchine e materiali per l’edilizia, evitando di farla finire in discarica. Ma il testo prevede un solo Tmm, per altro già in fase di realizzazione nel tritovagliatore di Benevento grazie al nuovo Piano della Provincia improntato alla logica “rifiuti zero”. Per il trattamento della frazione umida viene invece promessa per l’ennesima volta la realizzazione di «dieci impianti di compostaggio», oggi del tutto assenti in Campania anche se alcuni già cantierizzati, che la Regione vorrebbe però trasformare in «biodigestori anaerobici» che permettono di ottenere biogas per produrre energia elettrica.
Nel frattempo, servono però nuovi invasi in cui gettare i rifiuti, visti gli attuali in via di saturazione. Il Piano prevede così l’apertura di «tre nuove discariche» di medie dimensioni, da 3-4 milioni di tonnellate cadauna. Saranno ad «Afragola e Tufino», più una terza nel vesuviano fuori dal perimetro del Parco nazionale ma sempre nella zona rossa dove la Regione ha appena tolto il vincolo di inedificabilità, grazie al nuovo Piano casa. I comitati sono già sul piede di guerra. Il governo, dal canto suo, ha promesso di sbloccare i 282 milioni di euro per le compensazioni ai Comuni e potrebbe anche azzerare i debiti sui rifiuti.

venerdì 21 gennaio 2011

Decreto approvato, i problemi restano

LEGAMBIENTE, SI VA AVANTI CON LOGICA DELLE DEROGHE

"Si continua nella logica delle deroghe e delle nomine dei commissari e di fatto per decreto si stabilisce che l'emergenza diventi infinita. Ci ritroviamo dopo sedici anni ancora con norme che perpetuano l'emergenza, commissari straordinari con poteri identici a chi in questi sedici anni ha contribuito al disastro di una regione, comuni depauperati dell'attività ordinaria e amministrativa della gestione dei rifiuti con il rischio che tutto ciò possa deresponsabilizzarli nell'azione fondamentale volta alla riduzione e alla raccolta differenziata di qualità. E non da ultimo ci preoccupa che si possa riaprire il mercato delle cave da sempre nella nostra regione anello centrale del ciclo dell'ecomafia". Così in una nota Michele Buonomo e Stefano Ciafani rispettivamente presidente Legambiente Campania e responsabile scientifico Legambiente nazionale commenta il decreto rifiuti sulla Campania approvato oggi alla Camera.

Dal mattino
Rifiuti, sprechi e debiti per 2 miliardi Ai consorzi fantasma 50 milioni all'anno
di Daniela de Crescenzo


NAPOLI - Duecentoquaranta milioni di euro spesi solo per mandare irifiuti all'estero, cinquanta milioni impiegati negli ultimi due anni per il funzionamento della struttura di Bertolaso. ...Dodici contabilità speciali aperte negli ultimi anni (cinque dal sottosegretariato), rendiconti mancanti per il periodo dal 1 gennaio 2007 al 10 giugno 2008 durante il quale sono stati accertati accreditamenti per almeno 155 milioni di euro ai cinque commissari (Bertolaso, Pansa, Cimmino, De Gennaro, Sottile) che si sono succeduti in quel periodo, due miliardi di euro di debiti accumulati...
Sono solo alcune delle cifre da brivido che si susseguono nella relazione della sezione regionale di controllo sulla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania. Una relazione che segue quella presentata nel 2002 ed è stata conclusa a ottobre nel 2010 (istruttore il consigliere Francesco Uccello, coordinamento Concetta Porfido, revisione contabile Maria Rosaria Carosella).
Le cifre che si accavallano nelle 111 pagine del documento e la ricostruzione delle vicende degli ultimi anni danno ragione anche delle difficoltà nelle quali ancora si dibatte la Regione.
Per capire bisogna partire da due dati: sul territorio campano ci sono attualmente ancora 6 milioni e 271 tonnellate di ecoballe. Nei siti di stoccagglio (stir, piazzole, impianti di compostaggio) si conservano altre 600 mila mila tonnellate di Fos deritava dal trattamento dei rifiuti: in questi giorni si sta trattando per mandarne una parte nuovamente all'estero, si parla della Spagna.
Poi, naturalmente, bisogna smaltire le 7000 tonnellate di spazzatura prodotte quotidianamente nella regione...

