Antonio Marfella e Giuseppe Comella
IL CASO. Uno studio dei Medici per l’ambiente (Isde) : «In Campania impianti sovradimensionati. E qui si potrebbe sversare di tutto».
I dati ufficiali raccontano di una raccolta differenziata “ufficiale” ferma a Napoli al 17.7%. I dati Ispra 2010 attestano altresì che a Napoli, (fonte dati Asia) si raccolgono non più di 0.50 kg di materiale ferroso e alluminio /per abitante/anno, rispetto ad esempio ai circa 60 kg che invece si raccolgono a Venezia. I cumuli maleodoranti di rifiuti che, per l’ennesima volta in periodo elettorale riempiono le strade di Napoli, per tutti coloro che sono stati costretti a studiare e a comprendere la tragedia del sistema della mala gestione dei rifiuti industriali, tossici e urbani della nostra regione e della nostra città, appaiono solo l’ennesima voluta “scenografia” di una emergenza che non è mai esistit , ma è sempre stata creata ad arte per confondere, umiliare e danneggiare non solo le tasche (Tarsu, ecc) ma anche la salute dei cittadini napoletani e campani. La prova che sui rifiuti urbani a Napoli si vuole fare solo l’ennesima umiliante scenografia finalizzata all’imposizione di tossici maxi-inceneritori a Napoli, dichiarati inutili e dannosi da tutti i tecnici che si sono occupati del problema, buon ultimo l’ingegnere e Rettore Pasquino, la fornisce ancora una volta la fonte nazionale Ispra , con il rapporto ufficiale sulla Gestione dei Rifiuti Speciali 2010, in cui si rendono pubblici i dati della gestione dei rifiuti industriali in Italia. Ebbene, mentre i cittadini napoletani e campani, negli anni 2007 e 2008, erano sommersi dai rifiuti urbani e umiliati e offesi davanti a tutto il mondo, non sapevano di essere i cittadini di una Regione così virtuosa da essere l’unica in Italia da essere in grado di gestire perfettamente i propri 4 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti industriali senza discariche e senza inceneritori. E così, mentre nella patria dell’imprenditrice Carla Poli si praticava il riciclo totale dei rifiuti urbani nella trevigiana Vedelago, in un Veneto che dichiarava la presenza di ben 68 discariche per rifiuti industriali ma inerti e non pericolosi, noi in Campania, senza nessuna discarica per rifiuti industriali di alcun tipo, pericolosi o meno, avevamo un efficiente sistema di trasporti su gomma che trasportava non meno di 900mila tonnellate l’anno di rifiuti industriali al nord, inerti e non pericolosi, e ne importava invece 300mila tonnellate l’anno (legali) e altre seicentomila l’anno di illegali rifiuti industriali tossici, come si può dedurre mettendo insieme quanto dichiarato dall’Arpa veneta, che attesta che i propri e più pericolosi rifiuti industriali (fanghi tossici di Porto Marghera) li esporta per trattamento fuori regione, e quanto scoperto dal magistrato Donato Ceglie, che i fanghi di Porto Marghera li ha scovati, seppelliti, insieme a tanti altri rifiuti tossici, a Castelvolturno. Ancora, ulteriore prova della commistione pericolosa e illegale della gestione dei rifiuti urbani e industriali in Campania che rende ragione della inutilità, ma soprattutto del voluto sovradimensionamento di tutti gli impianti finali, specie i tossici inceneritori come Acerra e ora Napoli est, è dato dalla considerazione numerica fatta dal rettore dell’Università di Salerno, Raimondo Pasquino. Se, in base alle vigenti leggi europee, dopo avere raggiunto, e facilmente a Napoli, se si vuole, il 65% di raccolta differenziata e avere fatto gli impianti di compostaggio (che non si fanno per confondere ancora, nella scenografia, il percolato urbano da quello industriale e tossico) per il 20-30% di rifiuto “umido” e putrescibile, non serve, sul dato ufficiale di 2.723.000 tonn/anno di rifiuti urbani, nessun inceneritore oltre Acerra che già ne brucia, (facendo danni alla salute), circa 650.000 tonn/anno. Ma se invece consideriamo la cifra reale da smaltire in Campania, cioè sommando i circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti industriali ai 2.7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, ecco che, come per miracolo, la matematica torna a fare “quadrare” i conti. Il 20% di 6.8 milioni di tonnellate è circa 1.400.000 tonnellate, quanto cioè indicato e proposto nell’attuale piano di smaltimento regionale dei soli rifiuti urbani. Tutto questo che cosa vuole significare? Che, se non crediamo, e noi non crediamo, che i privati nella Regione Campania siano così bravi e virtuosi da smaltire correttamente senza nessuna discarica e nessun inceneritore tutti e 4 i milioni di tonnellate l’anno di rifiuti industriali prodotti, di cui almeno circa 400mila tonnellate tossici e molto pericolosi (come invece crede la Regione Campania che non fa i necessari controlli), è obbligata deduzione che una quota parte dei rifiuti industriali, certamente i più costosi da smaltire (quindi i più tossici) e certamente quelli appartenenti a tutte le attività commerciali e produttive che evadono i controlli e non solo le tasse, finisce nelle nostre discariche per rifiuti urbani e e nei nostri inceneritori che quindi obbligatoriamente vengono sovradimensionati! Ciò che è ancora più grave è il fatto che ciò che oggi finisce ancora in discarica, in assenza di un controllo satellitare serio sui tir e di una legge penale adeguata sui reati ambientali, finirà obbligatoriamente per una quota non inferiore a quanto supposto evaso, cioè circa un milione di tonnellate l’anno e circa mille tonnellate al giorno, nelle non controllabili fornaci di Acerra e, tra poco, di Napoli est. Questo è il vero motivo dell’umiliante sceneggiata che dura da decenni per le nostre strade con i cumuli di “munnezza urbana” che deve “mascherare” gli illegali smaltimenti dei rifiuti industriali e tossici. E il danno non è solo delle nostre tasche (aumenti Tarsu), in quanto siamo costretti a pagare per smaltire i rifiuti industriali degli evasori, ma soprattutto a danno della nostra salute, con la realizzazione di impianti tossici, come i maxi-inceneritori di Acerra e Napoli est, che hanno ed avranno soprattutto un solo scopo: smaltire in modo occulto e non controllato, con i soldi dello Stato, non meno di mille tonnellate di rifiuti industriali al giorno. Questo è il motivo per cui noi Isde Medici dell’Ambiente della sezione di Napoli riteniamo non solo fondamentale, in questo periodo di campagna elettorale, che i candidati sindaco e tutti gli aspiranti consiglieri si esprimano, senza se e senza ma, totalmente e senza riserva alcuna, contro il maxi-inceneritore di Napoli est, ma questi sono i motivi per cui riteniamo che chi, come candidato, anche inconsapevolmente, difende e propone tali tipi di impianto, di fatto difende non già lo smaltimento, sia pure criticabile, dei rifiuti urbani, ma lo scorretto smaltimento dei rifiuti industriali e le lobbies di criminali e affaristi che da decenni avvelenano Napoli e la Campania. Come è possibile che la Campania sia già da tempo la Regione più virtuosa d’Italia, in grado di smaltire tutti i suoi rifiuti industriali senza discariche e senza inceneritori, e invece poi dichiara utopia quella degli ambientalisti e dei comitati di cittadini che, come noi, da tempo propone la medesima strada per il trattamento ed il corretto smaltimento dei “pochi” rifiuti urbani? Chi sta mentendo? E soprattutto, quanto ancora siamo disposti a pagare, in termini di salute e di anni di vita perduti, per queste criminali menzogne?
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