giovedì 3 marzo 2011

E' così che sfasciano anche l'italia

L’Elefantino “sfascia” via Teulada 66

Per girare il suo nuovo format Giuliano Ferrara vuole smantellare gli studi speciali della Rai, vanto della televisione di Stato
Il direttore generale Rai Mauro Masi pare voglia accontentare Giuliano Ferrara in tutto e per tutto.

L’Elefantino chiede di registrare il suo programma negli studi centralissimi di via Teulada 66 a Roma? Eccolo accontentato. Se non fosse che per far posto ai 7 minuti scarsi del suo Radio Londra, lo stesso spazio occupato da Enzo Biagi con Il fatto, dopo il Tg1 di Minzolini a partire dal 14 marzo, si arrivi a sloggiare il famoso Studio 4.
Quello costosissimo allestito con le scenografie virtuali. Quello, per intenderci, dove da anni si realizzano programmi storici come: Superquark di Piero Angela, Correva l’anno con Paolo Mieli, L’inchiesta di Maurizio Torrealta, Fratelli d’Italia e molte altre produzioni di Rai Edu.
Uno studio all’avanguardia nella sperimentazione della tecnica della realizzazione di programmi con scenografia virtuale associata a movimenti particolari di telecamera.
I dinosauri, le proiezioni del cosmo o le ricostruzioni dell’antica Roma di Angela, grazie a forti investimenti, ripetuti nel corso degli anni per i necessari adeguamenti dei sistemi elettronici e di ripresa in uso, sono divenuti un vanto per la tv di Stato. Al pari delle produzioni tv statunitensi o inglesi della Bbc. “Tutto questo, purtroppo, finirà come lacrime nella pioggia” rivela un impiegato della Rai al Fatto Quotidiano “in quanto Ferrara non userà alcuna tecnica di ripresa virtuale.
E pare non abbia voluto accettare nessuna proposta alternativa di studi televisivi con scenografie convenzionali. Sembra – continua – che gli fosse stato prospettato uno studio tv più grande al centro di produzione Amapola group, vicino Saxa Rubra, ma lui abbia posto un diniego. Troppo scomodo per lui e per gli eventuali politici da invitare in studio”. Dalla prossima settimana, dunque, si smantelleranno apparati elettronici e di computer grafica dello studio e di fatto il suo “degradamento” a rango di studio “convenzionale”, con buona pace degli investimenti effettuati nel corso del tempo, con enormi spese aggiuntive per lo smantellamento e lo spostamento delle produzioni lì realizzate a tutt’oggi. Ci hanno detto che potremmo trasferirci in uno studio più piccolo di Saxa Rubra, ma bisognerà capire se la scenografia si adatta o se sarà necessario trasferire la produzione a Napoli o Milano oppure, scelta ancora più dolorosa e costosa, rivolgerci a uno studio in appalto.
Da un privato in sostanza”. La riconversione industriale è un fatto dei nostri giorni ma non si era mai sentito da nessuna parte che questo possa significare un peggiorativo ritorno al passato.

Per giunta in un momento dove il termine “imperante” in Rai è: risparmio.

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