Vincenzo Cenname, rimosso per non aver affidato il ciclo dei rifiuti ad una società provinciale, annuncia: «Ricorrerò al Tar»
Circa tre settimane fa il sindaco di Camigliano, paese del casertano, Vincenzo Cenname (nella foto, ndr9), veniva rimosso dal suo incarico per non aver applicato la legge 26/2010 la quale stabilisce che, superata l’emergenza rifiuti, la gestione del ciclo, in Campania, venga affidata a società provinciali. Cenname non ha trasmesso gli archivi afferenti alla Tarsu e alla Tia alla Provincia di Caserta, così come previsto dalla legge, e il 3 agosto il presidente Napolitano ha firmato il decreto per la rimozione del primo cittadino. Cenname aveva portato Camigliano al 65% di differenziata e aveva attuato una serie di provvedimenti che hanno eletto il paese di 1800 anime a comune virtuoso.
Come si sente, ora?
Amareggiato e con più tempo libero, visto che il mio impegno politico non è più di 24 ore su 24. Ma non ho deciso di arrendermi e sto valutando la possibilità di ricorrere al Tar contro un provvedimento che ritengo essere un mix di illegalità. Potevamo anche scegliere la strada delle nuove elezioni, ma non deve passare inosservato quello che si sta facendo in Regione.
Cosa prevede la legge 26 e perché non ha voluto applicarla?
Si tratta in pratica di un processo di privatizzazione della gestione dei rifiuti, con un inevitabile aumento delle spese a carico dei cittadini. Dopo 16 anni di disastri ambientali, privatizzare la raccolta dei rifiuti, affidandola probabilmente a delinquenti non è quello che meritano i cittadini. In questo modo si nega il controllo alle amministrazioni.
Si aspettava questo provvedimento?
Mi aspettavo il commissariamento, ma non la rimozione dal mio incarico. È stato fatto tutto talmente in fretta, sia dal prefetto che dal ministro, che ora è paradossale che la Provincia in una delibera abbia evidenziato i limiti e i difetti della legge. In pratica quello che dicevo io! Metteremo anche questo nel ricorso che preparerò insieme ai miei avvocati.
Quindi andrà avanti?
Voglio finire il mio mandato. Poi lascerò la politica. Io e la mia giunta abbiamo ancora tanto da fare, prima di tutto in un paese in cui il tasso di crescita urbana è pari a zero vogliamo creare un grande parco eolico, proprio perché la questione ambientale è quella che ho avuto più a cuore e perché ho ricevuto tanto sostegno e solidarietà dagli abitanti di Camigliano. Ma quando ho visto la firma del Presidente non ho saputo più in cosa credere. Posso capire la reazione della Provincia e del Prefetto, perché in quel territorio ho dato “fastidio”. Ma dal Colle non me l’aspettavo. Con tutta questa celerità peraltro, in circa dieci giorni è successo tutto. In un periodo mediatico morto, è stato fatto passare tutto nel silenzio. La cosa che più mi fa male è sapere che, in un territorio difficile come il nostro, chiunque sia vittima di un provvedimento come quello che ho subito io viene accomunato subito alla criminalità organizzata. La mia non voleva essere opposizione alla legge, ma coerenza dovuta verso il lavoro che stavo portando avanti e le persone che mi hanno votato. (Pietro Esposito, Terra)
mercoledì 1 settembre 2010
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RIDICOLO
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