venerdì 29 ottobre 2010

FA CHE C'E' QUALCOSA SOTTO Protezione civile - Gli esperti al lavoro per studiare nuovi piani di emergenza «Vesuvio, Napoli entri nella zona rossa»

Bertolaso: il vulcano è il nostro problema più grande,
a rischio il capoluogo. Coinvolto un milione di persone

Protezione civile - Gli esperti al lavoro per studiare nuovi piani di emergenza
«Vesuvio, Napoli entri nella zona rossa»
Bertolaso: il vulcano è il nostro problema più grande,
a rischio il capoluogo. Coinvolto un milione di persone

ROMA - Ora è in «fase di quiescenza», dicono i vulcanologi. Il Vesuvio dorme dalla fine di marzo del 1944, l’ultima eruzione fu documentata dai cinegiornali dell’esercito angloamericano: fontane di lava altissime e 26 persone uccise dalla pioggia di ceneri. Niente a confronto dell’immane distruzione di Ercolano e Pompei dell’anno 79 ma, secondo gli esperti, in base ai cicli abituali, la ripresa dell’attività appare in forte ritardo. Ecco perché bisogna prepararsi. Il capo della Protezione civile Guido Bertolaso lo ha detto chiaramente davanti alla stampa straniera, che gli chiedeva di fare un punto sul rischio vulcani in Italia, dopo l’emergenza islandese dell’Eyjafjallajokull. «Il Vesuvio - ha riconosciuto Bertolaso - è il più grande problema di protezione civile che abbiamo». Se il vulcano dovesse risvegliarsi, anche Napoli stavolta verrebbe interessata dall’eruzione: una parte del capoluogo partenopeo, perciò, già quest’anno potrebbe essere inserita tra i comuni della «zona rossa» e il nuovo piano di evacuazione riguarderebbe, così, almeno un milione di cittadini. Quasi il doppio di oggi.
Da qualche settimana, infatti, i migliori scienziati dell’Osservatorio Vesuviano (da Marcello Martini a Gianni Macedonia), dell’Università Federico II di Napoli, lo stesso professor Franco Barberi della Commissione Grandi Rischi, si sono messi al lavoro per studiare i possibili scenari e aggiornare in progress i piani di emergenza. «Nella fascia rossa attualmente si contano 18 comuni, abitati ufficialmente da 500 mila cittadini, in realtà da 650-700 mila persone - ha detto Bertolaso -. L’esplosione del vulcano provocherebbe una colonna di fumo e lapilli alta fino a 20 chilometri e la caduta di cenere interesserebbe un’area compresa tra Salerno e i confini del Lazio». La nuova eruzione verrebbe preceduta da terremoti «con conseguenze paragonabili a ciò che è accaduto all’Aquila». E per evacuare le persone «ci sarebbe al massimo una settimana di tempo, più probabilmente appena 3-4 giorni», prima della catastrofe. Scenari, però, «che non vanno presi per oro colato». Niente allarmismi, solo prevenzione. Durissimo, invece, Bertolaso nei confronti della legge della Regione Campania («un fallimento totale») che voleva favorire la delocalizzazione degli abitanti dell’area vesuviana a rischio: «È finita che molti con i soldi pubblici si sono costruiti una casa in zona sicura e hanno affittato quella nella zona rossa». Contro l’abusivismo, perciò, oggi esiste un’unica soluzione: «Quello che c’è, c’è. Ma tutto ciò che di nuovo viene tirato su, va demolito».
Insomma, dopo la nube d’Islanda, le eruzioni sono tornate di attualità. In Italia, per esempio, Vesuvio a parte, presto prenderà il via il monitoraggio dei 13 vulcani sommersi tra il mar Tirreno e il Canale di Sicilia: «Ci vorranno almeno due o tre anni di lavoro e una spesa prevista di dieci milioni di euro», ha annunciato il capo della Protezione civile. Che poi ha rivolto un appello all’Europa: «Il danno per le sole compagnie aeree in questi giorni, a causa della nube, è stato stimato attorno ai 2,5 miliardi di euro, che salgono a 3 se si aggiungono i danni al turismo. Se si fosse investito appena un decimo di quei soldi, circa 250 milioni di euro, per un più sofisticato sistema radar di controllo, si sarebbe potuta gestire meglio l’emergenza. Di qui l’auspicio di costruire una rete internazionale per la previsione e la prevenzione dei rischi». A proposito: «Se dovessi dire potenzialmente qual è oggi in Italia il vulcano con il colpo in canna - ha concluso Bertolaso - direi che non è il Vesuvio ma l’isola di Ischia. L’ultima eruzione del monte Epomeo risale al 1300 e in questi secoli il cono è cresciuto di 800 metri. Si sta caricando la camera magmatica».
Fabrizio Caccia
28 aprile 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA

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