sabato 24 settembre 2011

A OTTAVIANO IL PARCO DEL VESUVIO E IL COMUNE SONO SEPARATI IN CASA

Il colloquio col Presidente del Parco aiuta a svelare molti dubbi. Di fondo, però, resta forte la sensazione che manca la collaborazione con il Comune. Di Carmine Cimmino


Le risposte che, nel colloquio di lunedì 19 settembre, il prof. Ugo Leone, Presidente dell’Ente Parco del Vesuvio, ha dato alle mie domande, sono di una chiarezza didattica. Incomincio dalla coda. Il Presidente ricorda i benefici che il Parco ha portato e porta da sé, per il fatto stesso che esiste: i fondi dei Pirap, la lotta contro l’abusivismo edilizio, le battaglie contro l’ampliamento della discarica di Terzigno e contro l’istallazione di altre discariche sul Somma- Vesuvio, la tutela delle radici culturali.

La questione dei sentieri. I sentieri della Foresta Tirone-Alto Vesuvio funzionano sotto il diretto controllo della Guardia Forestale. Tutti gli altri potranno diventare funzionali solo dopo che i Comuni interessati avranno dichiarato luoghi di interesse pubblico i siti su cui quei percorsi “insistono“, e che sono ancora proprietà privata. A quel punto, l’Ente bandirà, con fondi già stanziati, gare di appalto per i lavori di ripristino e di manutenzione dei sentieri, che vennero aperti e strutturati, secondo i principi dell’ingegneria naturalistica, da una cooperativa di ex LSU. Questa cooperativa venne messa in liquidazione nei primi mesi del 2008.

Ma per bandire le gare serve un Direttore Generale. Da un anno l’ Ente Parco non ha un Direttore Generale: si aspetta che il Ministero competente lo scelga e lo nomini. Senza Direttore Generale non si può bandire nemmeno la gara d’appalto per i lavori di deumidificazione degli ambienti del Palazzo Medici, che dovrebbero accogliere gli impiegati della sede di San Sebastiano. Giova ricordare che gli impiegati sono 14. In tutto. Alcuni lavorano a San Sebastiano, altri a Ottaviano. L’Ente non è in grado di aprire al pubblico, ogni giorno, i giardini del Palazzo Medici: non può garantire, per l’evidente carenza di personale, la sicurezza degli utenti e l’integrità delle strutture.

Per quel che concerne “l’ uso“ delle parti del Palazzo Medici, le relazioni tra il Comune di Ottaviano e l’Amministrazione dell’Ente Parco sono ancora regolate dai principi generali del capitolato con cui l’ Amministrazione Saviano concesse all’ Ente il Palazzo.

«A tutt’oggi, - dice il Presidente - non c’è un protocollo d’intesa, approvato dal Comune e dall’ Ente, che definisca procedure, responsabilità e oneri di spesa per chi, Associazione o gruppo di cittadini, voglia organizzare manifestazioni nelle strutture dell’ edificio. Ci sono delle bozze di concordato, proposte dall’ Ente: si aspetta la risposta dell’ Amministrazione Comunale». Sulla corsa automobilistica annullata il Presidente dichiara che molto prima di domenica 11 settembre qualcuno gli parlò della gara, ma in modo informale. Non è pervenuta all’ Ente Parco nessuna richiesta ufficiale. C’è stato chi, dopo aver visto che erano stati affissi manifesti con il logo dell’ Ente e che si erano messi in moto gli uffici dell’ Amministrazione Provinciale e della Prefettura per gli interventi di competenza, ha provveduto – era già giovedì 8 – ad “allertare“ il Parco del Vesuvio.

Che non aveva dato alcuna autorizzazione: del resto, non avrebbe potuto, poiché il percorso previsto attraversava zone esplicitamente tutelate dalla legge 394 del 1991 che si esprime chiaramente contro la possibilità che in un’area protetta si autorizzino corse di mezzi a motore. Il Presidente conferma la sua disponibilità a individuare percorsi alternativi.

Dunque, nella disputa sulla corsa, la palla passa al sindaco di Ottaviano, a cui chiederemo lumi. Quella corsa annullata pare un argomento già dimenticato e cancellato: pare, ma non è così. La memoria degli Ottavianesi è cenere che nasconde il fuoco, per proteggerlo e alimentarlo. Questo è un Parco nato non male, ma “strano“. Qualcuno riteneva che non avesse alcun senso istituire un Parco in un territorio da sempre densamente abitato e coltivato. Per giustificare il paradosso, si assegnò all’Ente anche il compito di tutelare i centri storici di Somma e di Ottaviano, di cui si riconosceva il valore storico e artistico. Nel territorio il perimetro della zona rossa è stato tracciato direttamente sulle carte, come fecero gli Inglesi colonialisti in Africa, in Palestina e in Mesopotamia: questi sono i confini, e se non vi vanno bene, chiagnitivelle vui.

A destra è Ottaviano, e perciò non si costruisce (oddio, non si dovrebbe costruire…), di fronte, a due metri, è Nola, o Saviano, o Somma, e si può costruire: con tanto di licenza debitamente timbrata, firmata e protocollata. Il Vesuvio, scrisse Mastriani, quando si incazza, è un pazzo ubriaco. Non sa nulla di leggi, di zone colorate, di Puc.

Oggi, l’ Ente Parco non ha soldi e non ha personale. Da un anno l’Ente non ha il Direttore Generale, ha un Direttore f.f., facente funzione. Quali funzioni? Non può nemmeno bandire una gara per appaltare i lavori di deumidificazione di 4 stanze.

E allora? Senza Direttore, il Parco è una macchina senza motore. C’è il rischio serio che l’Ente si riduca, al di là delle intenzioni dei singoli, in un centro di smistamento di stipendi, di qualche poltrona, di qualche incarico, di qualche patente di Apostolo dell’anticamorra e di Cavaliere Templare della Legge. Un Parco ridotto a far questo non è solo inutile: è doppiamente dannoso. La scienza politica, il diritto pubblico, la pratica amministrativa e il buon senso indicano la strada che porta a un’accettabile soluzione dei problemi. La strada è il principio di sussidiarietà. Le istituzioni meno deboli aiutano quelle più deboli nel conseguimento di un obiettivo comune, che è il bene dei cittadini.

Ma a Ottaviano diventa un’impresa da Titani anche aprire al pubblico i giardini di Palazzo Medici: nella città sede del Parco l’Ente Parco e l’Amministrazione Comunale convivono da separati in casa. Cosa impedisce di approvare un protocollo d’intesa e un regolamento che consentano al Comune di spalancare i cancelli del Palazzo, di curare la manutenzione dei luoghi e di snellire le procedure per l’organizzazione di “eventi“ (chiedo perdono per l’uso di questa insopportabile parola)? Dove sta l’ostacolo? Nel caso, nelle cose, nelle intenzioni di qualcuno? È il Comune che non risponde alle proposte del Parco, o è il contrario?

Sabato 17 l’Ente Parco ha ospitato nei giardini del Palazzo Nello Mascia, che ha recitato il monologo tratto dal libro di Tommaso Sodano e Nello Trocchia “La peste“: da applausi gli interventi, canori e musicali, di Ciccio Merolla. Gli Ottavianesi presenti erano sette, otto. Non di più. Penso che il tema dell’ “assenza“ sarà il centro dell’intervista al sindaco di Ottaviano. Il tema dell’ “assenza“ e del buio: il buio che circondava il Palazzo era un buio reale, che l’immaginazione trasformava in metafora. Questo buio fitto e vasto sta sempre lì. Venite a visitarlo. Non si paga biglietto, non si richiede prenotazione. Offre la ditta.
(Foto: Quadro di Carlo Bonavia, Il Vesuvio in eruzione e la Lanterna del Porto, 1755-57)
Autore: Carmine Cimmino

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