Come si fa a risolvere il problema dei rifiuti? Semplice, trasformandoli in una risorsa preziosa!
Non è un paradosso, né una provocazione, ma la pura e semplice realtà, già testata e collaudata in molte città nel mondo. È il caso di Berlino, o meglio ancora di San Francisco, dove un'accurata raccolta differenziata porta a porta (75 per cento del totale) rende possibile il riciclaggio ed il compostaggio dei rifiuti urbani. Eppure in Italia, anche se circa un migliaio di Comuni ha raggiunto il 50 per cento della raccolta porta a porta, si parla ancora di inceneritori e discariche, nonostante i danni alla salute accertati da importanti studi internazionali.
L’idea di fondo sta nel considerare il rifiuto NON nell’accezione negativa del termine, ma in quella “positiva” ovvero come “risorsa”, dal momento che si può evitare l'emissione nell'ambiente di pericolose sostanze inquinanti ed evitare scempi come quelli che hanno – e stanno tuttora - colpendo la Campania, ma addirittura ricavarne un ritorno economico.
Come? Mediante una gestione dei rifiuti che miri ad una loro riduzione a monte, al riciclo, riuso e raccolta differenziata. In altre parti del mondo, dove il Medioevo è finito da un po’, si parla di “Rifiuti zero 2020″, la strategia che si propone entro questa
data di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti smettendo di produrre materiali che originano scarti. E poi ancora di “trattamento meccanico manuale a freddo”, che, nei casi un cui non è possibile evitare lo scarto, mira alla divisione manuale dei materiali cosiddetti “secco”.
Nonostante la cecità o l'affaristica presunzione della nostra classe politica, anche in Italia esistono delle realtà all’avanguardia nella gestione dei rifiuti, realtà come quella del centro Riciclo di Vedelago (Treviso) che nella trattazione dei rifiuti sta facendo scuola in tutta la penisola. Ma la nostra classe dirigente queste cose non le conosce o le ignora. Preferisce parlare di "emergenza rifiuti" e mandare l’esercito dove invece servirebbe uno squadrone di tecnici esperti. Preferisce mandare il Bertolaso SpA a gestire una situazione che meriterebbe ben altre compagini. Ecco, allora, che in Campania i rifiuti sono ancora gettati nelle discariche o bruciati negli inceneritori, che, per essere resi meno indigesti, vengono chiamati “termovalorizzatori”. Sta di fatto che questi “termovalorizzatori” liberano nell’atmosfera nano particelle in grado di viaggiare parecchi chilometri e rimanere nell’aria per molto tempo. Sostanze causa di malattie allergiche, asma bronchiale, bronchiti acute e croniche, enfisemi polmonari, tumori, ictus ed attacchi cardiaci. Per questo, secondo Paul Connet, professore emerito di chimica alla St Lawrence University di Canton (New York), «negli Stati Uniti, dal 1985 al 1995, è stata bloccata la costruzione di circa 300 inceneritori.
Noi cittadini italiani vogliamo dire NO alle discariche e agli inceneritori, e contribuire a far si che anche le nostre Regioni, si possano dotare finalmente di un piano alternativo basato sul circolo virtuoso dei rifiuti urbani
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