ARTICOLO COMPLETO E APPROFONDIMENTI SUL MATTINO IN EDICOLA

Due anni di Sari.. e nulla è cambiato!

Un grazie a Francesco Paolo Oreste per questo video esplicativo....



...qualora c'è ne fosse ancora bisogno!

giovedì 20 gennaio 2011

Le capsule del caffè inquinano troppo il Comune scrive alla Lavazza da Repubblica

Il centro di ricerca "Rifiuti Zero" del Comune di Capannori propone all'azienda di riprogettare i contenitori usa e getta per risolvere il problema del loro smaltimento: non sono riciclabili, e finiscono nel cassonetto dell'indifferenziato

Le capsule usa e getta del caffè non si possono riciclare, per questo dovrebbero essere riprogettate. E' quanto chiede alla Lavazza il centro di ricerca "Rifiuti Zero" del Comune di Capannori (Lucca), offrendo la propria collaborazione attraverso una lettera aperta.

Il centro di ricerca di Capannori, si spiega dal Comune, ha dato vita a un "caso studio" su questa tipologia di rifiuto residuo: attraverso sopralluoghi alla stazione ecologica di Salanetti (Lucca) "è emerso che uno degli scarti prevalenti è costituito proprio dalle capsule da caffè. Capsule che secondo quanto indicato ai consumatori vanno collocate nel contenitore del "residuo", poichè realizzate in plastica parzialmente contaminata dalla residua polvere di caffè".

Sempre secondo lo studio emerge "che ogni anno in Italia si consuma 1 miliardo di capsule da caffè usa e getta (il 10% di quante ne vengono consumate nel mondo) e che a Capannori, ipotizzando che rientri nella media nazionale, ogni anno se ne consumano 750 mila, corrispondenti a 9 tonnellate di rifiuto indifferenziato".

"Rifiuti Zero" ha deciso così di scrivere a Lavazza per chiedere "di aprire un percorso condiviso per un suo 'ripensamento' in grado di superare le criticità attualmente evidenziate dai sopralluoghi". Indicate nello studio anche alcune alternative all'attuale capsula da caffè usa e getta: le cialde biodegradabili (impiegano 3-4 anni a degradarsi), oppure le capsule ricaricabili o ancora le cialde in carta che possono essere compostate. "Questo - conclude la nota del Comune - sarebbe un risparmio importante per l'ambiente, considerando che per realizzare un kg di capsule di caffè usa e getta occorrono 4 kg di acqua, 2 kg di petrolio e 22 Kw di energia elettrica".

(03 gennaio 2011) © Riproduzione riservata

Emergenza rifiuti, il decreto è legge. Ecco tutte le reazioni da Metropolis

Aggiornato 20/01/2011 20:56:14



- L'Aula della Camera ha definitivamente approvato il decreto legge sui rifiuti in Campania che contiene disposizioni relative al subentro delle amministrazioni locali nella gestione del ciclo integrato. Il testo è passato con 329 sì, 187 no e tre astenuti.


IERVOLINO, BENE INSERIMENTO IN DECRETO USO CAVE

"Il senatore Enzo De Luca ha vinto una buona battaglia che certamente fornirà un contributo positivo ed immediato ad alleviare il problema dei rifiuti nella regione Campania. 1200 cave censite dall'allora assessore Enzo De Luca, sono a disposizione di chi ha il compito di regolare il flusso dei rifiuti, naturalmente dopo che saranno state preparate ad accoglierli". Così, il sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo. "E' una proposta che De Luca, e con lui il Comune di Napoli, porta avanti da mesi sempre inascoltato - aggiunge - Fa piacere che il ministro Prestigiacomo ne abbia capito l'importanza e l'abbia fatta propria inserendola tra le modifiche che il Governo ha predisposto al Decreto Rifiuti".

