lunedì 11 ottobre 2010

DA PANORAMA - ECCO CHI STA' INCENDIANDO NAPOLI

di Maria Pirro


L’elenco è lungo: 60 nomi al centro delle ultime inchieste sui rifiuti in Campania. E una certezza: c’è una regia dietro gli scontri armati che hanno infiammato la protesta contro l’allargamento della discarica di Terzigno ed è chiara la matrice dei raid messi a segno a Napoli per bloccare la raccolta della spazzatura. Nel sottobosco della crisi sono venute a galla quattro questioni sulle quali gli inquirenti indagano; mentre ai vertici delle istituzioni è esploso uno scontro politico che Panorama è in grado di ricostruire attraverso una lettera riservata firmata dal sottosegretario Guido Bertolaso e inviata all’indirizzo del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, alla vigilia della visita annunciata a Napoli.

Nella lettera l’ex commissario governativo indica le «criticità economico-sociali» nell’attuale gestione del ciclo rifiuti in Campania: inadempienze e responsabilità toccano ogni livello, fanno cortocircuito e rischiano di provocare (nel primo semestre del 2011) una nuova fiammata, l’ennesima emergenza con effetti devastanti. Dunque, se il governo è chiamato a sbloccare i fondi di compensazione ambientale necessari per la riqualificazione dei territori che ospitano le discariche, sottolinea Bertolaso, e a prevedere deroghe al patto di stabilità per assicurare gli stipendi agli operatori dei consorzi (anche per evitarealtri focolai di rivolta), la Regione deve assumere il coordinamento diretto del procedimento di conferimento dei rifiuti. E le amministrazioni comunali che «eludono gli obblighi imposti dalla vigente normativa in materia» vanno commissariate, chiede il sottosegretario.


Il suo ritorno a Napoli, sulla linea rossa dell’emergenza, questa volta appare strettamente vincolato a una condizione sottile: il rispetto della legge sui rifiuti. Anche per la problematica delle discariche, dalla cava Vitiello di Terzigno a Macchia Soprana, nel comune di Serre (Salerno), «le opere programmate vanno realizzate». È l’aut aut che stringe nell’angolo anzitutto il presidente della Provincia di Napoli, il pidiellino Luigi Cesaro, che aveva chiesto al premier una revisione del piano per Terzigno. Secondo gli inquirenti, l’inevitabile allargamento di questa e altre discariche accentuerà ancora i disordini.

«A Terzigno è evidente che mestatori di professione sono entrati in azione» dice Paolo Mancuso, procuratore capo della procura di Nola che coordina l’indagine sulle violenze, ma ha anche in mano una serie di inchieste che riguardano altri aspetti: la gestione delle cave individuate nell’area vesuviana, le cause dei miasmi che esasperano le famiglie nei paraggi della discarica (il 9 giugno scorso, l’ultima denuncia dei comitati civici presentata alla procura di Nola e a quella di Torre Annunziata), il funzionamento dell’inceneritore di Acerra (oggetto di attenzione anche da parte della procura di Napoli) e il fenomeno dei «fuochi», ossia gli incendi dolosi di cumuli di immondizia sempre negli stessi luoghi, in una via crucis segnata da degrado e abbandono.


«Il ritrovamento di 12 molotov pronte per l’uso in un vigneto poco lontano dalla strada che conduce alla discarica ha rafforzato le nostre ipotesi investigative» sottolinea il questore Santi Giuffrè che aveva descritto a Panorama (nel numero 41 del 7 ottobre) gli interessi politici dello scontro nelle azioni finalizzate a screditare l’operato del governo. In campo anche gli anarchici e gli attivisti dei centri sociali, da Officina 99 a Insurgencia. «Sembra di essere tornati ai giorni del G7 di Napoli e del G8 di Genova, ma con una differenza» ragiona Mancuso. «In quel periodo era antagonismo puro, violenza fine a se stessa, mentre a Terzigno una frangia minore si è infiltrata nella lotta dei cittadini che protestano per una ragione precisa. È una situazione assolutamente nuova, senza precedenti. Eppure, l’esperienza ci dice che prima o poi queste frange si fanno sentire… con sbocchi devastanti». Sullo sfondo, «l’ipotesi di un’ingerenza camorristica, naturalmente, è sempre sul terreno. L’area vesuviana è una delle poche zone controllate da una camorra vera, degli affari» aggiunge Mancuso. Tuttavia, immaginare che dietro le violenze ci siano solo i clan è una visione irreale.


«Il ciclo dei rifiuti in Campania è un grande business, muove un giro vorticoso di denaro. È per il dominio economico che si è innescato un circuito perverso in cui non è più possibile una distinzione netta tra legalità e illegalità. La camorra ha i suoi meccanismi, metodi e linguaggi chiari. In questa vicenda ci sono più mandanti». Il procuratore capo, che ha una lunga esperienza nell’antimafia, dice a Panorama: «Se ad agire fosse solo la camorra, sarebbe più facilmente aggredibile, ma il giro di interessi e lo scontro degli stessi interessi sono tali da creare un pulviscolo che occorre spazzare via per capire effettivamente cosa c’è dietro e chi guadagna. Anche perché, a rigor di logica, il vero business per la camorra in questo caso è far funzionare il ciclo dei rifiuti».
A Terzigno, intanto, da un’informativa della Digos emerge che ad attuare la guerriglia è stato un gruppo di venti uomini che «appartiene a un substrato criminale locale». Sono indagati per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro l’ordine pubblico, danneggiamenti, lesioni e resistenza, e detenzione di armi da guerra. Rischiano fino a 15 anni di carcere.


L’identikit di coloro che hanno alzato il livello della tensione è venuto fuori dalle «confidenze» raccolte tra i residenti che hanno partecipato alle manifestazioni. Tra i gruppi pacifici si erano infatti inseriti gli autori degli scontri e dei raid a colpi di molotov, in azione sempre celati dalla folla e dal buio. «Ciò non significa che c’è stata convergenza d’intenti con i promotori dei cortei, ma un’artata coincidenza dei due momenti di protesta» chiarisce il dirigente della Digos Filippo Bonfiglio. Anomala anche la presenza, e il «ruolo politico», dei disoccupati nei cortei antidiscarica. «La loro partecipazione con la rete antagonista al presidio del 1° ottobre, da cui hanno preso doverosamente le distanze le istituzioni locali, connota l’interesse di questi gruppi organizzati a occuparsi di problematiche di estrema importanza per la provincia di Napoli » osserva il questore Giuffrè.

Sempre gli uomini della Digos sono alle prese con un’altra inchiesta dai contorni molto opachi: la devastazione e l’assalto agli autocompattatori di Enerambiente, la società veneta che gestisce in appalto la raccolta rifiuti nel centro storico di Napoli. Sono 40 le persone al centro dell’indagine e in corso di identificazione. Le accuse vanno dal danneggiamento pluriaggravato alla violenza privata. «Sono tutte maestranze della Davideco, la cooperativa sociale che fino al 15 settembre scorso lavorava nel settore per conto di Enerambiente. Sulla natura dei rapporti tra le due società, e sulla legittimità della convenzione sottoscritta nel 2009 dagli ex amministratori, sono stati avviati ulteriori approfondimenti» spiega Bonfiglio. In questura sono stati sentiti i vertici aziendali del gruppo.


Su entrambe le questioni sono attesi, ovviamente, sviluppi. Ma tutte le inchieste fotografano le galassie che ruotano attorno all’emergenza rifiuti. Gruppi organizzati, criminalità, malaffare. Con ricadute sullo scenario politico nazionale e locale. «Una miscela esplosiva prodotta da molti fattori, e ritardi. Tanto che sembra difficile trovare una soluzione vera e definitiva per disinnescare l’emergenza» avverte Mancuso. Emergenza a orologeria. Tre procure sono al lavoro ed è una corsa contro il tempo

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