giovedì 28 ottobre 2010

Da Aniello Collaro - Quanto di peggio ci potesse capitare.


Quanto di peggio ci potesse capitare.
Un accademico della Crusca a capo della Protezione Civile.
Uno che sa utilizzare tutto il caleidoscopio delle metafore con la stessa disinvoltura con cui noi respiriamo … aria fetida.
Uno che con le parole sfiora i paletti della chiarezza senza abbatterne nessuno.
Che con le perifrasi si mantiene in equilibrio, nemmeno tanto precario, sul filo del “dico non dico”.
Uno che , novello Houdini della semantica, riesce a divincolarsi dalle catene linguistiche del “ad una parola, un significato”.
Uno che dopo un volo pindarico plana sull’effimero verbale.
Uno che al gioco delle tre carte, pardon, delle tre parole, sbancherebbe.
Uno che quando parla usa l’inchiostro simpatico.
Insomma : le sue metafore “congelare l’apertura della Cava Vitiello, calende greche, idi di marzo, rinvio fino a data da destinarsi, nessuna data certa…” hanno per ciascuno di noi un senso compiuto solo se traducono l’unica frase di senso compiuto che pretendiamo di ascoltare:
La cava Vitiello non si aprirà mai.
Diversamente le articolazioni verbali resteranno solo esercizi linguistici dell’accademico dott. Prof. Guido Berto”la sò”(più lunga del diavolo!).
Ed i coperchi, rischiamo di essere noi!

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