lunedì 11 ottobre 2010

Dal Corriere del Mezzogiorno - Vesuvio, tra i forzati della discarica «Con 20 milioni di tonnellate di immondizia i ristoranti chiuderanno». Comitati cittadini pronti alla battaglia

Il reportage
Vesuvio, tra i forzati della discarica


TERZIGNO (Napoli) - All'imbocco di via Zabatta, la strada che sale verso la discarica e dove l'altra notte sono state trovate le molotov, la polizia è schierata in pianta stabile e alle 4 del pomeriggio sono già arrivate le squadre di supporto del reparto Mobile che resteranno qui fin quando l'ultimo autocompattatore non avrà sversato e se ne sarà tornato indietro. Giù alla rotonda, invece, fino alle 8 di sera non si vede nessuno. Arrivano alla spicciolata, e alla fine saranno circa duecento, per l'assemblea indetta quando si è sparsa la notizia del ritrovamento delle bottiglie incendiarie. Perché, dice Anna, due figli piccoli e un impiego a Napoli in un laboratorio di analisi, «l'ultima cosa che ci serve adesso è gente pazza e violenta. La nostra è una battaglia di pace e per la salute dei nostri figli. Non abbiamo mai cercato lo scontro con la polizia, anche se fino a oggi abbiamo preso un sacco di botte, e non ci mettiamo certo con personaggi che usano le molotov». Una battaglia di pace e salute il cui senso si capisce al volo - anche se non si sapesse nulla di quello che sta succedendo da queste parti - appena scoccano le 5 del pomeriggio e dalla Sare 2, la discarica in funzione da un paio d'anni, vengono aperte le bocche del biogas. L'aria diventa irrespirabile e il fetore va avanti tutta la notte.
«Abbiamo passato l'estate chiusi dentro e vi assicuro che non è una cosa facile con il caldo che fa qui in agosto», racconta Samuele Bertini, uno studente di architettura che abita a Boscoreale. «Mia sorella - aggiunge - ha una bambina di tre mesi e francamente è inaccettabile che il suo futuro sia in un posto destinato a diventare la più grande discarica d'Europa».

Quella di Samuele non è un'esagerazione. Se andrà avanti il progetto che prevede l'apertura della seconda discarica all'interno del Parco del Vesuvio, quella di Cava Vitiello, Terzigno si troverà a essere il territorio di uno sversatoio capace di ingoiare venti milioni di tonnellate di spazzatura. «E parliamoci chiaro - dice Angelo Genovese, ricercatore alla Facoltà di Veterinaria dell'Università Federico II di Napoli, e tra i promotori delle iniziative di protesta a Terzigno -. Venti milioni di tonnellate vuol dire che qui possono portare spazzatura per più di venti anni. E perché noi dovremmo credere che nel frattempo si cominci ad affrontare seriamente la questione rifiuti, visto che negli ultimi quindici anni nessuno si è mai preoccupato di farlo? Il punto è che parlare di differenziata, di raccolta porta a porta, di azzeramento degli imballaggi non interessa a nessuno. E a nessuno interessa che un'intera comunità si stia avvelenando da due anni e rischi di continuare per le prossime tre generazioni».

L'apertura di Cava Vitiello è vissuta come uno schiaffo in faccia dalla gente di Boscoreale, Terzigno, Boscotrecase, e Trecase, ed è per questo che il livello della protesta si è alzato subito, anche se per ora non sono arrivate le ruspe né i teli per preparare il terreno all'arrivo dell'immondizia. Non tutti hanno partecipato alle manifestazioni, ma anche chi non si è fatto vedere in piazza condivide la protesta. Antonio Saggese è un contadino, mostra l'uva cresciuta già marcia e spiega: «I produttori di vino mi volevano dare trenta centesimi o addirittura venticinque, e io che la vendo a fare a queste cifre? Nemmeno il costo del raccolto ci ricavo. La lascio lì, tanto ormai ho capito che prima o poi mi toccherà lasciare nei campi tutto e andarmene. La campagna qui è morta».

E la paura di chi abita qui è che muoia anche tutto il resto. Dice Gennaro Langella, il sindaco di Boscoreale che la scorsa settimana ha fatto per alcuni giorni lo sciopero della fame (interrotto dopo gli impegni presi dal presidente della Provincia, Cesaro): «Qui se chiudono i ristoranti rischiamo che si perdano settecento posti di lavoro, e a pensarci bene sono numeri non tanto lontani da quelli della crisi della Fincantieri a Castellammare. Noi - aggiunge - non siamo certamente una comunità che non vuol fare la propria parte in una vicenda così delicata come quella dello smaltimento dei rifiuti. Nessuno può accusarci di non avere accettato di fare sacrifici. Ne abbiamo fatti quando non ci siano opposti alla prima discarica e continuiamo a farne respirando quest'aria insopportabile. Ma non possono accanirsi contro di noi. Non è giusto».

Secondo i comitati dei cittadini non solo è ingiusto ma è anche illegale: «Ci siamo documentati - assicura il professor Genovese - e con il progetto di questa nuova discarica si fanno almeno tre o quattro violazioni. Si viola innanzitutto la legge che vieta di costruire discariche in zone vulcaniche, e poi ci sono le direttive europee in materia ambientale che l'Italia ha accettato, ma adesso qui non sta rispettando. Questa zona è tutelata dall'Unesco come patrimonio mondiale delle biodiversità, ed è vincolata da una direttiva per proteggere alcune specie di uccelli che nidificano in questo parco, e per tutelare l'habitat». Ma i provvedimenti presi durante il primo consiglio dei ministri del governo Berlusconi, quello che si riunì a Napoli e fu dedicato proprio alla crisi dei rifiuti del 2008 prevedono un ampio ventaglio di deroghe, ed è stato soprattutto in base a quelle che ha operato il sottosegretario Bertolaso fin quando la gestione dell'emergenza è stata nelle sue mani.

«Però il divieto di costruire discariche in zone vulcaniche non è derogabile», dice Maurizio Cirillo, geologo che abita a Terzigno. E aggiunge: «Certo, la legge è già stata violata costruendo la prima discarica, ed evidentemente lo Stato ritiene di poterlo fare ancora impunemente. Ma da tecnico dico che tutto ciò è da irresponsabili. Possibile che non si rendano conto che questo è il Vesuvio?». Una bomba che - concordano tutti gli scienziati - prima o poi esploderà. E quel giorno (voglia Dio il più lontano possibile) la terra vomiterà fuoco, lava e spazzatura bruciata. E chissà se gli archeologi dei millenni a venire ci capiranno qualcosa.



Fulvio Bufi

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