giovedì 22 dicembre 2011

SOMMA VESUVIANA. ALLA RICERCA DELLA SORGENTE PERDUTA…

I Giovani che a noi piace citare

Da circa sei mesi un gruppo di giovani sta ripulendo una località della montagna per ripristinare l’antica sorgente delle gavete. VEDI LE FOTO

Scrittori, cantori, narratori e poeti vesuviani di ogni tempo hanno sempre citato ‘e gavete, ovvero quella località, quel punto particolare del monte Somma dove una volta c’era una sorgente naturale, dove i contadini sommessi erano soliti attingere acqua per irrigare i campi, per dissetarsi.
E Gavete, ‘o Ciglio, Castiello… Ma quanta, ma quanta ricorde! Ma comme nu core se scorde restanne luntane da te? Così il poeta vesuviano Gino Auriemma dichiarava il suo sconfinato amore per la montagna di Somma. A distanza di oltre trent’anni, qualche anziano ancora ricorda come “era bello salire ‘ncopp e gavet a prendere l’acqua..” Ricordi commossi che non hanno lasciato indifferenti un gruppo di giovani amici che, a dirla con le parole di una famosa canzone di Gino Paoli, tra un bicchier di vino ed un caffè hanno tirato fuori i loro “perché" al punto da decidere di fare un sopralluogo per verificare l’esistenza della sorgente.
Accumunati dalla stessa costante attrattiva per la rigogliosa montagna, i giovani, circa una quindicina, di età compresa tra i venti e i quarant’anni, sono diventi così un gruppo, una “paranza”, ‘a pranza re gavet e si sono messi alla ricerca della sorgente ormai disertata e abbandonata. Bene. Quella sorgente esiste e l’acqua pure, ma gli smottamenti l’hanno praticamente sommersa ed ostruita. Smottamenti e non solo. Rifiuti di ogni genere, da quelli indifferenziati a quelli speciali; ncopp ‘e gavete il gruppo si è trovato davanti uno scenario raccapricciante: una mega discarica a cielo aperto di pneumatici, di fusti, di guaina da rivestimenti, di amianto. Che fare? La paranza sceglie l’azione e si attiva per iniziare a ripulire l’area umiliata dall’inciviltà. Armati di zappe, pale, picconi e buste, l’allegra e determinata compagnia, di sabato e di domenica, per circa tre mesi ha provveduto a scavare dal terreno tutti i rifiuti, dalle cartacce alle bottiglie di plastica , di vetro, agli utensili rotti, fino ai piccoli ingombranti, differenziandoli e portandoli poi a valle.
Intanto, sono stati tagliati gli arbusti e spostati gli enormi rami secchi spezzatisi probabilmente a causa delle intemperie. Gli pneumatici, davvero tanti, sono stati dissotterrati ed ammucchiati in modo ordinato in attesa di un adeguato smaltimento. A tal fine, la paranza ha allertato e coinvolto l’assessore all’ecologia Lello Angri, resosi subito disponibile ad effettuare un sopralluogo e a rispondere alle domande dei giovani, che ieri mattina lo hanno invitato ad un confronto presso il bar Haven di via Pomintella.
”Il lavoro che hanno fatto e che stanno facendo questi giovani- ha detto L’assessore Angri- è davvero lodevole e fin da adesso garantisco piena collaborazione. Purtroppo, nonostante gli importanti risultati che abbiamo raggiunto con la raccolta differenziata, ci troviamo a fare i conti quotidianamente con gli incivili e con gli sversamenti selvaggi. Qui, sulla nostra bella montagna, gli svernamenti sono frequenti e il Parco Nazionale del Vesuvio, che è l’organo preposto alla tutela di queste zone, in realtà non ci aiuta molto: l’anello debole resta il controllo. In ogni modo, farò un sollecito all’Ente Parco e li inviterò ad un sopraluogo. Intanto, provvederemo subito a predisporre glia atti necessari per la caratterizzazione per chiedere le dovute autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Avere un aiuto, un impegno concreto sul territorio di questo tipo, per noi è davvero tanto”.
Dalle parole ai fatti, sotto una pioggia insistente e un vento gelido, accompagnati da alcuni componenti della paranza, abbiamo potuto costatare da vicino l’immensa fatica finora effettuata dai giovani, divenuti ormai veri angeli della montagna. Emozionati e fieri, i giovani ci hanno accompagnati fino in vetta, sotto alla sorgente, dove ci siamo potuti arrivare in modo agevole grazie ai gradini e al corrimano che hanno realizzato con i rami secchi. In cima, alla vista della grotta, che riporta immediatamente alla mente la stessa grotta di Lourdes, l’emozione è stata davvero incredibile, al punto che non ci accorgiamo della grandine che scende giù a raffica. Una volta ripristinata la sorgente delle gavete, obiettivo prioritario dell’intero gruppo, “il nostro sogno- ci raccontano i giovani- è quello di poter portare in questa grotta una copia della statua di Mamma Schiavona.”
L’entusiasmo e la sincera emozione che traspare dai loro occhi sono più eloquenti delle parole e non è difficile sognare ad occhi aperti: La sorgente naturale che sgorga dal cuore della montagna , la Madonna di Castello nella grotta. Tutt’intorno una vegetazione rigogliosa, dove si respira il profumo di un bosco pulito, sicuro, fruibile. Un luogo affascinante e suggestivo, dove fede e tradizioni si mescolano e si sovrappongono al punto da proiettarci in una dimensione magica, surreale.
(Ha collaborato Tommaso Rea)
Il MedianoAutore Carmela D’Avino

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