IANNUZZI, DECRETO OCCASIONE PERSA PER SOLUZIONI

"Un no convinto a questo decreto: un'occasione persa per individuare soluzioni stabili, definitive, certe ed adeguate". Lo ha detto nel'Aula della Camera Tino Iannuzzi del Pd, illustrando i motivi del voto contrario del suo partito al decreto rifiuti in Campania. "L'emergenza rifiuti in Campania non è mai finita, nonostante che - prosegue Iannuzzi - il governo ne dichiari per decreto la cessazione. I rifiuti da novembre sono accumulati in tante città della provincia di Napoli. Il governo nega l'evidenza, ma anche in questo decreto ha previsto una marea di procedure eccezionali, di poteri straordinari, di deroghe ad una molteplicità di normative creando così un quadro irresponsabilmente confuso e privo di ogni disegno legislativo vero. Si attribuisce al presidente della Regione una sorta di deroga alle deroghe visto che potrà disporre, per la gestione dei carichi di rifiuti tra le diverse province, di un potere in deroga persino alla norma che già gli attribuisce la competenza ad assumere in via straordinaria ordinanze eccezionali ed urgenti". "Si introducono nuovamente fattispecie di reato, solo per la Campania, per 11 mesi senza per di più dichiarare per legge lo stato di emergenza, introducendo così un inedito federalismo dei reati e delle pene 'ad tempus'. La verità è che di fronte ad una situazione grave si è lontanissimi dal tornare alla normalità e al sistema ordinario delle competenze, che deve essere imperniato sul ruolo centrale e primario dei comuni nelle attività di raccolta dei rifiuti e nella gestione di Tarsu e Tia ed in quella nella raccolta differenziata per la quale il Pd aveva proposto norme più stringenti e vincolanti. Basta con la propaganda e con i miracoli ad ogni pié sospinto proclamati da Berlusconi: è ora che - conclude Iannuzzi - il centrodestra, che governa da tempo a Roma, in regione e in 4 delle 5 delle province campane, ammetta la verità dei fatti e adotti provvedimenti seri per uscire da un emergenza mai finita".

AMENDOLA-BONAVITACOLA(PD),LEGGE NON RISOLVE PROBLEMA

"Il vero titolo della nuova legge dovrebbe essere 'come trasformare l'emergenza rifiuti in definitivamente provvisorià. Altro che fuoriuscita dalla crisi, tornano sfilze di commissari straordinari su tutto: termovalorizzatori, discariche, impianti intermedi". A sostenerlo sono Enzo Amendola, segretario regionale Pd Campania, e Fulvio Bonavitacola, deputato Pd, dopo l'approvazione definitiva alla Camera della legge sull'emergenza rifiuti in Campania. "Ad ogni passaggio - consiglio dei ministri, commissioni parlamentari, Camera e Senato - sono state introdotte continue modifiche. Ciò dimostra la confusione totale di cui è preda il Governo, al di là dei ripetuti e ormai non più credibili slogan propagandistici. I Comuni, solo grazie all'iniziativa parlamentare del Pd - spiegano - conservano una competenza stiracchiata di un altro anno, in vista di un incerto subentro delle Province su tutto il ciclo, caso unico in Italia". "Altrettanto singolare è un nuovo federalismo penale: infrazioni nell'abbandono dei rifiuti che sono previste come reato solo in Campania - aggiungono - Al culmine del delirio normativo l'attribuzione di poteri al presidente della Regione di emettere ordinanze in deroga alle norme già derogatorie del codice dell'ambiente. In tanti anni pur segnati da misure abnormi non si era mai giunti a tanto". "La facile previsione - concludono Amendola e Bonavitacola - é che l'emergenza resta davanti alla Campania in tutta la sua portata, destinata solo ad aggravarsi nei prossimi mesi. Il Pd proseguirà la propria azione di critica severa, accompagnata da proposte responsabili, nel solco del proprio progetto di legge presentato in Parlamento nei mesi scorsi, colpevolmente ignorato dal governo di centrodestra nazionale e regionale".

