La primavera 2011 potrebbe portare con sé una nuova crisi per la Campania e per Napoli. Il rapporto Enea-Federambiente sugli impianti e le tecniche di trattamento dei rifiuti
Oltre la metà dei rifiuti prodotti in Italia finisce in discarica. Si tratta del 51,9% del totale della spazzatura prodotta, con quasi 12 milioni di tonnellate all'anno (36,5%) di 'tal quale', cioé rifiuti che vengono direttamente ingurgitati dalla vasca della discarica senza nessun trattamento. Eppure, gli impianti per smaltirli sono 393, distribuiti soprattutto al nord. L'Italia, di rifiuti ne produce 32,55 milioni di tonnellate l'anno con una capacità di trattamento di 27 milioni tonnellate 'a parole' che poi nei fatti scende a circa 18-20 milioni. E, all'orizzonte - per la primavera 2011 - spunta l'incubo di una nuova crisi per la Campania e per Napoli. Un quadro preoccupante quello dipinto dal rapporto realizzato dall'Enea e da Federambiente sugli impianti e le tecniche del sistema nazionale di trattamento dei rifiuti, presentato a Roma.
Un allarme ambientale e sanitario quello delle discariche: "Il dato sul ricorso alla discarica - dice infatti Daniele Fortini, presidente di Federambiente - è drammatico, lo smaltimento di tal quale è pericoloso per la salute". Per di più in discarica finisce anche tra il 15 e il 20% del Cdr (Combustibile derivato da rifiuti) oltre a una buona quantità di Fos (Frazione organica stabilizzata), entrambi materiali da bruciare attraverso l'incenerimento, che invece risulta la modalità di gestione più carente e che, come rileva Pasquale De Stefanis dell'unità tecniche e tecnologie ambientali dell'Enea, condiziona, dove è assente, "un aumento dello smaltimento in discarica".
Secondo il rapporto abbiamo un "sistema maturo" nelle regioni settentrionali con impianti di taglia più piccola ma con una maggiore diffusione sul territorio. Al centro-sud sembra invece "evidente la carenza di impianti" soprattutto per il recupero energetico e il compostaggio. In totale gli impianti per il trattamento dei rifiuti urbani sul territorio nazionale sono 393 (al 31 dicembre 2008) con una capacità nominale di oltre 27 milioni di tonnellate all'anno, ma che di solito non supera i 20-21 milioni di tonnellate. Quelli di compostaggio sono 195 (122 al nord) per una capacità di circa 5,3 milioni di tonnellate all'anno, quelli di trattamento meccanico-biologici sono 135 (58 al nord) con una capacità di oltre 14,5 milioni di tonnellate all'anno, quelli per la digestione anaerobica sono 10 (7 al nord).
Poi gli impianti di trattamento termico che sono 53 (51 operativi e 2 in avviamento nel 2009): tutti inceneritori e un gassificatore, per una capacità di circa 6,7 milioni di tonnellate all'anno per il recupero energetico con la produzione di energia elettrica e, in alcuni casi, quella termica (11 impianti al nord).
L'inceneritore di Acerra, per esempio, è a rischio di ingorgo per l'accumulo delle eco-balle pregresse che si sommano all'arrivo di spazzatura 'fresca': "Quelle eco-balle - dice De Stefanis - che erano arrivate a circa 6 milioni di tonnellate, sono Cdr di bassa qualità. Sono troppo umide" e poi per bruciarle tutte si arriverebbe "quasi a fine vita di un impianto".
Ma su Acerra è pronta la risposta della Protezione civile secondo cui lo smaltimento di rifiuti nel termovalorizzatore è regolare: "Il termovalorizzatore di Acerra, progettato per la produzione di energia derivante dallo smaltimento di 600mila tonnellate di materiale l'anno - spiega il Dipartimento - ha trattato, dalla sua entrata in esercizio ad oggi, 428.915 tonnellate ricavandone 381.849 MWH di energia".
Sulle eco-balle la Protezione civile ricorda che "non è mai stato previsto lo smaltimento delle eco-balle antecedenti" e che al termovalorizzatore giunge "esclusivamente materiale 'fresco', o imballato nel corso del 2009, proveniente dagli Stir (stabilimenti per la trito-vagliatura ed imballaggio dei rifiuti)", mentre per le eco-balle prodotte fino al 2008 sarebbe previsto un quinto impianto 'dedicato'.
Per quanto riguarda il termovalorizzatore che dovrebbe sorgere nell'ex area industriale di Napoli est, osserva Fortini questa volta in qualità di amministratore delegato dell'Asia-Napoli Spa (Azienda speciale igiene ambientale), "i suoli promessi da oltre un anno dalla Regione non sono stati ancora messi a disposizione". E questo non è tutto. Secondo Fortini "a Napoli la situazione è molto pericolosa e se per la primavera 2011 non saranno attivate soluzioni è possibile un nuovo collasso" soprattutto per il ritardo in cui versa l'impiantistica di supporto al sistema di gestione: "Non basta un solo termovalorizzatore e stiamo esaurendo le discariche", quelle di Terzigno, Chiaiano e Savignano Irpino che ospitano per ora il 50% della produzione totale di rifiuti della Regione. In più, avverte Fortini, "a Napoli la situazione è molto pericolosa anche per la fortissima contrazione delle risorse economiche del settore che aumenta il divario e la forbice tra qualità dei servizi offerti e costi economici, con il rischio che questa forbice si rompa". (Ansa)
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