mercoledì 22 giugno 2011

ECCO PERCHÉ NON SERVONO ALTRI INCENERITORI

Regione e Provincia devono convincersi che vanno cambiate le scelte, che non è più tempo di saldare gli interessi della politica con gli appetiti di imprese senza scrupoli e organizzazioni criminali. Di Amato Lamberti.


La regione Campania è di nuovo in una situazione di emergenza per quanto riguarda lo smaltimento rifiuti. Dopo anni di commissariamento, di interventi spot, di intervento dell'esercito, di discussioni sterili, siamo sempre allo stesso punto: cumuli di immondizia non raccolti ad ogni angolo di strada, roghi notturni, cittadini infuriati.


Non si capisce cosa fanno la Regione e le Province: forse vogliono solo dare ragione a chi ne chiede da tempo lo scioglimento. I Comuni fanno quello che possono, anche con molto impegno, come dimostrano i Comuni ricicloni e, oggi, finalmente anche Napoli, ma il sistema complessivo evidentemente non funziona. Invece di azzerare tutto e provare a ripartire con un minimo di razionalità e di impegno ci si esercita solo nel gioco dello scaricabarile tentando di lasciare il cerino nelle mani del Governo.

Anche il cittadino più sprovveduto a questo punto capisce che non interessa a nessuno risolvere il problema e che tutti sono impegnati a chiedere più soldi solo per salvaguardare le situazioni anomale e scellerate messe in piedi, e per evitare le rivolte delle migliaia di lavoratori imbarcati, con le manovre più spregiudicate e clientelari, per la costruzione di un modello che prevede infiniti passaggi, dove la camorra la fa da padrone, e che non riesce a conseguire alcun risultato.

Invece di dire, azzeriamo tutto e ripartiamo da capo, qualcuno pensa di imbarcare ancora altro personale per fare la raccolta porta a porta senza neppure porsi il problema del come smaltire il tutto, a partire dalle frazioni umide e indifferenziate, oltre al residuo raccolto con lo spezzamento stradale.

Spetterebbe alla Regione definire il modello di raccolta e di smaltimento, unico per tutti i Comuni della regione. Alle Province spetterebbe il compito di farlo applicare, anche sanzionando i Comuni inadempienti. Visto che il modello fin qui seguito non funziona, non si capisce perché non si provveda a modificarlo, semplificandolo e riducendo tutti i passaggi inutili e le diseconomie che ne conseguono.

In tutto il mondo dove vigono le regole della razionalità si procede:

1- con la raccolta differenziata domestica delle frazioni secche (carta, cartone, plastica, alluminio, banda stagnata, legno, stracci, tetrapack);
2- con la raccolta differenziata domestica, ma anche degli esercizi pubblici, bar, pub e ristoranti, della frazione umida e indifferenziata;
3- con la raccolta differenziata della frazione umida nei mercati generali e nei negozi di fruttivendoli;
4- con la raccolta differenziata delle frazioni secche presso negozi, supermercati e ipermercati;
5- con la raccolta degli inerti da costruzione in apposite cave, dove procedere al recupero dei materiali ferrosi;
6- con raccolte differenziate specifiche per olii esausti, batterie esauste, medicinali, pile elettriche, materiali ferrosi, scarti della lavorazione del legno, delle plastiche, delle gomme, ecc., tutti da avviare a specifici processi di smaltimento o riutilizzazione.

In un modello di questo tipo, sempre dove vige la razionalità, ogni cittadino dovrebbe procedere solo ad una separazione della frazione secca (che finirebbe nel sacco multimateriale) da quella umida e indifferenziata (che finirebbe in un altro sacchetto). Il sacco multimateriale va agli impianti che provvedono a separare le frazioni e ad avviarle alle aziende che le riutilizzano. Il sacchetto dell'umido e dell'indifferenziato, di provenienza domestica, ma anche di bar e ristoranti, va direttamente agli impianti di digestione anaerobica che li smaltiscono senza bruciarli e producendo anche energia. Agli impianti di compostaggio vanno solo gli scarti dei mercati ortofrutticoli e dei fruttivendoli.

In questo modo si semplifica anche la raccolta. Non c'è bisogno di centinaia e migliaia di addetti alla raccolta differenziata: basta responsabilizzare cittadini, condomini, esercizi pubblici. Per le utenze domestiche non è necessaria la raccolta giornaliera: il sacchetto dell'umido può anche essere raccolto ogni due o tre giorni; quello multimateriale anche due volte alla settimana; solo per gli esercizi pubblici e i fruttivendoli dovrebbe essere prevista la raccolta giornaliera, che avrebbe anche la funzione di controllo del corretto smaltimento. Gli impianti di compostaggio dovrebbero essere allocati presso i mercati generali, per evitare inutili e costosi trasporti.

Gli impianti di digestione anaerobica, che sono di piccole dimensioni e che non rilasciano odori e miasmi, potrebbero essere allocati anche nei pressi di centri urbani, oltre che nelle aree industriali, sempre per evitare costosi ed inutili trasporti. Va anche detto che questo tipo di impianti, largamente presenti in Italia e in Europa, non richiedono investimenti pubblici, perché sono realizzati a proprie spese da imprenditori privati in cambio di una concessione pluriennale.

In un modello di questo tipo, razionale e facile da implementare dovunque, gli inceneritori sono del tutto inutili. Quello esistente potrebbe al massimo essere utilizzato per smaltire le ecoballe che a milioni si sono accumulate sul territorio e per smaltire i rifiuti dello spazzamento stradale, quando ci si decidesse a farlo soprattutto sulle strade provinciali.

Viene da chiedersi perché è così difficile una scelta assolutamente razionale, che abbassa anche i costi, oltre all'impatto ambientale. Non lo so. O meglio, dovrei rispondere che nelle "terre della camorra", dove si saldano appetiti ed interessi della politica, dell'imprenditoria senza scrupoli, delle organizzazioni criminali, gli interessi collettivi non vengono neppure presi in considerazione. L'unica preoccupazione è quella di mettere le mani sui fondi pubblici per appropriarsene direttamente, per favorire questa o quella impresa, non importa se malavitosa, per allargare clientele elettorali, per sfruttare a proprio vantaggio politico anche la conflittualità sociale, figlia di un disagio economico che si preferisce alimentare piuttosto che risolvere.

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