CESARO, SODDISFATTO PER CONVERSIONE DECRETO LEGGE

"Ora rimbocchiamoci le maniche. Con l'approvazione definitiva del decreto legge sui rifiuti in Campania ci siamo finalmente dotati di ulteriore strumento particolarmente utile per risolvere, in via definitiva, la crisi dei rifiuti. Ora dobbiamo bruciare le tappe per la realizzazione del termovalorizzatore e di tutti gli altri impianti". E' quanto ha affermato il Presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro dopo il via libera della Camera alla conversione in legge del decreto. "Sono particolarmente soddisfatto dei correttivi apportati alla legge ed il mio ringraziamento va soprattutto al sottosegretario Letta e al ministro Prestigiacomo per il loro pragmatismo e per la sensibilità dimostrata. Ritengo molto positiva - ha proseguito Cesaro - l'approvazione dell'emendamento relativo all'utilizzo delle cave dismesse che potrà aiutare me e gli amministratori locali nella ricerca di siti per il trattamento dei rifiuti e ringrazio ancora una volta il ministro Prestigiacomo per lo stanziamento di 150 milioni di euro per la realizzazione degli impianti intermedi". " Sotto il profilo finanziario - ha concluso il Presidente della Provincia - sono pronto ad impegnarmi ulteriormente affinché nell'approvazione del decreto Mille Proroghe , vengano considerati e codificati i flussi economici per i ristori spettanti ai comuni che ospitano impianti".

P.RUSSO (PDL), CRISI E' COLPA DEL COMUNE DI NAPOLI

"Siamo costretti a chiedere aiuto al sistema Paese perché per quindici anni una gestione insana ha governato questo fenomeno". Lo ha detto il parlamentare del Pdl Paolo Russo nel corso del suo intervento nell'aula della Camera durante le dichiarazioni di voto al decreto sui rifiuti in Campania. "Oggi compiamo un passo in avanti rispetto ad una crisi che si va riassorbendo e che è stata determinata dall'incapacità di un'azienda e di un Comune poco aduso a pratiche di ambientalismo moderno". "Non mi riferisco, ovviamente, ad un piccolo centro né - ha affermato il deputato - a quelli della provincia di Napoli che raggiungono alte percentuali di raccolta differenziata. Parlo invece di Napoli, la cui amministrazione è incapace di ogni politica ambientale".

MARCIANO (PD), NUOVA LEGGE E' COMPLETAMENTE INUTILE

"La Camera ha appena convertito in legge il decreto del Governo per l'emergenza rifiuti in Campania, ma nessuno se ne accorgerà. Questo provvedimento, infatti, non affronta nessuno dei problemi veri ed urgenti che abbiamo in questo momento e finirà per rendere ancora più grave la situazione", così il Consigliere regionale del Pd Antonio Marciano. "Non è con nuovi termovalorizzatori, se tutto va bene saranno pronti tra quattro anni, che possiamo pensare di smaltire - aggiunge - le migliaia e migliaia di rifiuti presenti per le strade di Napoli e della provincia. Nemmeno possiamo sempre sperare nel soccorso di altre regioni". "Per questo occorre una seria e decisa assunzione di responsabilità da parte di tutte le istituzioni. Ô finito il tempo della propaganda e degli spot della Napoli pulita. Allo stesso tempo è ora di smetterla con la continua fuga dalle responsabilità a cui la Giunta regionale ci ha abituato in questi mesi. Il governatore Caldoro e la sua maggioranza si facciano promotori di iniziative e proposte concrete a partire dall'individuazione di almeno una nuova discarica e dall'approvazione in tempi rapidi del nuovo piano di smaltimento che l'Europa ci chiede", conclude Marciano.

