giovedì 10 marzo 2011

IL SOLE CONTRO IL GOVERNO

Alessandro De Pascale

RINNOVABILI. Le banche scrivono ai ministri, Forza Sud minaccia di far cadere l’esecutivo, le associazioni chiedono modifiche. Oggi a Roma manifestazione delle imprese del settore dell’energia pulita per «far conoscere a tutti i danni che il decreto produrrà su un comparto finora in forte crescita». Bonelli dei Verdi: «Il mandante di questo killeraggio è l’amministratore dell’Enel Conti»

Sui tavoli del ministro dell’Ambiente Prestigiacomo e di quello dello Sviluppo economico Romani, in queste ore pare sia arrivata una lettera delle banche che, nel denunciare lo stop ai finanziamenti per le rinnovabili, paventerebbero un possibile blocco anche di quelli per le infrastrutture. «Il settore delle energie rinnovabili - spiegò a fine gennaio Giuseppe Mussari, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi) - è fortemente dipendente dalle sovvenzioni pubbliche. I conti economici di queste imprese, privati senza gradualità delle provvidenze statali, non reggerebbero». Così, da quando è stato approvato il nuovo decreto, gli istituti di credito hanno sospeso tutti i finanziamenti al settore, visto che ormai non hanno più incentivi sicuri. I contributi alle rinnovabili sono ormai garantiti soltanto a chi allaccerà i nuovi impianti alla rete elettrica entro maggio. Tra soli tre mesi. Poi si vedrà. «Peccato che tra i maggiori ostacoli che incontriamo in Italia, c’è proprio l’allacciamento alla rete», spiega Andreas Lutz, dell’azienda tedesca Solcontec che realizza piccoli parchi fotovoltaici da massimo 1MW.

Proprio quelli che fino a ieri venivano finanziati dalle banche, visto che ai grandi impianti a terra di solito ci pensano i fondi di investimento, soprattutto stranieri. «In Italia il tempo corre anche per i piccoli progetti e occorrono 10 mesi soltanto per avere l’avvio dell’allaccio da parte di Terna», denuncia Lutz. Facile capire la preoccupazione di banche e imprenditori delle rinnovabili che attualmente hanno parchi in costruzione. Ora completamente bloccati. Per presentare al governo modifiche condivise, ieri si sono riunite le associazioni di categoria delle rinnovabili (Aper, Asso Energie Future, Assosolare, Ises e Gifi) e quelle ambientaliste (Greenpeace, Legambiente, Wwf, Fondazione Sviluppo Sostenibile e Kyoto Club) che hanno indetto per oggi una manifestazione nazionale a Roma, al teatro Quirino. Lo scopo è di «portare a conoscenza dell’opinione pubblica e delle istituzioni i danni che il decreto produrrà su un comparto produttivo finora in forte crescita», spiegano. Tra le richieste, l’immediato avvio del tavolo tecnico con i ministeri, per posticipare al 31 dicembre 2011 la data fissata al 31 maggio per l’allacciamento degli impianti alla rete e per definire il nuovo sistema di incentivi, ma anche la rimozione della quota massima annuale da sovvenzionare. «Il decreto è palesemente incostituzionale», attacca Luca Fermo, amministratore di Ray Energy e responsabile produttori di Assosolare.

Anche Forza Sud, il movimento politico del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianfranco Micchichè, ieri con Berlusconi è stato categorico: «O il decreto cambia, o il governo cade e andiamo a votare subito», ha tagliato corto il deputato siciliano, minacciando di utilizzare il metodo collaudato dalla Lega. Forza Sud aveva chiesto modifiche al testo, già la sera prima dell’arrivo del decreto in Consiglio dei ministri, altrimenti sarebbe mancato il loro appoggio al Federalismo municipale. Il giorno dopo il provvedimento è stato però approvato a Palazzo Chigi senza accogliere i rilievi del gruppo che sostiene l’esecutivo, a Federalismo approvato. Anche Futuro e libertà non l’ha presa bene. «Si sottolinea che gli incentivi sono un peso sulla bolletta delle famiglie, anche se ammontano ad appena 60 centesimi - spiega Aldo Di Biagio, capogruppo Fli in Commissione Ambiente alla Camera -. Appare chiaro che dietro questa campagna di marketing vi sia l’assecondare dei soliti noti potentati che spaziano dal petrolifero al nucleare». L’impressione è che il ministro Romani, che finora si era occupato soltanto di telecomunicazioni, alla sua prima prova alla guida dello Sviluppo economico non abbia avvertito la portata di questa legge. Che ha scatenato la rivolta di ambientalisti, imprese, associazioni di categoria, banche e pezzi della stessa maggioranza. L’unica che sembra ancora giocare su due tavoli è Confindustria che da tempo chiede un piano sull’efficienza energetica nelle industrie, che però vorrebbe fosse finanziato anche dalla componente A3 della bolletta che oggi assicura gli incentivi alle rinnovabili.

Il sole contro il governo RINNOVABILI. Le banche scrivono ai ministri, Forza Sud minaccia di far cadere l’esecutivo, le associazioni chiedono modifiche. Oggi a Roma manifestazione delle imprese del settore dell’energia pulita per «far conoscere a tutti i danni che il decreto produrrà su un comparto finora in forte crescita» Articolo pubblicato in Home

Nessun commento: