Lo scempio che si sta facendo del Vesuvio e le ferite inferte ad un territorio che con fatica, ma con grandissimo entusiasmo, abbiamo provato con tutte le nostre forze a tutelare e valorizzare nell’ottica di una sostenibilità sociale ed economica, oltre che paesaggistico-ambientale, creano sconcerto, profondo dolore ed impotenza! Il Vesuvio, il “vulcano più famoso del mondo”, è dal 1995 Parco Nazionale, dal 1997 Riserva Mondiale della Biosfera MAB UNESCO; comprende altresì due Siti di Importanza Comunitaria e una Zona di Protezione Speciale ai sensi delle Direttive Comunitarie nonché un’area wilderness e una Riserva Forestale Statale. Questo è il Vulcano delle prelibate albicocche, dei pomodorini del piennolo, del famoso Lacrima Chrysti e dei tantissimi prodotti di una agricoltura e di un artigianato di qualità, conosciuti ed apprezzati a livello internazionale. Qui si intrecciano una cultura millenaria, un’economia tradizionale ed una natura spettacolare ed è proprio per difendere questo patrimonio unico al mondo che è nato il Parco Nazionale del Vesuvio. Sul territorio vesuviano a partire dal 1960 sono arrivati rifiuti da tutta l’Italia raccolti in discariche di prima categoria, oggetto di indagini della Magistratura per traffico illecito di rifiuti speciali: la Fungaia Monte Somma di Somma Vesuviana, la Amendola-Formisano di Ercolano e la SARI di Terzigno che sono state chiuse agli inizi degli anni ‘90 grazie all’istituzione dell’area protetta. Da quel momento siamo stati impegnati a scongiurare la possibilità di aprire nuovi sversatoi di rifiuti in questo territorio. Il nostro lavoro parte da lontano perché tutti i momenti di estrema difficoltà per la gestione del ciclo dei rifiuti in Campania hanno interessato l’area protetta. Nel 1999 vi è stato l’adeguamento a discarica di prima categoria dell’invaso esistente proprio all’interno della area SARI di Terzigno; nel 2001 l’individuazione di 8 siti di stoccaggio provvisorio di R.S.U. di cui ancora oggi 4 sono colmi di rifiuti nei comuni di Terzigno, Trecase, Boscoreale ed Ercolano; nel 2003 sono state depositate balle di CDR che di “eco”, come abbiamo accertato aprendole, non avevano nulla e che ancora oggi occupano la Cava Ammendola Formisano di Ercolano e la SARI (di nuovo!!!) di Terzigno per un totale di circa 1000 unità; nel 2004 sono stati riaperti i siti di stoccaggio provvisorio del 2001 nei Comuni di Trecase e di Boscoreale. Nel 2007 un Decreto del governo Prodi aveva già identificato un sito di accoglienza di RSU a Cava Vitiello, ma in seguito ad un’audizione presso la Commissione Ambiente del Senato e grazie agli atti di solidarietà pervenuti all’Ente Parco, il Decreto fu modificato per precisare che l’uso finale del sito sarebbe stato consentito per il solo recapito della frazione organica stabilizzata ed esclusivamente a fini di ricomposizione morfologica dello stesso. In ogni occasione sopra citata l’Ente Parco è stato parte attiva con propri atti e proprie iniziative respingendo o mitigando la realtà emergenziale che da tempo immemore vive la Campania. Arriviamo così al 2008 ed alla emanazione del Decreto di identificazione dei siti di Cava Sari e Cava Vitiello conosciuto come Decreto deroga proprio perché ha derogato le competenze di tutti gli enti preposti al rilascio di pareri ed autorizzazioni in materia paesaggistica, ambientale e sanitaria. In tutte le Conferenze di Servizi convocate sia per l’apertura dei siti da destinare a discarica che per la realizzazione di una viabilità di accesso ex novo nel territorio del Parco, il parere contrario dell’Ente Parco è sempre stato netto per motivazioni di carattere tecnico-ambientale e normativo. Abbiamo tra l’altro promosso ricorso contro le discariche, nelle opportune sedi di competenza; abbiamo radiografato ogni rigo dei progetti, dei decreti, delle deroghe, delle valutazioni ambientali, li abbiamo smantellati, tecnicamente e giuridicamente. E siamo stati premiati da sentenze sempre favorevoli proprio perché inoppugnabili erano le motivazioni addotte. La stessa Commissione per le petizioni del Parlamento Europeo, nell’ispezione effettuata nell’estate 2010, non ha potuto che confermare quanto già espresso chiaramente nei pareri dell’Ente Parco. La nostra attività di “smantellamento” tecnico e giuridico era ed è tuttora in corso e non si interromperà nonostante il duro colpo inferto inaspettatamente nella notte del 20 ottobre. Continueremo ad impegnarci fino allo stremo in questo lavoro di “demolizione”, oscuro per molti, da topi di ufficio, fatto di “studio delle carte”, di verifiche tecniche, di verifiche amministrative e normative. Questo è l’unico modo che conosciamo per rendere un servizio utile a questo territorio, è l’unico modo in cui