La misura estrema, quella che tutti sperano di non dover prendere, è un’ordinanza che imponga il «divieto di assembramento nella rotonda di Terzigno». Perché in quel caso vorrà dire che i violenti sono tornati in strada e allora bisognerà utilizzare una nuova strategia, prevedendo l’arresto immediato per chi non rispetta un provvedimento dell’autorità. Si tratterebbe di un vero e proprio sgombero dell’area, da realizzare prima rimuovendo gli eventuali blocchi con le cariche delle forze dell’ordine e poi facendo scattare i fermi in flagranza di reato.
È la «linea dura» di cui parla il ministro Roberto Maroni, discussa con il capo della polizia Antonio Manganelli e pianificata con prefetto e questore. Perché la situazione, che proprio i responsabili locali dell’ordine pubblico sono riusciti a tenere finora sotto controllo, potrebbe degenerare già domani quando ripartiranno gli autocompattatori per portare i rifiuti nella cava che si trova all’interno del parco del Vesuvio. E allora si mette a punto il piano di prevenzione, per evitare quell’attività di repressione che potrebbe portare drammatiche conseguenze e soprattutto alzare in maniera incontrollabile la tensione in piazza.
Ci si muove su un doppio binario di intervento, tenendo presente la direttiva del titolare del Viminale che ha ribadito la necessità di «consentire ai cittadini di manifestare pacificamente il proprio dissenso riuscendo a isolare chi invece vuole sfruttare questo dissenso per alzare la tensione». Non c’è la camorra dietro i disordini, come ha tenuto a ribadire più volte in queste ore il questore Santi Giuffrè. Ma qualche segnale negativo è arrivato, soprattutto in quei Comuni ad alta densità criminale dove sono stati notati alcuni «capi rione» fare il giro dei negozi sollecitando i proprietari ad abbassare le saracinesche e sospendere l’attività per un po’ di giorni. E allora non è affatto causale che sia stato chiesto ufficialmente al sindaco di San Giuseppe Vesuviano di ritirare l’ordinanza firmata ieri mattina che prevedeva la chiusura di esercizi commerciali e scuole. Perché provvedimenti di questo tipo agevolano i tentativi di chi vuole far salire il livello dell’emergenza e invece i responsabili della sicurezza stanno lavorando proprio per cercare di far tornare la situazione alla normalità.
I poliziotti della Digos e i carabinieri del Ros hanno avviato un’attività investigativa mirata su quei gruppetti malavitosi che arrivano a Terzigno quando fa buio armati di bombe molotov e poi si scagliano all’attacco delle camionette. Giovani partiti dai paesi limitrofi, ma anche da Napoli, pronti ad assaltare gli agenti, proprio come avviene durante gli incidenti allo stadio. Nulla a che vedere con chi frequenta i centri sociali o le formazioni antagoniste. Si tratta più semplicemente di violenti che invece cercano l’ennesima ribalta e talvolta cercano di proporsi alla popolazione come coloro che potrebbero risolvere il problema.
È legata proprio a questo pericolo di degenerazioni l’esigenza di mettere a punto l’ordinanza sul divieto di assembramento che il prefetto Andrea De Martino dovrebbe emanare qualora si realizzasse quella situazione paventata dal ministro. Nessun impiego dei militari è stato invece previsto nelle aree della protesta. L’unico eventuale aiuto che potrebbe essere sollecitato alla Difesa riguarderebbe eventualmente la raccolta dei rifiuti nel momento in cui non si dovesse riuscire a ripulire le strade, nonostante le rassicurazioni del capo della protezione civile Guido Bertolaso che domenica aveva invece assicurato di poter ripulire la città «in tre, quattro giorni».
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