La casta che taglia la casta
In Usa i ricchi vogliono pagare più tasse
Ben 138 milionari con una lettera indirizzata al presidente Obama chiedono "di aumentare le tasse sui redditi oltre il milione di dollari". Già in estate Warren Buffet aveva proposto al Congresso di varare nuove regole più stringenti sulle imposte
“Cari signor presidente, onorevole Harry Reid, onorevole John Boehner, vi scriviamo per chiedervi con urgenza di mettere il nostro paese davanti alla politica, per la salute fiscale della nostra nazione e per il benessere dei nostri concittadini vi chiediamo di aumentare le tasse sui redditi oltre il milione di dollari”. Comincia così la lettera firmata da 138 milionari statunitensi e inviata al presidente Barack Obama e agli speaker dei due rami del Congresso.
“Il nostro paese è di fronte a una scelta – prosegue la lettera – . Possiamo pagare i nostri debiti e costruire per il futuro, oppure possiamo schivare le nostre responsabilità finanziarie e azzoppare il potenziale della nostra nazione”. “Il nostro paese è stato buono con noi. Ci ha dato le fondamenta grazie a cui abbiamo potuto avere successo. Adesso vogliamo fare la nostra parte per rendere quelle fondamenta più solide in modo che altri possano avere il successo che abbiamo avuto noi. Per favore, fate la cosa giusta per il nostro paese. Aumentate le nostre tasse”.
Il gruppo, nominatosi Milionari Patriottici, tra ispirazione dalla iniziativa del multimilionario Warren Buffett che in estate, attraverso il New York Times aveva iniziato una campagna proprio per sostenere l’aumento di tasse per i più ricchi. E al suo nome rimanda la cosiddetta Buffett Rule, uno dei tasselli del piano finanziario di Obama per spingere l’economia statunitense oltre gli scogli della crisi. La Buffett Rule (Regola Buffett) prevede di estendere la pressione fiscale sui redditi oltre un milione di dollari per portarla, in proporzione, in linea con quella dei redditi della middle class. Buffett, che è stato consigliere di Obama durante la campagna presidenziale del 2008, ha più volte denunciato l’egoismo dei suoi concittadini più ricchi che approfittano largamente dei vantaggi fiscali di cui godono i guadagni sugli investimenti rispetto a quelli sui redditi. Vantaggi fiscali, peraltro, consolidati tanto durante l’era Reagan quanto nei tre mandati dei Bush, padre e figlio, e mai intaccati in modo sostanziale dalle due amministrazioni Clinton.
I Milionari Patriottici, però, non si fermano alla firma della lettera. Il loro sito raccoglie in pillole informazioni utili a sostenere la campagna per aumentare le tasse sui ricchi. Informazioni che sembrano uscite da Occupy Wall Street: solo 375 mila cittadini americani, si apprende, hanno un reddito superiore al milione di dollari. Tra il 1979 e il 2007, i redditi dell’1 per cento più ricco d’America sono cresciuti del 281 per cento. O ancora: nel 1963 il tasso di imposizione fiscale massima sui milionari era del 91 per cento, nel 1976 del 60 per cento, oggi del 35 per cento.
Se i tagli fiscali che, sottolinea il sito, non sono mai stati pensati come permanenti, venissero aboliti per il 2 per cento più ricco della popolazione statunitense, nel giro di dieci anni il deficit verrebbe ridotto di 700 miliardi di dollari. Allora, perché non viene fatto? La risposta dei Milionari Patriottici è semplice: “Il 44 per cento dei membri del Congresso è costituito da milionari”. Un pezzo della casta che difende la sua ricchezza, dunque. Ma anche una sapiente campagna mediatica per evitare che la rabbia della main street statunitense diventi puro e semplice odio contro i pochi ricchi che anche nella crisi sono riusciti ad aumentare la propria fortuna.
di Joseph Zarlingo
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