un’Amministrazione dello Stato può agire. Noi non ci arrenderemo. Le nostre aspettative ed il nostro impegno verso questo territorio non intendono essere mortificate da nessun Decreto-deroga. Lavoriamo in un Parco Nazionale e pensiamo da Parco Nazionale. Quattro anni fa siamo stati premiati come il Parco più efficiente d’Italia; un anno fa è arrivata la candidatura del Vesuvio a nuova settima meraviglia naturalistica del mondo, unico candidato dell’Italia!! L’istituzione del Parco nazionale del Vesuvio, chiesta fortemente dalle comunità locali, grazie alle iniziative di sensibilizzazione e valorizzazione messe in campo, ha di fatto provocato una profonda trasformazione culturale ed una nuova consapevolezza del diritto al territorio che si legge nelle parole dei Comitati dei cittadini a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà per quanto sta accadendo. I cittadini stanno crescendo nell’ottica della sostenibilità ambientale, accompagnandoci in questo percorso che ci ha condotto ad una riduzione dell’abusivismo edilizio, alla chiusura delle grandi cave vesuviane, alla drastica riduzione degli incendi boschivi. Nello scorso periodo di programmazione,l’Ente ha saputo attivare e coordinare progetti ed iniziative a favore dei Comuni del Parco e delle popolazioni locali realizzando interventi infrastrutturali per la riqualificazione dei centri storici e per il recupero di aree degradate, oltre che progetti di ricerca e sviluppo e supporto al piccolo tessuto imprenditoriale impegnato in attività compatibili con l’esistenza di un’area protetta. Questo significa “fare il Parco”. Non un “museo della natura”, ma un luogo nel quale migliorare in modo oggettivo la qualità della vita dei cittadini. Inutile negare che il lavoro da fare è ancora lungo: siamo in un contesto difficile, fatto di piccoli e grandi abusi che continuano a mortificare il territorio. Ma proprio per questo l’apertura delle “discariche di Stato”, lo stesso Stato che aveva scommesso sul Vesuvio come grande risorsa, di fatto vanifica anche il profondo cambiamento culturale che l’Ente Parco ha costruito in questi anni sminuendo e rendendo incomprensibile il nostro ruolo. Come possiamo riuscire a far comprendere ad un cittadino che deve mantenere in modo corretto il proprio fondo agricolo se a pochi metri si permette di aprire la più grande discarica d’Europa? E se un cittadino ci chiede cosa fare dei suoi vigneti, cosa possiamo rispondere? Come possiamo promuovere in campo nazionale ed europeo i prodotti vesuviani, se poi lo Stato permette anzi promuove, una tale devastazione ambientale? Come possiamo promuovere l’ecoturismo? Come si possono dire dei no per mantenere gli equilibri ecologici del territorio quando con un vergognoso Decreto si è scritto un sì tanto grande da sovrastare le voci legittimamente sdegnate di molte delle Istituzioni competenti? L’Ente Parco Nazionale è poi da tempo sul territorio vesuviano il Presidio di legalità per la sostenibilità. Il suo compito è anche quello di trasformare un’area protetta in un’area di alto valore civile, cui il Ministero dell’Ambiente ha fornito un contributo sostanziale, anche economico, con il quale, solo per citare l’esempio più noto, è stato possibile il recupero del Palazzo Mediceo da tutti un tempo conosciuto come il “Castello di Cutolo”. Per vincere la battaglia della legalità, che passa necessariamente attraverso la salvaguardia dei valori ambientali, bisogna continuare ad accompagnare questo faticoso processo di visibilità e presenza delle istituzioni pubbliche nell’area vesuviana. Indebolire l’Ente di gestione dell’area protetta da un lato tagliando drasticamente il contributo ordinario con l’effetto di ridurre al silenzio e vanificare l’azione di questa Amministrazione, e dall’altro compromettendo di fatto il valore ambientale del territorio per le generazioni future attraverso l’apertura di due discariche, non ci sembra la strada giusta. Non ultima la costatazione che tutta l’area di Terzigno – Boscoreale è inserita nel Sito di Interesse Nazionale “Aree del Litorale Vesuviano”, che comprende al suo interno tutte le aree di cava, ex discariche e siti di stoccaggio provvisorio rientranti nel perimetro del Parco, che sono state inserite nel programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati e per le cui attività nel S.I.N. sono stati stanziati 6.700.000,00 euro dal Ministero dell’Ambiente! Ma il nostro presunto “silenzio” farà tanto “rumore” e soprattutto non significherà mai resa. Raccogliamo questa ennesima sfida perché il Somma-Vesuvio viva e non sopravviva. Siamo al fianco delle istituzioni locali e dei cittadini, da sempre.
I dipendenti dell’Ente Parco Nazionale del Ves
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