sabato 25 settembre 2010

Olocausto bianco - l'emegenze è la regola di Beppe Sebaste

Conosco le “vie dei fuochi” dove si alzano ogni giorno fumi densi e tossici, le stesse in cui uomini e soprattutto donne si facevano arrestare e picchiare per fermare i Tir carichi di rifiuti. Ho visto le campagne avvelenate dagli sversament tossici e gli sterminati parcheggi e supermercati, catrame e cemento a coprire rifiuti nonché ottenere terra di risulta per coprire altre discariche, un ciclo continuo poiché il veleno diventa oro per professionisti dell smaltimento fasullo. Ho visto quei tremendi monoliti detti ecoballe, avvolti da plastiche nere, in mezzo a campi di pomodori, pesche percoche, fragole, impregnati del loro percolato. Ho visto le discariche fatte dal governo ricalcando il metodo della camorra, cave dismesse in cui versare rifiuti (quali?) segretati dai militari, cartelli che intimano “Zona di interesse strategico nazionale. Vietato l’ingresso”, in deroga ai diritti costituzionali. Ho visto da tempo la prossima discarica, Cava Vitiello, e spiato quella attigua di Terzigno, insensato Inferno dantesco nel cuore del meraviglioso Parco del Vesuvio. Ho visto nel casertano dei casalesi le montagne di rifiuti sotto il sole di cui il governo negava l’esistenza. Ho visto questo olocausto bianco da mesi, guidato da alcuni veri eroi del nostro tempo - donne, madri, figlie, di comitati come il CoReRi (Coordinamento regionale rifiuti) e Salute-Ambiente Campania - ma non faceva notizia nonostante i fumi tossici, nonostante la ricomparsa dei rifiuti a Napoli (di cui invece oggi parlano i giornali) non sia che marketing terroristico, come quello su cui il governo fece l’ultima campagna elettorale. I rifiuti basta sottrarli alla vista con bacchetta magica e militare, che importa se tornano a noi come frutta o pomodori avvelenati sul tavolo della cucina, o nanoparticelle diffuse dai fumi degli incendi. Oggi è il 70° anniversario della morte del filosofo Walter Benjamin, ucciso dal nazismo. Scrisse che, per il potere, l’emergenza, l'eccezione, è la regola.
Pubblicato da Beppe Sebaste

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