È evidente che l’attività della commissione di collaudo, così come prevista dal disciplinare, non può contemplare verifiche di durabilità a lungo termine»: è uno dei punti nevralgici della relazione di collaudo del termovalorizzatore di Acerra firmata da Gennaro Volpicelli , Isabella Annibaldi, Carlo Botti, Gian Michele Calvi, Marcello Fiori e Giuseppe Viviano. Una relazione, già acquisita dai pm Federico Bisceglie e Maurizio De Marco dopo l’esposto denuncia del senatore Tommaso Sodano che ha chiesto il sequestro dell’impianto.
Ma i tecnici, nelle loro conclusioni, chiariscono: «L’impianto risponde, sia in termini funzionali che prestazionali, alle prescrizioni recate dal parere Via e dell’Aia» e sottolineano «Per quanto attiene alla funzionalità, alle prestazioni e all’affidabilità dell’impianto le prove effettuate nel corso delle operazioni di collaudo dimostrano il raggiungimento degli obiettivi prefissati». Ma subito dopo spiegano: «Si rileva, in ogni caso, che la prova prestazionale in senso stretto non si è potuta effettuare, in quanto non era disponibile rifiuto da incenerire della qualità prevista a progetto». Il termovalorizzatore, infatti, era stato progettato per bruciare combustibile derivato da rifiuti (il fantomatico Cdr) mentre brucia rifiuti nei quali, lo sottolineano i tecnici, continua a essere presente una parte umida. E, infatti, per permettere di utilizzarli è stato necessario modificare la norma.
E non solo: non è stato possibile collaudare, perché non ancora installati, il portale di rilevamento della radioattività (attualmente le misurazioni vengono effettuate con strumenti manuali dai militari), la duplicazione del sistema di monitoraggio fumi al camino di ogni linea, il sistema di monitoraggio in continuo del mercurio al camino di ogni linea, il sistema di prelievo in continuo dei microinquinanti organici al camino di ogni linea. Tutti strumenti richiesti con una nota del 31 dicembre del 2009 dalla struttura del sottosegretario e non ancora installati da Partenope Ambiente, come risulta dal verbale della riunione del 15 settembre del 2010 dell’osservatorio di Acerra.
La commissione sottolinea che il tutto sarà oggetto di un collaudo separato. È stato anche impossibile collaudare il circuito di recupero del calore perché nel corso del collaudo le unità di scambio termico sono andate tutte fuori servizio. «È probabile che si tratti di un difetto intrinseco costruttivo», spiegano gli esperti. Un lungo paragrafo viene poi dedicato all’impianto di inertizzazioni delle ceneri. Un impianto che non viene attualmente usato perché, lo ricorda la commissione, queste vengono smaltite all’esterno dell’impianto.
Un passaggio estremamente delicato. Scrive la commissione di Volpicelli, attuale direttore dell’Arpac, l’agenzia che controlla il corretto funzionamento dell’impianto: «Durante le prove il sistema ha mostrato di essere perfettamente funzionante dal punto di vista elettromeccanico».
Cionostante gli inerti prodotti mancano «delle caratteristiche attese» e questo secondo i tecnici potrebbe derivare dal fatto che l’impianto non viene normalmente utilizzato. La commissione sottolinea, poi, che durante il sopralluogo del 30 gennaio 2010 è stata notata la presenza, sul piano di calpestio fronte forno della linea 1, di alcuni frammenti di materiale refrattario e perciò la commissione suggerisce «l’opportunità di far effetture le idonee veifiche all’interno del sistema forno/caldaia», proprio quello che è andato in tilt nei mesi scorsi provocando la fermata improvvisa di una delle tre linee. (Daniela De Crescenzo, IlMattino)
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