giovedì 22 settembre 2011

La lista completa dei nomi, colpevoli del genocidio Campano, nomi molto "lombardi"

pubblicata da Wrong (trasmissione Web Radio) il giorno mercoledì 21 settembre 2011 alle ore 18.56

Novantasette imputati prescritti. E' questo il bilancio finale dell'inchiesta "Cassiopea", che nel 2003 portò alla luce i traffici di rifiuti pericolosi che dalle industrie di tutta Italia finivano nelle campagne del Casertano, dove i fusti tossici venivano poi sotterrati. Con il "non luogo a procedre" si è consumato l'ultimo scandalo della giustizia italiana, così nessuno saprà la verità su quanto avvenuto tra il 1999 e il 2000. Ancora una volta, è triste dirlo, è stata la burocrazia a venire in soccorso ai criminali. (leggi l'articolo)

Queste sono alcune delle facce di bronzo presenti nell'inchiesta Cassiopea. Erano in tutto 97 indagati:

Carlo Valle, già in carcere, geometra e uomo di punta di Servizi Costieri. Uno degli esponenti più importanti del traffico da Nord a Sud, già coinvolto in altre inchieste su traffici illeciti nel Veneto

Luigi Cardiello (imprenditore salernitano trapiantato in Versilia) detto "Re Mida" già arrestato per truffa nell'85 e indagato per riciclaggio e ricettazione. Arrestato nel 2003 nell'inchiesta, appunto, "Re Mida", al vertice di un'organizzazione criminale dedita (tanto per cambiare) al traffico di rifiuti tossici in Campania. Citato dal pentito Gaetano Vassallo in un interrogatorio.

il lombardo Massimiliano Toninelli

il viareggi­no Stefano Rosi, presidente di Agrideco coinvolto nell'inchiesta Golden Rubbish con gravissimi capi d'accusa (addirittura omicidio) oltre al più classico traffico illecito. Nella medesima inchiesta sono coinvolti i vertici Marcegaglia

Giambattista Toninelli di Brescia, mediatore, condannato nel 2008 a 3 anni di reclusione per traffico illecito di rifiuti insieme ad altre 18 persone

Giuseppe Vidori di Treviso, amministratore unico della Vidor Servizi Ambientali, indagato per traffico illecito di rifiuti nella discarica di Formica in Puglia

Salvatore Mirante di Roma, tratto in arresto nel 2006 per traffico illecito di rifiuti nella prosecuzione dell'inchiesta "Re Mida".

Gianni Giommi di Milano

Paolo Viliani di Firenze,

Patrizio Tofani di Livorno,

Angelo Bologna di Viterbo, contitolare della Econet, latitante per breve tempo e arrestato nel 2007 nell'inchiesta "Longa Manus" su un giro di corruzione tra amministratori locali e traffico illecito di rifiuti. La sua società smaltiva rifiuti tossici al Sud.

Tommaso Facciolongo di Bari.

I capi dell'associazione, secondo i pm, sono Cardiello, Toninelli e Rosi con la partecipazione straordinaria di Valle, amico di politici come l'ex pidiellino Giorgio Conte, oggi in forza Fli.

Altra inchiesta rifiuti in Veneto, condanne arrivate a luglio 2011

Carlo Valle (3 anni e 4 mesi)

Gianni Giommi, legale rappresentante della Nuova Esa (6 anni)

Giuliano Gottard (2 anni e 3 mesi)

Gianni Gardenal (1 anno e 11 mesi)
e altri...

Questi ultimi quattro sono stati condannati per aver sversato rifiuti nocivi in discariche di mezza Italia, soprattutto in Veneto e in Campania e in particolare nelle cave di Bacoli, di Acerra e di Giugliano.

(indagati di altre inchieste riconducibili al filone giudiziario delle operazioni Cassiopea e Re Mida)

Jackye Bertini e Alessandro Sassetti (amministratore delegato e presidente di Resapel di Castelfranco di Sotto), Sergio Cerrini (legale rappresentante del Consorzio Impianti smaltimento di Santa Croce), Marco Bertelli (Ecoespanso), Giovanni Catastini (Consorzio Conciatori di Fucecchio), Marco Morganti (Prato), Giuseppe Pieri (Siena), Carlo Gazzarrini (Consorzio Aquarno spa), Attilio Gronchi (Santa Croce), Giorgio Marsili (Lucca, già indagato nell'operazione Re Mida), Giovanni Caudai (Capannori), Pier Luigi Piccini (Fucecchio), Aldo Masini (San Miniato), Paolo Del Bino (Castelfranco), Aladino Demi (Peccioli), Massimo Bonistalli (Fucecchio).

Ciò che è evidente è che molti di questi nomi compaiono in altre inchieste su differenti traffici illeciti di rifiuti: sono una lobby, sono quasi sempre gli stessi, soltanto che i giornalisti non pubblicando in modo lineare e chiaro le varie inchieste e omettendo spesso i nomi degli accusati, finiscono per confondere le acque.

Tutti nomi poco ma molto poco terùn e molto più lumbàrd...
di Ettore Scamarcia

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