RAFFAELE CANTONE A BOSCOREALE: ECCO L'INTERVISTA
L’altro ieri il premier, presentando in conferenza stampa le decisioni adottate dal Consiglio dei ministri, dopo avere annunciato la nomina di 9 nuovi sottosegretari (di cui ben due napoletani) e le misure per il rilancio dell’economia e la ripresa degli investimenti al Sud, ha riparlato dei rifiuti a Napoli.
E già questa circostanza è importante; l’emergenza spazzatura sembrava eclissata sui media nazionali quasi a far pensare, a noi napoletani, che la monnezza per le strade fosse un’illusione ottica.
Così un’allucinazione era stata quella dei (purtroppo non numerosi) turisti che, nei giorni pasquali, avevano fatto gimkana fra i rifiuti caduti sui marciapiedi da stracolmi cassonetti.
Anche nei posti più belli e turistici della città.
Doveva essere certamente un’illusione, visto che il problema era stato risolto la prima volta tre anni fa, subito dopo le elezioni politiche del 2008, e di recente, almeno altre due volte, con la promessa solenne di ripulire, in tempi brevissimi e definitivamente, la città e l’intera provincia.
Il Premier ha annunciato, quale misura adottata, che saranno inviati 170 militari per rendere linda la città e a qualche giornalista che gli ha chiesto come fosse possibile vedere Napoli ancora sporca dopo il miracolo post elettorale, ha risposto prima con una battuta, ricordando come all’epoca per lui, così come per Giovanni Paolo II, era stato invocato il “santo subito”.
Poi, serio, ha aggiunto che da parte del governo era stato fatto tutto il possibile e che la colpa era di altri, in particolare del sindaco di Napoli e del presidente della Regione, senza, però, precisare se intendeva l’attuale o, molto più probabilmente, il precedente.
La notizia dell’invio dei soldati va sicuramente accolta con sollievo anche se è davvero deprimente per l’ennesima volta vedere trasformati i nostri militari – ormai non più di leva ma veri e propri professionisti – in aiutanti spazzini.
Quanto alle responsabilità di ciò che accade, sarebbe facile ironizzare e chiedere al premier Berlusconi se il candidato sindaco del suo partito a Napoli lo aveva preavvertito della sua proposta, di non molti giorni orsono, di nominare l’attuale sindaco senatore a vita, riconoscendogli, quindi, meriti illustri per accedere ad una delle cariche onorifiche più importanti della Repubblica. Ma siccome la cosa è troppo seria per metterla sullo scherzo e siccome è sempre difficile in Italia individuare i responsabili dei disastri – che sono certamente oltre al sindaco di Napoli, che non ha avviato una seria raccolta differenziata, anche altri, visto che la spazzatura in alcune zone della provincia, nelle quali certamente la Iervolino non mette becco, sommerge le strade – c’è da chiedersi se questa misura serva davvero o se non rischi di essere un ulteriore palliativo.
La risposta, purtroppo, non può che essere negativa, essendo sicuri (anche questa volta) che bisogna essere veggenti per avere ragione; i militari forse riusciranno a far votare i napoletani senza ingrombri puteolenti per strada, ma non risolveranno strutturalmente il problema, la cui soluzione appare tutt’altro che prossima.
È noto a tutti coloro che leggono anche sporadicamente i giornali che la Provincia, ente che ha responsabilità per legge della raccolta dei rifiuti, pur avendo creato la società che se ne deve occupare (con tanto di organigrammi e prebende) non ha ancora individuato quale discarica dovrà sostituire quella di Chiaiano, che sta per esaurirsi, né ha iniziato le pratiche per costruire il secondo termovalorizzatore che, quindi, non sarà pronto, in un’ipotesi ottimista, prima di altri tre anni.
E poi il monitoraggio sulla differenziata – che i cittadini sono in grado di fare molto meglio di statistiche farlocche – dimostra, che ad eccezione di pochissimi comuni virtuosi (fra cui, ad esempio, Portici divenuto un vero fiore all’occhiello del napoletano), la raccolta di tal tipo langue con percentuali davvero infime.
Ed allora ci sia consentita soltanto una preghiera, senza alcun intento polemico; si eviti che i rifiuti – oggetto in passato e forse anche oggi di enormi affari per politici spregiudicati e disonesti e per camorristi di ogni risma – siano utilizzati per campagne pubblicitarie o…, peggio ancora, per campagne elettorali.
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