Napoli pulita? Buttate ‘a munnizza a Messina. Si fa presto, a tenere pulito il capoluogo campano. Basta raccogliere 500 tonnellate al giorno di rifiuti, affidare il trasporto a una ditta di Salerno e scaricarle a Mazzarà Sant'Andrea in provincia di Messina sulla costa tirrenica, la cosiddetta Costa Saracena. Mazzarà, la città dove, alla fine dello del 2010, è stato trovato un cimitero della mafia barcellonese.
L'ISOLA DEI RIFIUTI. La scelta di scaricare la metà dei rifiuti prodotti quotidianamente dai napoletani in Sicilia risale al 17 gennaio. E la decisione non ha destato molti clamori. Da ricordare, però, che il governatore dell'isola Raffaele Lombardo, è il commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Sicilia. Ma di questo strano flusso di spazzatura, nessuno sembra sapere nulla.
Vincenzo Emanuele, dirigente generale del dipartimento rifiuti della regione Sicilia e Giosuè Marino, ex prefetto e attuale assessore regionale all’energia, sostengono che «c’è solo un passaggio di 25 tonnellate, in accordo con la Campania».
Il direttore della Sap.Na, la società pubblica che gestisce il ciclo di rifiuti a Napoli, Giovanni Perillo, afferma, invece, che addirittura «c’è l’autorizzazione scritta». Peccato, che non ricordi il nome del suo omologo siciliano che confermi la presunta intesa.
La pax della spazzatura
Nel dicembre 2010, i camion che trasportavano i rifiuti di Napoli sono stati respinti dalla regione Puglia a seguito dei rilievi della locale Agenzia regionale per la protezione ambientale, che, non fidandosi del codice di sicurezza dei rifiuti stessi (19.12.12), ha giudicato i rifiuti partenopei «non esportabili in altre regioni».
Per poter “esportare” la spazzatura, la Sap.Na ha siglato un contratto con un gruppo di società private: la ditta Vincenzo D’Angelo di Alcamo e la Profineco di Palermo. Per 200 euro a tonnellata di rifiuti, le due società hanno permesso di giungere alla 'pax della spazzatura'.
100 CAMION DA GIUGLIANO E TUFINO. Strano, allora, che i rifiuti di Napoli arrivino in Sicilia. L'ex assessore all’ambiente Pier Carmelo Russo, predecessore di Giosuè Marino aveva dichiarato nel 2010: «La carenza di discariche nell'isola ci potrebbe obbligare a breve a trasportare i rifiuti fuori regione».
Nel frattempo, circa 100 camion, ben riconoscibili dalla scritta “Fratelli Adiletta di Nocera Inferiore” sulle fiancate, partono quotidianamente con un carico di 26 tonnellate di rifiuti da Giugliano e Tufino. E il direttore della Sap.Na ha confermato: «Se non fosse per i rifiuti che stiamo portando in Sicilia, Napoli sarebbe di nuovo in ginocchio».
Un business privato
«Vista l’enorme quantità di spazzatura per strada, i napoletani pagano e tutti siamo felici e contenti. Queste risorse sono essenziali per tutti gli operatori siciliani del settore, gestori delle discariche in primis, che hanno crediti nei confronti delle casse pubbliche per 900 milioni di euro» ha dichiarato Vincenzo D’Angelo che guida il raggruppamento di aziende che si è aggiudicato la ghiotta commessa fruttata sinora 5 milioni di euro.
«Ora sto lavorando per firmare un accordo da 2 mila tonnellate di rifiuti al giorno» ha continuato D'Angelo, che dopo aver negato il traffico ha provato anche a minimizzare l'affare.
In realtà la commessa era stata prima rifiutata dalla Puglia, nonostante un accordo prevedesse l'indennizzo di 1 milione di euro per i comuni in cui avrebbero trovato posto le 45 mila tonnellate di rifiuti. Anche la Spagna avrebbe rinunciato all'affare, «per la difficoltà di sapere con certezza cosa contengano i rifiuti che escono dagli impianti di tritovagliatura».
«Molti gestori di discariche mi cercano: una parte sostanziosa dei 200 euro a tonnellata va a loro. Per esempio, se Tirrenoambiente non avesse ottenuto questi rifiuti, avrebbe dovuto chiudere per carenza di liquidità» ha spiegato D'Angelo.
MONNEZZA IN CODICE. Giuseppino Innocenti, amministratore delegato di Tirreomabiente, la società che gestisce la discarica di Mazzarà prova a rassicurare i siciliani: «Un nostro tecnico è stato a Napoli. Ha accertato che si tratta di rifiuti che grazie al trattamento di tritovagliatura è divenuto speciale e quindi, per legge, trasportabile liberamente anche fuori regione, senza che sia necessario un accordo tra regioni». Accordo che sarebbe necessario, invece, per «il trasporto dei rifiuti solidi urbani normali», altrimenti sarebbe «reato penale».
Il manager, originario di Vercelli, ma residente in Sicilia da anni, ha anche assicurato: «La discarica sta accogliendo solo 25 mila tonnellate di rifiuti accumulate nello Stir di Tufino, essiccate e senza alcun rischio. Non enterà altro». E il tecnico Bartolo Capone, ha aggiunto: «I rifiuti che ho controllato sono assolutamente innocui».
Tante le contraddizioni
Le rassicurazioni di Innocenti e Capone si scontrano, però, con due dati: i rifiuti a Mazzarà non arrivano solo dallo Stir di Tufino, ma anche da quello di Giugliano, in cui il tecnico di Tirrenoambiente, per sua stessa ammissione, non è mai stato.
«È chiaro» ha sottolineato Perillo «che a Mazzarà ogni giorno sono inviati tutti i rifiuti prodotti».
Pina Elmo, dell'associazione Rete campana salute e ambiente, protagonista da anni di lotte per la legalità nello smaltimento dei rifiuti, ha precisato: «Lo sanno tutti che i due Stir non trasformano realmente i rifiuti in sostanze innocue. Tritarli non significa biostabilizzarli, come imporrebbe la legge, per impedire che producano sostanze tossiche. Quello di farli passare per rifiuti speciali è un escamotage per poterli smaltire».
NESSUN CONTROLLO. Se sia davvero come sostiene l’attivista, o invece come dice la certificazione che si legge sulle bolle di accompagnamento, non l’ha accertato alcun organo pubblico siciliano.
Il dirigente del Dipartimento ambiente della provincia di Messina, competente per i controlli sui rifiuti, Carolina Musumeci, cade dalle nuvole: «Non ne sappiamo niente. Ma è davvero cosi?».
Antonino Marchese, direttore dell’Arpa di Messina non è stato, al contrario dei colleghi pugliesi, neanche messo a conoscenza dalle questione: «Non so nulla dei rifiuti che arrivano dalla Campania. Nessuno ci ha chiamato per fare esami o analisi. Se i camion fossero stati controllati delle forze dell’ordine lo avremmo saputo». «Escludo sia accaduto. Lo avremmo saputo», rilancia la Musumeci. Che aggiunge: «A Mazzarà non facciamo controlli da mesi».
Fonte: Lettera 43 Giovedì, 14 Aprile 2011
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giovedì 14 aprile 2011
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