mercoledì 25 maggio 2011

Elezioni a Napoli, se gli Stati Uniti temono Cosentino e l’emergenza rifiuti

La diplomazia a stelle e strisce si è attivata per conoscere chi governerà la città che ospita il Comando della VI Flotta della US Navy. E per capire che ruolo avrà Nicola Cosentino nelle scelte di Gianni Lettieri, in caso di una sua elezione a Palazzo San Giacomo. La monnezza, poi, è un'emergenza anche per i 10mila americani di stanza a Napoli
Ora, pure Barack Obama è preoccupato per il futuro di Napoli. La diplomazia a stelle e strisce si è attivata per conoscere chi governerà la città che ospita il Comando della VI Flotta della US Navy. E per capire che ruolo avrà Nicola Cosentino nelle scelte di Gianni Lettieri, in caso di una sua elezione a Palazzo San Giacomo. Lo hanno chiesto direttamente al candidato del centrodestra gli emissari del Governo statunitense che la scorsa settimana hanno incontrato pure Luigi De Magistris.


Da Washington è stata mobilitata l’Ambasciata a Roma: all’ombra del Vesuvio è stato spedito di corsa il responsabile politico di David Thorne, Peter Brownfeld. Gianni Lettieri ha varcato per primo la soglia del Consolato americano con affaccio sul Golfo di Napoli, giovedì di buon mattino. Era l’incontro più atteso dai diplomatici americani. A lui, come a De Magistris, le domande di rito: sul programma, sulle proposte, sulle idee per risolvere, tanto per cominciare, l’emergenza ambientale. Un tema caro al Governo statunitense, che da tre anni ha avviato un costoso monitoraggio di acqua, aria e terra nelle zone di Napoli e Caserta.

Perché l’emergenza rifiuti è diventata allarme nella comunità statunitense di stanza a Napoli, circa 10 mila tra militari e civili, tanto da dover rifornire tutti di acqua minerale anche per lavare i denti. Angosce puntualmente riportate nei cablogrammi destinazione Washington DC partiti da Roma e Napoli, recentemente svelati da Wikileaks.

Documenti in cui traspare tutta la preoccupazione anche per i temi legati alla sicurezza e alla criminalità organizzata. Per questo, gli emissari della Casa Bianca hanno chiesto conto a Lettieri dei suoi rapporti con Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario del governo Berlusconi rinviato a giudizio per camorra: perché il timore di una marcia su Napoli di Nick ‘O Mericano pare essere molto temuta aldilà dell’oceano. Ancor più, dopo l’uscita del Presidente della Camera, Gianfranco Fini: «È difficile dire a un napoletano di votare per uno dietro il quale c’è l’ombra di Cosentino» ha detto il leader di Futuro e Libertà.

Un rapporto ambiguo, quello tra il candidato del Pdl e il suo leader regionale, una piaga su cui il suo avversario continua a spargere sale. Lo ha fatto sempre durante i “faccia a faccia” televisivi degli ultimi giorni: «Le mie liste sono pulite – ha ripetuto De Magistris – La mattina non devo fare la conta per vedere se tutti sono a piede libero. Lettieri si è fatto accompagnare per tutta la campagna elettorale da Cosentino». La replica, in tre dibattiti senza esclusioni di colpi, è un attacco insistito sulle sue inchieste giudiziarie: «Da pm hai fatto solo danni», accusa Lettieri. Curioso che, proprio nelle ultime ore, sia arrivato un involontario endorsement da Lorenzo Cesa, uno dei principali indagati nell’inchiesta “Poseidone” dell’ex pm di Catanzaro: «Chi sostiene Lettieri è fuori dal partito», ha detto il segretario dell’Udc dopo che due consiglieri provinciali hanno pubblicamente garantito l’appoggio al candidato Pdl. Un principio, precisano i centristi, che «vale anche per De Magistris». Una formula di rito, più che una vera e propria dichiarazione di non voto: alcuni “grandi elettori” del Terzo Polo napoletano, infatti, stanno già lavorando per spostare migliaia di voti sull’europarlamentare. Che ha già incassato il sostegno incondizionato del Pd, anche senza un apparentamento formale: meglio evitare segnali equivoci e inciuci col partito di D’Alema e Bersani.

L’accordo c’è ma non si vede: l’elettore che ha scelto De Magistris, convinto che rappresenti il cambiamento, non approverebbe la scelta di correre al secondo turno con il partito delle primarie fasulle. Per questo, per il Pd non ci sarà premio di maggioranza in caso di vittoria del candidato dell’Idv: nell’assemblea comunale siederanno i soli 4 consiglieri che hanno conquistato un posto al sole 8 giorni fa. Il paradosso è che, in caso di affermazione di Lettieri, per effetto della legge elettorale, il numero raddoppierebbe. Per questo, c’è chi teme che la scelta di chiudere all’ipotesi di accordo formale col Pd possa rivelarsi un boomerang per De Magistris, con quattro papabili consiglieri che, aldilà delle posizioni pubbliche, in gran segreto potrebbero fare il tifo o, addirittura, sostenere il candidato della Destra. Con un pacchetto di quasi 10 mila voti a disposizione. Non sarà un caso se, nelle ultime ore, si siano fatte insistenti le voci di incarichi da assessore per almeno due degli esclusi. Piccole manovre da Ancien Régime e un’aria da vittoria annunciata che possono rappresentare l’ultimo ostacolo per De Magistris nella corsa alla poltrona di Sindaco di Napoli. Tanto più che, dopo essersi affidato fino a oggi alle cure di Claudio Velardi, Lettieri ha consegnato il timone del suo comitato nelle mani di Fulvio Martusciello, fratello dell’ex viceministro del governo Berlusconi, e vera macchina da guerra elettorale. All’insegna del «meno chiacchiere, più voti».
Fonte il fatto quatidiano di Vito Laudadio

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