LEGAMBIENTE, SI VA AVANTI CON LOGICA DELLE DEROGHE

"Si continua nella logica delle deroghe e delle nomine dei commissari e di fatto per decreto si stabilisce che l'emergenza diventi infinita. Ci ritroviamo dopo sedici anni ancora con norme che perpetuano l'emergenza, commissari straordinari con poteri identici a chi in questi sedici anni ha contribuito al disastro di una regione, comuni depauperati dell'attività ordinaria e amministrativa della gestione dei rifiuti con il rischio che tutto ciò possa deresponsabilizzarli nell'azione fondamentale volta alla riduzione e alla raccolta differenziata di qualità. E non da ultimo ci preoccupa che si possa riaprire il mercato delle cave da sempre nella nostra regione anello centrale del ciclo dell'ecomafia". Così in una nota Michele Buonomo e Stefano Ciafani rispettivamente presidente Legambiente Campania e responsabile scientifico Legambiente nazionale commenta il decreto rifiuti sulla Campania approvato oggi alla Camera.

mercoledì 19 gennaio 2011

Nucleare, niente arrembaggi Greenpeace ora usa l'ironia

 L'associazione ambientalista lancia uno spot per replicare con il sarcasmo alla campagna del Forum a sostegno del ritorno dell'atomo. "Pubblicità scorretta realizzata con i soldi dei contribuenti" di VALERIO GUALERZI

Guarda lo spot di Geenpeace

ROMA - La fionda di Davide è caricata a ironia. Greenpeace 1 ha deciso di replicare alla massiccia campagna a sostegno del ritorno al nucleare con uno spot che punta tutto sul sarcasmo. Il filmato, che Repubblica vi offre in anteprima, è stato realizzato in economia e non passerà sui grandi circuiti mediatici. "Non abbiamo le risorse necessarie per acquistare spazi pubblicitari dai prezzi proibitivi, ma volevamo comunque replicare a quella che ci è apparsa una comunicazione fortemente scorretta", spiega il direttore esecutivo di Greenpeace Italia Giuseppe Onufrio.
 Il riferimento è agli spot 3e alle inserzioni a cura del Forum Nucleare Italiano che nelle settimane scorse hanno affollato televisioni e stampa nazionale. Una campagna che l'associazione ambientalista ritiene scorretta sia nella forma che nei contenuti. "L'azionista di maggioranza del Forum - spiega il responsabile della comunicazione Andrea Pinchera - è l'Enel, i soldi utilizzati per promuovere il ritorno dell'atomo sono quindi in gran parte soldi pubblici che arrivano dalle tasche dei contribuenti". "Gli spot - aggiunge Onufrio - sono

poi mistificatori perché con un tono apparentemente equidistante spacciano delle opinioni per informazioni, in particolare quelle riferite alla possibilità di gestire senza problemi le scorie, una questione della quale si parla in realtà dagli anni '70 senza che si sia ancora riusciti a trovare una soluzione definitiva". Il filmato di Greenpeace si sforza quindi di smontare queste certezze a colpi di ironia. "E' giocato tutto sul paradosso tra il tono suadente dello speaker e il contenuto", precisa ancora Onufrio.

Oltre al nodo scorie gli altri aspetti della promozione filonucleare presi di mira sono i costi, i rischi legati a una possibile minaccia terroristica e la difficoltà di trovare siti adatti a ospitare le centrali. "Altri aspetti della pubblicità del Forum Nucleare che trovo mistificatori - dice Onufrio - è il voler ritrarre l'uranio come una fonte priva di problemi di approviggionamento, mentre si tratta di una risorsa finita proprio come quelle fossili, e il voler presentare le rinnovabili come incapaci di andare oltre la dimensione di nicchia. Non è così: in Spagna già lo scorso anno oltre il 16% dell'elettricità è stata prodotta dal vento 4 e studi anche di provenienza istituzionale e industriale intravedono la possibilità di un futuro non troppo remoto con le energie verdi in grado di soddisfare il 100% dei consumi".

Rifiuti, il caso Campania


Querelle tra Pdl e Lega: Erminia Mazzoni (Pdl) parla di "strumentalizzazione" e "accanimento illogico" in riferimento all'interrogazione della Lega. Italia verso una pesante condanna

La questione rifiuti in Campania torna sui banchi del Parlamento europeo di Strasburgo e rischia di lacerare ancora di più i rapporti tra Pdl e Lega Nord. Ben quattro interrogazioni parlamentari orali hanno fatto il punto della situazione e chiederanno apertamente alla Commissione Barroso che cosa intenda fare in concreto.

