Nella sala consiliare confronto tra alcuni esponenti della protesta contro cava Sari, entrata nel vivo proprio ad ottobre del 2010. Dibattito sulle iniziative passate ma anche sulle prospettive future.
Un anno fa fu guerriglia, protesta violenta ma anche dissenso pacifico. Era proprio ottobre quando la battaglia contro la discarica Sari, nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio, entrò nel vivo e finì col portare il nome di Terzigno sotto i riflettori e all’attenzione dei media di tutto il mondo. A distanza di un anno, il Partito democratico della cittadina vesuviana ha voluto tracciare un bilancio di quella protesta, facendo confrontare buona parte degli esponenti dell’iniziativa “antidiscarica”.
E così, introdotti dal consigliere comunale Enzo Aquino, sono intervenuti Gaetano Miranda (segretario dei Giovani Democratici di Terzigno che assieme ad altri giovani fu fermato dai carabinieri mentre faceva le riprese della discarica), Maria Rosaria Esposito (avvocato che assieme a un pool di legali ha presentato diverse denunce ed esposti su varie problematiche riguardanti l’ambiente e il territorio), Annarita Ranieri (del comitato La Ginestra), Franco Matrone (della Rete dei Comitati), Annapina Avino (che assieme ad altri sta lottando per far aggiornare il registro tumori nel territorio vesuviano) e Giuseppe Capasso (sindaco di San Sebastiano al Vesuvio e presidente della Comunità del Parco). Il dibattito, che ha visto anche interventi dal pubblico, ha riguardato l’analisi delle battaglie passate ma anche le prospettive future. Sullo sfondo, infatti, ci sono i timori (e le speranze) per la chiusura di cava Sari dovuta alla sua saturazione, che dovrebbe essere imminente.
Alcuni cittadini hanno paventato l’ipotesi che si stia sversando nella vecchia Sari, chiusa molti decenni fa, ma si tratta di un allarme che, almeno per il momento, non ha trovato ancora riscontri. Ampio, poi, il confronto sulla gestione autonoma dei rifiuti e la realizzazione di una serie di impianti intermedi di trattamento dell’immondizia: un progetto ambizioso che stanno portando avanti 19 Comuni della zona vesuviana ma che, finora, stenta a decollare. Per Capasso, ma anche per alcuni rappresentanti dei comitati come Matrone, il superamento dell’emergenza passa da lì.
In sala, invece, non sono mancate critiche e scetticismi.
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