L’ipotesi di ampliamento di cava Sari, la discarica nel Parco Vesuvio dove sversano 18 Comuni della zona rossa, si intreccia con la questione dell’avvio di un ciclo integrato dei rifiuti, capace di rendere autonome le città vesuviane rispetto alla gestione dello smaltimento della spazzatura. Ecco perché la Rete dei Comitati, che appena qualche settimana fa aveva lanciato l’allarme sull’imminente saturazione della discarica di Terzigno, nel ribadire la contrarietà a ogni ipotesi di allargamento del sito, fa pressione su Regione e Provincia affinché i tempi di partenza del ciclo siano accelerati in maniera significativa. «Siamo contrari a qualunque ipotesi che non preveda messa in sicurezza e bonifica immediata dei siti di discarica vesuviani, altro che ipotesi di allargamento. È doveroso ricordare che l’Unione europea ha emanato una direttiva che intima il governo nazionale e quelli locali a non aprire né ampliare siti di discarica nel Parco nazionale del Vesuvio - dice Franco Matrone della Rete dei Comitati - Chiediamo un incontro urgente con Regione, Provincia ed Ente Parco per conoscere piani, proposte e scelte politiche che senza condivisione e partecipazione della cittadinanza attiva e responsabile, determinerebbero di fatto l’inizio di una nuova e più decisa mobilitazione dei cittadini vesuviani a difesa del proprio diritto alla vita, alla salute e allo sviluppo». Se non parte la gestione autonoma dei Comuni, è il ragionamento della Rete, potrebbe partire invece una nuova fase di protesta, resa ancora più tesa dalla crisi di questi giorni e da nuovi interventi all’interno dell’area protetta. Stando alle indiscrezioni, cava Sari potrebbe essere ampliata fino ad accogliere ancora 60mila tonnellate di rifiuti. Considerato che la media degli sversamenti quotidiani è di circa 400 tonnellate al giorno, la discarica resterebbe aperta sei mesi in più del previsto. È il tempo sufficiente a realizzare nuovi impianti intermedi e a innescare il meccanismo che, grazie a un’alta percentuale di raccolta differenziata, faccia in modo che i 18 Comuni della zona rossa gestiscano da soli la raccolta? Prova a rispondere Giuseppe Capasso, sindaco di San Sebastiano al Vesuvio e presidente della Comunità del Parco: «Difficile fare previsioni, ma non è questo il punto. Mi auguro soprattutto che Regione e Provincia accolgano il nostro piano: tutti i Comuni lo hanno già approvato in giunta. Occorre un passo avanti». Domani nuovo summit, proprio in Regione: ai 18 Comuni potrebbe aggiungersene un altro, quello di Striano, candidato a ospitare un impianto di compostaggio, ma ci sarebbero contatti in corso anche con l’amministrazione Poggiomarino, finora interessata all’ambito nolano ma, per ragioni geografiche, molto più vicina a quello vesuviano.
Francesco Gravetti Il Mattino
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