martedì 25 gennaio 2011

L'imbroglio: rifiuti da portare nelle cave "CER 02.01.99"

Salerno, dal pomodoro a rifiuti fuorilegge Nove arresti: anche il titolare della "Doria"
Comunicato della Società: «Sempre agito con correttezza Sproporzione tra ipotesi di reato e provvedimenti restrittivi»
SALERNO - Nove persone arrestate, sequestrati due impianti di recupero di rifiuti, un laboratorio di analisi chimiche e 58 automezzi. È il bilancio di una operazione dei carabinieri del Noe di Salerno su disposizione della Procura della Repubblica di Napoli che hanno scoperto un traffico illecito di rifiuti speciali non pericolosi. I due impianti sono stati sequestrati a Cava de Tirreni (Salerno) e a Cerignola (Foggia) mentre il laboratorio di analisi ha sede a Salerno.

Le nove persone arrestato sono state rinchiuse nel carcere napoletano di Poggioreale.
Gli arrestati sono Andrea Ferraioli direttore generale della "Doria spa" (unica azienda del Sud quotata in Borsa), Giuseppe Cuomo direttore supplichain della stessa "Doria" cofirmatario dei contratti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti; Sergio Amato di Giugliano in quanto procuratore dello stabilimento della Doria. Arrestati anche Gaetano Di Dio, di Mercogliano (Avallino), Susanna Cuomo di Cava dei Tirreni, Giovanni D'Ambrosio di Baronissi (rappresentante del laboratorio Ge.i.s.a.) e Luigi Sorrentino. E poi Giuseppe Milito di Cava dei Tirreni (titolare della Edilcava) e Giuseppe Dinisi di Cerignola proprietario della discarica "Ecodinisi".
Gli indagati, secondo l'accusa, per risparmiare sui costi del conferimento dei fanghi di lavorazione di tre stabilimenti di trasformazione del pomodoro, riuscivano con la complicità del laboratorio di analisi chimiche salernitano a declassificare il C.e.r. (codice europeo dei rifiuti). Ciò consentiva di conferire i rifiuti speciali non pericolosi presso due impianti di Cava de' Tirreni (Salerno) e Cerignola (Foggia).

L'operazione, su disposizione della Procura di Napoli, ha consentito di fare piena luce su un traffico di fanghi prodotti da operazioni di lavaggio, pulizia, sbucciatura e centrifugazione, provenienti da tre stabilimenti di Angri, Sarno e Fisciano del gruppo industriale conserviero "Doria".
Alla fine nove le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite dai militari del Noe di Salerno, diretti dal capitano Giuseppe Ambrosone, che hanno raggiunto i vertici del gruppo conserviero, i responsabili dei tre stabilimenti salernitani, i legali rappresentati dei due impianti di trattamento di rifiuti di Cava dè Tirreni e Cerignola e il titolare ed il direttore del laboratorio di analisi chimiche di Salerno.
Inoltre, sono stati sequestrati 58 automezzi di quattro aziende adibite al trasporto di rifiuti di Casapesenna, San Marcellino - San Tamaro e Castelvolturno nel casertano e di Sant'Egidio del Monte Albino nel salernitano.
I reati, secondo le indagini effettuate dai carabinieri del Noe di Salerno, sarebbero stati commessi nelle stagioni di trasformazione del pomodoro degli anni 2008 e 2009.
Il titolare dell'impianto di rifiuti di Cerignola, colto da malore, è attualmente ricoverato e piantonato nell'ospedale della cittadina pugliese.
La società conserviera "Doria" ha diffuso un comunicato in cui dichiara che apprende «con sorpresa e sconcerto il provvedimento di custodia cautelare che oggi è stato notificato dal GIP presso il Tribunale di Napoli ad alcuni dirigenti della Società».
Il provvedimento, sottolinea la nota della società, «si riferisce alle modalità di gestione del rifiuto da pulizia pomodori (prevalentemente terriccio e pietrisco), adottate negli stabilimenti dell'azienda negli anni 2008 e 2009». La Doria - sulla base dell'interpretazione della norma, «supportata anche dal parere tecnico di alcuni tra i maggiori esperti italiani in materia di smaltimento rifiuti» - aveva infatti adottato la codifica 02.01.99 ('rifiuto non meglio identificato'), conforme alla natura stessa del rifiuto, e il conseguente smaltimento in cava.
Alla società era stata contestata la correttezza della tipologia di classificazione adottata, «in quanto avrebbe dovuto invece essere utilizzata, a parere della Procura, la codifica 02.03.01 di 'rifiuti speciali non pericolosi' e il conseguente smaltimento in impianto di compostaggio».
La Doria, «certa di aver operato secondo i principi di buona fede, di rispetto della normativa vigente e di tutela ambientale», ripone «la massima fiducia nell'operato della magistratura» e confida in una rapida conclusione della vicenda con l'archiviazione, ma «non può fare a meno di stigmatizzare l'enorme sproporzione tra i provvedimenti adottati oggi e l'ipotesi di reato contestato».
La società rende noto di aver presentato, attraverso i suoi legali, immediata richiesta di riesame al Tribunale del Riesame di Napoli, con la motivazione della mancanza dei presupposti alla base della misura cautelare.
La società esprime inoltre solidarietà e piena fiducia nell'operato dei dirigenti interessati dal provvedimento restrittivo.
La Doria è «da sempre portatrice dei valori di integrità e correttezza nell'operato industriale, prioritariamente nell'interesse dei consumatori, dei cittadini e degli azionisti, secondo l'impegno sancito nel proprio Codice Etico

Nessun commento: