mercoledì 6 aprile 2011

Per 10mila euro il deputato finisce in carcere. Ma a Londra

NON ILLUDETEVI NON SI TRATTA DELL'ITALIA
Jim Devine, 57 anni, ex deputato laburista, è andato ieri davanti al giudice per rendere conto dei rimborsi spese falsi per 8.385 sterline (circa 10 mila euro) ed è stato condannato a scontare 16 mesi di reclusione. All’Old Bailey, come si chiama il Tribunale Penale di Londra, non si scherza. Qui non si fanno sconti a nessuno, tantomeno ai parlamentari. Anzi, i parlamentari pagano di più, perché oltre al reato commesso, devono anche rendere conto dell’oltraggio al buon nome dell’istituzione.

Devine è stato accusato per aver chiesto il rimborso di lavori di ristrutturazione e ritinteggiatura mai eseguiti. È il quarto parlamentare a essere condannato nell’ambito dello scandalo sulle note spese che l’anno scorso aveva scosso Westminster. David Chraytor, 61 anni, sta scontando 18 mesi per 22 mila sterline; Eric Illseley, 55, è stato mandato in prigione l’anno scorso per 14.500 sterline di rimborsi ottenuti “disonestamente” e il conservatore Lord Taylor of Warwick, 58 anni, è in attesa di giudizio per una frode da 11 mila sterline. Nei guai erano finiti anche altri 381 parlamentari definiti “disonesti” dai giornali per aver chiesto il rimborso di spese personali. Laburisti, conservatori e liberaldemocratici, senza distinzione di colore politico, erano stati tutti colti con le mani nel sacco. Chi aveva presentato il conto della gabbietta del pappagallo, chi lo scontrino del cibo per il gatto, l’hi-fi , la scopa nuova, la donna delle pulizie… Nella maggior parte cose da poco, un piccolo danno all’erario statale, ma gravissimo per chi è abituato alla legge inglese, a quel “Theft Act” che punisce ladri e truffatori, ma soprattutto stigmatizza chi viola la moralità politica.
Per Devine le note spese erano riferite al periodo tra il luglio 2008 e il maggio 2009: in Italia finire in carcere con una condanna definitiva dopo un anno potrebbe essere considerato un processo per direttissima.
Interessante il motivo della condanna di Devine, fin dall’inizio in una condizione giudiziaria peggiore per aver presentato note per spese mai avvenute (quindi doppia frode). Il tutto aggravato dal fatto che ha mentito di fronte alla Corte durante il processo, tentando di incolpare il suo amministratore e ha perseguito nella truffa nonostante i giornali fossero già pieni di notizie riguardanti lo scandalo.
Leggere i giornali inglesi stamattina e immaginare il premier italiano costretto a varcare il portone dell’Old Bailey e rivolgersi al giudice con un “My Lord”, come è uso per i magistrati dell’Alta Corte, è un pensiero che non ho potuto scacciare.
da Il Fatto quotidiano del 5 aprile 2011

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