giovedì 7 luglio 2011

De Luca "Sindaco di Salerno"

I Riformisti nel mezzogiorno organizzano il dibattito "La politica degli impegni, l'impegno della politica. Uomini e donne che dicono quello che fanno e fanno quello che dicono"

Torre Annunziata, Vincenzo De Luca e Don Tonino Palmese si incontrano e parlano di ambiente e criminalità



Il 6 luglio, presso il sagrato della SS.Trinità in via Gino Alfani, si è tenuto il dibattito “La politica degli impegni, l’impegno della politica. Uomini e donne che dicono quello che fanno e fanno quello che dicono”, organizzato dall’associazione “Riformisti nel mezzogiorno”, impegnata nella promozione culturale della lotta alla criminalità organizzata e nella lotta per classi dirigenti oneste. Il dialogo ha avuto due protagonisti d’eccezione: Vincenzo De Luca, sindaco della città di Salerno e don Tonino Palmese, presidente regionale di Libera, associazione contro le mafie. L’interessante incontro è stato moderato da Lello Ricciardi, segretario dei riformisti. E’ presente anche Don Antonio Ascione, parroco della chiesa della SS. Trinità: “Dalle nostre parti ciò che è normale è considerato un miracolo. Ma perché? E’ necessario che tutti ci impegniamo, con volontà attivamente per il bene del territorio”. Il sagrato è pieno e tra il pubblico si riconoscono alcune personalità, tra cui il giudice Michele Del Gaudio. Si ricorda il venticinquesimo anniversario del barbaro omicidio di Luigi Staiano, imprenditore torrese che pagò con la vita la denuncia dei suoi estorsori. Lello Ricciardi non perde occasione di denunciare la situazione politica della città: “Il sindaco e la giunta hanno cambiato schieramento durante il mandato, non si capisce più quale sia l’ideale di fondo che muove le azioni, quando è saltato il nesso tra quello che si voleva fare e quello che si è fatto?”. Il discorso va poi su un altro tema scottante, quello ambientale: “Sono passati 40 anni dal colera ed il nostro è ancora il mare più inquinato d’Italia”. A questo punto, interviene De Luca. Il suo discorso è duro ed a tratti estremo, come ci si aspetta dallo sceriffo di Salerno : “Si sta chiudendo per la Campania il ventennio della vergogna. Ho fatto più volte una proposta che fino ad ora è rimasta inascoltata: un comitato tecnico- scientifico, incaricato di trovare un territorio adatto ad una discarica che possa accogliere i rifiuti per i prossimi 6 mesi, durante i quali ci organizzeremo per raggiungere il 70% di differenziata.Vogliono Cava Vitiello, distruggendo l’economia di un territorio che si basa su agricoltura e turismo. Si parla di impianti di compostaggio, ma da vent’anni l’unico che è attivo è quello di Salerno e i cittadini sono costretti a pagare una tarsu altissima per spedire i rifiuti nelle altre regioni. La Campania deve chiedere scusa all’Italia per il danno che sta provocando alla nazione. Napoli è importante ed all’estero l’Italia intera vi è associata come immagine. Abbiamo bisogno dell’aiuto del resto della nazione, a cui dobbiamo con gentilezza chiedere, perché in questo momento non ce la facciamo, ma dobbiamo attrezzarci perché capisco il leghista che non si spiega perché lui può avere discariche nella sua regione mentre noi no. Quello del depuratore è un altro paradosso, di tutti quelli costruiti da vent’anni a questa parte non ce n’è nessuno in funzione. Questo avviene perché in Campania, le istituzioni sono il luogo in cui reperire fondi per mantenere i partiti e le proprie clientele. Le istituzioni devono mantenere la loro libertà e questo si ottiene solo non chiedendo voti alla camorra, altrimenti a risultato ottenuto questa viene a riscuotere la cambiale. Dobbiamo lavorare insieme alle parrocchie, agli oratori sul territorio, per i figli dei detenuti, che dobbiamo distinguere dai detenuti stessi, affinché essi non desiderino lottare contro una società che li ha emarginati, dobbiamo rompere la catena della vendetta. Dobbiamo offrire aiuti e lavoro, perché dove c’è miseria e ignoranza la criminalità riesce a penetrare. Per questo il governo che ha tagliato 35 miliardi di fondi f.a.s. è criminale! Allo stesso tempo dobbiamo mostrare il braccio duro dello stato, io non ho paura della parola repressione, è necessaria”. Don Tonino Palmese ha invitato i cristiani ad un esame di coscienza, ricordando che le mafie non sono compatibili con i valori del vangelo e che vivere la religione in una dimensione solo personale non serve: “A Napoli 100 famiglie si sono organizzate nel progetto Impronta Ecologica per diffondere la cultura ambientalista, questo è un caso in cui il cielo e la terra si incontrano e fanno pace. Abbiamo messo i cassonetti fuori la chiesa e prima di entrare, si fa la differenziata. Questa è la chiesa che mi piace. Noi dobbiamo farci gli anticorpi per le mafie e questi sono nelle loro paure. La mafia ha paura della scuola, dell’istruzione. Voglio raccontare un aneddoto risalente ad una ventina di anni fa’: Galasso, noto camorrista, disse al magistrato Franco Roberti “Voi indagate sulla droga, l’usura, ma non sapete che a’munnezza è oro!” E io voglio dire che è vero, può esserlo nel senso negativo se in mani sbagliate, ma può anche essere volano per l’economia. De Andrè diceva che dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. Concludo con tre immagini simbolo. La prima è quella di un detenuto di origini napoletane che incontrai durante una delle nostre carovane con Libera. Dopo due giorni insieme mi disse: “Don Tonino mi fate una cortesia? Se nasciamo un’altra volta, incontriamoci prima!” Spesso è proprio la mancanza di conoscenza, di incontro nelle piccole cose che spinge i giovani nelle braccia della camorra. La seconda immagine è quella delle famiglie delle vittime della criminalità che incontrano con noi il carnefice, i ragazzi del carcere minorile di Nisida. Le parole che li legano sono rassegnazione e speranza. Rassegnazione nel dolore per le vittime, rassegnazione nella loro condizione per i detenuti. Nell’incontro, ritrovano la speranza nella salvezza, nella riscossa. Il terzo simbolo sono i ragazzi che lavorano nei terreni del casertano confiscati alla camorra. Quei terreni simbolo di dolore ora danno futuro a quegli stessi giovani che potevano essere reclutati dalla criminalità, quei terreni portano il nome di don Peppino Diana.”

Il Gazzettino Vesuviano Anna Bottone                Guarda il filmato

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