Le quattro interrogazioni, rispettivamente dei gruppi Gue (Sinistra verde nordica), Verdi, S&D (il gruppo del Pd) e dell’Efd (il gruppo della Lega Nord), verranno discusse dal Parlamento riunito in sessione plenaria a Strasburgo e saranno seguite da una risoluzione scritta che verrà votata il prossimo febbraio. Nulla di nuovo se non fosse che l’iniziativa rischia di incrinare anche in Europa i rapporti tra Pdl e Lega Nord, già meno granitici di un tempo in Italia.

Almeno a giudicare dalle affermazioni di Erminia Mazzoni, in quota Pdl e presidente della commissione parlamentare Petizioni, che parla senza mezzi termini di “strumentalizzazione” e di “accanimento illogico e insopportabile anche da parte della Lega”. Secondo l’eurodeputata, campana tra l’altro, oltre che “strumentale”, le quattro interrogazioni sono il segno che “ancora una volta pregevoli colleghi di altri paesi si prestano al tentativo del Pd e dei Verdi di ottenere attraverso l’Unione europea una remissione dei loro peccati, gettando ombre sull’attuale Governo”. La Mazzoni non ha dubbi: “Si tratta di una questione evidentemente strumentale, considerato che la giunta Caldoro, insediatasi da meno di otto mesi, ha predisposto quasi tutti gli atti che il governo Bassolino avrebbe dovuto approvare negli oltre dieci anni di governo di sinistra”.

Se così fosse, a “strumentalizzare” sarebbe anche la Lega che ha presentato una delle quattro interrogazioni per chiedere alla Commissione come sono stati impiegati in Campania i fondi Ue stanziati negli ultimi vent’anni e notizie su eventuali provvedimenti finanziari. A fare più paura sono proprio le possibili multe, ma non alla Lega a quanto pare, che chiede espressamente: “Considerando che la gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti non ha portato ad una soluzione permanente della crisi, la Commissione intende prendere provvedimenti finanziari nel caso le autorità regionali non presentassero un piano di gestione in grado di risolvere definitivamente la questione rifiuti?”.

Una spada di Damocle, quella dell’ex articolo 260 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, che pende sulla testa dell’amministrazione Caldoro, soprattutto dopo che il commissario Ue all’Ambiente, Janez Potočnik, ha dichiarato il 23 ottobre che la situazione in Campania ricorda molto la crisi dei rifiuti del 2007 e la conseguente procedura d’infrazione contro l’Italia. A rincarare la dose, la decisione della Corte di Giustizia europea del 4 marzo 2010 che ha censurato l’Italia per non aver creato una rete d’impianti sufficiente a garantire lo smaltimento dei residui urbani in un modo che non metta in pericolo la salute umana e l’ambiente.

Strumentalizzazione o meno, la prossima puntata è fissata per i primi di febbraio, quando il Parlamento europeo voterà una risoluzione ufficiale sulla Campania. A favore di questa risoluzione un altro eurodeputato campano, Luigi de Magistris (Idv): “È necessario che l’Ue spezzi il legame tra i finanziamenti europei e le cricche e che, nel caso dei rifiuti, i fondi si sblocchino solo nel caso in cui la politica offra delle garanzie di un ciclo di rifiuti ecocompatibile”.

Incenerimento dei rifiuti. Dai medici un chiaro “no”


COMMENTI. Questi impianti, voluti dalle grandi multinazionali, hanno un impatto distruttivo su organismi e biosfera. Ecco con quali conseguenze sulla salute.  
E' difficile negare che gli inceneritori (il termine “termovalorizzatore” essendo frutto di un escamotage ipocrita e illegittimo, volto a convincere i cittadini circa un’inesistente resa energetica di questi impianti) sono essenzialmente grandi acceleratori entropici, che trasformano ogni giorno in cenere e gas:

- milioni di tonnellate di carta, cartone e legname che potrebbero essere utilizzate ancora a lungo e che sono il dono prezioso di boschi e foreste, cioè di quel polmone verde del pianeta, substrato e fucina della vita (biodiversità), che l’uomo sta distruggendo a ritmo frenetico e insostenibile;

- milioni di tonnellate di plastica e derivati, cioè di petrolio (si ricordi che un kg di PET equivale a due litri di petrolio): materiale organico che, formatosi attraverso milioni di anni di lento accumulo all’interno della crosta terrestre, siamo riusciti a consumare in pochi decenni;

- migliaia di tonnellate di metalli preziosi – alluminio, cromo, ferro, piombo, nichel – che potrebbero servire a costruire biciclette, navi, treni, ponti ed utensili vari.

