martedì 10 maggio 2011

Rifiuti, Berlusconi attacca la procura. Ma nessuna discarica è stata chiusa dai magistrati


L'intervento dei pm riguarda solo una parte dell'area di Chiaiano ma solo per effettuare carotaggi. In realtà il sito che avrebbe dovuto chiudere già tre mesi, continua a funzionare
Dopo l’annuncio, due anni fa, del miracolo e della risoluzione del problema, venerdì Berlusconi tornerà a Napoli con la città e la provincia coperta dai rifiuti. Il suo emissario Luigi Cesaro, presidente della provincia di Napoli, in quota Pdl, ci ha provato a trovare una discarica, ma ha fallito l’obiettivo e così Silvio Berlusconi scarica la colpa sulla Procura di Napoli e sui pubblici ministeri. “Ci sono le elezioni – attacca Berlusconi – e i pm di Napoli hanno chiuso le discariche, non si sa dove portare i rifiuti. Io glieli porterei in procura da loro”. Giandomenico Lepore, procuratore capo di Napoli, replica con una battuta: “Non potrebbe portare i rifiuti da noi poiché finora la sede della Procura non è autorizzata come discarica”. Oltre le battute c’è la realtà che smentisce le parole del primo ministro.

Attualmente le discariche aperte in Campania sono cinque. Tre sono fuori dalla provincia di Napoli: Sant’Arcangelo Trimonte, nel beneventano, oggetto di sequestro nel febbraio scorso ma dove proseguono i conferimenti. Il sito, comunque, non raccoglieva, in base alla provincializzazione, i rifiuti napoletani. Poi ci sono San Tammaro, in provincia di Caserta, e Savignano Irpino, ad Avellino. In Provincia di Napoli ci sono due discariche aperte: Terzigno e Chiaiano, entrambe vicine alla chiusura, ma il centrodestra al governo regionale e provinciale non è riuscito a trovare alternative. L’ultimo provvedimento assunto dalla magistratura di Napoli sulle discariche ha portato al sequestro probatorio proprio del sito di Chiaiano che, secondo il progetto iniziale firmato da Guido Bertolaso, doveva chiudere entro due anni, ormai scaduti.

La discarica è, quindi, vicina all’esaurimento e comunque il provvedimento dei pubblici ministeri riguarda solo una parte del sito in modo da consentire ai periti di realizzare i carotaggi per verificare l’impermeabilità del fondo. La procura vuole vederci chiaro e capire se il sito è stato realizzato a norma di legge, secondo le indagini del Noe, è stata usata argilla di scarsa qualità e la gestione è stata affidata a ditte vicine ai clan di camorra Mallardo e Casalesi. La ditta che la teneva in gestione è stata raggiunta da interdittiva antimafia. Un sequestro, quello disposto dai pubblici ministeri (Del Gaudio e Ardituro) che non ha interrotto il funzionamento della discarica che continua a ingoiare rifiuti. “C’è da precisare – si osserva in ambienti giudiziari – che anche in passato quando ci sono stati sequestri preventivi, autorizzati dal Gip, di alcuni siti di discarica non si è interrotto il conferimento”. Sequestri che venivano accompagnati dalla restituzione del sito che continuava a funzionare nel rispetto di alcune prescrizioni.

L’altro sito aperto nel napoletano è quello di Terzigno che serve i comuni del vesuviano. In fondo basta leggere le parole, pronunciate oggi, da Giovanni Romano, assessore regionale all’ambiente del Pdl, per capire la situazione: “’Il termovalorizzatore di Acerra da oggi riceverà le normali quantità di frazione secca e le discariche di Sant’ Arcangelo Trimonte e Chiaiano stanno iniziando a ricevere rifiuti in base ai dispositivi dell’Ufficio Flussi. Permane ancora la chiusura dell’impianto di Savignano, per problemi legati al passaggio di cantiere del personale alla nuova società che gestisce la struttura”.

Il problema è che non ci sono le discariche e la magistratura non ha alcuna responsabilità in un fallimento che è tutto politico. Nel Pdl c’era chi aveva trovato una discarica, ma per avere l’assenso era volato in Spagna dal boss Giuseppe Polverino. Si tratta di Armando Chiaro, il coordinatore cittadino del Pdl di Quarto, arrestato nei giorni scorsi, per associazione mafiosa. Dalle indagini è emerso che aveva discusso dell’ipotesi di aprire una discarica nel suo territorio con il vertice del clan, al quale, secondo gli inquirenti, era affiliato. Più che le discariche a dare fastidio a Silvio Berlusconi, confessano in molti, è il miracolo finto e le innumerevoli inchieste sui vertici locali e campani del Pdl in rapporti troppo stretti con il crimine organizzato.

Nessun commento: