martedì 5 aprile 2011

L'emergenza rifiuti I primi cittadini dei comuni vesuviani firmano il progetto per evitare altre discariche.

La «road map» per uscire dall'emergenza rifiuti nell'area vesuviana passa per una raccolta differenziata con percentuali elevatissime ed impianti intermedi di trattamento della spazzatura che possano rendere inutile la discarica. Un progetto articolato, frutto di un accordo tra i 18 sindaci dei Comuni che sversano nella cava Sari di Terzigno che, però, ora dovrà essere digerito dalla provincia di Napoli. L'ente di Palazzo Matteotti, infatti, aveva invitato i Comuni dell'area vesuviana a trovare un accordo di programma per la gestione dei rifiuti sulla scorta del modello nolano. Ma gli amministratori del vesuviano hanno deciso di rilanciare e, due giorni fa, si sono incontrati ad Ercolano ed hanno stretto un patto che prevede un piano economico ed industriale diverso da quello ipotizzato in Provincia. Nel documento, siglato da tutti e 18 i sindaci, vengono fissate alcune priorità: il no ad altre discariche e alla fos (la frazione organica stabilizzata), l'impegno a migliorare ancora di più la raccolta differenziata e quello ad ospitare impianti di trattamento che possano rendere superfluo l'utilizzo di una discarica. I primi cittadini, dunque, respingono l'ipotesi che il sito di Terzigno (o altre cave all'interno del Parco Vesuvio) possa ospitare la frazione organica stabilizzata che proviene dallo Stir di Tufino e, dati alla mano, ragionano sulla possibilità di puntare tutto sulla raccolta differenziata. Nel mese di marzo, infatti, i Comuni hanno portato a cava Sari circa 260 tonnellate di rifiuti: un dato sorprendente, se si pensa che all'inizio venivano sversate più di 500 tonnellate. Merito della capacità di differenziare dei cittadini, che hanno risposto alle sollecitazioni dei Comuni e dei comitati dopo la battaglia contro la discarica. Allo stato attuale, la media di raccolta differenziata nel Parco Vesuvio sta intorno al 40%: i sindaci si sono impegnati a portarla al 50% entro la fine dell'anno. Allo stesso tempo, le città vesuviane hanno intenzione di realizzare nel proprio territorio i cosiddetti impianti intermedi: strutture in grado di trattare i rifiuti differenziati. Nel corso della riunione si è parlato di piattaforme per gli imballaggi e la carta, di siti per il trattamento degli olii esausti e per il materiale di risulta della lavorazione nei cantieri edili, di aree in grado di accogliere gli sfalci della potatura, di zone per il secco indifferenziato. Due saranno gli impianti di compostaggio. «Se tutti questi impianti funzioneranno a dovere e la raccolta differenziata si manterrà su percentuali alte, non ci sarà più bisogno di una discarica. Ciò che resterà potrà finire direttamente nel termovalorizzatore di Acerra, che peraltro adesso accoglie anche rifiuti che non vengono prodotti in provincia di Napoli», è il ragionamento degli amministratori comunali, che hanno affidato al presidente della comunità del Parco, Giuseppe Capasso, il compito di presentare l'accordo di programma a Regione e Provincia. Accanto ai 18 sindaci c'è anche un porzione di società civile che si è battuta contro la discarica Sari: è la cosiddetta «Rete dei comitati», ispirata da Legambiente, che intende sostenere il progetto dei Comuni vesuviani. Spiega il portavoce Franco Matrone: «Siamo dinanzi ad una svolta importantissima. Possiamo finalmente dimostrare che dall'area vesuviana può uscire un modello virtuoso, in grado di superare l'emergenza rifiuti senza la necessità di aprire nuove discariche». La «Rete dei comitati» rivendica il proprio ruolo di supporto alle amministrazioni comunali: «Vogliamo dimostrare di saper essere propositivi. Quando c'era da protestare contro la discarica siamo stati in prima linea, ora è il momento di pensare a soluzioni che ci consentano una gestione accorta dei rifiuti». Il Sindaco Capasso:«Siamo in un'area protetta, è assurdo pensare di aprire altre discariche, dobbiamo essere bravi a gestire i rifiuti in maniera virtuosa. È un dovere per chi vive in una terra come la nostra». Giuseppe Capasso, sindaco di San Sebastiano al Vesuvio e presidente della comunità del Parco, ha avuto il mandato dai suoi colleghi riunitisi ad Ercolano di presentare l'accordo di programma a Provincia e Regione: «Sia il piano regionale che quello provinciale non possono essere accettati. Bisogna tenere conto delle caratteristiche del territorio e delle sue risorse, oltre che del fatto che senza differenziata non si va da nessuna parte». Secondo Capasso, le alte percentuali di differenziata possono essere migliorate: «Esiste un trend positivo, dobbiamo sfruttarlo e proseguire su questa strada. Differenziare è utile e i nostri obiettivi sono chiari: evitare discariche nel Parco e ridurre la tassa. Noi pensiamo che con gli impianti intermedi possano portarci a questi risultati». E il sindaco (che è anche consigliere provinciale) sottolinea anche il progetto dei 18 Comuni vesuviani non prevede finanziamenti pubblici: «Non chiediamo un euro, apriremo ai privati e aiuteremo l'economia del territorio a riprendersi».
Francesco Gravetti il Mattino

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