Da un lato, il Tar del Lazio che dà il via libera all’ordinanza del Parco Vesuvio sul ripristino dello stato dei luoghi intorno a cava Sari (ma specifica che la discarica non è da chiudere). Dall’altro lato, la procura di Nola che, come spiegano i membri dei comitati, “da due mesi e mezzo non rende noti i risultati dei prelievi alla falda acquifera di Terzigno”.
Si misurano con la magistratura, dunque, i componenti della Rete dei Comitati, il pool di associazioni che si batte contro l’impianto nell’area protetta. E lo fanno facendosi accompagnare anche dai legali: Maria Rosaria Esposito e Mariella Stanziano per l’Isde (associazione medici per l’ambiente) e Francesco Sorrentino, avvocato di Legambiente. Nella conferenza stampa tenutasi a Terzigno (foto), quelli dei comitati analizzano il pronunciamento del Tar, ma spiegano anche di voler continuare a pressare la procura diretta da Paolo Mancuso, dalla quale si attendono “provvedimenti concreti”. Il Tar, in sintesi, ritiene che il ripristino dello stato dei luoghi chiesto dal Parco sia legittimo, ma esso “debba essere correttamente inteso al ripristino delle corrette regole di stoccaggio, anziché alla chiusura della discarica”.
Cava Sari può continuare a funzionare, dunque: “Non c’è da essere contenti, ma almeno cristallizza la situazione”, spiegano i legali. Quanto alla procura, i cittadini chiedono un nuovo incontro con il pm Giuseppe Visone, titolare dell’inchiesta sull’impianto di Terzigno: “Mesi fa furono effettuati dei prelievi alle acque. Vi parteciparono anche i tecnici nominati dai comitati, su richiesta dei magistrati di Nola. Che fine hanno fatto i risultati?”, si chiede Franco Matrone, portavoce della Rete. Ancora fibrillazioni, dunque, alle quali, per adesso, non seguiranno manifestazioni pubbliche: il corteo previsto per questa mattina è stato annullato per ragioni organizzative. “Ma la battaglia continua”, assicurano gli ambientalisti.
Autore: Francesco Gravetti
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