venerdì 3 dicembre 2010

Dal Corriere del Mezzogiorno -Arresti domiciliari per i titolari di cava Vitiello: sono padre e figlio. Il gip di Nola ha respinto la richiesta di sequestro di Cava Sari avanzata dai comitati contro la discarica di Terzigno

I - Ecco cosa erano i lavori in corso denunciati dai Verdi in Cava Vitiello, che fino al recente decreto rifiuti era destinata a diventare la nuova discarica vesuviana. L’attività estrattiva nella cava non si è mai fermata nemmeno durante i disordini terzignesi col territorio presidiato dalle forze di polizia. Secondo la Procura di Nola si tratta di attività illegali e ieri sono finiti agli arresti domiciliari con le accuse di concorso in furto aggravato e continuato e contravvenzionati per il deturpamento di bellezze ed esercizio abusivo di attività estrattive i gestori Vitiello, Giovanni e Alfredo, padre e figlio, titolari della società omonima che gestisce da sempre la cava. Il gip ha anche disposto il sequestro del sito inserito dal 2008 nelle dieci discariche dell’emergenza rifiuti e acquisito dalla presidenza del Consiglio, sigilli anche a due escavatori e cinque autocarri. E’ stata la Forestale a scoprire il commercio di materiali “dai 400 ai 4 mila metri cubi al giorno, destinato a ditte sospette e rivenduto a 10 euro al metro cubo”.

RESPINTO SEQUESTRO CAVA SARI - Il gip presso il Tribunale di Nola ha respinto la richiesta di sequestro di Cava Sari avanzata dai comitati contro la discarica di Terzigno. Lo rende noto alle agenzie lo stesso procuratore della Repubblica Paolo Mancuso, secondo il quale è «confermato quanto già sostenuto da questa Procura in merito all’inesistenza di allarmi, sulla base delle analisi finora effettuate ed in attesa di approfondimenti che la Procura ha disposto, in merito al problema dell’inquinamento delle falde acquifere derivanti dall’attività della discarica». In altre parole secondo Mancuso la discarica non centrerebbe con l’inquinamento, già accertato, delle falde acquifere avvelenate da metalli pesanti e diossino simili. Secondo il magistrato a garanzia della discarica si sta rivelando prezioso «il presidio che il corpo forestale dello Stato, su disposizione di questa Procura, assicura quotidianamente per il controllo sulla regolarità dei conferimenti e dello stoccaggio del percolato e in generale del funzionamento dell’impianto». Restano di diverso avviso i comitati vesuviani che, con i legali dell’Isde, l’associazione medici per l’ambiente, depositeranno lunedì presso la Provincia in piazza Matteotti una nuova istanza di sequestro della Sari all’attenzione della polizia ambientale e “con relative contestazioni alle ultime perizie”, avvisano gli avvocati Maria Rosaria Esposito e Vittoria Operato con l’esperto Angelo Genovese. La contraddizione della Procura, secondo i legali, starebbe in quanto riferito dallo stesso Procuratore Mancuso invece nell’audizione del 5 ottobre scorso in Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, quando il magistrato ha parlato di “grave pericolo di infiltrazioni per la discarica Sari”, sostenendo però che “purtroppo non si può chiudere” a causa dell’emergenza e sperando che “non si diffonda la notizia tra la popolazione”. Rispondendo all’onorevole Paolo Russo, Mancuso rendeva noto: “A Cava Sari la Provincia di Napoli è riuscita a entrare e a fare delle verifiche soltanto perché accompagnata da noi nel maggio scorso e ha trovato una serie di inadempienze anche abbastanza gravi e significative per quanto riguarda il pericolo di infiltrazione nel terreno di reflui, di percolati vari e così via”. Ma il sequestro della Sari era giudicato “impensabile” dall’alto magistrato per via dell’emergenza, e Mancuso concludeva rispondendo alla Castiello con la speranza “che di tutto questo non venga a diffondersi notizia nella cittadinanza” per “la densità di abitanti, insieme ad altri insediamenti produttivi altrettanto inquinanti” che “vive in quel posto” configurando “una situazione seguita con grande preoccupazione”. Evidentemente per la Procura saranno intervenuti altri elementi che però non convincono i comitati. Spiega l’avvocato Vittoria Operato che ad esempio “non è chiaro come il Pcb (policlururo di fenile) compaia nelle analisi Asìa (gestore dell’impianto) in loco e non in quelle dell’Arpac e forse il particolare meriterebbe un supplemento di indagine”.

IL REGISTRO DI TERZIGNO - La Operato in particolare ha lavorato per un anno al caso dei registri tumori campano da consulente giuridico dell’associazione medici per l’ambiente (Isde) che fa capo a Giuseppe Comella (primario oncologo Pascale). “Per un colpo di fortuna – rivela Operato - ho scoperto che l’unico registro attivo in Campania comprende Terzigno, però dal primo gennaio 2008, con la grande emergenza rifiuti, il registro non raccoglie più dati utili. Alcuni mesi dopo, a luglio 2008, abbiamo la famosa legge emergenziale 123 che deroga ad un vasto numero di norme di garanzia anche per la gestione della discarica di Terzigno, compresa l’impermeabilizzazione e autorizzando lo sversamento di ceneri tossiche, rifiuti pericolosi identificati dai codici Cer asteriscati, mentre in realtà la Sari nasce come discarica per rifiuti non pericolosi e non sono ammesse in Europa discariche ad uso promiscuo. Stiamo procedendo con una campagna di raccolta dati dei malati attraverso la compilazione di appositi moduli”.

Luca Marconi

03 dicembre 2010

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