venerdì 25 marzo 2011

DISASTRI ANNUNCIATI E MAI RISOLTI

Caserta e Avellino "No alla discarica"

La grande battaglia della discarica Zinzi e Sibilia: "Qui non la vogliamo"
di STELLA CERVASIO
Caldoro temporeggia, ma dovrà uscire allo scoperto prendendo una decisione nel prossimo consiglio regionale. La situazione è precipitata nella seduta di mercoledì quando una maggioranza trasversale ha approvato una norma che consente il superamento della provincializzazione nello smaltimento dei rifiuti. Questo ha provocato forti contrasti in aula, non più legati all'appartenenza di partito, ma alla difesa dei territori di provenienza. Sono usciti dall'aula, contestando il metodo, tutti e quattro i consiglieri regionali salernitani del Pd, compreso Vincenzo De Luca, mentre più prevedibilmente, spaccando la maggioranza, a sbattere la porta è stato anche il vicepresidente della giunta Giuseppe De Mita, che ha invitato l'Udc a seguirlo.

Rifiuti, i tre punti della crisi

Ieri, al convegno per i 60 anni dell'Ugl, il governatore Caldoro ha dichiarato che "tutte le regioni gestiscono il ciclo dei rifiuti in un equilibrio condiviso. Non è quindi un'iniziativa del Consiglio contro qualche Provincia. È un problema che dobbiamo affrontare e risolvere insieme in maniera coordinata, con il consenso di tutte le Province che hanno espresso in queste settimane solidarietà e promesso azioni di sostegno per le aree in crisi. Non ci devono essere rigidità in questo senso. Tutti siamo interessati a un governo del ciclo dei rifiuti di ambito regionale".

La nuova emergenza

Favorevole anche il sindaco Iervolino alla decisione che i poteri di programmazione siano di competenza del presidente della Regione, come aveva chiesto presentando un sub-emendamento alla legge sismica Gennaro Salvatore, capogruppo di "Caldoro presidente". "Mi auguro - dice il sindaco Iervolino - che la legge vada avanti per permettere un'equa distribuzione dei rifiuti: noi abbiamo il 53 per cento della popolazione in provincia di Napoli sull'8 per cento del territorio".
Contrario al superamento della provincializzazione il presidente della Provincia di Caserta Domenico Zinzi: "Una proposta inaccettabile che mira a coprire l'incapacità e le inadempienze della Provincia di Napoli". Zinzi ha invitato poi gli intellettuali autori dell'appello che chiedevano di evitare nuove emergenze a Napoli: "Si rivolgano ai cittadini perché facciano la differenziata". Pronta la risposta dell'assessore Giacomelli: "Nel piano regionale dei rifiuti, che sta redigendo per la Provincia di Zinzi l'ex assessore Umberto Arena, (che suscitò la colorita esclamazione di Bassolino nel programma di Rai Tre "Report", ndr) ha stimato che della raccolta differenziata campana il 61 per cento torna in discarica". Contrario anche il presidente della Provincia di Avellino, Cosimo Sibilia: "Si è tentato di dare un colpo di spugna alla legge tentando di infliggere nuove ferite al territorio irpino". Dice no alla provincializzazione del ciclo dei rifiuti il deputato Nello Formisano, segretario regionale dell'Idv: "Una legge sbagliata da cambiare al più presto". A favore della solidarietà "ma non del solito scaricabarile" il capogruppo regionale del Pse Gennaro Oliviero. Contro i localismi il consigliere regionale e coordinatore provinciale di Alleanza per l'Italia Giuseppe Maisto e quello del Pdl Luciano Schifone: "Chi difende l'assurdo principio della provincializzazione - ha detto in consiglio regionale il capogruppo del Pdl Fulvio Martusciello - vuole Napoli sommersa dai rifiuti. Su questa legge occorre un dibattito serio e articolato"

Mancava la Provincia. Aggiornata la Conferenza dei servizi su cava Sari


Ecco il resoconto della Conferenza dei servizi per l'A.I.A. della discarica ex Sari (Pozzelle 3):

