giovedì 16 febbraio 2012

Eternit a Bagnoli, reato prescritto l'ultima beffa  
De Magistris: "Sentenza amara, ora la bonifica" 

Cesaro: "Verdetto crudele e incomprensibile per le famiglie dei napoletani". Nello stabilimento napoletano  gli operai colpiti da patoligie legate all'amianto sono almeno 573

di DARIO DEL PORTO
La prescrizione lascia il dramma di Bagnoli fuori dalla storica sentenza della magistratura torinese sulle morti bianche nelle filiali italiani dell'Eternit. E per i lavoratori dello stabilimento napoletano, dove gli operai colpiti da patologie sono almeno 573 e oltre 400 hanno perso la vita, si tratta dell'ultima beffa dopo tante sofferenze. I giudici hanno riconosciuto i reati di disastro e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro e condannato a sedici anni di reclusione ciascuno i due imputati, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni. Ma il collegio ha dichiarato prescritti i reati contestati per il periodo successivo al 13 agosto 1999, come nel caso di Bagnoli e Rubiera-Reggio Emilia.

LA TESTIMONIANZA/ "Mio padre ucciso dall'eternit"

Adesso resta solo la strada dell'azione civile per ottenere il risarcimento del danno. Ecco perché il sindaco Luigi de Magistris parla di sentenza che "è anche causa di amarezza per la nostra comunità: tante famiglie napoletane non hanno trovato giustizia a causa della prescrizione. Resta comunque un verdetto fondamentale - aggiunge il sindaco - perché chiama in causa, rinnovando l'urgenza di una risposta, il tema della bonifica e della riqualificazione di Bagnoli. Ci auguriamo che il governo finalmente fornisca i fondi per bonificare l'aria "conclude de Magistris. Il presidente della Provincia Luigi Cesaro parla di "sentenza tanto eclatante e innovativa ma anche crudele e incomprensibile per le famiglie napoletane che hanno visto la vita dei propri cari distrutta dall'amianto". Anche Dino Di Palma e Giuseppe De Cristofaro di Sel ritengono che sia stata "fatta giustizia ma solo in parte". Gli avvocati Roberto Rosario, Vincenzo Gargiulo, Gennaro Marrazzo e Alessandro Talarico, che hanno rappresentato la parte civile degli operai napoletani, commentano: "Restiamo in attesa di leggere le motivazioni che dovranno chiarire il motivo per cui si è verificata una disparità di trattamento tra gli operai di Napoli e Rubiera da un lato e Casale e Cavagnolo dall'altro. Reputiamo, d'istinto, possa aver inciso la data di accertamento della patologia come discriminante. Ma in ogni caso - concludono i legali - valuteremo mezzi di impugnazione, ciò anche in considerazione di decessi avvenuti dopo il 1999". 

Al processo sono stati ascoltati testimoni che hanno descritto la strage silenziosa dei lavoratori di Bagnoli. "Sapevamo che c'erano malattie - ha raccontato uno di questi - mio padre, anche lui lavoratore all'Eternit, morì di abestosi nel 1965. Il capo del personale disse a me e mia madre che era dispiaciuto ma che mi avrebbero assunto se non avessimo "fatto confusione". Entrai nel 1969". Altri testimoni hanno parlato di malattie contratte anche da persone che non lavoravano nello stabilimento ma abitavano nella zona. Vittime di un dramma cancellato dalla prescrizione. 

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