Ma gli inceneritori non sono soltanto all’origine di un immenso, insensato spreco di materiali preziosi: sono anche tra gli impianti industriali più inutili, nocivi e rapidamente distruttivi nei confronti dei delicati meccanismi che regolano il clima e gli ecosistemi. E l’effetto forse più temibile e meno noto di questi eco-mostri concerne proprio il loro possibile impatto distruttivo sugli organismi e sull’intera biosfera: in quello che potremmo definire un immenso esperimento di bio-trasformazione a cielo aperto.

Perché i milioni di metri cubi di gas e ceneri volanti, che escono da quei camini e contaminano il mondo vegetale e i milioni di tonnellate di ceneri di fondo, che si depositano alla base delle caldaie e devono essere “smaltiti” in immense discariche di rifiuti speciali e che inevitabilmente finiscono con il percolare nelle falde idriche, avvelenando la catena alimentare e l’intera biosfera, sono un vero e proprio concentrato di alcune tra le sostanze più tossiche che l’uomo sia mai riuscito a produrre: diossine, furani, policlorobifenili, idrocarburi policiclici e metalli pesanti, che - trasportati dalle particelle microscopiche prodotte dalla combustione – attraversano gli epiteli di rivestimento dei nostri apparati respiratorio e digerente, passano nel sangue e nella linfa, attraversano le barriere alveolare ed emato-cerebrale e penetrano attraverso le sofisticate membrane che proteggono le nostre cellule.

In questo modo per anni, per decenni le nanoparticelle veicolano gli atomi di cromo, di piombo e di mercurio all’interno delle cellule che rappresentano la prima linea dei nostri sistemi di difesa - macrofagi, cellule dendritiche - di volta in volta paralizzandole o iper-attivandole (rendendole cioè incapaci di svolgere correttamente il proprio compito o inducendole a infiammare in modo cronico e progressivo i nostri organi e tessuti più preziosi) e all’interno dei nostri neuroni e delle cellule che formano la struttura portante del nostro cervello, che irreversibilmente danneggiate o cronicamente attivate finiscono per produrre ed accumulare al loro interno proteine alterate nella loro sequenza-base o nella loro forma tridimensionale.

Un dato epidemiologico estremamente allarmante di questi ultimi anni, è quello concernente il notevole aumento delle patologie neuro-degenerative croniche che funestano le nostre società. è sufficiente ricordare che negli Usa le morti per morbo di Alzheimer sono aumentate negli ultimi 20 anni del 1200%, ed è evidente che soltanto una trasformazione ambientale può aver determinato una simile deriva epidemiologica L’ipotesi patogenetica oggi più accreditata riconosce all’origine di questa e di altre malattie neurodegenerative, proprio un accumulo, nel citoplasma cellulare, di proteine alterate.

E' noto quanto sia difficile dimostrare con assoluta certezza - sulla base delle modalità di studio e di valutazione usuali (essenzialmente epidemiologiche), che hanno come inevitabile parametro di riferimento popolazioni sottoposte a tassi di inquinamento similari e difficilmente valutabili - il nesso causa-effetto tra un possibile fattore patogenetico (in questo caso l’inalazione delle sostanze prodotte dalla combustione di materiale vario, plastica e metalli in primis) e l’aumento di una patologia cronico-degenerativa legata a meccanismi immuno-patogenetici e/o genotossici relativamente lenti (siamo nell’ordine di anni o decenni).