"Pochi giorni fa, il 21 Marzo, presso la sede del Settore Provinciale Ecologia, Tutela dell’Ambiente Disinquinamento e Protezione Civile di Napoli, si è tenuta la conferenza dei servizi avente a oggetto l'Autorizzazione Integrata Ambientale per la discarica per rifiuti non pericolosi ex cava Sari, in Terzigno, località Pozzelle, gestita dall'Asia S.p.A. durante la quale sono emerse importanti novità ufficiosamente "conosciute dai più" ma di fatto ufficializzate nel corso della riunione. Secondo il dottor Luigi Cossentino dell’Arpac già nel 2007 sarebbero state svolte indagini di caratterizzazione, volte a constatare la contaminazione del suolo, nell'ambito del SIN (sito di interesse nazionale) per l'ex Cava 3, località Pozzelle: le indagini vennero svolte dal Commissariato per l'emergenza rifiuti e come controcampione dall'Arpac (in virtù di un piano approvato dal Ministero dell'Ambiente in data 8 Giugno 2007). Il risultato a cui si pervenne fu il superamento di alcuni analiti (sostanze determinate durante l'analisi chimica), nello specifico antimonio, stagno e mercurio, nei limiti previsti dal d.lgs. 152/2006. Tali indagini non vennero convalidate per la mancanza di un terzo campione di comparazione. Il piano, approvato dal Ministero dell'Ambiente, prevedeva la messa in sicurezza della falda acquifera ma venne improvvisamente e "bruscamente" abbandonato e mai messo in esecuzione. L'Arpac ha richiesto una nuova e completa caratterizzazione del sito al fine di conoscere il suo stato di contaminazione/inquinamento. L'ingegner Carotenuto dell'Università degli studi di Napoli Parthenope insiste su questa linea, esigendo chiarezza sul processo di regimentazione delle acque depurate e non, nonché sulle modalità di smaltimento annesse alla prima tipologia. La Ecodeco, infatti, ha dichiarato che non essendovi una rete fognaria ove dovrebbe confluire l'acqua depurata (sostanzialmente il percolato depurato e ripulito) questa per legge dovrebbe essere sversata sul terreno circostante o servire addirittura per l'irrigazione, oltre che per il lavaggio dei camion e delle strutture della discarica. Dura l'obiezione del responsabile della Sari Roberto Fiorini, che reputa una pazzia irrigare le coltivazioni con il percolato depurato. Il rappresentate dell'ASL NA 3 Sud, dottor Nicola Trinchese, ritiene piuttosto opportuno acquisire studi epidemiologici scientifici sulla cava in modo tale da poterli confrontare con quelli effettuati su altre discariche per ottenere un quadro organico circa le ricadute in materia di salute pubblica. Il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, intervenuto veementemente nel corso della riunione, si è dichiarato invece contrario all'ipotesi di costruzione di qualsiasi vasca di accumulo di acque depurate ribadendo di volere la chiusura immediata della Sari. E' emerso infine il problema grave derivante dalla mancanza di coperture sulla discarica, che di fatto è a cielo aperto, e la mancanza di strutture di raccoglimento delle acque piovane, situazione che va ad aggravare ulteriormente lo stato d'inquinamento del terreno: il verbale della conferenza si conclude affermando in tono ironico che "nonostante tutto la discarica è ritenuta a norma, senza prendere in considerazione tutto quello che negli anni", in barba ai controlli approssimativi o che non sono mai stati effettuati, "ci è finito all'interno".
Francesco Servino


UN BUON SEGNALE  .....  MA NON BASTA ..
Cava Sari, differenziata record nei comuni vesuviani


La protesta tornerà il 30 marzo. Quel giorno le mamme vulcaniche e la rete dei comitati che si battono contro la discarica Sari, nel cuore del Parco Vesuvio, hanno organizzato un corteo dal titolo evocativo: «La Rotonda, il ritorno». Il riferimento è alla rotonda di via Panoramica, teatro di scontri con le forze dell'ordine durante i giorni della rivolta. «Torneremo nel luogo simbolo della protesta, per ribadire il nostro no alla discarica e il nostro sì alla raccolta differenziata», spiegano i cittadini. Ma la tensione dalle parti del Parco Vesuvio resta alta anche per altre ragioni: il percolato, l'impianto di compostaggio, la fos da conferire a Terzigno. In Regione si è tenuta una conferenza di servizi per discutere di una variante al progetto della Sari che permetta di utilizzare il percolato lavorato in discarica, mediante la realizzazione di apposite vasche, «per usi interni». In Provincia, invece, si sono incontrati i 18 sindaci della cosiddetta «zona rossa», quelli che sversano nella Sari. Nel corso dell'incontro i sindaci hanno ribadito l'esigenza di dar vita ad un corretto ciclo industriale, basato sulla complessiva riduzione dei rifiuti ed il potenziamento della raccolta differenziata. E per raggiungere l'obbiettivo è stata avanzata la proposta di realizzare alcuni impianti intermedi per il trattamento dei rifiuti organici e delle altre frazioni, in modo da abbatterne i costi di trasferimento fuori regione e diminuire la pressione fiscale. Un sito per il compostaggio, per esempio, che per ora il sindaco di Terzigno Domenico Auricchio osteggia. E dalla sua parte ci sono molti rappresentanti dei comitati. Tutti d'accordo, poi, nell'opporsi all'ipotesi di utilizzare cave dismesse per accogliere la fos (frazione organica stabilizzata) proveniente dallo Stir di Tufino. Spiega Giuseppe Capasso, presidente della comunità dei sindaco del Parco: «In riunione ho manifestato la mia contrarietà, sia per la delicatezza dell'ecosistema vesuviano, sia per la sostanziale inutilità di fare ricorso ad ulteriori discariche in presenza di una raccolta differenziata spinta». E proprio la differenziata è la vera buona notizia della querelle rifiuti nel vesuviano. Dice ancora Capasso: «Dall'accordo firmato con il presidente del Consiglio per cancellare la sciagurata decisione di aprire Cava Vitiello e limitare il conferimento a Cava Sari ai soli comuni vesuviani sono trascorsi 5 mesi. Da allora, a fronte delle 600 tonnellate di rifiuti al giorno da conferire nella discarica Sari, i 18 Comuni autorizzati ne hanno ridotto progressivamente la quantità a circa 350 tonnellate, aumentando il livello di raccolta differenziata che ha superato la soglia del 40% con punte che sfiorano il 70% a San Sebastiano al Vesuvio».
Francesco Gravetti Il Mattino

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