Quando si parla di acqua minerale si scomodano esperti di nutrizione, si fanno discorsi scientifici sul tipo di sali minerali, ma il più delle volte sono parole scollegate dalla realtà quotidiana. Il 99% degli acquirenti ritiene incomprensibili le etichette, non da valore all’autorizzazione sanitaria rilasciata decenni fa dal Ministero della Sanità e non guarda certo i valori relativi ai controlli analitici realizzati in laboratorio. La stragrande maggioranza delle persone considera l’acqua in bottiglia un sostituto dell’acqua di rubinetto, un prodotto alimentare banale da bere a tavola durante i pasti privo di riscontri salutistici.
La scelta della marca in genere non è influenzata da fattori nutrizionali o dietetici, ma da elementi molto pratici come il costo, il sapore, la presenza di bollicine e la pubblicità. L’acquisto però è complicato perché i prezzi al supermercato lievitano anche di 10 volte e si arriva a 15 per la mitica Perrier. Tutto ciò è difficile da giustificare, visto che il costo della materia prima è praticamente nullo e la qualità dovrebbe essere uniforme (tutte le fonti sono sottoposte a controlli periodici, sono certificate da Ministero, hanno una composizione diversa perché ogni sorgente ha un contenuto di sali unico (proprio come l’acqua del rubinetto).
Il prezzo della minerale è quindi abbastanza scollegato dalla materia prima, ma dipende da altri fattori come: la gestione della fonte (ricerche ambientali e geologiche per mantenere costante la qualità e la purezza), la quantità di plastica utilizzata per la bottiglia, il trasporto, la pubblicità, il margine del distributore e l’IVA arrivata al 21%.
Volendo fare un confronto tra minerali e rubinetto possiamo dire che tutte hanno una composizione in sali minerali diversa e sono diuretiche. Le diversità riguardano: la costanza della composizione, e la purezza delle fonti delle minerali che non possono essere trattate, come invece accade regolarmente con l’acqua di rete sottoposte a filtrazione e clorazione. Ci sono infine acque come le bicarbonato calciche in grado di coprire il 30% del fabbisogno di calcio giornaliero, che forse varrebbe la pena non banalizzare rispetto a quelle pubblicizzate come leggere.
C’è un altro elemento da considerare, in alcune città l’acqua di rubinetto ha un sapore di cloro intenso poco gradevole, e allora le soluzioni sono due o comprare le bottiglie o usare i filtri professionali o le caraffe filtranti che però non danno risultati così eclatanti. La presenza delle bollicine non è più un’esclusiva della minerale in bottiglia, ci sono anche nell’acqua distribuita gratuitamente dalle fontanelle situate nelle piazze di numerose località lombarde.
Chi sceglie la minerale ha sempre il dubbio sulla marca da comprare. Molto dipende dal budget a disposizione. Considerando il consumo di un litro al giorno, chi sceglie una marca pubblicizzata in televisione deve preventivare 110 euro l'anno, che diventano 79 per una marca locale poco famosa, e si riducono a 36 se si vuole risparmiare a tutti i costi e accollarsi il peso di cestelli pesanti con bottiglie da due litri senza bollicine.
Premesso che la qualità dovrebbe essere un requisito comune, le differenze di prezzo sono correlate soprattutto alla quantità di plastica usata e al trasporto. Una bottiglia rigida, pesante, magari sagomata e colorata per risultare gradevole quando si porta a tavola, costa molto di più. L’altro elemento è il trasporto, bere in Sicilia acqua imbottigliata in Trentino o in Lombardia è un’operazione costosa. Anche la pubblicità e l’attività di marketing per le marche leader ha un incidenza significativa
(vedi tabella)
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