Ma alcuni ricercatori hanno recentemente sottolineato come esistano dati terribili, provenienti da un campo di “sperimentazione” ancora più drammatico ed eccezionale - quello delle guerre high-tech, ideate ed attuate negli ultimi 15 anni dagli USA e dai loro alleati - che possono aiutarci a chiarire il problema. In queste guerre infatti intere popolazioni inermi hanno subito le conseguenze dei bombardamenti condotti con armi nuove e sofisticate, che solo tra alcuni decenni riveleranno tutti i loro effetti devastanti. Va da sé che pochi si sarebbero curati di questo lontano dramma, se migliaia di soldati occidentali non avessero manifestato, al ritorno dalle guerre nel Golfo e nei Balcani, sintomi e quadri patologici gravissimi, riconducibili all’esposizione alle sostanze chimiche e radioattive utilizzate e liberate nel corso dei bombardamenti.

L’interesse per questi lontani eventi, da parte di alcuni ricercatori che indagano sull’impatto ambientale e sanitario degli inceneritori, è dovuto al fatto che le molecole tossiche che si sono accumulate nei polmoni e nei cervelli, nel sangue e nello sperma dei soldati; che li hanno fatti ammalare di linfomi, leucemie, mielomi, epatocarcinomi e sarcomi; che hanno perfino causato l’insorgenza di carcinomi uterini nelle loro mogli e compagne e di malformazioni nei bambini da loro procreati negli anni successivi, sono praticamente le stesse prodotte dagli inceneritori.

Il che non deve stupire, perché in entrambi i casi è proprio l’alta temperatura raggiunta nei processi di combustione a determinare: da un lato la liberazione di miliardi di atomi di cromo, nichel, mercurio, cadmio e di molecole di diossine, furani, idrocarburi policiclici; dall’altro la frammentazione della materia in nanoparticelle rotondeggianti, che inalate fungono da perfette navette per le sostanze killer. E in entrambi i casi le particelle col loro carico mortale penetrano nelle cellule del sangue, infiammano organi e tessuti, sregolano gli stessi apparati di controllo sistemico e in primis il sistema neuro-endocrino: anche perché alcune di queste sostanze, come le diossine (di cui gli inceneritori sono oggi la fonte principale), agiscono da endocrine disruptors, con meccanismi veramente diabolici, che permettono loro di ingannare i recettori delle cellule bersaglio o di mimare (agendo direttamente o indirettamente sul DNA o sui meccanismi di trascrizione ed espressione genica) l’azione delle molecole che innescano o modulano la produzione di ormoni, citochine, chemochine.

Ma queste non sono le uniche controindicazioni alla costruzione ed all’uso degli inceneritori che sarebbe importante conoscere e divulgare. Alle motivazioni di ordine ambientale e sanitario, si possono infatti affiancare numerose motivazioni di ordine economico e sociale. A cominciare dal semplice calcolo dei costi di produzione: visto che, cifre ufficiali alla mano, il costo di un MWh di energia in un impianto idroelettrico è valutabile intorno ai 65 euro; in un impianto eolico intorno ai 60; in un impianto a biomasse intorno a 120, mentre produrre un MWh in impianti di incenerimento di rifiuti solidi urbani con “recupero energetico” costa la bella cifra di 228 euro (senza mettere nel conto il costo di smaltimento delle ceneri e i danni incalcolabili alla salute umana)!

Questo significa che ben lungi dal consentire un recupero energetico, gli inceneritori sono una fonte di immenso spreco energetico ed economico (concetto che può anche essere sintetizzato dicendo che l’energia necessaria a produrre i materiali che vengono inceneriti è circa 4 volte maggiore di quella che si può ottenere bruciandoli). Esistono strategie semplici e collaudate che permettono di organizzare una corretta filiera di trattamento dei materiali post consumo (in effetti il termine “rifiuti” dovrebbe essere utilizzato solo per gli scarti e via via abolito), fondata sulla riduzione e razionalizzazione della produzione, sul recupero, riciclaggio e riuso di vetro, carta, legname e metalli; sul corretto trattamento dell’organico; sul processamento a freddo dell’eventuale residuo.. e che non mancano le norme comunitarie e nazionali, che almeno sulla carta, incentivano questo vero e proprio circuito virtuoso.
Ernesto Burgio*