venerdì 24 settembre 2010

Rifiuti, l'affondo di Bertolaso: "Se torna l'emergenza è perché qualcuno la vuole"



Se a Napoli tornerà l'emergenza rifiuti sarà perché qualche manina l'alimenta "per questioni politiche o peggio ancora economiche, o per favorire il malaffare". E perché qualcuno che dovrebbe farlo, non raccoglie la mondezza per strada. Dunque non certo per la mancanza di impianti, visto che una legge di due anni fa definisce chiaramente strutture e responsabilità. Dopo aver sottolineato che "qualcosa non torna" nel capoluogo partenopeo, con le strade invase dalla spazzatura, il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso spiega anche quelli che secondo lui sono i motivi di quello che sta accadendo. "Conosco il problema e so come è fatta la politica, soprattutto quella locale - premette Bertolaso - spesso non si vuole che si risolvano i problemi che loro stessi non sono stati in grado di risolvere". Dunque c'é "un'incapacita di fondo, dovuta a problemi organizzativi e strutturali che scontano delle difficoltà economiche e finanziarie di quel territorio". "Guai pero - avverte il capo della Protezione Civile - a chi pensa di imputare le responsabilità della situazione attuale a chi ha lavorato e ha sudato sangue per riuscire a risolvere il problema dell'emergenza". Di chi è allora la colpa? "Evidentemente - risponde - manca chi raccoglie la spazzatura e la porta nelle discariche e nel termovalorizzatore". La responsabilità della gestione del ciclo dei rifiuti "é degli enti locali: c'é una Regione con un assessorato competente e ci sono le Province che hanno un ruolo specifico, perché una legge regionale voluta dalla giunta Bassolino aveva disposto che la gestione dei rifiuti fosse di competenza delle province". Ed infine "ci sono i comuni e ci sono i sindaci, che debbono fare quello che noi abbiamo fatto con grande fatica negli anni passati".Ecco perché Bertolaso parla di strumentalizzazioni. "Se qualcuno vuole creare problemi - avverte però - si accomodi, ma noi non c'entriamo assolutamente nulla e credo che il governo impedirà che questo accada". Quel che è certo è che la Protezione Civile stavolta ne rimarrà fuori. "Se qualcuno pensa di far tornare il Dipartimento o di passare il cerino ad altri rispetto a quelle che sono le responsabilità a livello locale, si sbaglia di grosso". Bertolaso ricorda che il piano avviato due anni fa ha consentito di realizzare 5 discariche a norma Ue e un termovalorizzatore "che brucia i rifiuti meglio di quello che hanno fatto gli impianti nel nord nel loro primo anno di attività" e che non è vero che non funziona, visto che "due delle tre linee sono in manutenzione ordinaria". Quanto alla seconda discarica di Terzigno, che sta scatenando la protesta dei cittadini, Bertolaso ricorda che la legge 123 approvata due anni fa stabilisce in modo "inequivocabile" le località dove realizzare gli impianti. "Nella legge c'é scritto Terzigno e sono indicate le due cave, cava Sari e cava Vitiello. Oggi assistiamo a dichiarazioni che la discarica a Terzigno non si può fare, vengono bruciati i mezzi, la gente scende per strada, il sindaco si oppone. Ma due anni fa dove erano? Quando questa legge è stata approvata dal parlamento a larga maggioranza dove erano quelli che oggi scoprono che non si può fare un'altra discarica a Terzigno". "Era tutto previsto, c'era un piano condiviso e approvato - conclude Bertolaso - adesso si tratta solo di applicare quello che dice la legge".

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